Diario "malincomico " di un pomeriggio di fine estate
Come è semplice, più di un sorso d'acqua fresca, cadere giù nei pensieri molli, come fossi inerme e senza idee.
Scrivere di me è l'unica pillola, solo che per incostanza, prendo quando capita, quando non posso farne a meno e così rischio di star bene solo a metà. Non ho voglia di congedi fruediani, non mi va una lettura scialbadi un passato che non voglio più scandagliare, rivivrei solo ricordi a colori effetto melange, e non si sopportano allungo in testa pezzi di vetro, o frammenti di alito trapassato, come alberi di arance e limoni pronti da mangiare ma impossibili da afferrare. E'così che mi fanno sentire i ricordi, e non ho fatto altro in questo tempo che ricordare, fino e solo ad addormentarmi.
I versi di una poesia aiutano a non mostrare mai del tutto noi stessi, o a farlo con grazia,
e quando la debolezza di alcune sofferenze si doma con la parola scritta,
è come aver toccato la migliore seta senza poterla indossare. E' tutta un'illusione,
una scavatrice che fa solo rumore ma non sa scavare,
una farfalla che respira solo a mezz'aria sopra le cose, dietro le cose, volando tra cieli di carta
e si accorge atterrando della smagliatura del tempo che non sa più ghermire, e che sta solo perdendo.
Me lo ha scritto anche il mare che la vita è un'opportunità, accerchiandomi l'anima alla riva, ma io ho ubriacato di vino rosso la mia malinconia e adesso randagia mescolo l'assurdità di un momento scadente ad un pensiero affranto di vanagloria.