Bis In Idem
La chiesa era piena di colleghi di banca e di amici, Jolanda F. aveva fatto il pieno di emozioni con la morte del padre Antonino dopo mesi di cure per il carcinoma che gli portava dolori che Jol. cercava di attenuare con iniezioni di morfina; ora era stanca e senza forze e sinceramente le davano fastidio le condoglianze, gli abbracci, le strette di mano, non vedeva l’ora che la messa finisse e finalmente il prete diede fine alla cerimonia col classico ‘dominus vobiscum, ite missa est’. Con la sua vecchia Fiat 500 seguì il carro funebre sino al cimitero di Pace di Messina dove il feretro fu tumulato nella tomba di famiglia. Il direttore della banca Unicredit di piazza Cairoli, dove era impiegata, le aveva concesso una settimana di ferie che Jol. passò nella maggiore parte del tempo rinchiusa in casa in viale dei Tigli sinché una mattina la portiera Francesca che alcuni inquilini, per sfottò chiamavano Checca, le bussò alla porta. “Signorina mi scusi per l’intromissione ma ora basta, ha accudito per mesi suo padre ma lei deve riprendere a vivere. Per intanto vada dal parrucchiere, anche per svagarsi.” Il titolare Antonio, conoscendo da anni Jol., evitò di porgerle le condoglianze. Per rompere il ghiaccio: “È troppo tempo che non cura la capigliatura, i capelli son troppi lunghi e pieni di doppie punte, vorrei…” “Faccia lei, mi fido.” Uscì dal salone completamente ‘rinnovata’ anche nello spirito, incontrò un’amica che la prese sotto braccio e “Andiamo al bar, ti offro un aperitivo.” Maddalena, il nome della signora notoriamente loquace ed anche invadente, infatti: “È ora che ti trovi un bel maschione!” A casa, ultimo giorno di vacanza, Jol. rifletté, se voleva ricominciare a vivere doveva riprendere i contatti e dire che in banca non le erano mancate le occasioni. A piazza Cairoli posteggiò la 500 dietro una Citroen DS targata francese, le ultime due cifre dell’auto erano il numero 75, se non ricordava male era di Parigi. Jol. aveva ripreso il suo bel sorriso e si sentiva anche di spirito. Aveva visto scendere dalla Citroen il signore di bell’aspetto che si era presentato davanti al suo sportello. Ricordando un po’ di francese imparato a scuola: “Bonjour, monsieur, que puis‐je faire pour vous?” “Enfin una signora molto bella che parla la mia lingua! Mi chiamo Albert M., sono qui a Messina dove ho inaugurato a Tremestieri un mio magazzino di elettrodomestici, ne ho altri in Francia, in Spagna, in Inghilterra e in America quello che preferisco è questo italiano forse perché in Italia ci sono belle ragazze…” “Se ha finito di farmi i complimenti…” “Devo cambiare mille dollari americani in €uro.” Jolanda si recò in una stanza interna dove c’era una cassaforte e ritornò con il corrispettivo in €uro che posò sul bancone. “Io in Italie apprezzo anche la cucina che ne dice di desinare, si dice così, insieme?” “Rien à faire monsieur, je suis au regime.” Jolanda si stava divertendo a prendere in giro il francese parlando nella sua lingua. “Non mi sembra che lei abbia bisogno di una dieta, ha tutte le sue belle cosine al loro posto! Sera pour une autre fois, au revoir madame.” “Mademoiselle!” Jol. rincorse il bel francese che aveva ‘dimenticato’ il suo denaro sul bancone:”votre argent, monsieur!” Jol.aveva una fame indiavolata (ammesso che tale aggettivo sia consono alla fame) e si recò in un ristorante in via Risorgimento. Alfredo, il capo cameriere: “Benvenuta non ti vedo da un secolo!” È deceduto mio padre, ora mi vedrai più spesso, sono rientrata al lavoro.” Sorpresa sorpresa, nel locale si era appalesato Albert il francese, evidentemente aveva seguito Jol., non si dava per vinto! “Scusi signore ma per ora non ho tavoli liberi, forse fra un’ora…” Albert con mossa repentina mise nella tasca della giacca di Alfredo un centone. “Una cortesia, che ne dice di chiedere a quella gentile signorina se mi accetta nel suo tavolo?” Cento €uro non è una mancia di tutti i gironi, Alfredo si avvicinò al tavolo di Jol. e le rappresentò la situazione. Jol. voleva fare la dura ma non ci riuscì ed esplose in una forte risata che fece girare molti avventori. “Alfredo mollalo qui questo signore ma, se puoi, portagli cibi avvelenati così finisce di rompere.” Anche Albert aveva una fame da lupo e i due si fecero concorrenza a chi mangiava di più. Il pranzo finì con un eccellente Ananas ed un amaro dell’Etna (Alfredo era catanese). Usciti dal locale con un inchino da parte di Alfredo (ti credo cento €uro di mancia quando mai li avrebbe più rivisti!) Albert girò intorno alla 500 di Jol. “Mi sembra un’auto da museo ma è ben tenuta, ‘parva sed apta mihi’ direbbero i latini. Non si meravigli, io oltre alla mia lingua e l’italiano ho studiato inglese, spagnolo ed anche latino che amo particolarmente: Catullo, Cicerone, Plinio il vecchio ed il giovane..”Mi scusi mi sono fatto trascinare, non vorrei sembrare presuntuoso le chiedo scusa. A proposito (a proposito di che pensò Jol.) vuol provare la mia Citroen DS, l’ho acquistata di recente, è una favola!” Jol. non si riconosceva più, in passato mai avrebbe accettato un invito di quel genere, ora si trovava seduta al posto di guida di una fiammante auto francese con tanti nuovi ritrovati meccanici. Col telefono incorporato nel cruscotto chiamò il direttore della sua banca chiedendo la concessione di mezza giornata libera, fu accontentata. Altra situazione per lei inspiegabile, si stava dirigendo verso casa sua, arrivò, posteggiò nel cortile al suo posto macchina, scese, aprì il portone e la porta di casa, sembrava ipnotizzata…”Bellissimo panorama, quella dovrebbe essere la costa calabrese, non sono pratico dei luoghi”. Appoggiati alla ringhiera del balcone anteriore di colpo Jol. si trovò le labbra di Albert incollate sulle sue, il bello fu che non reagì anzi partecipò attivamente…Bacio finito i due si sedettero sul divano, ogni frase sarebbe stata inadeguata e quindi prevalse il silenzio sin quando Albert si allungò sul divano e pose la sua testa sulle gambe della baby. Jol. recuperò la realtà: “È ora che vai, tua moglie ti starà cercando.” “Ma belle amie sono felicemente scapolo, non posso andarmene con la mia auto, domattina non potresti andare in ufficio, la tua carriola…” Jol: riprese il suo spirito: “Non parlare male della mia 500!”Allora mangiamo qualcosa qui a casa tua e domattina…non ti preoccupare dormirò sul sofà e…farò il buono.” Gli avvenimenti sembravano procedere come previsto da Alberto solo che Jol. non riusciva a dormire, si rigirava nel lettone sin quando scese dal letto e si catapultò sul divano vicino al fustone che, intontito dal sonno ma non tanto da rimanere impassibile, sfoderò un cosone di cui Jol. restò affascinata sin quando lo stesso cominciò una lenta ma sicura marcia all’interno della sua cosina che più tale non era più. Albert rimase un bel po’ di tempo nel caldo ‘giaciglio’ e ci lasciò la sua impronta liquida. Jol. aveva goduto varie volte e solo in ultimo. “Mi hai goduto dentro!” “Nessuna preoccupazione mi son fatto chiudere le tube” e ricominciò il tran tran sin quando Jol::”Basta non ne posso più.” Svegli nel lettone della baby (ma come c’erano arrivati?) alle dieci. Doccia, colazione e poi l’ospite col suo telefonino prese a fotografare tutta l’abitazione. “Vuoi un ricordo di casa mia?” “No, col tuo permesso cambierò tutto il mobilio, qualcosa di più moderno, je me ne intendo, posseggo anche negozi di arredamento.” Vacanza obbligatoria dall’ufficio da parte di Jol. la quale due mattine dopo vide arrivare in cortile un camion da cui tre operai cominciarono a scaricare mobili di tutti i generi compresi quelli di cucina e del bagno, una vasca favolosa, una Jacuzzi! Jol. nei giorni seguenti visse in una nuvola come nei fumetti, anche le pareti furono pitturate, la sua abitazione era irriconoscibile ovviamente nel senso di miglioramento. La notte? La notte grandi battaglie dalle quali Jol. ne usciva con le ossa rotte o meglio talmente distrutta sessualmente da non ricordare nulla di simile, in passato aveva avuto qualche avventura ma mai di questa intensità. Albert per il suo lavoro cominciò a viaggiare un po’ in tutto il mondo, non le faceva mancare telefonate affettuose, si diceva innamorato e Jolanda a sua volta lo sentiva dentro di sé, non solo materialmente. ‘Les affaires sont les affaires’, un detto francese; Alberto non poté ritornare a Messina per molto tempo. Francesca la portiera, come tutti i portieri non si faceva i fatti suoi: “Signorina, i giorni passano e le donne invecchiano, ricorda la canzone, non può aspettare per sempre il suo principe azzurro!” La famosa pulce nell’orecchio, anche i bei ricordi con tempo sfumano, Jol. ricordò quella famosa poesia imparata a scuola: “Passa un giorno, passa l’altro più non torna il prode Anselmo…la sua donna le diede un sacro pegno.” Jol. non aveva ricevuto nessun sacro pegno e pian piano la bella figura dal suo amante le tornava in mente, come naturale, più sfumata. Quello che poteva avvenire, avvenne: l’ultimo dell’anno fu invitata dalla padrona dell’appartamento sopra il suo: “Non vogliamo essere invadenti ma dato che è sola a me ed a mio marito farebbe piacere la sua presenza.” Jolanda aveva ricevuto in dono da Albert una vestito da sera rosa favoloso che lasciava in parte scoperti sia il suo bel seno che la schiena sino …in basso. Naturalmente Jol. attirò l’attenzione dei maschietti ma solo gli scapoli si permisero di invitarla a ballare, le mogli a forza di occhiatacce, avevano messo la ‘museruola’ ai rispettivi mariti! Ormai più matura rispetto al passato, Jol. passò in rassegna i vari pretendenti e, come compagnia serale, scelse quello che ritenne più adatto, bel giovane ma non ‘sun of the beach’ (avrete capito!). “Io sono Jolanda F., lei?” “Roberto M.” Una gran risata da parte della baby che si scusò affermando che si trattava di un fatto personale. Ci mancava poco che il nuovo arrivato avesse lo stesso nome del precedente! Roberto era il rampollo di una famiglia agiata e molto seria. Jol. volle rendersi conto dell’ambiente del suo ormai fidanzato per evitare gaffes, niente di peggio dei puritani e così alla prima presentazione si acconciò con un vestito che la copriva dal collo ai piedi. Fu ben giudicata dalla futura suocera Giuditta V. ed anche dal relativo marito Alonso R., forse di origine spagnola, che però la squadrò con ‘ojo astuto.’ I due fidanzati raramente si potevano vedere per i relativi impegni di lavoro; Roberto, notaio, era impiegato in uno studio. I loro rapporti erano sporadici, anche quelli fisici si limitavano a quelli manuali o, al massimo, orali. Un giorno rimasta sola col suocero, quel porcellone di origine spagnola provò a fare il ‘viejo cerdo’ ,e minacciato da Jol., non ci provò mai più. Roberto era proprietario di una bellissima Alfa Romeo Giulia quadrifoglio verde di color rosso che talvolta Jol. guidava in autostrada in maniera troppo ‘disinvolta’con la ‘strizza’ da parte del fidanzato. Jol. ritenne opportuno parlare di rapporti intimi confessando di non essere più vergine per la relazione, da giovanissima, con un compagno di scuola. Roberto non la prese bene perché in famiglia gli avevano inculcato l’idea che la verginità della futura moglie era importante ma, innamorato, accettò la situazione e prese ad avere qualche rapporto col preservativo ma Jol. provava sessualmente ben poco per l’inesperienza di Roberto e lei non aveva alcuna voglia di ‘scafarlo’ per non essere mal giudicata. ‘Passa un giorno,passa l’altro…il ritorno del prode Anselmo’. Un giorno Albert si presentò in banca tutto baldanzoso ma, preso da parte da Jol., fu messo al corrente della sua situazione sentimentale. “Ti aspetto al ristorante.” La mancia di cento €uro fece sempre piacere ad Alfredo che procurò ai due un tavolo in una stanza riservata. Conversazione azzerata, ambedue facce scure, Albert sempre innamorato avrebbe voluto a questo punto portare con sé Jol. ma lei non intendeva girare il mondo, era di natura stanziale e quindi…per non parlare del fatto che la madre di Roberto, donna dura ed invadente, aveva già fissato la data delle nozze e relativo contorno di addobbi della chiesa, invitati duecento ospiti, bomboniere insomma tutto preparato senza chiedere il permesso ai due nubendi con gran piacere di Roberto ma non di Jolanda la quale, seguendo il detto latino ‘mulieres plus virorum callidae sunt’ pensò qualcosa di rivoluzionario: far conoscere fra di loro di due fidanzati! Per telefono ne parlò a Roberto che rimase totalmente ammutolito e poi di persona al ristorante ad Alberto che ovviamente rimase basito. La baby si prese una settimana di ferie, sdraiata sul letto con vicino il telefono in attesa…Dopo tre giorni: “Voglio incontrare questo…questa persona, mi sento distrutto, cercheremo una soluzione.” Roberto stava piangendo. Alberto, invece, dopo l’ovvio smarrimento iniziale, recuperato il suo senso dello humor, decise di proporre un incontro a tre in campo neutro, ma dove? Taormina perla del Mediterraneo, locale: ‘Septimo’ scelta effettuata da Alberto che per primo giunse nel posteggio con la sua Citroen DS ed anche primo nel locale per prenotare una saletta riservata con la solita generosa mancia al cameriere. Roberto e Jolanda con la Giulia arrivarono mezz’ora dopo, nessuno dei due aveva parlato durante il tragitto, ne avrebbero avute di cose da dirsi più tardi. All’arrivo nel locale fredda stretta di mano fra i due pretendenti, ordine al cameriere di spumante millesimato (Roberto era un nazionalista, niente champagne) poi prese in mano la situazione Alberto. “Io non sono per le discussioni lunghe ed inutili, c’è evidentemente un problema fra di noi tre, soluzioni: Jolanda sposa Roberto, Jolanda sposa me, Jolanda sta con tutti e due.” Il viso dell’interessata era estremamente pensieroso, non si pronunziò subito ma:”Ballerò singolarmente con voi due, dopo un colloquio vi comunicherò la mia decisione.” A mezzanotte il grande orologio della sala scandì le ore. “Era già l’ora che volge il desio e ai navicanti ‘intenerisce il core, anche in Francia conosciamo Dante.” Così esordì Alberto ed i due quasi omonimi guardarono in viso Jol. che: “Anche se può sembrare fuori dell’ordinario sono innamorata di ambedue e quindi la mia decisione è quella di sposare Roberto ma avere rapporti anche con Alberto, chi di voi due non ci sta è fuori gioco.” (Furbissima la baby, pensava di prendere due piccioni…) Dopo un attimo di riflessione i due maschietti si strinsero la mano, patto concluso. Al fine di evitare spiacevoli pettegolezzi Alberto acquistò ad un prezzo folle (il proprietario non voleva mollarlo)l’appartamento vicino a quello di Jol. e poi fece abbattere una parete divideva ch le due abitazioni al fine di evitare pettegolezzi da parte dei vari proprietari e soprattutto della simpaticona ma chiacchierona portiera Francesca. Figurati se la suocera Giuditta non si interessava del vestito della sposa! Dovette però ingoiare la scelta di Jol. che lo pretese di color rosa anziché bianco! Era il 26 giugno, la casa del Signore intestata a San Gabriele sulla circonvallazione di Messina era addobbata in maniera superba, sembrava un giardino, lo spiazzale dinanzi alla chiesa era quasi esaurito da macchine la maggior parte di grossa cilindrata, solo dinanzi al portale c’era lo spazio per due auto, quella della sposa la Giulia rossa e quella del testimone, Alberto che brillava per la sua assenza. In casi analoghi di solito era la sposa che si faceva attendere ma stavolta era accaduto il contrario con ansia da parte soprattutto di Jol. la quale preferì rifugiarsi in sacrestia invano consolata dalla suocera: “Un testimone lo troviamo non ti preoccupare!” ma Jol. voleva quella scelto da lei. Passò ancora un quarto d’ora sin quando spuntò un Alberto trafelato: “Ho bucato una gomma…” Grande applauso dei presenti all’ingresso di Jol. al braccio di un Alberto sorridente anche se con mani sporche di grasso. Alberto consegnò la futura sposa a Roberto in attesa dinanzi all’inginocchiatoio. Festeggiamenti con ballo al ’Giardino di Giano’ sul lago di Ganzirri con Alberto che faceva il farfallone con deliziose fanciulle invitate dalla sposa la quale: “Smettila di fare l’imbecille altrimenti al primo incontro ti chiudo le…gli occhi nel cassetto!” Strana la vita, La gelosia non ‘albergava’ fra i due mariti ma nella bi‐consorte!