Come pioggia sulle labbra
Ed eccomi per le strade del mio paese nell’attesa di un momento. Aspetto in silenzio che piova, mentre la gente che mi passa accanto, osservandomi, si chiede cosa stia facendo così fermo col viso rivolto al cielo. Mi importa poco del loro giudizio perché in fondo in un mondo sacro e disinvolto davanti alla comprensione della così tanto cercata essenza delle piccole cose, ci sarà sempre qualcuno solo interessato all’aspetto esteriore.
Ho letto milioni di frasi sul mondo e sul suo possibile miglioramento, ma le parole sembrano restare ferme sulla carta ed è così che mi son cercato un amico: il vino.
Vedo tanti sguardi persi, così tristi e malcontenti che mi portano a trovare in quel fragile calice di vino rosso del pranzo di ogni giorno, un modo diverso di vedere il mio tempo.
In quella corposità così intensa e nello stesso istante raffinata sento il bisogno di cercare delle sostanziali risposte, dei motivi per restare bene.
Attendo ogni giorno di bere da quel calice per assaporare quel vino così vivo da sentirmi talmente preso da pensare di poter far tutto. È un sorso onesto, senza falsi compromessi, che mi porta una sensazione di piacere e serenità. È il movimento della mia mano che pian piano avvicina quel calice di vetro alle mie labbra racchiudendo, in pochi gesti, i miei ultimi momenti della mattinata. Sento quel sorso di vino come una delle più sentite preghiere della sera e in quell’attimo ringrazio il mio buon Dio di avermi donato tutto ciò che ho. Ed è il ricordo di quel sorso quotidiano che mi fa star bene anche adesso, mentre cade la prima goccia di pioggia sulle mie labbra.
La gente non mi osserva più e corre… corre a ripararsi dalla pioggia che cade più forte sulla strada.