BIOGRAFIA di Gino Ragusa Di Romano

Nacqui il 26 giugno 1943 a Pietraperzia, dove vivo. La mia famiglia m’impartì un’educazione spartana ed io ne condivisi gli insegnamenti, facendo degli stessi la mia norma di vita. Padre di quattro figli, col valido e costante aiuto della mia consorte, signora Maristella Calabrese, insegnante nelle scuole elementari, essendo lei la lanterna del mio sentiero, ho potuto guidare con amore la mia famiglia. Ho lavorato alle dipendenze del Ministero del lavoro prima e poi dell’Assessorato del lavoro della Regione Sicilia. Ho diretto vari Uffici : l’Emigrazione, La Conciliazione delle controversie di lavoro, il Collocamento et cetera; infine, trasferitomi all’Ispettorato provinciale del lavoro, ho svolto le funzioni di ispettore, capo della sezione vigilanza. Le diverse esperienze ed altre nei diversi settori delle attività lavorative e sociali mi hanno aiutato a crescere, mi hanno educato a rispettare il prossimo, ad agire da uomo, a credere nello Stato di diritto ed a lottare con i miei poveri mezzi a divulgare ciò che sento. Durante tutto il periodo lavorativo il mio lavoro è stato fonte di onesto guadagno, ma anche missione; infatti, quando si amministra la fame e non si può dare un posto di lavoro, anche un buon consiglio, una parola di conforto, talvolta, rinfranca. Ho servito la gente, disprezzando l’iniquo clientelismo. Ho applicato ed ho fatto applicare le molteplici leggi sul lavoro, svolgendo nei confronti degli utenti opera di consulenza e non di immediata repressione, tenendo sempre presente che dall’altra parte ci sono uomini e non santi; uomini che, talvolta, sono inadempienti per la farragine delle leggi italiane ovvero per motivi di forza maggiore. Ho ripulsione per i politicanti, servi di partito, e per gli ipocriti, ma ho sempre creduto nella politica, intesa come arte di governo della collettività e non come artifizio o delinquenza a discapito del prossimo. Amo Dio ed ho grande fede in Lui, ma non ho molta stima degli amministratori della Chiesa, dello sfarzo della stessa e degli annessi commerci ho gran rigetto. La Chiesa non dovrebbe avere diritto di voto, dovrebbe essere aliena dalla politica e, soprattutto, dai politicanti; i preti, infatti, sono già degli eletti, vocati a servire Dio e non dei conniventi servi‐padroni dei vari partiti. Apprezzo qualche uomo politico onesto, che si sente fortemente vicino alla gente onesta, che si sente tassello della collettività, che ha virtù auree, che brilla di luce propria e vale di per sè; così stimo anche quei sacerdoti che hanno il contenuto del loro appellativo nel sangue e che per missione curano solo anime con l’esempio e con le opere. Più volte mi sono sentito stanco e sconfitto, ma con più lena ho ripreso più volte la mia lotta, combattuta con la parola e con lo scritto, “non possedendo altre armi, se non le lettere dell’alfabeto, che in molti casi e nel tempo hanno vinto le più dure battaglie”. Spero, infatti, che i miei scritti, non per vanagloria, possano entrare dappertutto e siano letti da giovani e vecchi, da persone istruite e non istruite. Siano letti, se non oggi, domani, da altre generazioni magari, in maniera che ciò che ho detto e scritto possa trovare il suo terreno fertile, dove l’idea del bene possa a poco a poco trionfare e ciò che oggi sembra utopia possa domani essere perenne realtà, dove l’uomo senta il diritto‐dovere di lavorare per il bene comune che poi è il bene del singolo. Poter vivere in questa armonia significa vivere con la pace nel cuore e con l’amore verso Dio. L’amore verso Dio,che è la forza più potente, che permette all’uomo di superare ogni difficoltà. L’amore verso Dio, che sopprime il dubbio, grave malattia che blocca la vitalità e il dinamismo. L’amore e la fede in Dio sono equilibrio psichico e di conseguenza equilibrio sociale. Perchè una società possa vivere bene, bisogna pensare agli altri; perchè si possa vivere meglio personalmente, bisogna amare gli altri e non ipnotizzarsi sui piccoli problemi personali. Così operando, in ogni uomo c’è un cittadino fedele allo Stato, nonchè un poeta che racchiude in sè tutto quanto di sublime arte esiste. I miei versi sono lo sfogo naturale di chi ha sempre avuto orrore delle armi e della violenza ed ha impugnato la penna per cercare di stigmatizzare il male; i miei versi sono lo sfogo naturale dei miei sentimenti che guardano con tanta speranza all’orizzonte del bene. I miei versi non hanno una poetica ben definita. Scrivo di getto, non curandomi spesso di seguire o di rispettare i canoni poetici. La poesia è libertà e chi scrive, per legge naturale, è un uomo libero che ascolta i moti del cuore e li descrive.

I miei versi esprimono qualche triste nota,
ma se la stessa intona un altro dolce suono,
ben venga la tempesta, se poi la quiete rota.
Più felice è l’uomo dopo il lampo e il tuono.

Gino Ragusa Di Romano
Da “Accenti d’amore e di sdegno” Pellegrini Editore – Cosenza 2004

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