Andrea e il Mondo dei Chapas
La foresta si parava dinanzi a loro buia e imperscrutabile. Evon e Andrea alzarono gli occhi al cielo per vedere ancora una volta il sole prima di avventurarsi in quell’oscurità. Si scambiarono uno sguardo complice, strinsero le sacche sulle spalle e si addentrarono.
Le querce si stagliavano maestosamente alte verso il cielo. Bassi e intricati rovi rallentavano i loro passi, versi di animali echeggiavano sulle loro teste, la luce filtrava debole dal fitto fogliame.
I due amici fecero il primo tratto di strada in silenzio, col cuore in gola. Si sentivano scrutati da occhi curiosi. Tutt’e due pensarono ai lubolis in agguato dietro ai cespugli o sui rami degli alberi, la paura gli attanagliava lo stomaco.
«Andrea, li senti anche tu?»
«Sì. Cosa facciamo?»
«Affrettiamoci e teniamoci pronti. Se sono i lubolis cercheranno di attaccarci». Fecero in tempo a fare ancora
qualche passo quando sentirono intorno a loro degli spostamenti d’aria. I lubolis stavano correndo intorno a loro a una velocità incredibile, dall’alto partì una raffica di frecce ma nessuna li colpì.
«Ci stanno attaccando». Urlò Andrea. «Ci sono addosso! Evon, tira fuori... »
«Zitto!» Lo fermò Evon. «Non una parola di più. Non ci stanno attaccando, stanno cercando di intimorirci e farci reagire, altrimenti ci avrebbero già colpiti»
«Ma... »
«Niente ma, fidati di me. Hanno avuto tutto il tempo di osservarci e organizzarsi. Prova ad ascoltare bene. Corrono tanto veloci che possiamo solo sentirli, sono abili cacciatori eppure nessuna delle loro frecce ci ha feriti. Tutto questo è molto strano»
«Cosa fate? Non vi difendente neanche?» Grugnì una voce dietro di loro.
Si voltarono di scatto ma non videro nessuno, poi un soffio d’aria scompigliò i capelli di Andrea e la voce si fece sentire dalla parte opposta.
«Che c’è? Il giovane chapas e il suo amichetto umano sono pietrificati dalla paura?»…