Ciro e il Miracolo di S. Gennaro
"Parabola di un santo vessato dallo stato e tradito da un codardo il cui nome non è degno di essere ricordato"
Sembrava fosse un giorno come un altro quello che cambiò radicalmente la vita a Ciro, povero percettore di reddito di cittadinanza costretto a vivere con soli € 1330 al mese derivanti da tale sussidio, oltre ai proventi dell’attività di vendita di “autentici gadget contraffatti di Maradona”, che si rendeva necessaria ai fini dell’integrazione del già misero importo offerto dal sopra citato strumento di politica attiva del lavoro, di contrasto alla povertà e di ricerca di consensi elettorali. Ciro ricevette infatti la chiamata del suo navigator, il quale si fece nunzio di un messaggio di cruccio e sconforto copiosi agli occhi (o meglio, alle orecchie) di Ciro: l’annuncio di avergli trovato un lavoro. Per Ciro fu come un fulmine a ciel sereno: non c’era mai stato così tanto sconforto, così tanto dolore e così tanta sofferenza nel suo cuore dal giorno in cui la sua povera madre fece ritorno alla Casa del Padre, spirando a seguito di un male incurabile. Tuttavia Ciro non si perse d’animo, e preso il coraggio a quattro mani si recò a colloquio con il suo navigator, il quale gli disse: “Ciro, fatto non fosti per vivere come percettore di reddito di cittadinanza, ma per seguire NFT e metaverso. Vieni dietro a me, ti farò diventare pescatore di non‐fungible token!”. Il navigator condusse pertanto Ciro dinanzi a un PC su cui gli illustrò quello che sarebbe diventato il suo prossimo supplizio (lavoro): avrebbe dovuto fare il venditore per una società di intermediazione operante nell’ambito delle arti visive e la cui attività consisteva nel concludere compravendite di NFT da parte di artisti i quali necessitavano di assistenza nella promozione e vendita delle loro opere d’arte, da un lato, e di privati o gallerie d’arte presenti nel metaverso, dall’altro. Praticamente Ciro avrebbe dovuto proporre l’acquisto di NFT realizzati da artisti emergenti di OpenSea, guadagnando una piccola percentuale sul prezzo di vendita, consistente nel 15% del 30% che la società stessa tratteneva sulla compravendita dell’opera d’arte per l’opera prestata. I potenziali acquirenti degli NFT, però, ogni volta che capivano le origini partenopee di Ciro stranamente arrivavano a desistere dall’intenzione di acquisto delle varie opere d’arte da lui proposte. Il povero Ciro si trovò così non solo a corto del suo beneamato reddito di cittadinanza, ma anche delle provvigioni sulla vendita degli NFT, che tra l’altro costituivano l’unica fonte di reddito derivante da tale occupazione, giacchè non era previsto alcun fisso. A nulla valsero le rimostranze che Ciro fece nei confronti del navigator reo di averlo fatto suo malgrado navigare nelle amare acque di OpenSea e costretto a pescare NFT da rivendere. A Ciro rimaneva solo il suo vecchio e sicuro lavoro di rivendita di “autentici gadget contraffatti di Maradona”, un lavoro, questo, che però temeva la recente concorrenza della comunità cinese di Napoli e che pertanto non fruttava più come una volta. A Ciro rimaneva solo la speranza di un miracolo, da chiedere rigorosamente a S. Gennaro: fu così che si recò al duomo di Napoli e conseguentemente si mise nelle sue mani. “San Gennà, san Gennà! Mi è capitata ‘na disgrazia!” gli fece Ciro, al che il buon S. Gennaro gli rispose: “Orsù, Ciro, parla: quale disgrazia si è abbattuta sul tuo spirito?”. “Mi hanno trovato o’ lavoro!” gli fece Ciro, con il volto contrito dal dolore e le lacrime agli occhi. “Ciro, questa è poca cosa: in Terra c’è molto di peggio!”. “Sì, infatti m’hanno trovato un lavoro che è ‘na chiavica! N’agg’ guadagnato n’a lira!”. “Ciro, ma tu già hai molti soldi da parte realizzati grazie alla carismatica figura del mitico Maradona: orsù, investi questi soldi in borsa, e vedrai che moltiplicherai cedole e plusvalenze!”. “Ma San Gennà, I’ agg’ paura a investì inn’ a’ borsa! E se poi o’ mercato dovesse crollà?!”. A questo punto però, San Gennaro perse la pazienza e disse a Ciro: “O’ Ciro, m’agg’ scassat’ o’ cazzo a sentì sto cuofan’ e’ lagne n’copp a’ borsa! I’ so’ santo, mica analista finanziario!”. Compreso il comprensibile risentimento del santo, il buon Ciro gli porse prontamente le più sincere scuse, ma da buon napoletano quale era continuò comunque a insistere affinchè egli gli facesse un qualche miracolo – anche piccolino – per farlo diventare ricco. S. Gennaro, dal canto suo, conoscendo a fondo il temperamento degli abitanti di Napoli, nella sua immensa saggezza arrivò alla conclusione che il negargli un piccolo miracolo sarebbe equivalso a vedersi ogni giorno davanti un semi‐disoccupato come Ciro intento a recitare una sceneggiata degna degli ultimi atti delle commedie di Eduardo, e fu così che arrivò alla saggia decisione di fargli un “miracoletto” tanto per accontentarlo e toglierselo di torno. “Ciro, comprendo a pieno il tuo dolore e la tua volontà di metterti nelle mie mani. Ora guardale bene: io soffro della stessa intensità della tua sofferenza, e tramite essa io ti svelo il cammino per la somma ricchezza!”. Poco dopo le mani di S. Gennaro iniziarono a sanguinare e a coprirsi di ferite, che mano a mano prendevano la forma di numeri: 348650, eccetera, eccetera. Alla vista di tale miracolo accorsero anche altre persone, le quali documentarono il fatto con foto e video poi postati sulle principali piattaforme social, da cui nacque il diffondersi della diceria – poi ripresa anche dalla stampa e dai TG – che il santo stesse “dando i numeri”. Il rapido diffondersi di questa storia portò altresì ad un significativo aumento dei visitatori del duomo, i quali accorrevano da tutta Napoli e dintorni al fine di farsi dare da S. Gennaro i numeri da giocare al Lotto. Il povero santo, non potendone più di tutta la folla presente nel duomo e che animatamente lo spronava a far apparire stimmate sulle sue mani consistenti in numeri vincenti del Lotto, decise di porre fine a tale stalking nei confronti della sua figura facendo apparire nelle sue mani non i numeri bensì il sollevarsi del dito medio, un gesto che portò alla liberazione del duomo da parte della folla, avvenimento che fu poi ribattezzato dalla stampa come la “Cacciata dei giocatori del Lotto dal Tempio”. Il buon Ciro aveva però interpretato l’apparizione sulle mani del santo non come numeri da giocare al Lotto, bensì come un numero telefonico da contattare. Una volta composto sullo smartphone, candidamente chiese alla signora che gli aveva risposto di sapere con chi stava interloquendo: “Pronto signora, scusa un’informazione: ma tu chi sei?”. “Mi scusi, ma è stato lei a chiamarmi...non sa quali persone chiama al telefono??”. “No signora, scusami ma non lo so...me l’hanno dato in chiesa il numero, poi non so altro...”. “Guardi, questo è il numero del sig. Pugliese, il private banker. Voleva prenderci appuntamento?”. “Sì signora, io intanto ci vorrei parlare un attimo...se mi puoi passare a tuo marito ti ringrazio”. “No, io sono la segretaria...ma scusi un attimo, lei sa cos’è un private banker?”. “E no, non ne sacc’ tant’ di queste cose...ma se me lo passi ci parlo accəscì m’informo nù poco...”. Dopo qualche istante la segretaria chiamò il sig. Pugliese comunicandogli che lo stava cercando una persona che diceva di aver avuto il suo numero in chiesa, al che il private banker pensò che si trattasse di qualche potenziale cliente inviatogli da qualche parroco di sua conoscenza, tant’è che dopo averlo salutato gli chiese: “Lei ha avuto il mio numero da un sacerdote, vero?”. “No, guarda in realtà è qualcuno chiù in alto...”. “Ah, quindi le ha dato il mio numero un vescovo?”. “No, uno chiù in alto...”. “Un cardinale?”. “None, agg’ detto uno chiù in alto!”. “Ah, ancora più in alto? E chi può essere? Il papa??”. “Eh, ch’agg’ a’ dice...se te lo dicessi non ci crederesti mai!” “Allora, facciamo una cosa. Ora le citerò una serie di personalità del clero e lei mi dice di sì se e quando arriverò ad elencare quella che le ha dato il mio numero: prete, pastore, parroco, monsignore, arcivescovo, presbitero, diacono, arcidiacono, patriarca, episcopo, abate, cappellano militare, chierico, chierichetto, boy scout, frate, monaco, suora, badessa, papa, pontefice, martire, protomartire, santo, santo padre, apostolo...”. “Sì, sì, è lui!”. “Ah quindi, le ha dato il mio numero un apostolo? Lei per caso li conosce tutti e 12?”. “No, no, volevo dire...non l’apostolo ma quello di prima!”. “Ah, bene, allora è come ho detto all’inizio: le ha dato il mio numero il santo padre...d’altra parte ha chiamato al telefono tante persone, ma non pensavo che avesse anche il mio numero...”. “No, cioè sì, agg’ a dice che è o’ santo, ma non padre, cioè...e vabbuò mò lo dico io: il tuo numero me l’ha dato San Gennaro! E ha detto pure che questo è o’ numero pe’ trovà a’ via d’a’ somma ricchezza!”. “Mah, supponendo che queste parole le abbia pronunciate un santo, riterrei che si riferisse alla ricchezza spirituale, benchè a una persona come lei tal cosa penso interessi meno di quanto può interessare il congiuntivo a Di Maio. Di conseguenza le chiedo: lei mi ha chiamato perchè vuole diventare ricco?”. “Bè, se possibile...”. “Mi spiace, ha sbagliato numero”. “Ma perchè, tu non puoi far diventare ricco a me?!”. “Ricco no, ricchissimo sì”. “Allora a me va buon’ pure...”. Dopo aver constatato che le conoscenze finanziarie e imprenditoriali di Ciro erano tutte circoscritte a nozioni quali NFT, metaverso, criptovalute, reddito di cittadinanza, conversione del saldo della carta del reddito di cittadinanza in crypto, vendita di articoli contraffatti dedicati a Maradona, reinvestimento dei relativi proventi in bitcoin, fuga dei capitali nel metaverso per abbassare il valore dell’ISEE e tutte altre attività che vertevano su questa stessa nobile scia, il sig. Pugliese pensò bene di consigliarlo facendo leva sulle conoscenze già in suo possesso; nello specifico gli suggerì di convertire gli articoli dedicati a Maradona in NFT e di venderli su OpenSea. Successivamente gli consigliò anche di usare i proventi ottenuti dalla vendita della collezione di NFT di Maradona per costruire uno stadio su Decentraland dedicato alla mitica figura del pibe de oro, in cui avrebbe potuto far svolgere incontri calcistici tra la squadra di calcio di quel metaverso e quelle degli altri metaversi, a cui era consentito assistere previo pagamento del biglietto d’ingresso allo stadio, poi guadagnare anche dagli inserzionisti pubblicitari che volessero inserire i loro banner nello stadio, rivendere i diritti per la trasmissione delle partite, eccetera. In breve tempo l’attività di investimento nel metaverso portata avanti da Ciro andò oltre le più rosee aspettative sia da parte sua sia, soprattutto, da parte dello stesso sig. Pugliese, il quale non si aspettava minimamente che oltre al mercato rappresentato da tutti gli innumerevoli campionati calcistici reali a cui è dato assistere ci sarebbe stato spazio perfino per quelli giocati nel metaverso.
In ogni caso il miracolo di S. Gennaro si era di fatto compiuto, e Ciro – oramai divenuto un magnate dei crypto asset e del metaverso – decise dunque di omaggiare il santo realizzando e finanziando un festival a questi dedicato in segno di ringraziamento. Trattavasi di un festival ad ingresso gratuito che si sarebbe tenuto all’interno del duomo di Napoli, e la cui line up (ovvero l’insieme di artisti coinvolti) comprendeva tutti i cantanti neomelodici più importanti in circolazione. Dal momento che l’affluenza di pubblico prevista per tale evento era stimata come ben più numerosa della capienza effettiva del duomo, venne altresì installato un maxischermo sulla sua facciata al fine di far visionare il festival anche a tutti coloro i quali non sarebbero stati in grado di entrare all’interno dell’edificio sacro. Come già presagito anche dall’hype per l’evento diffusosi sui social network, così come dal notevole interessamento da parte dei mass media, il successo del festival fu immenso: il duomo, gremito dai fan della musica neomelodica – unitamente a qualche fedele – era in quel momento il luogo ove ogni napoletano sognava di trovarsi. E chi non era stato così fortunato dal poter essere presente al suo interno era presente al di fuori di esso, incollato al maxi schermo o anche ai piccoli schermi degli smartphone, al fine di visionare le dirette social del festival. Dal canto suo, San Gennaro, non ancora totalmente ripreso dalla traumatica esperienza dell’invasione del duomo da parte dei giocatori del Lotto, decise che il “cantare” (o, meglio, lagnare) interminabile dei neomelodici, amplificato dalla presenza di un impianto audio alimentato da oltre 500 Kw, nonchè dalle urla del pubblico che “cantava” insieme a loro, doveva giungere a una fine anticipata, pena il suo trasferimento immediato in qualsiasi altra sede ecclesiastica con minor inquinamento acustico. A dire il vero, in quel momento S. Gennaro era così esasperato che avrebbe scelto come sua nuova residenza perfino la basilica di S. Eustorgio a Milano pur di non continuare ad ascoltare quel supplizio. Fece dunque un altro miracolo, consistente nel far perdere la favella – a partire da quel giorno e per la durata di un anno intero – a tutti i neomelodici lì presenti e colti in flagrante nell’atto di “cantare”, con conseguente successivo annullamento di migliaia di concerti, feste patronali, cene spettacolo e matrimoni in tutta l’Italia meridionale. Dispersa dunque l’immensa folla che si era creata all’interno e all’esterno delle mura del duomo, Ciro potè interloquire più intimamente con S. Gennaro, il quale lo invitò a fare suoi i nobili valori cristiani e, in particolare, il valore del perdono, anche e soprattutto nei confronti dei propri nemici. Fu così che Ciro, animato dal recente insegnamento del santo, decise di scrivere una mail al suo (già) navigator, il quale intanto aveva perso il lavoro in quanto era oramai arrivato il governo Draghi e, con esso, il passaggio delle mansioni proprie dei navigator alle agenzie per il lavoro (agenzie interinali). Nella mail Ciro perdonò l’ex navigator per l’immenso male che gli aveva procurato, un male così grave e profondo, da avergli cambiato radicalmente l’esistenza. E questo sommo male aveva un preciso nome: lavoro. Ma d’altra parte, rifletteva Ciro, questa sciagura aveva avuto anche un senso nella sua vita, perchè se il navigator non gli avesse trovato una simile “chiavica di lavoro”, lui non sarebbe andato da S. Gennaro a chiedere aiuto e non sarebbe stato miracolato. In altre parole, Ciro si sentiva come Giuseppe venduto dai fratelli, il quale ha poi perdonato e, anzi, ringraziato i suoi aguzzini dal momento che se non fosse stato venduto come schiavo in Egitto non sarebbe divenuto di proprietà del nobile egizio capo delle guardie del faraone, non avrebbe salvato gli egiziani dalla carestia, eccetera. Pertanto, in segno di pace ed affetto regalò all’ex navigator, in allegato alla mail, un suo NFT ispirato a Maradona, accompagnando il dono con una gentile frase di sentita amicizia: “A te, che sì accosì sfigato, che dovevi trovà o’ lavoro a me, ma sei stato tu a perderlo, a te che ora dovrai chiedere o’ reddito e’ cittadinanza, ma che a me l’hai fatto levà, a te che sei n’omme e’ merda, regalo l’NFT che chiù ti s’addice: a’ merda e’ Maradona”. L’ex navigator, però, da uomo vile quale era, non accettando il nobile e affettuoso pensiero di Ciro e considerando altresì non indicato per la sua persona un NFT di merda (in tutti i sensi) come quello donatogli dallo spirito magnanime dell’ex percettore di reddito di cittadinanza, decise pertanto di fare un esposto alla Guardia di Finanza consistente nella segnalazione di tutti i reati e gli illeciti amministrativi perpetrati da Ciro e di cui egli era venuto a conoscenza. Vessato dunque dalla giustizia e costretto a decine di processi, che videro anche il sequestro degli NFT dedicati a Maradona nonchè dell’omonimo stadio edificato nel metaverso, Ciro era oramai divenuto a tutti gli effetti una sorta di Berlusconi partenopeo. Avendo di conseguenza perduto tutti gli averi che possedeva nel metaverso (quelli reali no, perchè era riuscito a celarli alla Finanza), decise di far suicidare il suo avatar di Decentraland in segno di protesta per l’accanimento della GdF e della magistratura, e per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle mille difficoltà e vessazioni a cui può andare incontro un povero investitore di crypto asset. Una volta che il suo alter ego virtuale si diede fuoco in piazza, le relative ceneri vennero sparse nelle acque di OpenSea – e ivi prontamente messe in vendita – e gli fu poi eretta una statua in suo onore all’inizio del corso principale di Decentraland, sotto a cui è apposta un’apposita frase a ricordo del suo martirio: “O vos omnes, qvi transitis per viam, venite, et videte, si est dolor, sicvt dolor mevs”. Ma non è finita qui, perchè dopo poco tempo Ciro fu canonizzato dalla parrocchia di Decentraland e divenne il santo protettore degli NFT e di tutti coloro i quali ne traggono profitto. Lecitamente e illecitamente.
NOTA ARTISTICO‐CULTURALE: per tutti i turisti e pellegrini diretti a Napoli è da segnalare che di S. Ciro è oggi possibile ammirare una sua reliquia, gelosamente custodita nel duomo insieme al tesoro di S. Gennaro: trattasi della sua beneamata card del reddito di cittadinanza.
Dott. Eugenio Flajani Galli
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