Complesso di superiorità, bugie, assenza di empatia ed empatia a senso unico
Niente di nuovo sotto il sole, lo so.
Ed allora perché sono arrivata al punto di sconvolgermi e scandalizzarmi tanto da distruggermi?
Non ho battuto ciglio quando il ragioniere ha presentato un preventivo evidentemente scritto da lui millantandolo per quello di una ditta che conoscevo di nome.
Sono sopravvissuta quando ho avuto evidenza di come incuteva terrore negli altri mettendosi ad urlare (ed in casa d'altri). Mi ha meravigliato che nessuno gli dicesse:"Come ti permetti, esci immediatamente".
Mi ha dato fastidio che il giorno dopo la sua degna consorte e complice insinuasse che la causa di quell'alterazione fossi io: <<Siamo sempre stati tranquilli! >>. All'epoca il nipote non era diventato del tutto complice e commentò ridendo: <<Ma che tranquilli! Qui sono volate anche le sedie! >>.
Quel fastidio avrebbe dovuto essere per me un campanello d'allarme: ero ancora la bambina alla quale le bugie e soprattutto le calunnie davano fastidio.
C'è un episodio della mia infanzia che ha segnato e controllato tutto il mio successivo modo d'agire in situazioni di conflitto.
Stavo litigando, e di brutto, con mio fratello maggiore sulla soglia della mia stanza. Mio fratello voltava le spalle alla stanza, io al corridoio. Arriva mia madre attirata dall'insolita veemenza di quel litigio e chiede cosa stia succedendo.
Ricordo che mio fratello comincia a dare la sua versione dei fatti. Per me sfacciatamente falsa. Ed imparai che l'espressione 'non vederci più dalla rabbia' non era solo un modo di dire come fino ad allora avevo sempre creduto. Era un dato di fatto. Un panno bianco calò davanti ai miei occhi. Sentii il mio pugno che partiva e solo quando colpì, quel panno cominciò a squarciarsi in più punti, si dissolse e ricominciai a vedere.
Mio fratello era steso lungo lungo davanti a me, lamentandosi e tenendosi il mento con le mani.
Poi dovetti scappare, perché mio fratello si alzò infuriato e cominciò ad inseguirmi intorno al tavolo del soggiorno.
Quell'episodio, la perdita della vista, la mia reazione incontrollata mi spaventò tanto che da allora praticamente non ho più reagito.
Per anni mi sono chiesta: "Ma come è possibile che mio fratello stesse dicendo una bugia, travisando i fatti? Non è proprio il tipo!". Dovevo arrivare a 50 anni per arrendermi all'evidenza: no, no, è proprio il tipo. Stravolge tanto i fatti nella sua mente per auto‐assolversi, per non trovare in sé neanche una macchia.
"Non è che non sanno chiedere scusa: è che non si rendono neanche conto di dovertele le scuse", recita una frase che gira sui social.
Ricordo l'unica volta che mio fratello maggiore mi ha chiesto scusa.
Eravamo già all'università. Eravamo a tavola a pranzo in famiglia, quando, bello e buono, comincia a criticare una mia amicizia.
Un'amicizia che, in verità, aveva suscitato meraviglia nei miei conoscenti. "Liliana", mi chiese una volta un amico futuro ginecologo, "ma ti rendi conto che Maria è salita per la prima volta su un autobus pubblico con te?". Maria alle scuole superiori in un paese a 15 km ci era andata accompagnata dall'autista della ditta del padre.
A quella critica invadente comunque mi ribello, mi alzo e, con rabbia, con veemenza, che meravigliò anche i miei genitori, gli dico: "E tu? Non critichi, non parli sempre male del tuo amico inglese eppure lo frequenti?". E mi allontano da tavola.
Solo a quella veemenza mio fratello si rende conto di avermi ferito e di avere sbagliato. Mi raggiunge e mi chiede scusa.
Prima ed ultima volta.
Ed avrei dovuto ricordarmelo. Avrei dovuto capirlo. Sono così abituati a criticare, a sparlare degli altri, è nel loro habitus, che non si rendono neanche conto di ferire le persone. Di ucciderle. Bisogna mostrarglielo affinché si rendano conto.
E così dal tema "BUGIE" siamo arrivati al tema "SCUSE".
Scusa.
E' così difficile dire questa parola?
E' così difficile ammettere di avere sbagliato?
Mio fratello maggiore all'età di 40 anni avrebbe di nuovo dovuto chiedermi scusa e per ben tre volte. Ma non lo fa.
E' superiore. E gli altri sono tutti cretini.
Avrei dovuto ricordarmi quello che la sua ex fidanzata mi aveva detto dieci anni prima: "Stategli vicino, perché non sta bene".
Torniamo al tema BUGIE.
Mentire ai medici è pericoloso. Spesso anche dare ascolto ai medici, ma questo è un altro discorso.
Mio fratello con sicumera dice al medico che di nostro fratello può occuparsi lui, nostro fratello può andare a casa sua.
So che sta mentendo. E cerco di farlo capire al medico.
Bugie. Io non sopporto le bugie, la falsità. E questa bugia, insieme al resto della situazione, mi manda completamente in tilt.
I medici decidono di affidare nostro fratello a lui.
Il giorno dopo mio fratello maggiore, dopo avere insultato una dottoressa di cui mi fidavo, viene a casa mia. E' spaventato e chiede: "Liliana, può venire da te?".
Sono sicura che non lo ricorda. Che ha completamente rimosso questo episodio, che nella sua mente i fatti sono completamente stravolti così come li stravolse a 12 anni.
Da un anno ragazzini e ragazzine di sedici anni, amici ed amiche delle mie figlie, mi danno lezioni di vita. Una è: "Signora, non lo sapete che chi nasce tondo non può morire quadro?".
BUGIE, FALSITA', ASSENZA DI EMPATIA.
Il ragioniere ed i suoi compari si susseguono in bugie e falsità.
Non ci tangono.
Il ragioniere ed i suoi compari raccontano le loro calunnie a mio padre ed a mio fratello maggiore.
E ridono, divertiti della reazione indignata di un uomo di 81 anni,dal quale hanno avuto tanti benefici, tipo l'appartamento dove vivono o il ripostiglio nel seminterrato in regalo e tante manutenzioni gratuite, operato di tumore quattro anni prima e che si muove appoggiandosi su due bastoni.
Mio fratello maggiore guarda me e mio marito, seccato, come fosse colpa nostra e continua a frequentare quella gente ed a schierarsi dalla loro parte.
Mio fratello minore, al quale quelle beghe non fanno certo bene, mi chiede se deve andare a parlare con quella gente.
ASSENZA DI EMPATIA.
Sono così abituati a criticare, a sparlare degli altri, è nel loro habitus, che non si rendono neanche conto di ferire le persone. Di ucciderle.
Il ragioniere senza alcun riguardo per la salute di mio padre e di mio fratello minore telefona a casa di mio padre perché non vuole pagare le bollette condominiali.
Il ragioniere guarda con intima soddisfazione il manifesto funebre di un giovane di 21 anni: ah, ah, lui è morto ed io sono ancora qua.
Il ragioniere è all'esequie del figlio giovane del suo benefattore . E se la sta godendo un mondo.
EMPATIA A SENSO UNICO.
Mio fratello maggiore è informato dal nipote del ragioniere che hanno citato mio marito.
Prima perché vogliono 50 euro, poi un avvocato ha fatto vedere loro che possono pretendere di più e arriva un'altra citazione per 2000 euro.
Mio marito dà ogni anno 800 euro al Santuario della Madonna di Pompei e altro ad altri enti e gli fanno un baffo. Però dice: <<I soldi preferisco darli a chi ha bisogno, non a loro>>.
Non fanno un baffo a mio fratello minore al quale quelle beghe fanno male.
Mo fratello maggiore ride e dice: <<Io aspetto il risultato delle cause>>.
La seconda causa non fa un baffo a me. La prima, quella dei 50 euro era basata su fantasie alle quali mi ero oramai abituata. La seconda è basata su menzogne e malafede. E vado in tilt. Con mio marito offeso dalle calunnie dei miei parenti, la cosa per me diventa una fissazione.
Mio fratello maggiore sa delle lettere di insulti e calunnie contro di me e di mio marito. Divertente.
Pochi anni dopo legge le mie favole: <<Si possono pure offendere >>
Mi oppongo ad una delibera che m'imporrebbe di versare 200 euro al mese per chissà quanto tempo in un fondo cassa per lavori imprecisato la cui necessità è attestata solo dalla bocca dell'amministratore e di un altro condomino.
Vinco. Mio fratello maggiore, informato sempre dal nipote del ragioniere, s'indigna: <<Eh, e tu fai causa per 200 euro!>>.
I signori fanno opposizione. Mio fratello minore sta male, sta malissimo. E' un miracolo che non sia morto. Ed anch'io. Chiedo loro di rinunciare, non ce la faccio a seguire la cosa. Mi spiegano: <<Eh, avremmo dovuto pagare 450 euro per spese della causa, mettiti nei nostri panni. Abbiamo speso 750 per fare opposizione e così speriamo di non pagare niente>>.
Viene la consorte del ragioniere in visita. Mio fratello maggiore: <<Mi raccomando, è malata di cuore>>.
Alcune delle persone per bene che conosco hanno espresso la loro meraviglia che io sia ancora viva e mio fratello maggiore di me non se ne è mai fregato.
Gli dico dura e tagliente: <<Tu statti zitto che in passato hai già parlato abbastanza>>.
Rincula.
Ed io sono sgomenta. Realizzo: "Sarebbe bastato che avessi parlato sempre così, come quando insultò la mia amica Maria, e tutto questo disastro non ci sarebbe stato".
Dopo i trent'anni avevo capito come trattare mio padre dopo il primo Buh e Bah, lo facevo sfogare e dopo mi ascoltava.
Avrei dovuto utilizzare la stessa tecnica.
Il se è il mantra dei falliti dice la fiction: Fai bei sogni.
"Mi dicevano che ero troppo sensibile"