Domani è come sempre...
Brian ed Arlene Donovan conducevano un'esistenza normale e sembravano una coppia apparentemente felice: lui immerso nel suo lavoro di ragioniere, lei impegnata nei suoi compiti segretariali in un famoso studio legale. Non avevano figli, non li avevano mai voluti per libera scelta. Passavano spesso le serate da soli in casa, a guardare silenziosamente il fuoco del camino ardere oppure raccontandosi a vicenda storie del loro lavoro. Arlene si sentiva diversa, inadeguata; li sembrava di essere rimasta in qualche modo fuori dal tempo...l'unica ad esserlo nella loro cerchia di amici. Qualche volta quando i due erano seduti sul divano di pelle arancione nel soggiorno di casa ne discuteva col marito, facendo dei confronti soprattutto con la vita dei loro vicini, Harriet e Jim Stone. Alla donna pareva che quelli conducessero una vita più intensa e brillante della loro: andavano sempre a cena fuori, invitavano gente a casa o viaggiavano spesso. Di solito accendeva una sigaretta, versava del gin al marito nel suo bicchiere di cristallo che lui custodiva gelosamente nella vetrina della biblioteca (lo stesso da quando erano ancora fidanzati, che aveva avuto in regalo dalla madre), lo guardava negli occhi e domandava:
‐ Ma lo siamo per davvero? Siamo veramente felici? Ed ancora:
‐ La felicità è l'unico mezzo possibile per non essere infelici?
Quasi mai Brian rispondeva subito alla moglie, a volte annuiva soltanto piegando il capo in avanti, tra un sorso e l'altro di gin oppure quando lo faceva dava risposte concise ed insoddisfacenti alla donna:
‐ Cara, sei sicura? Non ti sembra che siamo felici abbastanza? Quelli hanno tutto ma forse non li basta!
E così lei continuava a parlare, il suo monologo interiore...quel farsi domande da sé (stessa) ridicolmente nevrotico sapendo che il marito non li avrebbe dato mai le risposte che voleva, mai li avrebbe detto ciocché voleva sentirsi dire. Dopo la discussione in genere i due concludevano la serata prendendo una boccata d'aria nella veranda di casa eppoi andavano a letto. Una sera, però, le cose andarono diversamente. Era quella del loro anniversario di nozze, il ventesimo. I due erano seduti sul divano e dopo che Brian ebbe finito di raccontare qualcosa, la donna fece:
‐ Sai, gli Stone sono stati a Filadelfia, ieri l'altro, a trovare i figli, poi sono andati in Florida, al mare e al sole. Che bello!
‐ Davvero? ‐ rispose lui. ‐ A Filadelfia? Ma noi non abbiamo figli, cara...in Florida, poi, è troppo distante. Sai bene che soffro la macchina!
‐ Dai, Brian, ‐ fece ancora lei, ‐ sarebbe stupendo andarci, un viaggio...da quanto tempo. Fallo per me, ti prego! Che bello essere felici come loro!
‐ Va bene! ‐ rispose l'uomo. ‐ Ci penserò, per Natale, forse...ma noi siamo già felici, vero? (mancavano tre settimane appena a quel giorno). La donna non rispose al marito ma dopo qualche attimo esclamò:
‐ Saremo mai felici come loro? Quello allora la guardò dritta in mezzo agli occhi e disse:
‐ Vuoi stare zitta, per favore?
Arlene non disse nulla. Prese una sigaretta, l'accese è andò sulla veranda. Dopo qualche minuto Brian la raggiunse e disse:
‐ Andiamo a letto, su! ‐ Una volta che furono distesi sul letto disse ancora:
‐ Spegni la luce, cara. Domani è come sempre...saremo felici, vedrai!
Taranto, 12 novembre 2020.