City Life

Il trillo della sveglia inesorabile e crudele, ogni mattino, come un devastante uragano penetra e disincanta le nostre menti. Come ogni dì, e sempre alla medesima ora, il sonno del buon Luca veniva bruscamente spezzato dallo stridulo stridore dello strumento segnatempo. Quel nevrotico metallico scampanellio entrava nella sua mente irritando il suo pacato animo. Quella mattina lo scrosciante batter della pioggia poteva essere udito chiaramente e l'eburneo colore del primo giorno sembrava voler violentare gli assonnati occhi dell'uomo appena destato. A fatica Luca si appresta a scostare le caldi coltri del suo cantuccio e non appena ciò accade, la fredda realtà di un mattino feriale avviluppa il di lui animo e corpo come, del resto, ogni altro lavoratore. Ecco che nei pensieri di ciascuno, galoppanti, giungono i ricordi delle vacanze oramai trascorse al caldo sole dell'estate Italiana, dove ronzanti climatizzatori rendono meno afosa la temperatura della sigillata camera da letto e dove nessun metallico stridore di sveglia disturba la quiescenza della notte. Quanto, in codesti determinati contesti, ciascuno di noi sarebbe disposto a versare pur di rivivere quei piacevoli momenti di sazietà onirica ?!... Nel mentre questi piacevoli ma amari ricordi affiorano, lo sguardo di Luca cade sulle odiate lancette segnatempo; esse, con le loro acuminate forme, crudeli come le spade e le lance del peggior dei tiranni, sembrano indicare la via del lavoro ed il loro ticchettio ricorda, quasi, lo scandire del tempo di remata, un po’ come avveniva nella vecchie galere che solcavano lo stretto de La Manica in tempi ormai remoti. Da buon Italiano, Luca si dirige, assonnato, presso i locali che ospitano la cucina; come una talpa appena sbucata dalla propria tana, con occhi piccoli, rossi e gonfi, egli si accinge a caricare la moka con del buon caffè macinato, quest'ultimo rigorosamente made in Italy. Quasi fosse un rito di iniziazione della giornata, Luca, appollaiato disordinatamente su di una sedia, attende con impazienza lo sgorgar della scura essenza. Già gli odori acri e forti del caffè sembrano fare breccia nei suoi sentimenti e non appena ode l'inconfondibile gorgoglio della moka a temperatura si precipita, con la tazzina ben serrata in mano, verso quella calda ed odorosa meta. Quale sublime piacere poter ustionare le papille con quella bollente essenza ! Dopo il secondo sorso ecco che la vita inizia a sorriderti... ! Carico di caffeina, unico rimedio scientificamente provato per il risveglio, Luca si precipita verso la toletta ed una volta giunto si affretta ad accomodarsi sull'insostituibile "ovale", benché ne dicano a merito vecchie usanze ottomane, per liberare il corpo dalle oramai digerite sostanze nutrimentose. Dopo il rito del caffè, quest'ultimo è da annoverarsi come il più "godurioso" gesto del mattino ! Portato a compimento anche codesto naturale sforzo, Luca si appresta ad entrare nel box doccia; uno sguardo al doccia‐shampoo ed ecco che l'intorpidito corpo si prepara alla quotidiana purificazione. In brevissimo tempo la fredda ceramica del piatto doccia, che tanto gelida si presenta al contatto del nudo piede, come per magia, si trasforma nel più confortevole e gradevole degli appoggi. L'accomodante temperatura dell'acqua, sapientemente e pazientemente regolata da precisi tocchi sulla leva del miscelatore, quasi si trattasse di un cesello nelle mani di un esperto scultore, purifica e tonifica ogni poro della pelle, offrendo a qualsivoglia “bisognoso” quell'insostituibile senso di benessere onnicomprensivo, difficilmente imitabile in natura. Con il capo rivolto verso l'alto e con gli occhi ben serrati, Luca muove sapientemente il suo braccio sinistro e, forte di fotografica memoria, afferra, con sicura presa, il flacone in plastica color bordeaux contenente il doccia ‐ shampoo marchiato Guerlain della linea Habit Rouge. L'amabile fragranza del denso prodotto ha sempre il potere di estasiare il senso del suo olfatto ed in virtù di ciò, con consolidata gestualità, Luca iniziò a massaggiare delicatamente il capo ed il corpo con le sue "spumeggianti" mani. Spostando, a questo punto, il suo corpo sotto l'occhio del caldo getto, Luca ripulì lo stesso dall'odorante schiumosa essenza. Senza stupore alcuno, dopo aver constatato l'inesorabile effluvio di capelli e pensando già ad un non lontano glabro futuro, Luca schizza materialmente fuori dalla doccia ed affannosamente si rinchiude tra il morbido abbraccio del suo bianco accappatoio. Uno sguardo allo specchio riflettente la goffa ed impacciata sagoma e poi via di corsa verso l'armadio. Qui la più dura delle scelte... cosa indossare oggi ?? Uno sguardo alla finestra schiarisce le idee dell'indeciso, oggi pioggia e vento in London, oggi, e del resto come sempre, ancora una volta colori scuri. I suoi occhi si posarono sul completo sartoriale gessato di grigio di pura lana di Tasmania. La sua mano sfiorò il tessuto e la derivante sensazione di caldo benessere diede il giusto input a conferma della azzeccata scelta. Deciso quindi il colore ed il taglio dell'involucro esterno, la mente si concentrò sulla camicia. Gli anonimi cassetti del suo settimino custodivano, a riparo da polvere ed agenti atmosferici, le ritagliate stoffe, anch'esse, ovviamente, sartoriali e cucite direttamente sul suo specifico modello. Ognuna di quelle confezioni riportava impresse sul lato sinistro le sue iniziali, vezzo, quest'ultimo, ricevuto in eredità dal padre, il quale, in aggiunta, pretendeva il medesimo ricamo anche sui calzini. Poteva ancora ricordare la maniacale cura che il di lui padre aveva nel conservare ogni accessorio del suo vestiario. Abiti ordinatamente sistemati in seno al grande armadio mogano della camera, il tutto gelosamente custodito dentro porta abiti trasparenti, rigorosamente sistemati in modo che ogni piega del pantalone combaciasse perfettamente. Le camicie, poi, rigorosamente selezionate e maniacalmente impilate a due a due dentro i cassetti del settimino facente parte della dotazione di mobilia della camera nuziale. Gli tornava spesso in mente un particolare ricordo legato alla sua infanzia, per meglio, assaporava ancora, con sadica percezione di piacere, la sensazione che egli provò quando, per ripicca e dispetto a seguito di una negata richiesta di ottenimento di un nuovo accessorio da giuoco, in particolare un costosissimo cavalluccio a dondolo riproducente le sembianze del mitico cavallo nero Furia, scorto in una vetrina del centro di Firenze, città di origine di Luca, mise a soqquadro la camera dei genitori. Ricorda ancora l'impegno che quest'ultimo impiegò per produrre caos e disordine estremo a tutto il comparto vestiario di papà. Camicie volutamente stropicciate e caoticamente adagiate in terra in un groviglio di molteplici colori, abiti sradicati dalla loro statica ed ordinata posizione ed abbandonati sul fondo dell'armadio, cravatte ed ascot annodati l'uno con l'altro in un infernale groviglio di tessuti. Dopo aver provocato siffatto scempio, il piccolo Luca continuò, come se nulla fosse accaduto, normalmente ad impiegare il suo tempo. Poteva ancora udire le urla di disperazione del povero babbo quando scorse il regnante scenario di guerra e devastazione che caratterizzava la propria camera nuziale... ! Con ghigno di soddisfazione, il piccolo Luca, affiorò un sorriso, ma ben presto quest'ultimo si tramutò in un puro solco facciale di dolore e le lacrime susseguenti, da fautrici di gioia furono portatrici di dolore per quante, oggi saggiamente riconosciute come meritevoli, sculacciate ricevette. Ci vollero circa dieci giorni di duro certosino lavoro per riportare allo stato primordiale, ovvero di surreale ordine, ogni angolo ed ogni comparto del sontuoso armadio e dell'anonimo settimino. Le uniche cose che preservarono il primordiale ordine furono gli accessori dell'intimo, compresi i tanto decantati calzini. Abbozzato un accenno di sorriso, nel mentre i ricordi della pestifera azione di adolescenza inebriavano i pensieri, Luca puntò lo sguardo su di una candida camicia di cotone batista dal colletto ben inamidato e dai rigidi polsini. Essa era una delle preferite di Luca. Riflettendo un attimo sull'abbinamento della medesima con il completo gessato di grigio, subito rivolse i suoi pensieri verso il comparto cravatte. Qui le opzioni di scelta erano molteplici, ma nello stesso tempo tanto difficili, visto e considerato il gran numero di cravatte presenti. Escludendo quelle un po' troppo bizzarre per essere indossate nella quotidianità, Luca decise di corredare il suo look con una cravatta molto particolare, sia per la sua storica casa di produzione, sia per l'effettivo costo della medesima. La scelta del giorno cadde su di una preziosissima “Seven Fold Tie” dall'importante motivo “Chaine d'Ancre”, acquistata, in occasione di un viaggio di lavoro, al numero ventiquattro di Faubourg St. Honorè a Parigi, dove ha sede lo storico negozio di Hermès. Un vero tempio per i cultori del quadrato di seta ripiegato sette volte; alcuni tra i più appassionati collezionisti di questi lussuosissimi accessori acquistano sino a quaranta cravatte all'anno seguendo le due collezioni che vengono presentate, ognuna da venti cravatte. Anche codesto definibile vezzo è di derivazione patriarcale. A differenza di Luca, il di lui babbo era un grosso collezionista di cravatte Marinella, altro notissimo ed importantissimo marchio sul jet set mondiale degli accessori moda da uomo. Adesso che il primo involucro esterno era composto, bisognava necessariamente abbinare al tutto scarpe e soprabito. Qui le scelte furono abbastanza celeri e prive di spunti di indecisione. Per quanto concerne le scarpe la scelta ricadde su di un bellissimo paio di Church's modello Consul Black Calf; sul soprabito quest' ultima fu rapidissima, ovvero un pregiato loden grigio griffato Brioni. Approntato il vestiario, Luca iniziò la vestizione. Tutto era perfetto, tutto abbinato nei minimi particolari. Quand'anche il nodo della cravatta fu millimetricamente sistemato, con aria di soddisfazione, Luca diede l'ultima investigativa occhiata al tutto e compiaciuto della scelta si diresse verso l'uscita. Ombrello e cartella gli ultimi suoi due pensieri prima di serrare il portone di casa. Hammersmith Road quel mattino sembrava l'occhio di un ciclone, per quanto era sferzata dalla pioggia e dal fastidiosissimo gelido vento, il mezzo miglio che separava la casa di Luca dalla Fermata "Hammersmith" della Metro sembrava impercorribile, dopo questa prima valutazione, Luca decise che le undici fermate che lo separavano da Moorgate quel dì bisognava necessariamente percorrerle in taxi, quindi volse lo sguardo verso la strada e scrutò le auto passanti in attesa di un caratteristico Cab nero. Le lancette del suo Tudor Date Just segnavano le 07:45, perfetto orario, pensò... Ecco sopraggiungere la goffa sagoma di un Cab, un passo in avanti ed il braccio di Luca si levò al cielo, mimando l'inconfondibile gesto di chiamata... Il Cab azionò il segnalatore di direzione e lampeggiando fece gesto di aver colto la chiamata. Luca annuì e non appena questi si fermò, egli entrò precipitosamente dentro il comodo abitacolo dal confortevole sedile. “Moorgate, Telegraph Street, please”, queste furono le uniche parole che Luca pronunciò al conducente. In Telegraph Street aveva sede la Società di Trading di cui Luca era socio Fondatore. Quel dì era davvero importante per Luca, in ballo un importante contratto di fornitura di Jet Fuel da stipulare con un Trader spagnolo. Quest'ultimo era già giunto in London ed alloggiava presso Le Meridien Resorts in Ropemaker Street, tra Milton Street e Finsbury Pavement, non molto distante da Telegraph Street. Il perfezionamento di quel contratto significava portare in utile la società, a fronte di molte immobilizzazioni materiali e scorte di magazzino proprie di chi svolge tale attività, ovvero quella del Trading sulle commodities. L'appuntamento era stato confermato per le ore 09:00 e Luca era impaziente ed un po’ nervoso, come era corretto che fosse. Dentro la sua cartella, ordinatamente riposti vi si trovavano tutti i documenti riguardanti lo specifico affare, tra cui l'importantissima Apostille, rilasciata da Kober ‐ Smith & Associates al numero sei di Carlos Place, che autenticava il documento comprovante i poteri di firma che Luca vantava in qualità di Socio Fondatore della West Trading Company L.t.d., documento questo fondamentale per la conclusione dell'affare medesimo. Accertatosi che tutto fosse al proprio posto, Luca si concesse un attimo di relax mentale e con lo sguardo rivolto all'esterno, pensò alla sua Mirta e quanto lontana fosse Firenze, città questa dove ella viveva. Le nove miglia circa che separavano Hammersmith Road da Telegraph Street quel giorno sembravano essere interminabili, eran trascorsi circa venti minuti di corsa ed ancora ci si trovava in prossimità di Waterloo Bridge, non molto distante da Moorgate, considerate le distanze di Londra, ma proprio da quel punto aveva inizio la parte più complicata del percorso. Divieti e sensi unici rendevano il percorso molto tortuoso, un nulla, una piccola distrazione, una svolta mancata ed il percorso poteva essere rovinosamente compromesso in relazione ai normali quarantacinque minuti di media percorrenza. Così, tra mille pensieri ed altrettante preoccupazioni, Luca decise di dare il buon giorno a Mirta, come di consueto, facendo ben attenzione al calcolo dell'orario, visto che Firenze era a più uno rispetto al Greenwich Mean Time (GMT) che dettava il tempo in London. Effettuata la chiamata, Luca prestò attenzione all'orologio, mancavano circa quaranta minuti all'appuntamento. Il Cab percorreva lentamente la Farringdon Street e si apprestava a svoltare verso la Newgate Street, due miglia circa da Moorgate. Ancora quindici minuti al massimo a fine corsa. La previsione di Luca fu esatta, diciotto minuti e si era giunti a Moorgate in angolo a Telegraph Street. Pagato il prezzo della corsa, Luca aprì l'ombrello e scattò fuori dal Cab. Non c'era più tempo per il solito croissant consumato preso i locali del Caffè Nero sito al numero uno di Great Winchester Street, non lontano da Moorgate, anche se lo stomaco brontolava e bramava sostanze. Lentamente Luca si dirigeva verso il palazzo ospitante la sede societaria ed in mente aveva solo il contratto che da lì a poco doveva perfezionare. Entrato nell'atrio del palazzo, diede il buon giorno ad Felix, il vecchio portinaio che in mente ha solo la pensione ed i nipoti, nonché una sana e rilassante crociera sui Fiordi Norvegesi da programmare con la moglie non appena ne avrà il tempo. Arrivato l'ascensore, Luca programmò la sua salita al piano due del palazzo. Chiavi in mano, una volta giunto, inserì prontamente e mnemonicamente quella esatta dentro la toppa. La voce melodiosa e squillante di Kate, rimbombò in tutto l'ambiente, a Luca piaceva molto quel timbro di voce, anzi fu proprio quel timbro che permise a Kate di aggiudicarsi l'occupazione presso la West Trading Company. Da buona segretaria, Kate, aggiornava l'agenda degli appuntamenti e metteva su carta nel giusto formato ogni lettera o comunicazione che Luca le significava. L'ufficio di Luca era semplice ed essenziale. Al suo interno si poteva trovare una grande libreria in legno scuro e vetro piombato, una grandissima scrivania, anch'essa di legno scuro e cristallo, una comoda poltrona presidenziale e dinanzi la scrivania quattro comode sedute di ricevimento. Alla parete accanto la porta d'ingresso vi era posto un grande quadro riproducente una famosa opera di Kandinsky. Quest'ultima, grazie ai suoi colori, rendeva vivo ed accogliente l'austero ambiente. Dinanzi ad essa vi era posto il divano di pelle quattro posti e le due poltrone con in centro il tavolino di cristallo; esso senza dubbio era l'angolo preferito di Luca. In fondo alla stanza il grande tavolo riunioni con intorno dodici sedute in pelle. Quattro grandi piantane, poste ai quattro lati del tavolo, offrivano la giusta luce a chi prendeva posto in seno alle frequenti riunioni. Una grande cartina d'epoca, riproducente le terre conosciute e le rotte di navigazione, abbelliva l' adiacente parete. Giù di essa trovava collocazione una libreria bassa ed un fornitissimo angolo bar. L'orologio segnava le nove in punto, Luca chiamò Kate e le disse di non passargli alcuna telefonata e di rimandare al pomeriggio l'appuntamento delle undici e trenta. Come uno svizzero, il Trader spagnolo, bussò alla porta. Tutto era pronto. Kate accolse l'uomo e lo invitò ad accomodarsi presso il salottino d'attesa, posto nella camera dinanzi l'ingresso. Luca andò ad accoglierlo e dopo i convenevoli invitò l'uomo a seguirlo presso i locali del suo ufficio. Ricevuti i complimenti per il raffinato ambiente, Luca invitò Mr. Alonso, questo era il nome del trader, a prendere posto indicando come luogo della trattativa il grande tavolo riunioni. A quel punto Luca andò a recuperare la sua cartella documenti, ma stranamente, quest'ultima non si trovava al solito posto, ovvero sulla cassettiera di corredo alla scrivania. Luca rimase attonito e si precipitò verso l'ingresso, sperando di aver lasciato la medesima vicino al bancone della reception, luogo di lavoro di Kate. Preoccupato, ma speranzoso, chiese a Kate se fosse lei in possesso della cartella in pelle nera con dentro i documenti, ma lei, rispose con un secco no. Luca preso dallo sgomento, cominciò a blaterare frasi senza senso e nesso, nervosamente si muoveva avanti e dietro per la sala ed improvvisamente fu colto da sgomento. La preziosa cartella molto probabilmente si trovava sul Cab. Sì, Luca l'aveva dimenticata proprio lì. In quei frangenti Luca cercò di rimanere calmo, per primo si recò da Mr. Alonso a comunicare che purtroppo un imprevisto dell'ultimo secondo faceva slittare di qualche ora la firma. Si inventò un problema di salute dell'altro socio, Fabio, il quale in realtà si trovava a Milano dai suoi. Mr. Alonso, annuì con aria perplessa e chiese a Luca se tutto fosse sotto controllo. Luca lo rassicurò per come potette e, porgendo ancora mille scuse, uscì di gran carriera dalla stanza invitando Mr. Alonso ad ordinare a Kate qualcosa da bere nel mentre lui si recava dal socio. Per prima cosa Luca si precipitò giù per le scale con in mente l'idea di fermare un Cab e provare a rintracciare l'autovettura a mezzo radio. Questa ai suoi occhi la sola speranza di ritrovare la preziosa cartella, nella speranza che nessun altro cliente del Cab l'avesse sottratta. Il pensiero di non ritrovare la cartelletta e quello più grave di perdere l'affare avvilirono Luca e nel suo volto si poteva leggere l'ansia e lo sconforto. Nel mentre questi lugubri pensieri devastavano la mente del povero Luca, la rampa delle scale volgeva alla fine. I passi frenetici di Luca rimbombavano in tutto l'atrio, ma improvvisamente l'espressione di Luca cambiò... Dinanzi ai suoi occhi si presentò il seguente spettacolo, per meglio: dinanzi la guardiola del portinaio giaceva la cartella tanto agognata. Essa era lì, adagiata e sola, pronta per essere riaccolta tra le mani di chi l'aveva abbandonata, di chi l'aveva dimenticata. Un urlo di soddisfazione echeggiò in tutto il palazzo e Luca, avvicinatosi a Felix estrasse dalla tasca una banconota da venti pounds e la offrì a Felix, il quale attonito chiese a Luca il motivo di quel gesto. Luca con un sorriso da clown, per quanto era grande, rispose : “Oggi è il mio giorno fortunato e tu Felix ne sei l'artefice”. Felix replicò “Spero che domani per lei sia un altro giorno di fortuna”, detto questo Felix intascò la banconota e ritornò a leggere il solito quotidiano. Luca rientrò in ufficio, entrando abbracciò Kate, le diede un bacio in fronte e si diresse verso il suo ufficio. Accolto da un accomodante “ Welcome back” Luca sciorinò i documenti sul tavolo, rassicurò Mr Alonso sul buon stato di salute dell' ignaro Fabio, dicendogli che l' allarme era rientrato e che non v'era nulla di cui preoccuparsi. Mr Alonso annuì e con serenità espose a vista la parte di documentazione propria di lui. Una preziosa Mont Blanc già indicava che la trattativa era quasi conclusa. Dopo la lettura dei documenti e del loro scambio, la tanto agognata firma venne apposta e Luca potè finalmente concedersi un sospiro di sollievo. Seguì una telefonata a Mirta la quale ignara di tutto ne chiese la motivazione. Luca le disse solo questo “Oggi è il mio giorno fortunato ed in quanto tale ti chiedo di diventare mia moglie e visto che la fortuna mi è favorevole di sicuro la tua risposta sarà affermativa...” Ciò accade solo nella City... !