Daiana Brasiliana Del Nord
Daiana Ferreira da brasiliana poteva essere classificata con i canoni con cui l’immaginario comune distingue le ragazze di quel paese: alta di statura, tette prorompenti, vita stretta, gambe chilometriche e soprattutto un popò che muoveva in maniera molto sensuale da far esaltare la fantasia dei maschietti, in particolare di quelli italiani. Ma la ragazza aveva una particolarità: era bionda con gli occhi verdi segno tangibile che qualche nordico si era ‘intrufolato’ nella sua stirpe conoscendo da vicino qualche femminuccia della sua famiglia. La ragazza aveva vinto una borsa di studio all’Università di Bologna e stava percorrendo, in aereo i novemila chilometri di distanza dal suo paese. Durante il viaggio per sgranchirsi le gambe aveva preso a camminare lungo il corridoio e poi, supportata dal battimano dei maschietti presenti si esibì in un ballo in cui il popò aveva la sua parte preponderante. Il personale dell’aereo le chiese di smettere, secondo loro ci andava di mezzo la stabilità dell’aereo, forse una scusa delle assistenti di volo femmine un po’ invidiose, fisicamente non erano alla sua altezza. Daiana, ventenne era in compagnia della madre Denise quarantenne bruna. Guardandole bene era difficile distinguere la madre dalla figlia anche se differente era il colore della loro pelle., un bel duo! A Madrid l’unico scalo aereo, prima di giungere a Bologna. In quell’occasione le due brasileire furono circondate da maschietti che facevano a gara a chi offrirle la colazione al bar dell’aeroporto. Denise era nata in un quartiere povero di Rio de Janeiro, da piccola era stata affidata ad una sarta per imparare il mestiere. Era subito diventata brava e tanto intelligente da imitare nei vestiti delle signore i capi più rinomati rinvenuti nelle riviste di moda europee. Andando avanti negli anni aveva aperto una sartoria sua che presto era diventata rinomata presso le signore ‘bene’ della città. Nel frattempo le era capitato un ‘incidente’ che aveva portato alla nascita di Daiana. La ragazza nel tempo si era dimostrata brava negli studi ed aveva conseguito la maturità a pieni voti. In un giornale locale aveva notato un concorso in cui un benefattore italiano di Bologna metteva in palio una borsa di studio per una ragazza brasiliana, Daiana aveva superato la prova e questo il motivo della sua andata nella città felsinea. Aveva ricevuto il nome e l’indirizzo di una pensione in cui alloggiare, la mamma aveva ritenuto opportuno accompagnarla, cuore di mamma sempre in ansia per i figli, e così aveva venduto la sua attività ricavando un bella somma di denaro. A Bologna le due donne si erano istallate alla pensione ‘Mazzoni’ la cui titolare, romana, era particolarmente affabile. Armida, questo il suo nome sistemò Daiana e Denise in una camera matrimoniale con bagno. La mattina dopo la neo matricola si presentò alla segreteria dell’Università e così iniziò il suo corso di studi in medicina. Vedendo alcuni poveri dei bassifondi della sua città ammalati senza cure mediche aveva promesso a se stessa di aiutarli nel curarli gratis. Denise passava il tempo girando per Bologna e facendo qualche acquisto di scarpe e di vestiti, nei momenti liberi faceva compagnia ad Armida vedova, simpatica ed allegra. Avviati con successo gli studi Daiana pensò ad uno svago il sabato e, dietro consiglio della padrona della pensione scelse il Disco Club in cui si suonava musica rock dal vivo. Appena giunta in sala in compagnia della madre, la ragazza fu presa d’assalto dai ragazzi, per loro una brasiliana era una novità sperando soprattutto che fosse disponibile, pia illusione. C’erano anche alcuni giovani vestiti all’ultima moda, azzimati e pieni di borie con fuori una Ferrari o una Bentley, si consideravano quelli che non devono chiedere mai ma, con un sorriso di Daiana li mandava in bianco e per ripicca andava ad invitare lei il più scalcinato della sala. Dopo due anni di permanenza nella città dotta, un pomeriggio in sala da ballo si presentò a Daiana un giovane che con un inchino, educatamente le chiese il permesso di ballare con lei, non era il solito sciocco. La giovane acconsentì e rimase sorpresa quando il cotale, presentatosi col nome d Andrea le parlò in portoghese: “o que faz una mueher brasileira un Bolonha?” “Balla e parla italiano.” “Sono Andrea Ferrari, meglio così, il mio portoghese zoppica un po’.” “ Sono studentessa all’Università in Medicina, ho vinto una borsa di studio messa in palio in Brasile da un benefattore di Bologna, appena laureata ritornerò al mio paese, son qui con mia madre.” Cosa strana Daiana si era aperta col Andrea, gli aveva ispirato fiducia. “Una confessione, come ballerino sono un ‘pista piedi’ alle signore quindi evito di chiederle di ballare, se non le dispiace mi piacerebbe parlare con lei, vorrei sapere qualcosa della sua terra.” A quel punto Daiana pensò: “Tu vorresti ben altro….Il Brasile è un grande paese ricco ma pieno di contraddizioni, ancora ci sono la favelas, in modo indegno di vivere per le persone civili, quando tornerò al mio paese mi darò da fare per aiutare i più poveri, torniamo al mio tavolo dove c’è mia madre.” Andrea rimase basito: “Questa è tua madre? L’avrei scambiata per tua sorella, penso di trasferirmi nella tua terra!” Denise accettò il complimento, diede la mano ad Andrea e lo invitò a sedersi. Poco dopo furono raggiunti da un signore anziano che: “Andrea vedo che hai fatto amicizia, mi presenti le signore?” “Mio padre Bertoldo (Bartòld in bolognese), Daiana Ferreira, figlia e Denise Costa madre.” Anche Bertoldo ebbe la stessa impressione del figlio ma evitò di commentare le uguaglianze delle due donne.” Daiana e Andrea si recarono al bar: “Mi pare di aver visto nella biblioteca dell’Università un libro dal titolo: Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, chi ha dato questo nome strano a tuo padre?” “Evidentemente mio nonno per un motivo ben preciso, per far contento suo padre piuttosto ricco e che voleva che il suo nome si tramandasse, se avrò un figlio mi guarderò bene dall’appiopparglielo!” Alle due Andrea venne fuori con una proposta: “Che ne dite di passare la notte nella nostra villa vicino Bagnarola, non vi stupite del nome, è un bel posto domani vi riaccompagnerò dove vorrete.” Le due donne si consultarono con lo sguardo e: “Va bene, telefoniamo alla padrona di casa che non ci venga a prendere.” Daiana nel vedere la Stelvio Alfa Romeo rossa: “È la macchina che ho sempre sognato, vorrei guidarla…ho la patente italiana.” ”Intervenne Denise: “Vorrei arrivare ala vecchiaia…” I due signori accondiscesero alla richiesta e l’improvvisata autista si mise al volante con vicino Andrea che mise in azione il satellitare che ben presto accompagnò i quattro sino a destinazione. Villa Sofia era a tre piani: sotto il garage e ripostigli, al primo piano cucina, salone e sala da gioco (Bertoldo era amante del poker), al terzo piano camera matrimoniale e stanze per gli ospiti con servizi, sopra una colombaia dove in vari ‘cassetti’ sostavano dei piccioni viaggiatori, un hobby di Bertoldo. Al’attivo dell’auto un abbaiare forsennato di un volpino che aveva annusato degli estranei. Andrea prese Pucci per la collottola ma quando le due donne scesero dall’auto l’animale prese a far le fusa ed a muovere la coda. “È strano stò cane, alcune volte è ‘camurriuso’ come dice Alfio il mio amico siciliano ora tutto miele.” Andrea aperto il portone prese in braccio Daiana per farla entrare. Bertoldo: “C’è stato un matrimonio o mi sbaglio?” Tutti risero ma era evidente il gesto del giovane aveva per lui un significato ben preciso (anche per Daiana). Nel salotto gli accordi: la mattina Bertoldo sarebbe andato in azienda con la Stelvio, Andrea avrebbe ceduto la sua Fiat 594 Abarth a Diana per recarsi all’Università e lui sarebbe andato con la vecchia 500 di suo padre nello studio dell’avvocato dove era apprendista. Denise come passava il tempo dato che alla conduzione della casa provvedevano due cameriere ed un uomo tuttofare? Aveva scovato in garage una bici e con questa girava per le vie della cittadina e di quelle vicine. Il prode Bertoldo occupato nel mandare avanti la sua ditta di import di caffè, piante e frutti tropicali oltre che di pappagalli, altro suo hobby oltre quello dei piccioni. Un giorno non si sentiva particolarmente bene, non aveva digerito e pensò bene di rientrare a casa e chiamare il suo medico. All’arrivo in villa incontrò Denise che stava uscendo con la bici per il suo giro mattutino, vedendo il biancore del suo viso Denise scese dalla bici e si precipitò a sorreggere Bertoldo accompagnandolo sino al salone. “Per favore chiama il dottor Gatti, il numero telefonico e nella rubrica sul tavolo. Dopo circa mezz’ora si presentò un giovane biondo, sorridente che: “Devo stilare un certificato di morte, chi è deceduto?” Bertoldo alzò una mano, si sentiva svenire. “Il dottore visitò sommariamente Bertoldo e: “Sono disturbi neuro‐vegetativi, una pillola e rimettiamo in piedi questo signore, gli ho detto di sposarsi, sarebbe la cura migliore per lui.” “Grazie, sei sempre caro, prenditi una bottiglia qualsiasi nella vetrinetta, ti chiamerò come testimone alle mie nozze!” Bertoldo forse per effetto psicologico della visita del dottore si stava riprendendo rapidamente, tanto rapidamente che prendendo spunto dalle parole del medico: “I consigli dei dottori debbono essere seguiti, che ne dici se ci sposiamo?” Denise rimase sorpresa, non era cosa di tutti i giorni che le mancassero le parole…Cercò di cavarsela con una battuta: “Debbo chiedere il permesso a mia figlia!” Bertoldo si allontanò e ritornò con un astuccio, lo aprì, anche stavolta Denise rimase basita, un anello con un brillante veramente grosso, probabilmente della defunta moglie. Approfittando della confusione mentale di Denise Bertoldo si fece più audace: “Che ne dici di un assaggino della luna di miele?” Il disturbo neuro‐vegetativo era scomparso come pronosticato dal dottor Gatti. Il pomeriggio al rientro in villa di al rientro di Andrea e di Daiana Denise, piuttosto timidamente mostrò il regalo del padrone di casa, i due giovani lì per lì con commentarono poi capirono che la cosa migliore erano le congratulazioni e così fecero. Sicuramente Bertoldo aveva più volte assaggiato la topa di Denise perchè dopo un mese, a tavola: “Non so se vi farà piacere ma avrete una fratellino o una sorellina, quali dei due preferite?” Ad Andrea venne in mente una vecchia barzelletta che ad analoga domanda, il nuovo nato già grande di età rispose: “Mio papà voleva un maschio, mia mamma una femmina, sono nato io….li ho accontentati entrambi.” Andrea si rifugiò sul classico: “Citando il Rigoletto di Verdi vi dico:’questo o quello per me pari sono, m’è venuta in mente un’idea, il pargolo potrà far imparare a Daiana come cambiare pannolini e delizie del genere.” “Se è una proposta di matrimonio te lo puoi scordare, ho promesso a me stessa di rientrare in Brasile per aiutare i poveri, se te la senti di seguirmi…” Andrea orami si era innamorato di Daiana, quella affermazione fu un duro colpo per lui, lasciare Bologna era praticamente impossibile e quindi… Il giovane sembrava un cane bastonato, spesso quando era in casa passava il tempo con le cuffie all’orecchio per ascoltare musica, Daiana per conto suo studiava o leggeva un libro allora fine della storia? Il buon Mercurio protettore di Andrea fece commuovere Daiana che un pomeriggio che erano soli in casa lo invitò con gli occhi ad andare in camera da letto. Li per lì Andrea non si rese conto dell’invito ma quando Daiana fu più esplicita: “Braciolettone vuoi o no venire a letto con me?” Immediatamente la prese in braccio e la depositò sul letto matrimoniale del padrone di casa. Nel rapporto intimo Daiana dimostrò di non essere più vergine, cosa che poco importò ad Andrea che malignamente, invece della classica marcia indietro restò a lungo nella topa della novella sposa. Anche Daiana ebbe come regalo di fidanzamento un gioiello di un maestro orafo di Valenza, un collier bellissimo e costosissimo. Quando dopo un mese a Daiana non vennero le mestruazioni la ragazza si recò da un ginecologo ed ebbe la conferma, sarebbe diventata mamma. Rientrata a casa si chiuse nella sua stanza, ad Andrea che aveva bussato ala porta: “Sparisci maiale, hai infranto tutti i miei sogni!” Ovviamente la notizia venne a conoscenza di Denise e di Bertoldo che invece si fecero delle matte risate, madre e figlia incinte, un bel quadretto! Daiana restava chiusa in casa, non frequentava più l’Università, era in profonda crisi, non sapeva che decisione pendere quando l’esperienza e la saggezza materna… “Ti sei prefissata e aiutare i poveri del nostro paese, non c’è bisogno che rientri in Brasile, ogni mese puoi fare una donazione ad un istituto per anziani o ad una casa per bambini abbandonati e così avrai realizzato la tua promessa. Daiana si convinse, riprese la vita di prima, si riappacificò con Andrea e a distanza di due mesi vennero alla luce Anna e Sofia, bellissime. Quella nascita fece affermare a Bertoldo: “Figlio mio noi maschietti siamo in minoranza, il mondo è delle donne come da un vecchio film di Lauren Bacall.