Ascolta prima che piova
Non sapeva cos’aveva. Un angolo privato, inviolato, bianco. Solo la terra a minacciare i piedi. Solo falsi limiti immersi nell’acqua, lontano.
Poi ha saputo, poi no, poi ancora sì, e dopo non lo sa nessuno. Se quelle mani strette così a lungo nel buio delle tasche non riceveranno schiaffi dal vento, se la porta del suo viso si aprirà ridendo, sbuffando bolle di sapone. Bisogna saperci giocare, con la memoria. Prendere a pugni lo specchio e impazzire.
Per gioco, correre verso il vuoto fino a vederci finire qualche sasso, tornare indietro con i talloni in fiamme, sempre per gioco. Lanciarsi, comporre origami d'aria. Liberi al punto di scegliere di non esserlo. Di guardare la luce e sfuggirle, come fanno i migliori dei peggiori di noi. Quel bagliore azzurro prima che piova, carico di silenzio isterico, di nuvole che celano stelle, lacrime belle, notte affamata.
Non sapeva, ora sa / che è cosa semplice la felicità
Dal nero salta al blu
e il vecchio non c’è più.