Conversione cromatica
L’enorme cartello troneggia di fronte a un albero, nel centro di una città senza nome, una città che forse non esiste ‐ chi lo sa! Ha senso più la geografia? E’ una qualunque delle città tutte uguali, con cui la terra si ripara e si dispera. Nell’ora perenne, anoressica, d’un giorno qualsiasi, d’un anno identico a quello che c’era e a quello che pensi poi ci sarà. Ma pensi? Pensi ancora? Davvero?
Lo sfondo grigio‐nero‐piombo, quasi fango cotto male dal sole morto, ha dentro trame di colore, di pure stelle, di chiaro.
Vive d’incanto, ora, qui, davanti a te. L’avevi perso dentro le alte mura, intorno al nulla che pervade. Ritorna spazio converso e crepita lo stato amorfo.