Donna Sofia
Ore cinque del mattino: il mercato rionale della domenica si svegliava puntualmente. Si udivano già le grida dei primi venditori ambulanti intenti a catturare i clienti più mattinieri. Era un mondo suggestivo con un folklore decisamente fuori dal comune.
Tra fruttivendoli agguerriti e venditori di abbigliamento usato, spiccava Donna Sofia, una signora sulla ottantina particolarmente amata dai bambini per la sua bancarella piena di dolciumi e caramelle di ogni genere. La sua voce squillante aveva il potere di farsi sentire più delle altre in quel mercato da molti definito magico e i bambini si accalcavano festanti sperando di accaparrarsi il dolce più buono e la caramella più gustosa.
Donna Sofia era conosciuta da tutti gli abitanti del quartiere che la descrivevano come una donna piena di vitalità nonostante l’età avanzata e i numerosi dispiaceri che la vita le aveva riservato.
L’anziana donna aveva perso i genitori quando era molto giovane e aveva dedicato tutta la sua vita al lavoro nei campi. Aveva sposato un uomo che l’aveva lasciata quando aspettava il suo primo ed unico figlio con cui da tempo aveva tagliato ogni rapporto. Tutto ciò che possedeva era un piccolo appartamento situato al piano terra di un palazzo che era riuscita ad acquistare con i risparmi di una vita. Nonostante il suo volto segnato da episodi spiacevoli aveva sempre il sorriso sulle labbra. Erano infatti i bambini, che lei considerava come dei nipotini, a mantenerla allegra. La loro spensieratezza e le loro allegre risate erano capaci di cancellare tutto ciò che di negativo c’era stato nella sua esistenza.
Tra i tanti fanciulli che quotidianamente popolavano la bancarella di Donna Sofia, c’era Elena, una dolcissima bambina, figlia di una famiglia benestante del quartiere. Ogni mattina, prima di andare a scuola, si recava puntualmente da Donna Sofia a comprare le solite caramelle all’arancia di cui era ghiottissima. La sua allegria era davvero contagiosa e Donna Sofia non poteva che sorridere nel vederla arrivare.
“Per favore Donna Sofia, sarebbe così gentile da darmi le solite caramelle all’arancia? Ne vado matta e piacciono tanto anche alla mamma”. Chiedeva Elena con voce allegra. “Eccole qui piccolina, ma attenta a non farne un’indigestione” rispondeva Donna Sofia con tono altrettanto gioioso. L’incontro tra Donna Sofia e la piccola Elena aveva portato gioia nel cuore di entrambe; Elena non aveva mai conosciuto i suoi nonni e quindi vedeva in Donna Sofia quella nonna che non aveva mai avuto.
Nemmeno Donna Sofia aveva mai avuto dei nipoti e quella bimba, incontrata per caso, sembrava davvero averle cambiato la vita. Anche la famiglia di Elena era contentissima della nuova conoscenza fatta dalla loro figlioletta e spesso non si sottraevano dall’invitare a pranzo Donna Sofia evitando così che l’anziana donna potesse cadere sempre più nel baratro della solitudine. Durante il pomeriggio Elena si recava spesso in visita a casa di Donna Sofia e quest’ultima la intratteneva raccontandole favole o storie della sua giovinezza trascorsa nei campi. Tra le due si era instaurato un rapporto che aveva un sapore speciale, dove entrambe non riuscivano a fare a meno dell’altra.
Arrivò però un bruttissimo giorno, uno di quelli che si fa fatica a dimenticare. Mentre era intenta a vendere le sue caramelle, Donna Sofia avvertì dei forti dolori ad un braccio e al petto e di lì a poco si accasciò sull’asfalto. La donna era stata colta da infarto e i tentativi per rianimarla non andarono a buon fine. Fu ricoverata nel vicino ospedale ma ogni giorno che passava, sembrava portare via la speranza di rivederla di nuovo nel suo ruolo di simpatica venditrice di dolciumi. La piccola Elena trascorreva ore intere al suo capezzale sperando che quella dolce vecchietta, che aveva imparato ad amare come una vera nonna, si risvegliasse. Anche gli altri bambini del quartiere andavano a trovarla spesso e, senza di lei, il mercatino rionale aveva perso quel tocco di dolcezza che solo Donna Sofia sapeva dare.
La dolce e tenera Elena parlava a Donna Sofia e sperava che, ascoltando la sua voce, l’anziana donna si risvegliasse dal coma. “Ti prego Donna Sofia riapri gli occhi, come faremo noi bambini senza le tue caramelle ed io come farò senza la mia nonnina”? Erano le parole che Elena, tra le lacrime, ripeteva alla donna mentre si trovava in quella buia camera d’ospedale. La bimba non aveva perso la speranza, sentiva che prima o poi avrebbe riabbracciato la sua nonnina adottiva. Ogni sera, prima di andare a letto si ricordava di recitare una piccola preghiera per Donna Sofia, raccomandando al Signore la sua guarigione.
La bella notizia non tardò ad arrivare. Una mattina infatti, mentre Elena era intenta, come ogni giorno, a sorvegliare Donna Sofia nel suo letto, si accorse che la vecchietta aveva cominciato a muovere una mano. La afferrò e vide che Donna Sofia aveva ormai aperto gli occhi. La donna, con voce flebile, si rivolse alla bambina e le disse: “Mia dolce Elena, devi scusarmi se ti ho spaventata, non volevo. Il Signore non ha voluto che andassi da lui ma ha deciso di farmi rimanere qui, accanto a te. Tu non hai conosciuto i tuoi nonni ma ci sono io adesso e non ti farò mancare l’affetto di una vera nonna”. Con il passare dei giorni le condizioni di salute di Donna Sofia miglioravano a vista d’occhio e poté finalmente lasciare l’ospedale e tornare dai bambini del mercato rionale. Ci fu un’ulteriore novità nella vita di quella tenera vecchina. I genitori della piccola Elena infatti le proposero di andare a vivere a casa loro. “Sei stata importante per la nostra piccola” le dissero “ e non vorremmo che tu soffra di solitudine”. A queste parole Donna Sofia scoppiò in un pianto di felicità. La vita le stava restituendo, seppur con notevole ritardo, tutto quello che in passato le aveva tolto dandole una nipotina e il calore di una vera famiglia che aveva scelto di prendersi cura di lei, facendo sparire dalla sua memoria le pene sofferte in giovane età.