Colle S.Valentino - Che Banca!
Italia popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori e di trasmigratori. Questa è (se non ricordo male) una celebre frase di mussoliniana memoria che il nostro Duce fece apporre su un edificio romano.
Che centra questo pistolotto introduttivo sul racconto che sto per propinarvi? Ebbene si c’entra nel punto in cui si parla di santi perché è proprio il nome di un santo apposto ad una banca da parte di Ena U., dama ricchissima e come tutti (e tutte) le persone molto abbienti capricciose oltre ogni dire.
La citata dama signora o meglio signorina di campagna (per lei gli uomini erano gratta e butta), donna legnosa e cacciatrice inveterata (possedeva dodici fucili di vario calibro) risiedeva nella frazione di S.Valentino, comune di Cingoli in provincia di Macerata insieme al fratello Raffaele (Fefè per gli intimi), la di cui consorte Elena (Lilli per gli amici)e la di loro figlia Rossana bellezza bruna 1,75 di altezza con la sue cosine ben messe.
Da dove erano pervenuti i denari ad Ena Ugolini? Un classico: da un nonno emigrato negli States d’America che di fortuna ne doveva averne fatta veramente tanta dato che in banca risultavano e suo nome circa tre miliardi di Euro, tanti erano e sono forse pure aumentati il perché vengo a spiegarlo.
La signorina voleva sistemare la nipote laureata in scienze economiche in una banca ma il direttore del suo e di altri istituti di credito non avevano voluto (e forse potuto) farla entrare col ruolo di vicedirettore, conclusione Ena si era creata una banca a nome della località di residenza – S.Valentino – sede unica a Cingoli (Macerata). Grandi festeggiamenti, parenti giunti un po’ da tutta Italia per congratularsi col direttore, appunto Rossana Ugolini che si era circondata da cinque impiegati o meglio impiegate, tutte femminucce.
In banca la situazione non poteva che essere delle migliori in quanto la direttrice, padrona assoluta, poteva permettersi in campo finanziario quello che altre banche per motivi di bilancio non potevano, in parole povere Ena Ugolini guardava ben poco al profitto pur di sbaragliare la concorrenza e ci era riuscita, come se ci era riuscita col giustificato malumore dei direttori degli altri istituti di credito!
Ad Ena Ugolini non poteva parer vero poter dire: “Dì a mia nipote che ti mando io” per far ottenere agli interessati agevolazioni fuori mercato.
Res cum ita sint avrebbero detto gli antichi latini quando la legnosa marchigiana ebbe l’idea di visitare la Sicilia, a suo dire, terra di provenienza di lontani parenti. Caricati sulla lussuosa Lexus due fucili e tante munizione da poter sterminare tutta la selvaggina della Trinacria, Ena, percorsa la Salerno‐Reggio Calabria si imbarcò a Villa S.Giovanni ed approdò a Messina dove aveva prenotato il miglior albergo del centro, il Savoia.
Distribuite a destra ed a manca sostanziose mance, ebbe l’immediata deferenza di tutti gli impiegati dell’hotel, direttore in testa, ogni suo desiderio era legge.
Noleggiato un fuori strada con relativo autista pratico dei sovrastanti monti Peloritani, ritornò in serata con un carico di fagiani, tordi, piccioni ed uccellagione varia che fu offerta in pasto anche ad altri frequentatori della mensa dell’albergo.
Un episodio non fu di gradimento di Ena: recatasi in una banca locale ebbe la ventura di incappare in un direttore non eccessivamente ossequioso e disponibile secondo i suoi gusti, e immediatamente decise di… immaginate un po’, di aprire a Messina una filiale della Banca S.Valentino, direttrice Rossana Ugolini.
La telefonata giunta alla neo direttrice fece cadere l’interessata in una cupa prostrazione, andare in un posto mai visto e metter su un istituto di credito ex novo, maledetta la zia pazza. I genitori nulla poterono per alleviare le doglianze dell’afflitta figlia che, caricate sulla 500 Fiat Abarth bagagli e macchine fotografiche, sua passione, varcò anch’essa lo stretto di Messina.
La città si dimostrò accogliente sia per il clima che per la cortesia dei suoi abitanti, unico neo gli amministratori locali che lasciavano molto a desiderare, situazione che poco interessava la zia Ena che si era messa di buona lena a metter su la banca. Faceva tutto lei: girando per la città individuò la filiale di un piccolo istituto di credito con tre impiegati e riuscì nel giro di pochi giorni a contattare la sede centrale che fu ben lieta di scaricarsi una filiale niente affatto produttiva.
Il seguito fece scalpore in città: rinnovo totale dei locali con l’aiuto di un famoso architetto e poi l’inaugurazione in pompa magna con articoli sui giornali e servizi sulle tv locali e la presenza di autorità cittadine, la zia non aveva badato a spese.
Inutile dire che la stessa politica seguita nella casa madre fece lievitare immediatamente la clientela indigena attratta da condizioni di mercato estremamente favorevoli .
“Zia ci stiamo rimettendo un sacco di soldi!”
“Nipotina bella, vedrai, ci rifaremo.”
Il futuro le diede ragione anche per la bravura delle impiegate (sempre tutte donne) che ce la metteva tutta per aver ricevuto uno stipendio ben superiore a colleghi di altre banche.
La zia Ena aveva prese la via del ritorno anche per la sua non buona salute e così Rossana fu padrona assoluta anche se sentiva una po’ di solitudine; non riusciva a fare molte amicizie, qualche sabato a ballare ma non legava con ragazze e soprattutto ragazzi del luogo, troppo lontana dalla loro mentalità, rimpiangeva la compagnia di Alberto suo compagno di scuola e unico amore della sua vita.
Un episodio risvegliò il normale monotono incedere della banca di S.Valentino: Rossana era allo sportello per sostituire una impiegata in ferie. Si era presentato un signore di mezz’ età, mai visto, che invece di avanzare una normale richiesta di prestazione bancaria, aveva presentato un suo biglietto da visita con la scritto:‘€.1.000 B.P.P.’
Perplessità di Rossana: “Scusi signore vuol spiegarsi meglio.”In passato in ragioneria aveva imparato il B.P.L ossia buono per lire ma quel B.P.P. non le diceva nulla.
All’orecchio di Rossana il signore si spiego più chiaramente, voleva dire: BUONO PER POMPINO, €.1.000 era il corrispettivo per la prestazione.
“Brutto maiale fuori di qui prima che lo prenda a calci!”
Tutti le impiegate vicino alla direttrice che fece chiarezza sulla situazione ricevendo la solidarietà delle colleghe anche se una, la più spiritosa: “1.000 €.per un pompino mi sembrano pochini!”
Inutile dire che l’episodio ebbe risonanza fra gli impiegati delle altre banche, Rossana si beccava lo sguardo ironico di qualche collega, si pentì di aver divulgato l’episodio.
Era passato circa un mese quando accadde qualcosa di inusitato: dinanzi alla banca un signore aveva posteggiato una Aston Martin targata Inghilterra. Il cotale: 1,80, fisico atletico, dopobarba di classe, sguardo magnetico, insomma uno bono si era diretto ad una cassa.
“Lara lascia stare, ci penso io al signore.” Rossana voleva prendere in mano la situazione, quel tale, baffetti da sparviero come avrebbe detto il comico D’Angelo era troppo affascinante, di classe come pochi se ne vedono in giro.
“I’m John Fitzgerard, english from London, she captivated me with its beauty, ask me any money for his company, capisco italian ma parlo poco. parlo poco.”
“Ma sei un maiale” pensò Rossana che era stata in Inghilterra in collegio ed aveva imparato la lingua. Gli aveva offerto del denaro per la sua ‘compagnia’. In ogni caso aveva stile, meglio far finta di nulla, d’altronde le colleghe non conoscevano l’inglese e quindi …
“Il signore vuole delle spiegazioni, stiamo chiudendo ed io vado con lui, ci vediamo domani.”
“Dato che parli poco l’italiano ma lo capisci ti parlerò nella mia lingua. Data l’ora andiamo a mangiare in un ristorante in riva al lago di Ganzirri.”
L’arrivo in trattoria non passò inosservato, non era di tutti i giorni che Rossana si presentasse in Aston Martin con un signore che, si vedeva lontano un miglio, italiano non era.
Salvatore, il capo cameriere, li posizionò in un tavolo riservato dopo avere allontanato con un cenno i vari suoi colleghi che, spinti dalla curiosità, avevano fatto capannello.
“Salvatore questo è John Fitzgerard un cliente della mia banca, desidera gustare le vostre specialità, fai tu col menù, portaci un Corvo bianco, grazie.”
“Caro John, sono una donna di spirito altrimenti avrei dovuto offendermi per le tue parole…”
“Io non voleva, perdono.” Prese una mano di Rossana e se la portò alle labbra guardandola negli occhi.
Ci sapeva fare il bell’inglese, la donzella cominciò ad apprezzare sempre più la sua compagnia, come pure apprezzò gli spaghetti alla pescatora, una fetta arrosto di pesce spada, due spiedini di gamberoni seguiti da un’insalatona gigante con tanto di cipolla, patate fritte per l’inglese e un’ananas, caffè per lei decaffeinato.
Il conto fu presentato dal proprietario in persona che fu ripagato da una mancia stratosferica che fece strabuzzare gli occhi sia al padrone che a Salvatore.
I camerieri si premurarono ad aiutare i due ospiti da indossare i soprabiti e poi in macchina.
“Alloggio hotel Jolly, vorrei mutare abito, un poco freddo…”
Posteggiata l’auto dinanzi all’albergo, due inservienti si precipitarono ad aprire gli sportelli con tanto di inchino, l’english si li era comprati tutti!
“Vado in room…”
“Ti seguo, voglio rinfrescarmi.” Rossana aveva meravigliata se stessa, che ci andava a fare in camera di uno sconosciuto, mah…
Ovviamente era la room migliore dell’hotel, visuale sul porto di Messina, due navi di crociera ormeggiate, un ferry boat in entrata nel porto, un’orda di venditori di oggetti vari che circondavano i turisti scesi a terra.
“Mi sento accaldata, uso il tuo bagno.”
Effettivamente Rossana era un po’ sudata cosa per lei inusuale, quell’incontro l’aveva un po’ scombussolata. Rimase in reggiseno, prima di lavarsi si rimirò nel lungo specchio, cazzo era rossa in faccia, cosa le stava succedendo…
“Quando tu finito entro in bath room.”
“Vieni ...” Rossana non riconobbe la sua voce
“Scuse me…” L’inglese si mostrò imbarazzato, la bell’italiana era rimasta in reggiseno e mutandine e il cotale lo fu molto di più quando Rossana lo abbracciò baciandolo furiosamente. L’ovvia conclusione sul lettone ambedue impegnati in una' acerrima pugna'…
Quel che accadde postea fu alquanto nebuloso per Rossana. Si fece accompagnare alla sede della banca, recuperò la Fiat Abarth e si rifugiò nell’albergo Royal dove rimase per un giorno intero sinchè il direttore dell’hotel, molto delicatamente, bussò alla porta della camera per chiedere sue notizie.
Il perché di tante ‘storie’ per quello che poteva ed era un normale rapporto sessuale, questo si domandò Rossana appena ripresasi dopo una doccia caldo‐ freddo, in fondo era stata lei ad iniziare la ‘guerra’.
Diede sue notizie alle impiegate. Rossana non aveva voglia di uscire dall’albergo,una crisi strana. Dalla finestra della sua camera all’ultimo piano guardava stordita la gente, il tram, le auto, le navi nel porto,sentiva una profonda sonnolenza invaderla tutta, si fece portare il pranzo in camera e riprese a dormire.
Pranzo in camera e sonno durò tre giorni sinchè il direttore, preso coraggio, le chiese telefonicamente se avesse bisogno di un medico. Fu questa mossa che fece capire all’interessata che era il momento di darsi una mossa per rientrare nella vita normale. Tanto choc per una scopata! Un pensiero volgare ma efficace che le fece riprendere contatto con la realtà; forse era stata per lei la paura di essersi innamorata.
Un lunedì uggioso, tempo inusuale per Messina che di solito godeva di un buon clima, d’altronde a novembre inoltrato non si poteva pretendere di più.
In ufficio un mucchio di carte da firmare le fece passare il tempo, senza accorgersene si era fatta l’una.
Anna, la vicedirettrice: “Rossana noi andiamo a pranzo, quell’inglese tuo amico è venuto molte volte a domandare tue notizie, voleva sapere anche il nome dell’albergo dove risiedi, non glielo abbiamo comunicato, ha lasciato questo suo biglietto da visita con numero del cellulare, buon appetito.
Un panino dal vicino salumaio ed una birra e sempre in mano il biglietto da visita di John.
“John sono Rossana, che fine hai fatto?” La baby aveva rivoltato la frittata.
“Ho cercato te, molto…molto…” John piangeva.
Dopo un lungo silenzio:
“John sto venendo al tuo albergo, aspettami fuori.”
John era vestito da cavallerizzo, un vestimento inusuale che attirava l’attenzione della gente.
La prima reazione di Rossana fu di una profonda risata:
“Come ti sei conciato?”
“Voleva far colpo su te, piaccio?”
“Andiamo nella Aston Martin, si sta più comodi.”
“Tue amiche non sapevano dove stavi, io voleva…”
La bugiardona: “Ero in missione, ora son qua.”
“Starò a Messina per sempre…sono issimo innamorato!”
“Io invece no, non voglio più vederti.”
Rossana stava barando, anche lei si era innamorata anche se sembrava impossibile dopo un solo incontro con un uomo.
“Tu fai male, prego non dire cose cattive.”
“Va bene starò con te quando avrai imparato a parlare l’italiano.”
“Vado scuola, per te tutto…”
“Zia Ena mi sono fidanzata con un inglese, penso sia un baronetto.”
“Vieni a Colle S:Valentino a fammelo conoscere, fai presto non sto bene in salute.”
Una Aston Martin a Colle S.Valentino non passava di certo inosservata, Rossana e John furono circondati dagli abitanti della frazione, un saluto affettuoso da parte di tutti, gli Ugolini erano benvoluti.
La zia Ena aveva detto la verità, si vedeva chiaramente in faccia che prossima sarebbe stata la sua dipartita, un tumore al seno, Rossana andò in bagno a piangere, non riusciva a smettere, John andò a trovarla, anche lui molto commosso.
Ai funerali partecipò tutta la popolazione, tanti fiori, carrozza a cavalli e tumulazione nella tomba di famiglia.
Rossana e John non rientrarono più a Messina, la banca fu affidata alla vicedirettrice; la baby ebbe modo di ‘sfornare’ una coppia di gemelli italo‐inglesi. Jonh, imparato l’italiano, mise su un bed and breakfast frequentato da molti suoi concittadini, una storia forse triste ma a lieto fine come tutte le vecchie favole.