Arrugginite speranze
Erano giorni che non usciva di casa, in un silenzio tombale ascoltava la sua anima; tacito suono che emergeva dalla profondità più intima della coscienza. Un silenzio che vestiva una solitudine cercata e vissuta, l’unico spazio in cui riusciva a respirare. A lungo, si era soffermata ad ascoltare vagiti di insipide vite congiunte, aveva visto recitare copioni di assurde commedie, aveva toccato con mano la falsità e l’egoismo di chi non era in grado di comprendere l’altrui essere. Un contenitore di scorie, riempito da chi è abituato a pianificare, a indossare giustificazioni dietro condotte ordinarie di inutili rivalse. La pochezza: una inetta, presuntuosa veste. Giulia, se pur ibernata in quella condizione, non si era mai arresa, aveva solo accostato l’uscio per filtrare il suo piccolo raggio di sole.
Siamo così distanti che, pur volendo, non ci incontreremo mai‐ disse Giulia soffocando le parole in gola.
Ognuno perso in una libertà che è, allo stesso tempo, condanna in quei moti dell’anima che ci accompagnano nella caducità di passi ancorati a suoli sconnessi. La mia, una libertà che fa respirare l’anima, si lascia attraversare fin sotto la pelle dalle emozioni, riverbera nella purezza di un pensiero; la tua, generata dall'azione impulsiva, solleticata dai sensi nell'appagamento irrefrenabile della conseguente conquista.