Cesco E Compagnia Bella
Gli affari del supermercato ‘ALIAS’non andavano affatto bene, in giro c’era aria di licenziamento, i dipendenti erano tutti in ansia, altri supermercati a Roma erano falliti, la concorrenza anche sul web portava a non essere competitivi. Arrivò una notizia che tutti speravano buona e che potesse risolvere i problemi di concorrenza, il supermercato era stato acquistato da un signore veneto tale Francesco F. sconosciuto a tutti i dipendenti. Una mattina si era presentato un giovane raffinato nello stile e nel vestire: “Sono Augusto F., mio padre è il nuovo padrone di questo supermercato, da oggi in poi sarò io il responsabile, ed ora tutti al lavoro.” La prima cosa che Augusto fece fu quello di cambiare nome all’esercizio in ‘AURORA’, tutti sperarono che potesse portare fortuna, furono cambiate pure le strutture interne, tutte di nuovo stile, le casse, l’abbigliamento dei dipendenti: divisa azzurra per la donne, nera per gli uomini ed inaugurazione in grande stile con annuncio su un giornale locale. Una sera di sabato festa di apertura, molti si presentarono più per curiosità che altro tanto che nei giorni successivi gli affari ritornarono al livello precedente. Il termine licenziamento serpeggiava di nuovo fra i dipendenti sempre più preoccupati. Edoardo G. e Leda R coniugi erano ambedue dipendenti del supermercato, in caso di chiusura era per loro un guaio doppio, avevano pure il mutuo da pagare oltre le normali spese, insomma erano preoccupatissimi. Una sera a casa loro: “Caro bisogna escogitare qualcosa di funzionante nel senso di …farsi amico il proprietario, che ne dici Edoardo?” “Chi è il miglior amico dell’uomo?” “Il cane!” “Non fare lo sciocco, sono le donne io modestamente faccio la mia porca figura, sai quanti mi vengono appresso, spero che il signor Augusto mi apprezzi., che ne dici?” “Ricevuto, a mali estremi…e poi saresti tu a sacrificarti ammesso che per te sia un sacrificio…” “Domattina provo a parlarci nel senso che…” Leda quella mattina ‘dimenticò’ di indossare il reggiseno e gli slip, bussò alla porta dell’ufficio di Augusto e: ”Signor direttore vorrei conoscerla, lei è nuovo di Roma, potrei aiutarla nel trovare un alloggio ed eventualmente far da guida ai monumenti se è interessato.” “Io alloggio all’hotel Jolly, per il resto…” “Mi scusi se l’interrompo, potrei usufruire del suo bagno?” “Si accomodi.” Leda volutamente lasciò la porta del bagno semiaperta in modo che il direttore potesse vedere lE sue nudità sia anteriore che posteriore. Soddisfatta della esibizione si ripresentò ad Augusto e: “Io e mio marito Edoardo, anche lui suo dipendente, siamo molti amici del proprietario della trattoria ’da Cencio’ qui vicino, se ce lo permette vorremmo invitarla per festeggiare il suo arrivo.” Cencio era un simpatico ‘gay cinquantenne, si avvicinò ai tre, finto baciamano a Leda e poi: “Che bel signore che avete portato, proprio bello…” “Cencio abbiamo magnificato le tue doti in culinaria nel senso di cucina, fatti onore!” E così fu, Augusto ebbe modo di apprezzare la cucina romana che non conosceva, all’uscita: “Verremo spesso mio caro.” Il tono di Augusto era parso inusuale a Edoardo ed a Leda, ma… C’erano stati i primi licenziamenti, Edoardo e Leda sempre più allarmati pensarono di invitare a casa loro il direttore: “Egregio dottor Augusto (a Roma le persone importanti diventano dottori) vorrei invitarla a cena a casa nostra, si tratta di pochi passi a piedi, abitiamo in fondo a via Cavour, sarebbe per me e per mia moglie un piacere.” Stranamente Augusto strinse la mano ad Edoardo guardandolo negli occhi: “Apprezzo l’invito, a stasera.” Mazzo di fiori bianchi per la padrona di casa che apprezzò il gesto abbracciando il direttore il quale rivolse un suo lungo abbraccio al padrone di casa, poi: “A Roma parlano del ponentino ma stasera fa proprio caldo, agosto si fa sentire, col vostro permesso mi tolgo la camicia ed i pantaloni, anche voi potrete mettervi a vostro agio.” Alla fine della cena grandi complimenti alla padrona di casa che per migliorare l’ambiente mise dei compact disk con brani lenti e romantici. Augusto forse anche per l’effetto del vino dei Castelli Romani prese a ballare prima con la padrona di casa e poi con Edoardo piuttosto sorpreso ma che comprese la vera natura del signor direttore. Nel ballare Edoardo si accorse che qualcosa di duro aveva gonfiato gli slip di Augusto, fece finta di niente, non sapeva che atteggiamento prendere, in ogni caso non voleva fargli uno sgarbo. Dopo un paio d’ore il ‘’dottor’ Augusto ritenne opportuno togliere le tende facendo emettere un sospiro di sollievo ad Edoardo che: “Hai capito come stanno le cose, chi si deve sacrificare sono io e non tu, stá storia non mi piace.” “E invece te la fai piacere, preferisci essere in mezzo ad una strada o…”Nel frattempo era accaduto che Edoardo avesse letto in una rivista le doti quasi magiche di pietre particolari: i cristalli di Rocca, andò in un negozio specializzato e ne acquistò tre bianchi. Dopo averli depurati in acqua corrente ebbe modo di iniziare con loro un colloquio: “Siamo tre cristalli diventati tuoi amici, saremo al tuo fianco sempre a disposizione per consigli e aiuto, come inizio ti faremo diventare più disteso ed ottimista, ti aiuteremo nel lavoro.” La parole dei cristalli pervenivano ad Edoardo nel suo cervello. In effetti quello pronosticato dai tre si avverò in poco tempo, Edoardo si sentiva più sollevato e la mattina dopo ebbe una sorpresa, fu chiamato in ufficio dal direttore: “Dietro consiglio di mio padre, per evitare di chiudere il supermercato abbasserò i prezzi di tutti i prodotti, il guadagno sarà minimo ma per mio padre non è un problema , è molto ricco inoltre ho deciso di raddoppiare lo stipendio a te ed a Leda inoltre per te un posto di sorvegliante, per tua moglie uno in amministrazione.” “Io per contraccambiare ti invito a cena sabato a casa nostra.” A casa Leda: “Un bacione a te marito mio, il piccolo sacrificio che tu farai sarà per la famiglia.” Stavolta il mazzo di rose era di color rosso, senza chiedere il consenso Augusto restò in canottiera e slip, mangiò poco, bevve il solito vino del Castelli che gli fece effetto e, preso per mano Edoardo: “Che ne dici di un riposino in camera da letto?” Leda: Ho messo delle lenzuola del corredo, sanno di mughetto.”Prima in bagno per un bidet e poi sul lettone dove ‘ciccio’ diede prova della sua valenza anche in presenza di un maschietto. Il direttore aveva il popò molto voglioso, accettò volentieri un lungo rapporto anale che lo portò ad un orgasmo prolungato col suo pisello che imbrattò le lenzuola dal profumo di mughetto. Poi fece capire che voleva entrare nel popò di Edoardo che non ci pensò due volte ad essere accondiscendente dato il piccolo ‘calibro’ del pisello di Augusto, sembrava quello di un bambino. Al rientro in salotto: “Cara penso che dovrai cambiare le lenzuola che penso non odoreranno più di mughetto.” Edoardo interpellò i tre cristalli in merito ai rapporti con Augusto, ebbe una risposta stupefacente cui non aveva pensato: “Scaricalo a Cencio il padrone della trattoria.” Edoardo si diede un colpo sulla fronte, non ci aveva pensato. Il sabato invece che a casa loro i due coniugi invitarono il direttore da Cencio che fu ben felice di rivederli, soprattutto di rivedere Augusto, ormai era fatta. Gli affari del supermercato erano molto migliorati, gli acquirenti paragonavano i prezzi e si recavano in massa in quello di Augusto. Un giorno una telefonata interurbana a cui rispose Leda: “Sono Francesco il padre di Augusto, avvisatelo che giungerò alle quindici all’aeroporto di Fiumicino, che mi venga a prendere.” Augusto fu particolarmente felice di questo arrivo, aveva in mente un suo piano, preferì simulare un malore e restare in albergo, con la sua Volvo mandò invece all’aeroporto Edoardo e Leda, la presenza di quest’ultima aveva un motivo nel pensiero di Augusto. Il dottor Francesco riconobbe la Volvo del figlio, si presentò ai due con un lungo sguardo alla signora, il padre in fatto di sesso non aveva nulla in comune col figlio infatti: “Se suo marito me lo permette vorrei stare nel sedile posteriore con lei così potrà ragguagliarmi sui monumenti romani. Il vecchio che vecchio non era, conosciuto lo stato lavorativo dei due non ci pensò due volte a mettere una mano fra le cosce di Leda che fece l’indifferente, Edoardo nello specchietto retrovisore se ne accorse e rise dentro di sé, la dama era sistemata così non lo avrebbe più preso per i fondelli quando lui doveva accontentare il figlio. In albergo Francesco da vecchio sun of a bitch si accorse subito che la malattia del figlio era una fandonia, ormai lo conosceva a fondo anche se era stato costretto ad accettare la sua propensione in fatto di sesso, lui vecchio mandrillo! A cena da Cencio che fu felice del nuovo arrivato, sicuramente abbiente e che sarebbe venuto spesso nel suo locale spinto dal figlio. A tavola: “Mia moglie Elena è una stilista, non è potuta venire con me per una sfilata di moda, verrà nei giorni prossimi.”Edoardo portava sempre con sé i cristalli in una piccola sacchetta, in merito alla venuta del signore e di quella prossima della signora furono ermetici: “Avrai delle belle sorprese!” E così fu: “Edoardo vorrei che sua moglie mi ragguagliasse su alcuni punti della contabilità, non mi va di farmi vedere al supermercato, dica per favore a Leda, così mi pare che si chiami di venire nel mio albergo con i libri contabili.” Francesco in fatto di sesso era scatenato, Leda provò nuove sensazioni mai provate col marito, col dottor Cesco, (questo il suo diminutivo in veneto) Leda percepì un orgasmo piacevolissimo e prolungato col punto G. Priva di forze disse per telefono al marito che sarebbe rimasta in albergo con Francesco, nessuna spiegazione, sarebbe stata inutile. Altra novità: la venuta a Roma di Elena (Nena in veneto) moglie di Cesco e madre di Gusto (in veneto da Augusto). La signora era abituata alle scappatelle sentimentali del marito ed accettò le spiegazioni di Edoardo che la era andato a prenderla a Fiumicino, erano una coppia aperta. “Gentile signora, mia moglie sta temporaneamente in albergo con suo marito pare a controllare la contabilità del supermercato, mi ha detto di ospitarla a casa mia sempre che lei sia d’accordo.” “Giovanotto come ti chiami?” “Edoardo.” “Nome importante, mi piaci fisicamente, staremo bene insieme.” Un’affermazione che non dava adito a dubbi. A casa di Edoardo: “Non ti offendere ma la tua casa potrebbe essere rimodernata, a Roma sicuramente ci saranno negozi con mobilia moderna, se vorrai andremo insieme a sceglierla domani, stasera sono stanca ma non tanto da non…” Dimostrazione dell’affermazione: un diavolo o meglio una diavolessa scatenata, ‘ciccio’ era in gran forma e portò Nena all’Empireo, si fa per dire in quanto in Paradiso secondo il pensiero dantesco ci sono gli angeli notoriamente asessuati ed il sesso non ha accoglimento fra gli uomini e le donne che ne ’usufruiscono’ per il loro buon comportamento sulla terra. Leda ogni tanto telefonava al marito: “Non mi riconosceresti più, sono diventata molto elegante, biancheria e scarpe firmate, Cesco è molto generoso, ciao.” Nena pensò bene di imitare il marito e ‘ripulì’ Edoardo il quale non aveva più nulla in comune col ‘vecchio’ Edoardo in fatto di stile ed eleganza, certo non era molto in forze per le lunghe notti di fuoco, la signora era molto disponibile e gli insegnò anche qualche giochetto erotico di sua non conoscenza. L’incontro a cinque avvenne nella trattoria di Cencio il quale era diventato l’amante di Gusto, anche il padrone del locale si sedette a tavola con gli ospiti. Dopo circa un mese Cesco e Nena pensarono bene di togliere le tende, la favola breve era finita, le vere immortali erano le avventura sessuali dei coniugi veneti che ripresero l’aereo per la loro città con un ottimo ricordo del soggiorno romano. Edoardo e Leda ripresero il loro lavoro con la differenza che il look della loro casa era cambiato come tutto il loro guardaroba, Gusto e Cencio sempre amanti, erano fatti l’uno per l’altro anche se talvolta Gusto ‘svicolava’ con Edoardo…