"C’era un mare perennemente impetuoso che non acquietava mai le sue acque."
Una volta, mi ricordo che stavo passeggiando lungo la costa di non so che posto avvolto nei miei pensieri e scrutando il mare tumultuoso che con le sue alte onde si scagliava contro la scogliera fredda e grigia.
Mi sedetti su d’una panchina più riparata e avevo un piccolo isolotto proprio di fronte alla mia postazione fermo, immobile e silenzioso.
Ero lì intento ad assimilare il tutto quando caccio dalla mia tasca il mio pacchetto di Marlboro rosse tutto stropicciato; prendo una sigaretta, la porto alla bocca e le do fuoco.
Al secondo tiro di sospiro misto al fumo, mi si siede accanto un vecchio di paese dall’aria trasandata e cupa; mi chiede una sigaretta, io glie lo porgo e pone il suo sguardo verso l’isolotto posto di fronte a noi.
Tra il fumo e l’odore del mare, il vecchio mi inizia a parlare esordendo col dire:
“Lo sai, una volta di tanto tempo fa, quando ero giovane quanto te, venni qui a schiarirmi un po’ le idee. Lo sappiamo entrambi che quando un uomo ha bisogno di capirci qualcosa, si rifugia in paesaggi come questi. Mi sedetti qui, presi le mie sigarette dalla giacca a quadri ed iniziai a guardare il mare in burrasca, proprio come oggi. In quel momento non mi accorsi che accanto a me c’era seduto un uomo, vecchio quanto me ora, che ad un certo punto mi racconta una storia bellissima.
La sua storia parlava di una gabbianella e di un mare in tempesta; mi disse più o meno così:
C’era un mare perennemente impetuoso che non acquietava mai le sue acque; in paese era famoso per questo suo tumultuoso agire. Creava molti danni con questo suo caratterino e piano piano corrodeva le pareti delle scogliere consumando il paese. Tra gli scogli più nascosti di una delle conche che aveva creato, un giorno approdò una gabbianella piccolina che si era avventurata per sfuggire ad una brutta tempesta. Due giorni e due notti stette a riparo nella conca per riprendersi dal lungo viaggio ma il mare burrascoso non le permetteva alcun riposo. Allora, presa dalla disperazione parlò al mare invitandolo a tacere, ad acquietarsi ma il mare non diede ascolto alle sue parole; era arrabbiato perché gl’uomini del paese l’avevano sporcato di petrolio e tutti gli abitanti marini che conteneva erano stati invasi dal male nero e a poco a poco stavano morendo. La gabbianella, allora, s’innamorò del mare per quel gesto d’amore verso i suoi sudditi morenti e decise di restare lì per sempre. Ma il mare non smise mai quel vortice tempestoso e le acque sue infette non potevano sfamare la gabbianella che, tempo dopo, iniziò a soffrire la fame. Allora il mare la invitò ad andare ma lei voleva restare e il mare s’innamorò della gabbianella. Ma un giorno di giorni dopo, la gabbianella morì di fame ed il mare ne fu profondamente addolorato tanto da inondare metà paese. Al chè gl’uomini capirono il suo dolore e ripulirono il petrolio dalle sue viscere. Così tornò pulito ed i suoi abitanti furono salvati, ma la gabbianella era già morta e non poté mai abbracciare le sue acque.
I due si erano amati per tanto tempo senza mai toccarsi e il mare non trovò motivo di smettere di arrabbiarsi ma la bontà della gabbianella l’aveva reso triste e smise di abbattere le pareti dell’isola con le sue onde. L’unica parte in tempesta di tutta l’isola è la conca che ha ospitato la gabbianella e ogni volta che qualcuno v’imbatte in quella conca si può ben udire il dolore del mare che riecheggia in tutto luogo.”
Bella storia. Rimasi assai stupefatto dal modo con il quale me l’aveva raccontata.
Terminato il racconto, il vecchietto spegne la sigaretta e si congeda; d’un tratto sull’isola di fronte alla mia postazione v’era il sole ed il mare s’era acquietato e, come mi aveva ben detto, da un angolo spigoloso di una conca, il mare ardeva disperato riecheggiando in tutto il suo splendore.