C'ero anch'io
Pazzesco! Non si era mai visto un traffico così!
Tutti cercavano di rientrare a casa in tempo per la partita. E’ proprio vero che basta poco per far sì che delle persone normalmente educate ed a modo diventino maleducate ed irrispettose!
Ognuno si sentiva padrone della strada; c’era chi bruciava sistematicamente tutti i semafori rossi, chi ignorava le precedenze, chi non rispettava gli attraversamenti pedonali e chi dimenava i clacson come un sassofonista in un gruppo jazz.
C’era frenesia… da vent’anni la Nazionale Italiana di calcio non giungeva in una finale dei Campionati del mondo e l’attesa era tanta!
Anche se si era in piena estate l’accalcarsi di chi tornava da lavoro con chi era in giro per compere o sane passeggiate aveva creato un intasamento nelle zone più popolate della città.
Sin dalla mattina le discussioni avevano riguardato la partita ed il suo possibile esito, sia negli uffici che nei negozi e nelle scuole ed avevano unito i più giovani agli anziani come gli appassionati con chi invece aveva sempre detto che non gliene sarebbe potuto fregare di meno… ma si sa che la Nazionale unisce tutti!
Da questa frenesia, da questo turbine di emozioni, non era estraneo Luigi che, non essendo riuscito ad avere un permesso sul lavoro per via di una urgente consegna da finire l’indomani, era uscito dall’ufficio poco prima delle 20, a mezz’ora dal fischio d’inizio!
Calcolando che per raggiungere la sua onesta dimora avrebbe dovuto attraversare la città è facile pensare come avrebbe rischiato di perdersi buona parte dell’incontro… non gli sarebbe rimasto che pigiare sull’accelleratore e sommare infrazioni su infrazioni come un collezionista aggiunge monili alla sua preziosa bacheca.
Non sappiamo se una buona mano gli fosse piovuta dal cielo, ma alle 20 e 21 Luigi era già sotto casa ed aveva trovato un parcheggio di lusso proprio davanti al portone come rarissimamente gli era capitato prima.
Entusiasta di ciò aveva chiuso di gran fretta la sua Alfetta verde senape (almeno questo sembrava essere il colore che trapelava tra la ruggine e gli escrementi di piccione che la ricoprivano) ed era entrato nell’androne trovando però l’ascensore fuori servizio!
“Dannazione” ‐ aveva pensato ‐ adesso gli sarebbe toccato beccarsi otto piani a piedi… ma non aveva demorso ed aveva cominciato a salire come una scheggia! Primo piano, secondo… terzo… quarto… quinto… anff! il respiro aveva cominciato a farsi affannoso… sesto… anff! anff!... settimo… Luigi era al limite dell’infarto (fuori c’erano trentacinque gradi!) e finalmente, dopo aver rischiato di inciampare innumerevoli volte, ottavo!
Luigi era arrivato davanti alla porta di casa sua.
Oramai, solamente una serratura ed un click sul telecomando lo separavano dalla finalissima del Mundial! Certo una bella doccia non l’avrebbe certamente rifiutata ma se ne sarebbe senz’altro parlato dopo.
Si erano fatte le 20 e 27 e Luigi si era appena tolto la camicia e aveva acceso la televisone.
Aveva comprato una confezione maxi di Coca Cola, della birra in quantità industriale e aveva agghindato già dalla sera prima la sua casa con bandiere, striscioni e poster dei suoi idoli in mutandoni.
Diciamo che un attento osservatore avrebbe potuto pensare ad un maxi ritrovo con gli amici ed invece Luigi, non avendone quasi nessuno, si era trovato costretto a vedere l’incontro completamente da solo; forse tutto quel ben di Dio gli sarebbe servito da compagnia oltre che da sostegno alla sua fame impellente!
Ore 20 e 29… le due squadre erano ormai entrate in campo e si stavano eseguendo gli inni nazionali.
Da buon patriota Luigi si era alzato in piedi e, dopo aver messo una mano sul cuore, aveva cominciato a cantare “Fratelli d’Italia, l’Italia s’e desta, dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa…” fino alla fine.
Era una delle poche persone che conosceva tutte le parole dell’inno di Mameli e ne andava fiero per cui, ogni qualvolta se ne presentava l’occasione, ci teneva a dimostrarlo (anche solo a se stesso).
Ore 20 e 32… le due squadre erano schierate nelle rispettive porzioni di campo ed attendevano solamente il fischio d’inizio dell’arbitro mentre Luigi si girava continuamente sul divano per cercare di trovare la posizione più comoda per gustarsi l’evento.
La cosa curiosa era che Luigi si era completamente immerso nell’atmosfera del pre‐partita come se si trovasse allo stadio.
Ogni volta che sentiva un canto o un incitamento provenire dagli spalti si univa al coro agitando le braccia e gridando a squarciagola… oppure quando aveva visto partire la ola si era aggiunto nel momento in cui questa aveva raggiunto la sua ipotetica posizione sugli spalti ripetendo il gesto più volte! Si alzava a tempo con le braccia levate al cielo e poi si risiedeva!
Era come in trance; ad un certo punto, da una borsetta nera, aveva persino tirato fuori un binocolo, una trombetta da stadio e addirittura un k‐way perché aveva visto incombere sul terreno di gioco alcune nuvole minacciose!
In altre parole nessun evento, cataclisma od altro, avrebbe potuto distogliere lo sguardo, la sua concentrazione dallo schermo televisivo; probabilmente non avrebbe sentito né il telefono e né il campanello nel caso (molto raro) che qualcuno lo avesse disgraziatamente cercato.
Alle ore 20 e 33 l’arbitro l’inglese Horned (in italiano “cornuto”), aveva fischiato.
La partita era cominciata.
La tensione era altissima, i giocatori ovviamente non si risparmiavano… i loro lauti ingaggi, le loro gambe assicurate per milioni quella sera dovevano servire per una causa comune, l’Italia!
Tutto si presentava come uno spettacolo di colori, canti, gesti tecnici e le emozioni erano continue, veramente degne di una finale Mundial.
Nelle case degli italiani le famiglie e le comitive di amici erano unite nel tifo, si incitava, ci si disperava quando un giocatore sbagliava un cross o ci si esaltava quando si ammirava una bella discesa sulla fascia ed il tutto era visto come l’occasione per vivere insieme un avvenimento sportivo indimenticabile, uno di quegli avvenimenti da poter dire un giorno “C’ero anch’io!”
Quello che più impressionava era il silenzio calato nelle strade; quelle stesse strade che fino a pochi attimi prima erano state oggetto di confusione, vociare, clacson, traffico, ora si erano zittite quasi a rispetto dell’evento e se fosse passato qualcuno avrebbe potuto sentire l’incitamento delle persone davanti ai televisori filtrare attraverso i balconi e le finestre aperte.
Ma ciò che dava più da pensare rispetto ad altre cose era sicuramente Luigi.
Sapete quale era stata alla fine la posizione da lui scelta per vedere la partita?
Completamente coricato pancia in su sul divano (in poche parole prono), braccio destro penzoloni verso il basso, braccio sinistro sul petto, bocca spalancata ed occhi… chiusi!
Sì! occhi rigorosamente chiusi, perché Luigi dopo pochissimi secondi dall’inizio della partita era piombato in un sonno profondo che si era protratto per tutta la partita e tutta la notte seguente!
L’Italia aveva vinto quel Mundial dopo aver disputato una partita entusiasmante, la gente si era riversata nelle strade e nelle piazze per festeggiare fino all’alba e Luigi non aveva potuto vivere neanche un solo secondo di tutto questo.
I Pop corn, la Coca Cola e le birre erano rimaste integre, la bandiera appesa al muro non aveva avuto modo di essere sventolata e nell’appartamento si sentiva solamente il frenetico, spensierato russare di Luigi.