Cara Penelope
Se mai l'uccello delle tempeste arriverà a te, sposa mia d'Itaca, sappi che mai ho smesso di pensarti insieme al figlio diletto e che presto, Athena me l'ha detto, tornerò alla patria riva sassosa ove fedele attendi. "Sono passati venti anni, rimproveri giustamente, perché tanto tempo?". Mi pare di sentirti, dolce voce amata venata di pianto. Dieci ne occorsero giri del Sole per vincere Ilio superba che tanti portò all'Ade ed io credevo che poco mancasse alla nave con vento a favore perché ti potessi abbracciare. Invano, me misero! Peccai contro Posidone accecandogli Polifemo ciclope sicché il mare nemico più volte mi sospinse lontano a perigliose avventure. Fui irretito da Calipso divina, in prigione dorata sette anni. Non sai qual fatica staccarmi! Bastava? Ma no...provò Circe, la maga, a incantarmi e a scamparne soccorse a me Ermes. Finalmente naufrago, quando già mi sentivo perduto, m'aiutò fanciulla mortale che la Dea ispirò favorevole.
Ora dalla nave in rotta per Itaca il messaggio annunciante l'arrivo mando a te confidando nel volo del gabbiano primo che avvistai segnalante la terra.
Sorridi allo sposo diletto!
Il tuo Ulisse
ps Per fortuna questo scritto mai giunse a destinazione...