Asino che legge
Quella notte, ero nella grotta di Betlemme a riscaldare i primi sguardi timidi e incerti del bambino.
E c'ero anche quando, quel bambino, per salvarsi dalla inumana strage degli innocenti, fugge, cullato dalla mia groppa, in Egitto.
Ed ero sempre con lui, quando ormai uomo, tra un tripudio di osanna e di palme, entra trionfalmente a Gerusalemme.
E come lui conosco la sofferenza e l'ingiustizia del Calvario.
Deriso e sbeffeggiato, denigrato e percosso porto da secoli la mia croce.
Quanti “zotico villano volgare testardo... ignorante” arrivano alle mie pazienti orecchie.
Quanta incomprensione accompagna da sempre la mia umiltà e la mia fermezza davanti all'arroganza di comandi assurdi o arbitrari.
Ma agli schiaffi della superbia di chi è convinto di sapere porgo da sempre l'altra guancia.
Ho imparato in quella grotta, illuminata dalla speranza, quanto mistero possa contenere anche una piccola e semplice mangiatoia.
Ho conosciuto da allora la forza eterna della domanda, di ogni domanda, e la fragilità e la precarietà della risposta, di ogni risposta.
E ho così incominciato ad ammirare chi passa la vita a interrogarsi sui libri ma soprattutto ho imparato che leggendo libri forse non si diventa migliori ma che leggendo molti, moltissimi libri, ti viene il dubbio di essere il migliore.