Dea degli abissi

Adulti, contenuto erotico. Racconto tratto da "Nora, dea degli abissi" ‐ Una fantastica avventura nei fondali del Mar dei Caraibi ‐ di Monica e Manuel Drake (disponibile su Amazon e nelle migliori librerie online)),

PROLOGO
Lo scafo catamarano del Vision Marine V32 vola sul pelo dell’acqua a quasi cento miglia orarie. Il sibilo dei due potentissimi motori E‐Motion è coperto totalmente dal rumore generato dalle turbolenze del vento e dal frangersi delle chiglie contro le onde.
Oggi è la prima volta che ho l’occasione di pilotare da sola il motoscafo a propulsione elettrica più veloce al mondo che, in diversi esemplari e con opportuni adattamenti per la marina da diporto, è da pochi giorni in dotazione come tender della mia nave. Un altro elemento di assoluta esclusività che la Compagnia armatrice della LightStream, di cui sono fiera comandante e testimonial, ha voluto dare alle costosissime crociere che propone.
Avevo proprio bisogno di una sferzata di adrenalina come questa, dopo lunghe e noiosissime giornate di navigazione.
Quasi due giorni di ormeggio a Grand Bahama mi permettono di riservarmi un po’ di tempo libero, finalmente lontana dalla confusione che regna sulla nave e nei suoi pressi, per via di tutte le attività che si organizzano per l’intrattenimento dei ricchi crocieristi.
Così, poco prima dell’ora di pranzo, sto facendo rotta su uno della miriade di isolotti e atolli totalmente disabitati dell’arcipelago.
Giunta in vista della mia meta, riduco notevolmente la velocità ed osservo con il binocolo quale potrebbe essere il mio approdo ideale.
Individuo un’amplissima e profonda spiaggia contornata da palme, eleggendola a sede della mia giornata di relax.
Ad una trentina di metri dalla battigia, penso che sia meglio non avvicinarmi oltre. Il fondale sabbioso è piuttosto irregolare e presenta diverse secche che potrebbero far incagliare e danneggiare la mia straordinaria imbarcazione.
Getto l’ancora e, dopo essermi assicurata che abbia fatto testa, preparo quanto necessario alla mia sosta.
Nello zainetto a tenuta stagna avevo già messo il telo da bagno e la crema solare. Ora aggiungo la chiave di accensione del motoscafo, il cellulare, il binocolo, gli occhiali da sole, il cappellino, la borraccia e qualche cibaria che avevo conservato nel frigorifero di bordo.
Mi spoglio completamente, tenendo il tanghino del costume da bagno.
Indosso il cinturone in cuoio, al quale sono assicurati il grosso coltello da pesca e una giberna con l’essenziale per le emergenze.
Infine, anche se non intendo pescare, recupero ugualmente il fucile pneumatico dal suo alloggiamento e lo carico con una fiocina. Da sola, in un luogo completamente isolato, non si sa mai.
Sicura di avere con me tutto il necessario, vado a prua, osservo con attenzione il fondale e mi tuffo.
La temperatura dell’acqua è fin troppo elevata per i miei gusti e non è certo l’ideale per lunghe nuotate.
Dopo poche bracciate, sono sul bagnasciuga. Appena approdata, prendo ancora il binocolo e do un’altra occhiata in giro.
Se non fossi certa di essere ancora viva, potrei affermare che questo è il paradiso, per un’amante del mare e del silenzio come me.
La sabbia bianchissima ma grossolana scotta e grattugia un po’ le piante dei piedi, perciò stendo il telo e mi ci metto sopra velocemente.
La seconda operazione indispensabile è cospargermi di crema solare con protezione 50: il sole è davvero cocente.
Mi guardo ancora intorno, estasiata dal colore turchese e azzurro chiarissimo del mare cristallino.
Vicinissimi alla riva, nuotano tranquilli centinaia di pesci trombetta, in compagnia di numerose stelle marine, appoggiate quasi immobili al fondale.
L’appetito si fa già sentire, così, prima di rilassarmi, faccio uno spuntino con un po’ di insalata mista e dei crackers. Frutta e merendine li tengo per dopo.
Consumato il pasto, vado a bagnarmi e mi stendo al sole dopo essermi tolta anche la mutandina.
Mi sento come se fossi Eva, totalmente immersa nella Natura, e sua stessa figlia, che nella sua grandezza mi ha riempita di doni di valore inestimabile.
In momenti come questi, mi dimentico di tutto, la mia mente si svuota e sono tutt’una con l’Universo che mi infonde un’energia dalla quale mi sento attraversata in ogni cellula.
Perdo persino la cognizione del tempo, ma tutti gli altri miei sensi sono ben attivi e ricettivi, al punto che, pur avendo gli occhi chiusi, mi accorgo anche quando un piccolo granchio mi si avvicina incuriosito.
In questa pace assoluta, la mia mente birichina ha voglia di stuzzicarmi e mi rinnova il ricordo della scorsa notte. Perciò la assecondo, ripercorrendo volentieri tutti gli eventi.

ALBERT
Dopo essere salpati da Miami, la giornata era trascorsa serena e senza problemi di rilievo. Come sempre, il personale di bordo ha gestito egregiamente le incombenze e i piccoli imprevisti che sorgono ad ogni inizio di crociera, dandomi modo di annoiarmi alla grande.
Dopo cena, al termine del turno, mi sono precipitata nel mio appartamento per cambiarmi.
Avevo proprio voglia di trascorrere una serata in leggerezza, perciò ho deciso che sarei andata in una delle discoteche presenti a sulla nave.
Smessa la divisa, mi sono rifatta il trucco. Quello che ho quando sono in servizio è troppo “tranquillo” e bon‐ton, quindi inadeguato per una serata spensierata e molto glamour.
Normalmente, l’operazione richiede quasi un’ora di lavoro certosino, ma il risultato è assolutamente dirompente. Ho sciolto la treccia che raccoglie i capelli e, grazie a spazzola e phon, la mia chioma fluente e dorata è diventata quella delle grandi occasioni.
Ho aperto il guardaroba e passato in rassegna la pletora di abiti da sera che possiedo, in cerca di quello di cui avevo voglia.
Ed eccolo qua, uno dei miei preferiti: giallo, sfrontato e audacissimo. Lungo fino alle caviglie, esalta le mie chilometriche gambe con i suoi spacchi laterali che arrivano ben sopra le anche.
La parte superiore, composta da due strisce di tessuto agganciate dietro la nuca, copre ben poco il mio florido seno.
Con un capo del genere, la biancheria intima dev’essere adeguata, così ho rinunciato al reggiseno e ho optato per un perizoma ridottissimo in tinta con l’abito.
Infine, ho calzato i sandaletti argento tempestati di cristalli Swarovski. Grazie al loro tacco dodici, la mia statura arriva ad un metro e novantacinque centimetri.
Dopo un soffio di profumo, mi sono data un’ultima guardata allo specchio: “Cazzo!” ho pronunciato a voce alta osservando la mia immagine riflessa, consapevole che con la mia bellezza eclatante farò strage di cuori e provocherò una selva di turgidissime erezioni.
Sono uscita dal mio appartamento e ho percorso il corridoio riservato agli ufficiali di bordo. Giunta in fondo, le porte si sono aperte automaticamente e mi hanno consentito di accedere ad uno degli atrii principali, a quell’ora piuttosto affollato di crocieristi che si smistavano pigramente tra i vari luoghi di intrattenimento.
Ho camminato svelta per sfuggire prima possibile dalla selva di sguardi che, dopo pochi istanti dal mio ingresso, mi ha letteralmente assalita.
Uomini di tutte le età si voltavano al mio passaggio e mi divoravano con gli occhi, noncuranti che avrebbero potuto provocare le gelosie e il disappunto delle loro compagne. Di esse, poche mi osservavano ammirate, mentre nella maggior parte ho suscitato invidia e malcelato fastidio per l’esuberanza del mio splendore.
Non mi sono curata di loro e ho guardato sempre dritta avanti a me, come se l’ambiente fosse deserto.
Finalmente, ho raggiunto l’uscita su un ponte esterno. Qui la situazione era più tranquilla e ho potuto rallentare il passo.
Percorsa una trentina di metri, sono tornata sotto coperta e ho preso uno degli ascensori che mi ha portata tre ponti sopra, proprio di fronte all’ingresso del locale che avevo scelto. Ieri sera c’era in programma il revival “Disco ‘70‐’80‐’90” e non vedevo l’ora di scatenarmi.
L’ambiente era già parecchio affollato. Ho deciso di bere un drink e di dare un’occhiata in giro prima di darmi alle danze.
Al bancone del bar, nemmeno il barman mi ha riconosciuta così agghindata. Poco male: così ho evitato che tra il personale si spargessero pettegolezzi su ciò che avrei fatto e su chi avrei incontrato, argomento preferito nelle chiacchere di bordo.
Ho preso il mio bicchiere e mi sono sistemata in un divanetto vicino alla pista da ballo. La musica era perfetta e l’atmosfera alle stelle.
Non sono trascorsi nemmeno cinque minuti e un galante giovanotto mi si è avvicinato, mi ha salutata cordialmente e mi ha domandato se avessi gradito ballare con lui. Avevo già notato che era un bravo ballerino, così ho accettato volentieri, gli ho dato la mano e lui mi ha aiutata ad alzarmi.
Era piuttosto giovane e non certo bello, ma molto simpatico e, soprattutto, non si è pavoneggiato per avermi come sua compagna di ballo. Tra un volteggio e l’altro, non mi ha risparmiato numerosi complimenti.
Dopo un paio di brani, gli ho comunicato che sarei tornata al divanetto per dissetarmi; mi ha accompagnata e ha approfittato per farmi qualche domanda.
“Mi chiamo Vanessa e abito a Los Angeles.” gli ho risposto, mentendo solo per tenere riservati la mia reale identità e il mio ruolo a bordo.
“Molto piacere! Sono Albert e vengo da New York. Sai, sono rimasto colpito, non solo dalla tua bellezza, ma perché assomigli molto al comandante di questa nave. Lo hai notato?”
“Dici? Mah, non saprei… Molti sostengono che ho un viso piuttosto comune e che è facile confondermi con molte altre donne.”
“Ah, ah, ah!” Albert mi ha risposto con una sonora risata alla quale ho unito la mia, consapevole di aver sparato scherzosamente una cazzata stratosferica: “Dove cazzo la trovano un’altra che mi assomiglia, anche lontanamente?” mi sono chiesta tra me e me. Poi, ho sviato l’argomento invitandolo a riaccompagnarmi in pista.
Il brano successivo era un lento, così ci siamo avvicinati e lasciati trasportare dalla melodia.
Lo stretto contatto con il corpo di Albert mi ha permesso di constatare che, sotto l’elegante completo, aveva un fisico molto tonico, probabilmente anche un po’ palestrato, ma senza esagerare.
Ha approfittato della vicinanza dei nostri volti per raccontarmi di lui. Lavora a Wall Street, è single e, essendo parecchio assorbito dalla sua attività, non ha molto tempo per coltivare amicizie, specialmente quelle femminili. Ha detto di essere un inguaribile romantico, di credere nella famiglia tradizionale e di sognare una casetta in campagna con tanti bambini.
Mi sono fatta l’idea che fosse proprio un bravo ragazzo, ma molto carente di esperienza in fatto di donne. Per quanto io apprezzi i suoi principi e che si sia aperto con me in maniera molto sincera e trasparente, dovrebbe però riflettere sul fatto che non è il caso di fare certi discorsi dopo nemmeno mezz’ora che conosce una donna. Ancor meno se è una tipa come me che, almeno dall’aspetto, non dà certo la parvenza di essere una brava ragazza in cerca di un buon partito per farsi una famiglia da “Mulino Bianco”.
Ad ogni modo, per non rischiare di offenderlo, ho continuato ad ascoltarlo con interesse e a mentirgli, seppur con profondo dispiacere, raccontandogli che sono un architetto e che, per la maggior parte dell’anno, lavoro a Dubai progettando l’arredamento di dimore da sogno.
Gradivo molto la sua compagnia e i suoi modi, così gli ho concesso anche il secondo lento, al termine del quale mi ha presa per mano e si è fatto accompagnare sulla terrazza adiacente alla grande vetrata che divide la pista da ballo con l’esterno.
Raggiunto il parapetto, mi ha tirata a sé, mi ha stretta tra le braccia e ha preso a baciarmi appassionatamente.
Per lunghi attimi sono rimasta quasi inerme, basita dalla sua intraprendenza, ma la sua bocca mi piaceva, perciò ho accantonato le mie riserve sul suo aspetto esteriore e mi sono lasciata trasportare, ricambiandolo con altrettanta voluttà.
Albert è un vero gentiluomo e non ha approfittato della situazione per concedersi delle libertà con il mio corpo, accontentandosi della consapevolezza che, stando abbracciati così stretti, ben percepivo la sua erezione.
Mentre lo baciavo, riflettevo su come gli imprevisti, seppur piacevoli, giochino cinicamente a scompigliarti i programmi. Avevo in mente di passare una serata frivola e di mettermi in mostra, stando al centro dell’attenzione di maschietti superficiali ed affamati. Invece, eccomi là, in un luogo appartato, a baciare un tipo intellettualmente molto interessante, ma che del mio elaborato trucco e del mio vestito provocante sembrava importargli ben poco, oltre al fatto che si illudeva di potermi candidare come la “mogliettina” dei suoi sogni.
Dopo queste riflessioni, sono tornata a concentrarmi sul nostro bacio, via via più intenso e appassionato.
Da sempre, gli incontri con uomini inaspettatamente coinvolgenti sono quelli che, più di tutti, provocano il divampare della mia libidine.
Contrariamente alla mia natura e ai miei piani per quella sera, mi sono sentita molto più preda che cacciatrice. Così, sebbene avessi già deciso che mi sarei scopata Albert, ho lasciato a lui ogni iniziativa.
Le nostre bocche si sono staccate per riprendere fiato, dandoci la possibilità di guardarci negli occhi.
Albert era evidentemente perso nel mio sguardo e il suo volto mi comunicava tutto il suo compiacimento per essere riuscito a conquistarmi.
“Sei splendida, Vanessa. Sei la donna più bella e affascinante che abbia mai visto…” mi ha confessato, prima di darmi altri baci che ricevevo volentieri senza frapporre inutili parole.
I suoi modi, la sua dolcezza e il suo sguardo adorante mi hanno fatto percepire che fosse sul punto di innamorarsi di me.
Mi sono sentita molto lusingata, sebbene mi sia già accaduto innumerevoli volte ma, nel suo caso, ho provato profondo rammarico per l’inevitabile delusione che gli avrei dato.
Ho cercato di accantonare questo stato d’animo che mi ha fatta combattere tra il desiderio impellente di farci l’amore e la mia etica, che avrebbe voluto che mi inventassi una scusa per interrompere il nostro incontro e risparmiargli un dolore.
Purtroppo per i miei scrupoli, Albert ha iniziato ad accarezzarmi con insistenza i fianchi e l’incavo della schiena, sede dei miei ‘interruttori sessuali’, cosicché essi si sono accesi istantaneamente, non lasciando più spazio alla ragione e ai buoni propositi.
Mi sono abbandonata alle carezze, posando le mani sui suoi pettorali che sentivo ben pronunciati e guizzanti sotto la candida e fresca camicia.
A quel punto, ero io a desiderare i suoi baci, così ho aderito maggiormente al suo corpo, cercando di trasmettergli il mio pensiero: “Per questa sera, sarò tua. Fammi tutto ciò che vuoi, hai la strada spianata.”
Quasi avesse recepito il mio messaggio, si è fatto più intraprendente, ma sempre con molto tatto e discrezione.
Ha approfittato degli spacchi laterali del mio abito per insinuarci lentamente le mani, fino a farle giungere sui miei glutei che prima ha sfiorato dolcemente, quindi stretto con una certa forza.
L’ho lasciato fare per un po’, poi, nel timore che qualcuno potesse vederci, gliele ho spostate più in alto con dolcezza. Infine, gliene ho presa una e l’ho invitato a seguirmi.
Abbiamo camminato mano nella mano fino a che non abbiamo circumnavigato l’esterno della discoteca. Arrivati ad uno degli ingressi della coperta, l’ho guidato lungo un paio di corridoi.
Giunti davanti alla porta di un locale di servizio, mi sono guardata intorno per essere certa che nessuno ci vedesse, quindi l’ho aperta e l’ho spinto dentro allo stanzino con aria divertita.
Albert è rimasto molto sorpreso dal diversivo che gli stavo offrendo.
Ho richiuso velocemente la porta e l’ho accompagnato contro una catasta di materassini per le sdraio.
Mi ci sono appoggiata anch’io e abbiamo ripreso a baciarci.
Visto che non c’era nessun altro impedimento od occhi indiscreti, fremevo che mi mettesse le mani addosso e che iniziasse ad esplorarmi nel modo più indecente di cui era capace.
Le sue buone maniere lo facevano trattenere, perciò, in parziale deroga ai miei propositi di restare passiva, l’ho incoraggiato, afferrandogli le mani e mettendole a coppa sulle mie tette.
Il suo sguardo si è illuminato e ha preso a stuzzicare i capezzoli che hanno reagito all’istante, indurendosi e svettando come chiodi.
Ho aperto il gancetto dietro alla nuca e il vestito si è afflosciato a terra, svelando ad Albert il mio corpo nella sua interezza.
È retrocesso di qualche passo ed è restato impietrito ad osservarmi, facendo scorrere più volte il suo sguardo su di me.
“Sei… Sei veramente una dea…” balbettava in piena estasi contemplativa.
“Allora, cosa aspetti ad omaggiare la tua dea con tutta la tua passione?” gli ho domandato maliziosamente, assumendo una posa molto provocante che esaltava la linea dei miei fianchi.
Mi si è avvicinato lentamente senza togliermi gli occhi di dosso, quindi, è scattato verso di me, mi ha sollevata di peso e mi ha appoggiata con una certa decisione su una pila di materassini più bassa.
In pochi istanti, è rimasto con indosso solo i boxer e mi è saltato sopra. Mi ha baciata e toccata ovunque senza ritegno.
Sentirmi preda di desideri impetuosi e irrefrenabili era proprio ciò di cui avevo necessità, pertanto ho assecondato in ogni modo la sua bocca che scorreva sulla mia pelle leccandola e mordicchiandola, mentre le sue dita si insinuavano impertinenti nelle mutandine e frugavano ogni recondito angolo della mia intimità.
“Cavolo, ci sa fare il tipo…” ho pensato, mentre Albert mi masturbava molto sapientemente, dosando perizia, dolcezza, fantasia e molta sfacciataggine.
“Mi stai facendo venire…” gli ho sussurrato, ormai prossima al primo orgasmo.
“Godi quando vuoi, amore…” mi ha risposto, prima di riempirmi la bocca con la sua lingua.
Sono stata presto costretta a staccarmi, perché il piacere era così intenso che quasi mi toglieva il fiato e dovevo fronteggiare la carenza d’ossigeno.
Ho spalancato le labbra lasciando che la mia lingua guizzasse tra loro. Con molta presenza di spirito, Albert l’ha serrata tra le sue e me l’ha succhiata voracemente.
“Mmm… Bella questa cosa…” ho pensato. Intanto, continuavo a venire squassata da violente e incessanti contrazioni del mio ventre.
Appena si sono placate, restituendomi la possibilità di fare movimenti volontari, mi sono girata e ho fatto in modo che fosse Albert a stare sotto.
Gli ho sfilato velocemente i boxer e gli ho impugnato il pisello. Gli ho calzato il preservativo che nel frattempo avevo recuperato dalla borsetta e gli ho assestato alcune profonde pompate, quindi mi sono messa all’amazzone e mi ci sono impalata fino in fondo, appoggiando le mani sul suo petto.
Albert si è aggrappato ai miei fianchi, quindi ha proseguito il fantastico massaggio alla mia schiena che aveva interrotto poco prima.
“Se continui così, presto avrò un altro orgasmo, mio caro.” l’ho ammonito.
“Anch’io sono pronto a venire. È impossibile resisterti oltre, Vanessa…”
Ho aumentato il ritmo della cavalcata e, dopo qualche minuto di furioso galoppo, siamo esplosi contemporaneamente. Nonostante il profilattico, ho sentito le abbondanti saettate di sperma che scorrevano lungo il membro e si espandevano nel serbatoio del condom. Intanto, Albert era in estasi totale e mi ripeteva “Ti amo, Vanessa, ti amo, ti amo…”
Esaurito l’obnubilamento mentale dato dalla lussuria, le sue parole mi hanno spaventata. Come supponevo, nella sua ingenuità, Albert ha visto in me la donna dei suoi sogni. Non essendo assolutamente interessata ad avere una storia come si immagina lui, mi sono sfilata velocemente dal suo cazzo, sono saltata in piedi e, in pochi istanti, mi sono rimessa l’abito, ho acchiappato la borsetta e mi sono fiondata verso la porta dello stanzino.
L’ho aperta, mi sono fermata un attimo sulla soglia, mi sono voltata verso di lui e gli ho sussurrato dolcemente: “Non sono la donna che sogni. Mi dispiace.”
Prima che lui se ne rendesse completamente conto, sono scomparsa, infilandomi in un corridoio di servizio inaccessibile ai crocieristi.
Come se mi sentissi inseguita, ho raggiunto quasi correndo il mio appartamento, sono entrata e mi sono buttata sul letto in lacrime, consapevole del dolore che stava provando Albert in quel momento e di quanto mi stavo sentendo egoista, avendolo usato per appagare i miei desideri sessuali che non riesco a controllare.
Placata la crisi, sono andata a togliermi il trucco e a prepararmi per la notte.
Prima di addormentarmi, mi sono resa conto di aver bisogno di staccare un po’ dal lavoro. Perciò ho deciso che, l’indomani, dopo aver ormeggiato a Grand Bahama, mi sarei presa una giornata di riposo.

Racconto tratto da "Nora, dea degli abissi" ‐ Una fantastica avventura nei fondali del Mar dei Caraibi ‐ di Monica e Manuel Drake (disponibile su Amazon e nelle migliori librerie online),