Basket

12.6.06

B. Beep! Ecco il suono che annuncia l’inizio di una nuova lotta. Contro se stessi, l’avversario, la palla. Tu sei come sempre in campo, nel quintetto d’inizio. Contesa: la disputi tu. L’arbitro fischia, due corpi si alzano in volo, le braccia si allungano alla ricerca di un corpo arancione che, da adesso, ha assunto grande importanza. Non riesci a farla tua: fai trasparire la delusione, ma passa in fretta e riparti carico d energia.

A. Assist. Riesci a favorire il tuo compagno, che fa punto. Gioia. Urla. Applausi. Il sudore e la fatica cominciano ad essere ripagati. Ma quanta fatica. Mi sconvolge vedervi così fradici, di acqua che piace, perché è il frutto di una piacevole fatica. Ma ormai ho dimenticato cosa si prova.

S. Schiacciata. Altro punto. Non ci faccio caso. Credevo che venendo qui avrei soltanto fatto un favore a te, e invece mi ritrovo a dissotterrare ricordi ormai sepolti nella mia memoria. La palla. Bestiale come un corpo estraneo riesca ad amalgamarsi al copro del giocatore. Ne siete padroni. È vostra. Le fate compiere ciò che volete. La dirigete dove volete. E nemmeno verificate che sia sotto il vostro controllo. Lo sapete. Ne siete certi.

K. Urlo. Urlate la lettera. Perché? Ricordo… è il nome di uno schema di gioco, risultato di una storpiatura dell’originale, creato per sorprendere l’avversario. Complicità: emerge tra voi, tra i vostri sguardi, tra i vostri gesti. Un sorriso, una pacca, un abbraccio, un urlo d’incoraggiamento.

E. Esulti. Sei felice: avete vinto, andrete alle finali nazionali. Il massimo sogno per un piccolo giocatore. Quante emozioni. Quanti sguardi: attoniti, stupiti, felici, emozionati, fieri…

T. Triste. Io. Perché? Perché questo era anche il mio sogno. Intralciato e poi svanito a causa di un incidente. Proprio qui. In questa palestra. Non sono più come prima. Ti lascio festeggiare. Non servo più. Ora è il tuo momento, il vostro momento. Mi serve solo qualcuno che mi aiuti a scendere le scale, che mi sollevi, che porti la mia carrozzina.

Addio BASKET!