Caio sul traliccio
Appollaiato su un traliccio dell’alta tensione Caio aveva raggiunto la dimensione reale del sé. Al calar della sera, poco prima che il tondo arancio s’inabissasse dentro la riga dell’orizzonte, l’anziano poeta si arrampicava con l’aiuto di vecchie cinghie da taglialegna fin sopra l’apice della torre di ferro. Talvolta tornava subito giù: il ronzare dei milioni di watt che con l’aria troppo umida correvano lungo i grossi cavi, proprio non lo poteva sopportare. Disturbavano quella quiete finalmente ritrovata, in un osservatorio unico, dove i versi uscivano dalle labbra sottili mentre la brezza d’estate lambiva le gote rugose e un po’ spente .
‐ Nuvole come vesti di seta fremono sul cor già mio tremante, mi par d’essere in Africa, come un tempo fui, tra i fuochi ardenti e le mèssi attonite. ‐
Ripeteva le sue poesie a lungo, riempiendosi lo sguardo e l’anima del paesaggio campestre a perdita d’occhio.
Seduto in bilico sulle staffe estreme aspettava il brulicare delle stelle, la luna che raggiungesse il pieno della luminosità, il passaggio di qualche astro cadente. Ascoltava il silenzio finito, attorno a sé, quello che poteva toccare e respirare. Poi quello infinito, ad di sopra della sua testa, e a occhi chiusi immaginava di perdersi nello spazio immenso.
Il canto dei grilli lo accompagnava a notte inoltrata, quando era ora di scendere dal suo trespolo argentato.
La borsa di pelle a tracolla, il cappellone a larghe falde , gli anfibi con la suola in gomma , Caio ritornava a casa.
Meditò che il traliccio sarebbe diventato molto più che un luogo di contemplazione, e s’ingegnò per costruire a quelle folli altezze un’amaca accogliente per addormentarsi in quel paradiso.
‐ Ehi, lassù! Ehi, dico a te! Si può sapere cosa ti è saltato in mente?Scendi subito di lì! ‐
Due carabinieri in divisa si stavano sbracciando dal basso, intimando a Caio di tornare sulla terra. Stava albeggiando. Era uno spettacolo unico. Colori giallo , azzurro intenso e strisce rosso sangue pennellavano il cielo ad est, proprio davanti a lui.
Caio si affacciò dall’amaca incuriosito. La volante e i due omini in blu erano macchie nel grano maturo.
Poi diede un piccolo colpo di reni e l’amaca cominciò ad oscillare.
‐ Ehi! Attento!…Vuoi sfracellarti? Fermati! ‐
Il vecchio scese dall’amaca, si mise in piedi su una staffa, si sbottonò i pantaloni e fece pipì. I carabinieri si scansarono in tempo. Guardavano allibiti con il naso all’insù e le mani sui fianchi. Decisero di cambiare tattica.
‐ Siamo qui per aiutarti, non devi aver paura! ‐
Il vecchio li salutò cordialmente agitando un braccio. Sorrise e si mise una mano su una fronte per riparare la vista dal sole accecante del primo mattino.
‐ Albanese? Romania? Sarajevo? Sei italiano?‐ Non la finivano di gridare.
Caio avvicinò i palmi aperti agli angoli della bocca per convogliare meglio i suoni.
‐ No! sono un poeta! ‐ Ma perse l’equilibrio e per un momento sembrava che tutto fosse perduto. Dopo svariati goffi tentativi per non precipitare riuscì per un pelo ad aggrapparsi con gli avambracci a un ferro restando con una gamba a penzoloni nel vuoto. Agilmente tornò ritto. I due graduati restarono senza fiato. Poco dopo uno dei due si avvicinò all’auto e parlò alla radio. L’altro non staccava gli occhi dal trapezista.
‐ Tu, madre terra, restituisci a me quel calore che dall’universo rubasti per farti viva, e io sono vivo, grazie a te. ‐ Declamava con fervore gli ultimi versi che aveva composto la sera prima.
‐ Eh? Hai detto qualcosa? ‐
‐ I miei occhi non videro mai la tua interezza, posso solo immaginarla, ma il mio cuore tutta ti respira. ‐
‐ Non scendere da solo! Aspetta! Stanno arrivando i vigili del fuoco! ‐
‐ Non voglio scendere! ‐ Caio si sedette su un ferro e incrociò le braccia. Cominciava a innervosirsi.
‐ Per l’amor del cielo, reggiti!
‐ Cosa? ‐
‐ Aggrappati! Usa anche le mani!
‐ Mani di carta sono le tue mani, fiere di esserlo, narrano da sole una storia intera. ‐
‐ Cerca di stare calmo! Fra poco veniamo a prenderti! ‐
‐ Ma io sono calmissimo! ‐ Caio si mise in piedi con le braccia distese in avanti ‐ Le mie mani non hanno mai tremato, guardate!
Il vecchio li stava mettendo a dura prova. I carabinieri si portarono all’unisono un fazzoletto bianco sulla fronte, dopo aver tolto il cappello dalla testa madida. Di lì a poco un puntino rosso con un lampeggiante blu apparve all’orizzonte.
Si era alzato un forte vento di maestrale che faceva ondeggiare il frumento come mare. Caio ebbe la forte sensazione di trovarsi in cima ad un albero maestro. Avvertì persino il profumo della salsedine. Gruppi di nuvole bianche e gonfie correvano con le loro ombre sopra i campi spumeggianti.
Finalmente nei pressi del traliccio giunse un camion antincendio con una serie infinita di scale.
I pompieri scesero dal mezzo e cominciarono a rincorrere i caschi che volarono subito via dalle loro teste. I carabinieri si precipitarono a soccorrerli. Volarono anche fogli, documenti, un verbale e una paletta dell’”Alt”.Un fischietto non venne mai più ritrovato.
Sembrava per un momento che avessero tutti dimenticato lo scopo della loro visita.
Caio si divertiva un mondo. Ma un velo di tristezza si fissò ben presto sul suo volto appiattito dal vento.
‐ Maestrale impetuoso, a te affido ogni mio desìo. Illuminami . ‐
Sciolse i nodi dell’ amaca ed armeggiò pieno di eccitazione con i capi della fune. Tirò fuori dalla borsa una piccola carrucola e una bottiglia di vin santo. Bevve con ardore, bagnandosi tutto il mento.
‐ Ora sono pronto ‐ Disse asciugandosi la bocca con il dorso della mano.
Dabbasso i servitori del popolo avevano appena terminato di raccogliere con difficoltà i loro ammennicoli. Li infilarono in tutta fretta dentro l’automobile che aveva preso ad ondeggiare pure lei.
Carabinieri e pompieri dovettero a turno mettersi a favore di vento per comunicare e intendersi sul da farsi.
Era troppo tardi.
Quando alzarono gli occhi al cielo videro in lontananza un omino in fuga, seduto con le gambe a penzoloni dentro un’amaca chiusa alle due estremità, appesa su un filo dell’alta tensione e sospinta dal maestrale a velocità della luce.
Nessuno ebbe il coraggio di parlare né di muoversi. Non potevano nemmeno ascoltare le poesie declamate nel vento e il canto a squarciagola di immensa felicità.
fine