Cronaca vera... o forse no? P 2

Adulti. Confessioni Porno XXX. Vietato ai minori.

5

C’era un libro (o forse era un film?) dal titolo “il paradiso può attendere”... ebbene questo è tremendo se e quando, in paradiso ci sei già stato!
E questa fu la situazione, per me.
Credevo di aver toccato il firmamento, credevo che quella meravigliosa serata si sarebbe ripetuta tante e tante volte; addirittura, nelle settimane successive, vista la grande libertà di movimento concessami, iniziai a sognare i mille modi in cui l’avrei potuta fare mia... per prima cosa le volevo rompere il culetto, poi sborrare dentro lei senza preservativo, scoparla in tutte le pose e perfino all’aperto... e a volte ci mettevo anche lui nei giochetti che immaginavo. Sì, perché no? Li avrei inculati entrambi, oppure avrei schizzato lo sperma in entrambe le bocche, aperte e vogliose del mio succo di cazzo!
Ma niente.
Passarono settimane, poi mesi e infine, un anno e più.
Lei raramente mi rispondeva a un messaggio e lui, poverino, quando qualche volta gli ho parlato, non ha potuto che confermare che lei, in quel periodo, non era disponibile, insomma non le andava di incontrarci. Lui stesso aveva rari rapporti, anzi, si offrì di farmi sfogare nel suo corpo, se lo desideravo, dove preferivo. Lui avrebbe accettato con piacere il mio sperma, ma a me non andava. Non potevo non pensare, non desiderare... che lei!

Finalmente un giorno…
Mi contatta il mio “alleato”, con cordialità e poi mi comunica la grande notizia.
...Come sai, non prometto mai niente di certo, però credo che la Giovanna, abbia cambiato un po’ idea... insomma credo di averla convinta a incontrarti ancora. E, in realtà, aveva ragione, infatti dopo poche settimane, iniziammo ad accordarci per il nostro prossimo randez vous. Ma c’era un ostacolo. Era settembre, in quel periodo era tutto complicato più che mai. A casa mia, ma anche a casa loro, era quasi impossibile vedersi e di alberghi o motel, neppure a parlarne. Così ci accordammo per un incontro, anche se senza impegno, in macchina.
Loro avevano a disposizione lo spiazzo di un locale, che da alcuni giorni era chiuso; un posto discreto, assolutamente tranquillo. L’importante era vedersi sul tardi, col buio.
Arrivai verso le 21.
Incontrai il marito che mi fece strada con la sua auto, e parcheggiammo insieme. Lui aveva una vecchia ed enorme berlina Mercedes, quindi il sedile posteriore era di certo più spazioso del mio. Ci sedemmo lì, giusto per coordinarci e per organizzare la cosa. Chiacchierando, lui non si trattenne dal toccarmi il cazzo, con la scusa di vedere se ero già arrapato... gli permisi di sbottonarmi la patta e di assaggiare il glande. Tutto quell’armeggiare cominciò a eccitarmi di brutto, e il mio pene si gonfiò in attesa di ottenere di più.
...Io potrei anche sedere avanti, e voi qui dietro, ma mi eccita ancor di più sapervi soli, a fottere in libertà, come più vi piace. Quindi aspetterò dentro... Ti va bene?
Non chiedevo di meglio, infatti il mio solo scopo era di ritornare a possedere il caldo corpo di Giovanna.
Così, lui andò via e, dopo pochi minuti, la vidi arrivare dal vialetto, vestita in maniera abbastanza elegante. Gonna stretta, sandali Chanel neri ai piedi, e un top in seta, attillatissimo, sul reggipetto di pizzo. Non aveva le calze, ma le gambe abbronzate, lucide e perfettamente depilate, mi fecero venire un groppo allo stomaco per quanto mi attizzavano.
Ci salutammo e scambiammo qualche convenevole e poi ci baciammo, cosa che non avevamo fatto l’altra volta, davanti al marito.
Iniziammo delicatamente a toccarci le labbra, per poi passare a baci profondi, a bocca aperta, con le lingue che si infilavano. Anche il solo baciarla mi rendeva pazzo di piacere.
Diventai frenetico, la volevo da troppo tempo. Sbottonai la gonna e la calai, scoprendo che non indossava mutandine, un ulteriore invito a farsi scopare. Tenne il top, che si arricciò, ma si fece sfilare il reggipetto.
Le mie mani palpavano quel corpo stupendo e carnoso. Forse aveva preso qualche chilo, ma questo la rendeva ancora più appetitosa, burrosa. La solita depilazione profonda e il monte di Venere quasi piatto mi davano la sensazione di toccare una bambina, seppur estremamente cresciuta. La sua sessualità aveva un che di ingenuo e di sottomesso alla virilità, che faceva salire il sangue alla testa.
...Aspetta, ...disse – mettiamo questo... – e sorrise complice.
Dal sedile anteriore prese una busta con un grosso telo spugna. Mi sollevai per permetterle di adagiarlo sul sedile, per igiene e per non sporcarlo con gli schizzi che di certo le avrei sparato in corpo. Mi tolsi calzoni e mutande, per iniziare il nostro amplesso.
Tranquillo e seduto, lasciai fare, lei mi soppesò il membro con le mani, carezzò anche i coglioni, che erano gonfi e pieni, poi si chinò verso me, e iniziò un sapiente bocchino. Me lo lavorò di bocca con passione per vari minuti e, confesso, pur essendo tardivo, dovetti resistere per non venire prima del tempo.
...In macchina, come i ragazzini... oppure, a pensarci, dopotutto anche le prostitute lo fanno così, no? – disse con voce roca, tra una succhiata e l’altra.
...Mi piace pensare che mi fai da puttana... – replicai, ...soprattutto quando penso che qui ti ha spinta tuo marito. E tu?
...Tu cosa?
...Niente, ...sussurrai, – mi chiedevo se, da sola, intendo senza lui, saresti venuta con me.
...Chissà? Forse sì...
...Allora ti piaccio un poco? O sono solo una persona con un cazzo... uno che potrebbe essere chiunque...
...Fai troppe domande, ...disse lei, alzando la testa, ...insomma, mi pare proprio che ci sia tu, adesso, qui con me, esatto?
...Hai ragione e non ti voglio perdere... succhiami ancora il cazzo, mi piace come fai.
Le parlai con una certa decisione, certo non con durezza, ma ebbi l’impressione che a lei piacesse sentirmi un po’ più autoritario.
“In macchina, come una troia” pensai, certo una situazione non troppo sdolcinata, anzi, più che altro una situazione da coppia arrapata, decisa a godersi il corpo dell’altra, soprattutto sessualmente. Non sarei stato lo stesso dell’altra volta, un po’ timido, quasi impacciato: l’effetto sorpresa era terminato, non ci vedevamo da tempo, ma ora avevo più confidenza e sapevo molto di più su di lei... soprattutto, mi sentivo più libero di sottometterla, come maschio. La guidai con le mani sui fianchi e lei non chiedeva di meglio; ero sicuro che mi avrebbe stoppato per farmi indossare un preservativo. Ok, ci stava, ma dovevamo fare in fretta, era il momento di fotterla... Invece...
Era già senza mutande, quindi le fu abbastanza facile inarcarsi, a cosce aperte, e dopo breve ricerca, trovare il mio glande e farselo scivolare tra le grandi labbra della fessa, già molto umide. Il contato diretto col suo orifizio liquido mi fece gemere di goduria. La tenni per le ascelle e poi la guidai, fino a scenderselo tutto in corpo. Fermi così per qualche minuto, eravamo una cosa sola. Tra i nostri ventri, in mezzo al nostro pube non c’era più nemmeno un millimetro.
L’avevo proprio di fronte, gli occhi socchiusi e l’espressione delle estasi.
E poi... nemmeno iniziò a scopare: invece, si strusciava, avanti, indietro, sui lati, ma sempre premendo la figa fino alla radice delle palle. Una forte sensazione di disagio, eppure, eccitante, mi prese. Quel suo moto sul mio cazzo sembrava una mano serrata su un Joy‐stik, a ogni profonda rigirata nel suo ventre, avevo sempre la sensazione che potesse uscirle da dentro, magari con forza, magari facendole male. Ma non avvenne, il mio pescione non era mai stato così grosso e spesso e teneva duro per accontentare la mia puttana.
Finiti i giri libidinosi, iniziò a scopare su e giù, mentre io, stringendole ora i fianchi, ora le tette, le imponevo il ritmo. Quella posizione le rendeva la figa stretta e serrata come quella di una teen‐ager, pertanto il mio pene veniva massaggiato come dalla più prepotente delle seghe. Ma riuscii a resistere ancora e a non eiaculare, nonostante avessi già più volte provato una specie di orgasmo.
Volli cambiare e mi sfilai, lei aspettava, obbediente al mio desiderio.
La volevo di culo, subito si mise a pecora sul sedile, come una cagna si piegava per offrirmi il miglior angolo di penetrazione. Stranamente la costipazione di quello spazio angusto e scomodo, aumentava il piacere e il desiderio anziché sopirlo. Sudavamo e l’abitacolo puzzava di sesso, di odori intimi saliva: piscio, fregna...
Gliela trovai e la chiavai come fanno i cani, con tutta la forza, con tutto lo sdegno animalesco. Credo che la macchina si muovesse di brutto, sostenendo i colpi con gli ammortizzatori, ma non importava, anzi: avrei voluto essere visto dal mondo intero mentre ghermivo la mia preda saporita. Arretrai, la leccai, era buona e grondante, ma poi salii di poco, le leccai l’ano, con un gusto animalesco mai provato. Con le dita la aprii e lei non fece obiezioni; raccolsi dalla fessa aperta la bava scivolosa e le umettai lo sfintere... lei non poteva non capire.
Infatti, quando tornai in posizione per darle cazzo, lei non si sottrasse, anzi cercava una posizione di maggior sottomissione che le permettesse il giusto rilassamento anale. So di avere il cazzo spesso come una lattina di Coca e che non è facile lasciarsi spaccare... ricordai che anche suo marito aveva sofferto quando lo avevo posseduto, ma non potevo avere pietà, e poi, lei non aspettava altro che di soddisfarmi col buco del culo, era evidente. Feci pianissimo: penetravo di poco, poi mi ritraevo e le permettevo di riprendere fiato. Era un lento lavoro di concentrazione e di piacere, psichico più che fisico. Mi sorprese perché, puntellandosi solo con la testa, si liberò le mani e le usò per allargarsi la pelle delle prosperose natiche. Non so come feci a non sburrare in quel preciso istante! Invece, penetrai ancor di più, sentendo che l’ano non era sfiancato e cedevole, al contrario, sembrava di tentare di sfondare un muro di carne... eppure, d’improvviso, sentii, il “plop” della carne che si spaccava. Lei gridò, ma io premetti e le mise tutto il cazzo in corpo. Mentre prima godeva ma era vigile, il cazzo in culo la pose in una specie di estasi, in cui non era più padrona delle sue emozioni. Iniziai la penetrazione metodica e profonda, e fu subito evidente che non le sarei mai uscito da dietro se non dopo averle fatto il pieno di liquido seminale; per nulla al mondo avrei rinunciato a quella profonda marcatura, a quel segno tangibile del mio potere su di lei.
Inculata e presa, adesso era la mia femmina, ogni distanza, ogni limite era superato e la confidenza con lei era superiore a ogni distanziamento sociale. Ero come il suo uomo, anzi ora ero io il suo uomo, non c’era altro anfratto da sfondare, non c’era altro possesso fisico o psicologico da raggiungere. L’inculata profonda, fino al riempimento tramite eiaculazione, non conosce mezze misure. In quell’istante la femmina diventa tua, e per sempre... anche se non la scoperete mia più; chiunque altro dovrebbe sapere che la condividerà sempre, nella sua mente, con chi l’ha inculata a sangue! Perché è certo che lei non lo dimenticherà mai.
Ero in estasi ma lo fui ancor di più quando lei, con una atto di forza su se stessa ebbe il coraggio di sfilarsi da sotto. Mi fece capire che mi voleva seduto! Il cornuto ci aveva facilitato ogni mossa, ogni desiderio di passione. I seggiolini anteriori erano tutti in avanti, permettendo uno spazio di manovra, ai nostri corpi avvinghiati.
Allora tocco a lei sedersi su di me, ma lo fece di spalle, come non mi aspettavo, manovrò le stessa col mio cilindro di carne, lo inserì di nuovo nell’ano, riprovando ancora una volta l’emozione della “spaccatura”, anzi adesso era tutto più imbarazzante, perché alla minima disattenzione se lo trovava dentro del tutto, fino allo scroto. Ma ormai la libidine poteva più del lubrificante: adesso la mia “vergine” si sacrificava al palo e, senza remore, se lo scendeva tra le natiche come un pistone nel cilindro. Capii il perché di quella posizione e le fui grato; con lei abbarbicata alle spalliere anteriori vedevo tutto, impazzivo per quello spettacolo ipnotico, unico, che aggiungeva passione al già possente logorio fisico. Lei guidava, lei inculava, lei stabilì il ritmo di quella danza fatale e oscena, finché sentì che dal mio fungo eretto scaturiva la massiccia dose di sborra, bollente e invasiva.
Dopo i miei mugugni venne la calma e in silenzio, ma l’amplesso di fuoco che ci teneva incastrati, resistette alla nostra spossatezza per molti minuti.
Col mio grosso tappo in corpo per così tanto tempo, avvenne un fenomeno strano... quando finalmente il pene si ritirò fino al punto di non tenere più alcuna erezione, lei si alzò con circospezione, entrambi aspettavamo la colata bianchiccia e calda che sarebbe fuoriuscita immediatamente dopo tanto pompare, e invece nulla. Si vede che il mio succo era schizzato talmente in profondità nel suo intestino da restarne prigioniero, almeno per il momento.
Anche lei aveva goduto violentemente, anche durante l’anale si era bagnata ed era arrivata almeno una volta. Si ricompose rapidamente, si rivestì e scambiando un veloce saluto, si dileguò nell’ombra.
Ero troppo spompato per replicare... mi chiesi a quel punto che dovessi fare. Lentamente tornai nel mondo reale. Mi sembrava brutto andare via in quel modo... tra l’altro non sapevo nemmeno che fare con la macchina, le chiavi erano nel cruscotto.
Avevo visto dei fazzolettini di carta e forse anche una confezione di tovagliette igienizzanti, sul sedile anteriore, inoltre aveva anche voglia di...
Un toc toc discreto sullo sportello, e mi accorsi che fuori c’era lui.
Aprì e si affacciò nell’abitacolo, con cordialità.
...Tutto bene? ...disse, come per chiedere se avessi gradito un pranzetto al restaurant.
Feci cenno di sì, anche se ero leggermente a disagio, visto che ero nudo dall’ombelico in giù.
...Guarda, purtroppo farti entrare è un casino, mi spiace molto. Ti ho portato dell’acqua e... se non ti fossilizzi e hai bisogno di pisciare, qui fuori è del tutto deserto. Non me lo feci ripetere, in effetti avevo la vescica piena. Senza vestirmi ancora scesi e mi allontanai di qualche passo, il marito di Giovanna, pur discretamente, mi chiese se volevo essere aiutato, ma risposi di no. Lo immaginavo dove voleva andare a parare e, sinceramente, ero estremamente soddisfatto… certo, a lei, se avessi avuto la nottata a disposizione sono certo che me la sarei trombata ancora altre volte, fino allo sfinimento, ma al momento con un uomo anziano a pochi metri, il mio cazzo non aveva interesse ed era floscio come una zampogna vuota. Pisciai con calma, godendomi la brezza della notte e la visione delle stelle. L’odore di orina calda era stimolante piuttosto che disgustoso, mi riportava a un senso di primordiale, dove i nostri antenati non pensavano che a mangiare e a chiavare, eccitati da quegli odori intensi di genitali poco puliti, selvatici. Lui aspettò pacificamente alle mie spalle. quando mi voltai aveva in mano un pacco di Tempo:
… Ti servono? – chiese – o preferisci che ti pulisco io?
Sorrisi guardandolo in quel suo strano squallore, era talmente sottomesso al desiderio di me che ancora non gli bastava. Lo avevo completamente in mio potere, era stato talmente servile che non solo mi aveva offerto il suo culo, senza fiatare né lamentarsi neppure quando lo avevo “spaccato”, ma mi aveva offerto anche la sua donna, sua moglie, per di permettere al mio cazzo di sollazzarsi tra le su carni fascinose, appetitose. Quando mai mi era capitata tanta abnegazione? Quando mai ero stato trattato in maniera più principesca?
Col mio fisico, la mia riservatezza, che cosa avevo avuto dalle ragazze? Qualche pompino sciapo, qualche scopata elemosinata per mesi e ottenuta frettolosamente, quasi controvoglia… lo devo ammettere non ero certo il tipo del play boy! Anche il mio cazzo, per quanto spesso, era corto e tozzo e, in quelle circostanze così sofferte, non aveva nemmeno dato il meglio di sé…
Qui, ora, ero trattato come un re. Senza nulla chiedere mi era stato offerto il “paradiso”, potevo sfogarmi, depravarmi, sentirmi amato e coccolato, distribuire il mio sperma quando volevo e nei buchi che volevo: ribaltando ogni morale comune era il marito, vecchio, che mi offriva la moglie in fiore: invece di impazzire di gelosia, impazziva di godimento… più la pompavo, più godevano in due delle botte che le propinavo nella fessa… o anche nel culo. Sborrarle in bocca non era una profanazione, o il frutto di una faticosa conquista, al contrario era appagare il loro desiderio di panna liquida, vederla sgorgare dal cazzo e bere, dalla signora, era una gioia profonda per tutti e tre!
Insomma, un po’ per pena un po’ per ribadire quell’estasi trionfale, gli concessi di lavarmi il cazzo, dopo che lo avevo estratto dalle viscere calde della moglie, dopo aver pisciato davanti ai suoi occhi… e così la meraviglia si ripeteva: il mio suddito, sottomesso alla mia varra, si chinò e con grande gusto mi scapocchiò per leccare e pulire tutto il cazzo, fino agli interstizi più nascosti. Lo faceva con arte e dedizione. Quando ebbe spennellato per bene per qualche minuto, migliorò la nettatura facendoselo scivolare completamente in bocca… su e giù, fino ai coglioni.
Il movimento era ritmico e sensuale, e non posso nascondere che mi stimolò, tanto che il pene mi si gonfiò tra le sue labbra… Il cornuto stava per raggiungere il suo scopo?!
Probabilmente sì, perché un certo calore iniziò a montare attraverso il mio scroto, salendomi per la schiena. Una sensazione mai provata di rabbia sessuale (non saprei descriverla diversamente) mi pervase e la voglia primordiale di confermare il mio primato mi rese violento. Non accettavo più un rapporto sessuale con un maschio, quasi tremante, per la paura di essere contaminato, di trasformarmi in frocio, invece iniziai a comprendere la potenza della mia bi‐sessualità, della mia capacità di primeggiare e violentare quella coppia, dando loro gioia mentre li sfondavo e ne godevo, come schiavi del mio cazzo.
Non posso negarlo, rompere il culo a qualcuno è una cosa che non è solo sesso… ci sono tante altre emozioni innegabili, ancestrali. Se mai è esistito il maschio alpha sicuramente avevo ereditato da lui il piacere che provavo a infilarmi con decisione in un buco di culo.
Lasciai fare al mio servo che, in ginocchio, mi omaggiava del suo bocchino. Lo presi per la testa semicalva ma non provai ribrezzo, anzi con piacere lo guidai, lo strattonai, per fargli imboccare il cazzo come più gradivo… ma poi la rabbia sessuale aumentò in misura con il cazzo che mi si era rizzato come se non avessi già sburrato da poco. Senza mai parlare, mi ritrassi e lo tirai su per le orecchie, poi lo guidai fino al cofano dell’auto, dove lo piegai a pecora. Non se lo aspettava, credo, non era lubrificato, io avevo solo un po’ della sua saliva sul cazzo ma non ne aggiunsi, avevo sentito parlare dell’inculata a secco e quello era il momento buono per attuarla. Glielo misi tutto in culo senza indecisioni, lui scattò in avanti spontaneamente per il dolore, ma non riuscì a liberarsi. Premendo gli tenni dietro e continuai a sfondarlo.
Riprese padronanza di sé, pur soffrendo era obbediente e di sicuro il desiderio perverso superava il disagio e la vergogna. Tenendolo bloccato per i fianchi lo stantuffai senza tregua, mentre lui non riusciva a trattenere un sommesso lamento a ogni infilata. Ci vollero pochi minuti e contrariamente a quando avevo ritenuto, fui più aggressivo e più arrapato di prima, infine, grugnendo e tremando sulle punte dei piedi, gli sborrai nello sfintere a lunghi fiotti.
Glielo tenni infisso nel culo a lungo, aspettando che il pene scivolasse fuori per stanchezza. Intanto i batti del cuore si stabilizzarono e io tornai ad essere, pian piano, il bravo ragazzo di sempre.
Gli uscii grondante e anche il suo culo emise delle lente scie bianche.
Sorpreso mi accorsi che Giovanna, in vestaglia, era a pochi metri e ci porgeva delle asciugamani da bidet.
Quanto aveva visto? Cosa aveva provato? Non lo saprò mai.
Ci salutammo civilmente, come se tra noi non fosse successo niente di così pregnante e profondo…

Epilogo

Dopo qualche mese iniziò il terribile 2020 con i suoi virus, i lock down, il terrore e per oltre un anno non ci sentimmo più.
Mi ripeto, al di fuori di quel rapporto quasi animalesco e primordiale, sono un bravo ragazzo, ligio e metodico, vivo in famiglia non sono un viveur né un avventuriero… quando il marito di Giovanna si rifece vivo invitandomi a incontrarli ancora, ebbi paura di espormi, paura di viaggiare e anche del pericolo di un improbabile contagio.
Temporeggiai, dimostrai tutta la mia debolezza umana ma loro furono implacabili e, nonostante fossi stato il loro re… mi spodestarono.
Quando capii cosa avevo perduto cercai di tornare sui miei passi, di riconquistare il trono ma era troppo tardi… ero stato sostituito e la storia della mia avventura, unica e irripetibile, si sarebbe persa nell’oblio. Per questo ho deciso di scriverla con onestà e dovizia di particolari, non so se me la pubblicheranno mai, ma io l’ho scritta, l’ho scritta per lei… forse un giorno Giovanna la leggerà, e perché no, anche suo marito.
Anche lui mi aveva dato le più forti emozioni della mia esistenza, soprattutto cedendomi la moglie così a buon mercato.