Ciao zii
Ciao zii.
Zii poi. Non esageriamo.
Da bambina affezionata quale ero avevo sempre pensato che uno zio è un vice‐padre e sono dieci anni che dico che gli unici zii che ho sono mio zio in Friuli e mio zio in Brasile.
Mio zio che sta in Friuli almeno non mi farebbe mai del male proditoriamente.
A proposito sono appunto dieci anni che mio zio in Friuli mi dice che oramai sono troppo vecchia per chiamarlo zio.
Mio zio che vive in Brasile, poi. Una persona ed un cuore veramente grande.
Dicevo, ciao zii (formalmente continuiamo ad usare questo appellativo),
vi ricordate del bambino che avete contribuito ad uccidere (guardate che lo so che l'ho ucciso io, ma forse foste state persone probe e mi aveste, non dico aiutata, non pretendo tanto, ma almeno lasciata tranquilla, magari avrei avuto più energie e testa per continuare ad occuparmi di lui.).
Un pomeriggio mia madre e la signora Rita erano dal parrucchiere.
I loro bambini più piccoli erano con loro.
Passa il signor Franco, marito di Rita, a prendere la figlioletta e propone di portare via anche mio fratello: "Li porto tutti e due a casa, almeno giocano. Poi lo vieni a prendere", dice a mia madre.
Così i bambini si ritrovano a giocare sul terrazzo dell'altro zio (uso il termine zio solo per identificarlo), al terzo piano. Non c'era ancora la veranda. Ad un certo punto un grido della signora Speranza: "Francooo! E' cadutooo!"
Mi riferirono in seguito che a quel grido il signor Franco sbiancò: aveva capito che fosse caduto giù.
Invece mio fratello era solo evidentemente inciampato ed era andato a sbattere, vicino all'occhio, su uno spigolo di un gradino e c'era tanto sangue.
Lo portarono alla clinica Venosa. Allora mi sembra non c'era ancora l'ospedale nel nostro paese.
L'occhio era salvo. Gli rimase una piccola cicatrice vicino all'occhio.
Post nel profilo di Linda Landi, 15‐07‐2018