Cassa Di Risparmio Di Jesi
Ferdinando Pugnoforte era un funzionario della Cassa di Risparmio di Jesi in quel di Ancona, in pensione per limiti di età preferì ritornare a Roma, suo luogo di nascita dove i genitori, deceduti erano proprietari di un attico in via Delle Rimembranze. Fra lui ed i parenti della consorte, Rossella Cipriani non v’era molta simpatia anzi un’antipatia totale per motivi finanziari. La signora aveva ereditato da uno ‘amico’ di sua madre un bel pó di soldi quantificabili in ottocento mila €uro ma si era ben guardata dal dividere la sua ricchezza coi parenti intestandola al marito, la causa? Alcune battute poco felici sulla moralità della congiunta. Un escamotage in banca per fare intestare la somma al marito., niente ai parenti. Altro motivo di contrasto, Rossella da piccola era stata vessata da due cugini, oggi si direbbe stalking. A Roma Nando sembrava rinato, forse l’aria della capitale o quello spirito un po’ scanzonato dei suoi abitanti avevano risollevato il suo umore ma un evento tremendo lo aveva fatto precipitare nel più grande dolore: la improvvisa morte di Rossella, un tumore fulminante non le aveva dato scampo. Dopo i funerali ed il trasporto della bara al Verano Ferdinando si era chiuso in casa, non aveva più rapporti esterni, leggeva solo qualche giornale acquistato dalla cameriera tuttofare Rosilde Proietti. Nel ‘Sole 24 ore’ apprese che il la Cassa di Risparmio di Jesi era stata inglobata dalla Banca delle Marche i cui conti erano divenuti in rosso. Con un atto di liberalità regalò ai componenti del suo vecchio Istituto di Credito cinquantamila €uro ricevendo dagli interessati molti ringraziamenti. Malgrado gli incoraggiamenti di Rosilde Ferdinando si stava lasciando andare giorno per giorno, andava a letto non prima delle due di notte, si alzava tardi, niente barba rasata, in giro per casa in pigiama, il buon vitto romano della cameriera appena assaggiato, i classici sintomi della depressione. Il dio Mercurio suo protettore (Ferdi si sentiva più vicino mentaalmente al paganesimo che alla Chiesa Cattolica) provvide a scuoterlo psicologicamente con un avvenimento: Rosilde separata dal consorte residente a Palermo ben volentieri aveva accolto la richiesta della figlia Isabella Pandolfi di venire a Roma. La ragazza ventenne faceva onore al suo nome, mora, piuttosto alta, occhi color oro, corpo da modella insomma un gran pezzo di gnocca per dirla alla emiliana. Diplomata dal liceo scientifico era venuta volentieri a Roma per sfuggire alla gelosia paterna che le impediva di uscire la sera con i compagni di Università per passare con loro una serata in un discoteca. Una liberazione per lei che si adeguò alle abitudini romane ma con una sola limitazione: la poca disponibilità finanziaria, conseguenza non era ben vestita. Ferdinando affrontò l’argomento con Rosilde che comprese che era la buona occasione per lei e per sua figlia di riempire il loro portafoglio. “Dottore che ne pensa di scarrozzare mia figlia in via del Corso per fare acquisti per il suo guardaroba, se non se la sente di guidare Isabella ha la patente. Finalmente un sorriso da parte di Ferdinando. Insieme a Isa si recò in garage e le consegnò le chiavi della sua Maserati Ghibli. Isabella all’inizio posò un piede leggero sull’acceleratore poi prese confidenza e via a velocità sempre maggiore. “Cara che ne dici di moderare la velocità!” “Scusi dottore ma avere sottomano un gran turismo…mio padre ha una vecchia Cinquecento Fiat.” Posteggiata la Ghibli all’inizio di via del Corso insieme al dottore entrò in un negozio di abbigliamento. provò vari vestiti, camicette e biancheria intima, alla padrona: “Mio padre le pagherà la merce che ritireremo più tardi, che ne dici papi?” “Mò son diventato genitore, è una nuova esperienza, non ho figli.” Il negozio successivo aveva in esposizione tante scarpe dallo stile diverso ma tutte bellissime. Stessa tiritera con il proprietario come per quella dei vestiti. “Dottore si offende se la chiamo papino?” “Vada per il papino mi puoi chiedere qualsiasi cosa.” Ferdinando si era sbilanciato, la baby era bellissima e lo sarebbe stata di più con i nuovi vestiti e scarpe. Dopo l’uscita dall’ultimo negozio Isa riprese posto insieme a Ferdi sulla Maserati sul cui parabrezza spiccava il foglietto di una contravvenzione per divieto di sosta, Nando se lo mise in tasca senza fare commenti, era prevedibile. All’arrivo sotto casa dell’auto apparve Rosilde cui uscirono gli occhi fuori dell’orbita. “Dottore chissà quanto avrà speso!” “Ho pagato con la carta di credito, non lo so.” Bugiardo, lo sapeva benissimo ma per in testa aveva maturato un certo disegno sessuale. All’ora di pranzo Rosilde superò se stessa, Ferdi al contrario del solito fece onore al cibo. era rimasto solo con Isabella, con una scusa Rosilde era sparita dalla circolazione. “Dottore vorrei visitare il suo appartamento.” Proposta accettata ma dammi del tu e chiamami Ferdinando, Ferdi o Nando come preferisci.” L’arredamento dell’attico fu apprezzato dalla ragazza: “I tuoi genitori avevano molto gusto anche se un po’ antico, mi piacerebbe dormire nel letto a baldacchino.” “Nessuna problema dopo cena sarai accontentata.” Il verbo dormire usato da Isabella aveva ben altro significato, la baby una volta nella camera da letto di Ferdy andò in bagno e tornò in camera in costume adamitico, uno spettacolo che in passato avrebbe fatto aumentare di volume ‘ciccio’, ora, purtroppo nessun effetto, il coso non ne voleva sentire di alzarsi. Isabella comprese la situazione, non volle mettere in imbarazzo Ferdi: “Caro non ti preoccupare troveremo un rimedio, intanto che ne pensi di baciarmi il fiorellino?” L’interessato aderì alla richiesta e riuscì a portare all’orgasmo Isabella che lo baciò in bocca, dopo un sonno ristoratore il giorno dopo Ferdi per superare il suo problema andò in farmacia ed acquistò delle pillole tipo Viagra, purtroppo nessun effetto. “Caro c’è sempre una soluzione per tutti i problemi esclusa la morte, lasciami pensare…” La mente di Isabella partorì l’idea di realizzare una festa nell’ampio salone del padrone di casa, avuto il suo assenso invitò un gruppo di amici anticonvenzionali conosciuti a scuola prima del trasferimento a Palermo. Sabato alle diciannove pian piano giunsero giovani uomini e donne la maggior parte abbigliati in maniera anticonvenzionale (c’erano tutti i sessi). Un CD alla volta, tutta musica brasiliana scaldarono l’ambiente al punto tale che due invitati uomo e donna prima presero a baciarsi in bocca poi la signorina si esibì in un pompino, in seguito appoggiando le mani sul divano si mise alla pecorina con entrata del suo partner nella chatte. Ben presto furono imitati da altre coppie, Ferdi provvide a chiudere gli scuri della finestra e con grande piacere si accorse dell’alzata suo ‘pennone’ come non gli accadeva da tempo, aveva scoperto essere diventato un guardone, un chuckold per dirla all’inglese. Lì per lì non volle imitare i forsennati del sesso anche se Isabella sarebbe stata disponibile, procrastinò le sue performances ad un secondo tempo, non voleva dare spettacolo. Un futuro pieno di soddisfazioni sessuali per lui: guardare Isabella che ogni volta provava nuovi partner mentre suo marito si masturbava, vissero a lungo…