Calamaio
In quarta elementare ci dissero di cambiare scuola perché la nostra era pericolante e rischiava di crollare.
Mio padre era sceso in valle a lavorare in una fabbrica che imbottigliava acqua minerale.
Mamma aveva preferito invece rimanere nella grande casa di famiglia, con i suoceri, e mantenersi aiutando un sarto a rifinire i vestiti e prestando servizio ad ore presso alcune signore anziane e molto malate.
Così cambiai scuola e mi ritrovai in una quarta elementare formata perlopiù da maschi.
Venne da noi una maestrina di fresca nomina. Piccola di statura, capelli lunghi e castani, occhi chiari.
Lei arrivava molto presto a scuola sempre pronta ad accoglierci con un bellissimo sorriso.
Indossava i pantaloni e diverse volte veniva pure in minigonna.
Era una maestra di una volta e cioè ci insegnava tutte le materie, non come adesso che l’insegnamento è frammentato in una miriade di aree disciplinari.
Ci fece conoscere il mondo; assieme andavamo a visitare il paese e a conoscere il maniscalco accanto al pastore, l’operaio e il garzone di bottega accanto al commerciante.
Lei ci spiegava i mestieri e ne approfittava per tenerci delle mirabili lezioni di lingua, dialetto, calcolo veloce e geometria applicata agli edifici.
A scuola poi ci faceva anche disegnare e ballare, cosa che era pressoché sconosciuta e quasi vietata a scuola, pur vivendo in un Italia libera e repubblicana.
Ricordo che una volta mi lasciai irretire da un mio compagno.
Mia madre mi comprava le figurine di calcio solo una volta al mese.
Consegnai a questo compagno molti soldi che avevo trafugato dal nascondiglio segreto e glieli consegnai.
Mi comprarono delle figure per pochi spiccioli, fregandomi gli altri soldi ma io non mi accorsi di nulla.
Un’ altra volta entrai a scuola con lui e rubai un pacco di figurine che erano nascoste nel fondo del cassetto.
La maestra se ne accorse il giorno dopo.
Avrebbe potuto rimproverarmi per il furto e cogliere l’occasione per espormi alla berlina e al postumo sberleffo dei miei compagni.
Preferì sorvolare non facendo cenno a nessuno di questo fatto e lasciandomi trovare anche una banconota.
Aveva infatti saputo da mia nonna cosa avevo combinato a casa.
E’ stata una maestra speciale, si presentò pure la settimana in cui morì mio padre.
Lei insegnava già in un altro posto ma lesse il necrologio e si precipitò a casa mia.
Lo ricordo ancora.
Era un sabato, la giornata volgeva al termine ed un pallido sole stava scomparendo all’orizzonte.
Sentii un secco battito alla porta ero solo in casa e timoroso ma mi feci forza e aprii la porta.
Lei dopo avermi abbracciato, con un sorriso mi strinse forte a sé.
Fu un momento delicato che mi riconciliò alla vita dandomi la forza di continuare.
Grazie Teresa ti ricordo ancora con grande amore.