BSL-4
Faccio sempre lo stesso incubo da sette anni.
Le mie gambe sono ricoperte da squame e non ho voce per urlare.
Nuoto in fondo ad una metafora e solo le parole sono la mia ancora di salvezza.
Lobha White è morto, Jude.
L'ho visto ieri mentre lo trasportavano su un pezzo di legno avvolto in una coperta sporca e impolverata.
Le orecchie si muovevano e per un momento mi hanno ingannata; ho pensato fosse ancora vivo, ma era solo perché i due che lo trasportavano, incitati dal governatore, il suo strozzino e padrone, correvano affinché non esalasse l'ultimo respiro in strada sotto gli occhi di tutti.
Lobha White è morto, senza aver conosciuto libertà. Se non per quei venti centimeri che lo separavano dalla catena al muro bianco di fronte ad esso.
Lobha White è morto nella finzione di questa scenografia distopica, in cui anche il cielo adesso pare esserne parte.
Ed io faccio sempre lo stesso incubo da sette anni. Non ho gambe per correre né voce per urlare e solo l'alfabeto, in questo turbinio di sentimenti tritacarne, mi salva da morte certa.
Affinché anche senza voce, possa continuare a intonare la mia canzone di rivolta.