Dopo Il Dolore L'Amore
Alberto era in dormiveglia, un cono di luce filtrava dalle tapparelle, tutta la notte passata a rivoltarsi nel letto, squillò il telefono. La cornetta cadde per terra, nervosamente la recuperò, una voce maschile: “Sono il dottor Basile medico di guardia del ‘Papardo’ è lei il signor Alberto M.? “Sono io mi dica. “ “Vede io…” “Non la faccia lunga mi dica le novità su mia moglie!” “Purtroppo…è deceduta, condoglianze.” La cornetta impattò violentemente contro il muro, questo fu l’unico gesto di Alberto; stette cinque minuti immobile poi telefonò al suo amico Franco:”Mara è morta, non ho voglio di rivederla, vieni a casa mia.” Franco aveva le chiavi della porta d’ingresso, si sedette su una poltrona in attesa di… “Voglio ricordare mia moglie da viva, questo è un assegno in bianco, provvedi con le pompe funebri e l’annuncio sul giornale e tutto il resto, agli amici che verranno domani in chiesa dì che sto malissimo e che il dottore mi ha praticato delle iniezioni calmanti ma che non sono in grado di uscire, questa è la chiave della mia cappella al cimitero. Franco si congedò con un segno della mano, si conoscevano troppo bene, tra di loro non c’era bisogno di parlare. Alberto era maresciallo della Guardia di Finanza di stanza a Messina, Franco I., più giovane di venti anni, rivestiva il grado di brigadiere, più che amici erano come padre e figlio. Alberto anni prima, per non essere trasferito continuamente per sostituire i colleghi in licenza, si era inventato la professione di fotografo ufficiale della Legione di Messina nel senso che, pratico di foto sin da bambino, aveva però bisogno di essere formalmente nominato ‘capo laboratorio fotografico’. Presentata la domanda, fu chiamato a Roma per l’esame e ritornò a Messina con un sorriso a trentadue denti mostrando al Maggiore Fava S., Aiutante Maggiore, l’attestato. “E con questo che vuol significare?” “Niente più trasferimenti, lo prevede la circolare 6.000 del Comando Generale, posso offrirle da bere?” La presa per il c. era evidente, il maggiore, nero in viso (non aveva mai avuto molta simpatia per Alberto molto probabilmente perché piccolo, brutto e antipatico al contrario del suo interlocutore) congedò Alberto con un segno della mano. Il problema sorse nei giorni successivi quando al suo normale lavoro di capo sezione si aggiunse quello di fotografo che si esplicava anche con voli sugli elicotteri per cercare di localizzare piantagioni di droga e sulle motovedette per fotografare natanti sospetti, oltre che per ritrarre gli arrestati e riprendere cerimonie ufficiali, e così si guardò intorno per avere un aiuto. Da sempre convinto che i paesani sono, per motivi contingenti più furbi dei cittadini, scovò fra i suoi dipendenti un brigadiere appunto Franco I. il quale: “Maresciallo non ho mai preso in mano una macchina fotografica.“ “In due mesi sarai più bravo di me.” E così iniziò l’amicizia fra i due. Franco era originario di Giampilieri Superiore, un mucchio di case abbarbicate su una montagna distante da Messina dieci chilometri, Alberto aveva preso l’abitudine di passare il week end in quella frazione portando con sé la consorte Giada S. che fece subito amicizia con la moglie del brigadiere, Maria C. e le due figlie Melania ed Antonella di anni sette e cinque, due ragazzine socievoli. Alberto e Giada ormai avevano preso la cittadinanza Giampilierota, lì passavano la maggior parte delle feste fra banchetti e bevute insieme ai parenti dei due anfitrioni.
Il giorno successivo del luttuoso evento Alberto chiamò il portiere e gli chiese se gentilmente poteva andare a comprare la Gazzetta del Sud, nei necrologi apparve per prima la foto di Giada (chissà dove Franco l’aveva scovata) e le solite condoglianze da parte dell’Amministratore del condominio, dei parenti (evidentemente avvisati da Franco) e degli amici. Franco la sera ritornò a casa di Alberto e fece il resoconto della cerimonia: col microfono aveva giustificato l’assenza del marito della defunta per un collasso cardiaco e che il medico curante gli aveva proibito di alzarsi dal letto. Alla fine della cerimonia la solita sc. azzi propose di telefonare al vedovo per le condoglianze, nessuno approvò la richiesta e così pian piano i presenti ritornarono nelle loro auto Alberto stava veramente male, quando andò in bagno vide un viso sconvolto dal dolore, era irriconoscibile, non mangiava da due giorni. La solita vicina intraprendente si rese conto della situazione e si presentò alla porta di Alberto con due piatti fumanti: “Se lei non mangia seguirà presto sua moglie, venga in cucina le faccio compagnia.” Arianna era toscana, una bella bruna piuttosto alta, viso sempre sorridente e dal corpo atletico (era professoressa di ginnastica). Alberto a occhi chiusi nicchiava, Arianna usò le maniere forti: “Ho capito la imboccherò io, apra la bocca,” sembrava una maestra con un alunno recalcitrante. “Ho capito come farle aprire la bocca, lo baciò a lungo cosa che Alberto non si aspettava ma non protestò. Alla fine del pranzo Arianna si presentò a tavola due caffè fumanti: “Ora la vedo meglio. Le offro una Turmac ovale, le porta mio marito dalla Svizzera, sono eccellenti.” La intraprendente vicina accese due sigarette e ne mise una in bocca ad Alberto che sembrava essersi un po’ ripreso. “La trovo già meglio, le faccio ancora compagnia, mio marito Vanni viaggia su treni internazionali ed oggi dovrebbe essere a Lugano…, siamo sposati da due anni, non abbiamo figli a Vanni dispiace a me…no, non sono nata per fare la madre. Le porterò qualcosa di leggero per cena ed anche del buon Chianti, vada a riposarsi. Alberto come un automa seguiva le istruzioni della vicina, Arianna lo coprì con le coperte e ritornò a casa sua.
Alle 20 precise si ripresentò con la cena: un pollo novello con patate ed una cofana di verdure varie e del pane sciapo toscano. Alberto anche se di malavoglia mangiò qualcosa e si fece convincere a bere del buon Chianti, Arianna riempiva il bicchiere e lui…lo svotava sinchè si sentì un po’ brillo. “Ora a letto, il pigiama l’ha addosso si infili sotto le coperte, le farò un po’ di compagnia se non le dà fastidio…Alberto si addormentò ma ad un certo punto percepì qualcosa sul suo volto, Arianna lo sbaciuccava: “Spero che così si rilassi, ne ha proprio bisogno. Alberto posò una mano sulle tette, la signora era ignuda per dirla alla toscana e prese una mano del padrone di casa per posizionarla sulla sua cosina vogliosa. ‘Ciccio’ da Alberto sempre considerato un gran zozzone (con la zeta) si alzò prontamente e si infilò sino in fondo in un tunnel bagnato, la baby se la godeva alla grande, Alberto dimenticò il lutto e partecipò alla pugna sin quando madame Arianna:” Mi hai distrutto, fra l’altro ce l’hai più grosso di quello di mio marito, buona notte.” La mattina Alberto si svegliò con una gran confusione in testa, in tre giorni si era ritrovato vedovo e si era fatto la vicina di casa, i morti si piangono ma i vivi… Alberto per le feste di Natale fu invitato a passarle a Giampilieri, l’ultimo dell’anno c’erano i genitori di Franco e quelli di Maria oltre a vari amici. Non aveva molta voglia di ballare ma, dietro in insistenze della padrona di casa accettò , c’era una vecchia canzone di Sinatra, lenta e piacevole, forse un po’ troppo perché Alberto si mise in crisi, quello zozzone di ‘ciccio’ al contatto col corpo di Maria aveva alzato la testa e non solo quella e l’interessata se ne era accorta ma fece finta di nulla. Alberto si scostò prontamente, le mogli degli amici sono come gli angeli, non hanno sesso o meglio non dovrebbero averlo! Franco da buon paesano e ‘sun of a bitch’ se n’era accorto, invitò il suo superiore ed amico a bere del buon Lambrusco che Alberto stesso aveva portato.“Che ne dici se domattina andiamo a caccia insieme?” “Non ti offendere ma preferisco ritornare a casa, ciao a tutti.” La ‘Giulietta’ Alfa Romeo, vecchia sua compagna di viaggio, lo portò nel garage pubblico sotto casa, era chiuso ma lui aveva le chiavi che il padrone, per rispetto della divisa, aveva dato solo a lui. Arrivato con l’ascensore al piano si trovò davanti Arianna e Vanni i maschera che si recavano nel piano superiore in casa di amici. “Signor Alberto venga con noi, oggi è l’ultimo dell’anno, io e mio marito la preghiamo…” (Si lei e suo marito! )
Alberto di fece convincere. Sulla porta i cognomi Guttadauro e Vaccaro.
Il padrone di casa si appropinquò a mano tesa, Alberto gliela strinse: “Grazie dell’invito signor Guttadauro.” “Io mi chiamo Vaccaro, Calogero Vaccaro, mia moglie è una Guttadauro, nome Susanna. Il cognome Vaccaro era più consono alla figura tozza e non fine del padrone di casa ma la dama…Un finto baciamano : “Madame Susanna…”La signora aveva un sorriso smagliante, dalla figura fine emanava signorilità, domanda di Alberto a se stesso: “Come e perché aveva impalmato quell’uomo rozzo?” Risposta “Fatti i fattarelli tuoi!” Susanna offrì ad Alberto una coppa di spumante: “Io sono patriota e preferisco i nostri vini a quelli francesi, cin cin.”e poi “Lei è un uomo di classe, non mi dica che non si è posto la classica domanda perché…” “Madame lei è uno splendore, glielo dice un fotografo, avere lei come modella il più grande desidero di ogni schiaccia bottoni come me, le domande le lascio al Pubblico Ministero.” “Lei è un magistrato?” “No un maresciallo della Finanza. “ Allora avrò il piacere di vederla in divisa, dovrebbe stare molto bene.” “Per ora sono un po’ giù di fisico e di morale, non appena riprenderò servizio… Non vorrei che suo marito vedendo che l’ho monopolizzata…” “Calogero, che come vede non fa onore al suo nome…e per il resto…” “Ho capito, ho frequentato il classico.”Alla fine della serata: “Alberto, mi permetto di darle del tu, siamo più o meno coetanei, mio marito insegna scienze dell’agricoltura a S.Agata Militello, io lingue al Tommaseo di Messina, avremo modo di rincontrarci a fare un po’ di conversazione.” Dallo sguardo di Susanna si capiva che la conversazione aveva un altro significato. Dopo dieci giorni, una mattina Alberto aveva chiamato l’ascensore al suo piano, una voce femminile sopra di lui:” Mi da un passaggio?”Era Susanna, forse l’aspettava ma… “Bon jour madame vous etes merveillieux.” “Parla bene la lingua francese.” “A Domodossola ho conosciuto Arlette, francese, molto brava con la lingua…mi scuso per la volgarità, non era mia… “ “Tempo addietro a Carosello c’era una pubblicità di un dentifricio che recitava: ‘Con quella bocca puoi dire ciò che vuoi…y compris?” Alberto prese sotto braccio Susanna, emanava un profumo di classe. “Mi sto ubriacando ma tu non devi andare a scuola? “Sono in malattia per cinque giorni, ho detto a mio marito che desidero star sola per vari giorni, non ti meravigliare per la mia faccia tosta: ho cambiato il mio destino a sedici anni quando dopo una serata, piuttosto brilla ho incontrato Lillo ed è venuta fuori Stella, ora è a Bologna all’Università.” “La tua storia mi ricorda quella del romanzo “Lady Chatterley.” “Andiamo, se vuoi, nella mia casa al mare ad Acqualadroni, è alla fine del paese, nessuno di disturberà, faremo il bagno, se non hai il costume ne userai uno di mio marito.” Casa moderna di buon gusto, due piani, sotto cucina e sala da pranzo, sopra due camere da letto con relativi bagni. In due pezzi Susanna era uno spettacolo, malgrado i suoi circa quarant’anni poteva fare la modella. “Non pensare che io porto qui qualsiasi maschietto, sono di gusti molto difficili e non amo i rozzi, tu sei perfetto poi vedremo…” “Alla pugna ed al cimento sempre arditi alla vittoria…” “Che razza di canzone è, mai sentita.” “È l’inno dei finanzieri che in un certo campo godono di molta buona fama.”
Il bagno non vi fu, in compenso madame dimostrò tutta la sua bravura in campo erotico, senza volgarità ma con tanto impegno. La solita affermazione alla quale Alberto era abituato: “Quanto ce l’hai grosso non vorrei…” “Sono delicato" e così madame provò le gioie del sesso da un Fiamma Gialla. “Lo ricorderò per sempre, sono bene che la nostra storia non ha futuro, vorrai risposarti ma per ora mi ti godo io!”Più chiaro di così! Pranzo frugale e poi a letto per un riposino, si fa per dire. I cinque giorni passarono in fretta, nel rientrare a casa Alberto e Susanna incontrarono le due signore che erano state ..in confidenza con Alberto. “Che bella coppia, auguri! Marianna se la poteva risparmiare ma la gelosia…Gli impegni lavorativi di Alberto e di Susanna impedivano loro di vedersi, poi Susanna si beccò una fastidiosa sciatica per cui…Nel frattempo Alberto, ripreso servizio, conobbe un Tenente femmina del Nucleo di Polizia Tributaria, spesso erano insieme per motivi di servizio: Alberto scattava foto agli arrestati e compilava le schede segnaletiche, Giada F. molto bella anche senza trucco era longilinea, alta, simpatica ed espansiva ma entro certi limiti, che Alberto si guardava bene di non attraversare, gli piaceva molto e non voleva che la baby si allontanasse da lui. Giorno per giorno cominciarono e parlare delle loro situazioni, si diedero del tu anche se c’era un differenza di grado. Ambedue avevano avuto batoste dalla vita, Alberto con la morte della moglie e Giada una storia d’amore finita male. Una cena sul lago di Ganzirri al ristorante ‘il pescatore’. Si presentò il padrone corpulento chiacchierone: “Buona sera ai signori sono a vostra disposizione, scusi maresciallo ma non l’avevo riconosciuta.” Francesco questa è il Tenente Rossi della Polizia Tributaria,e per questa sera sarai costretto ad emettere tutte le ricevute fiscali.” “Lei lo sa che non sono un evasore, mai qualcuno è andato via senza ricevuta!” “E quando vengono sessanta persone e ne fai una per trenta?” “Marescià lei mi vuole rovinare la serata…” “Lascia perdere siamo fuori servizio: io voglio lo cozze sgusciate in brodetto, un’insalatona grossisima con cipolla, no questa sera senza e poi fritture varie e gamberoni, solita Ananas e caffè, tu Giada? “ “Stesso menu.””Giada ti piacerebbe finire la serata a casa mia con la speranza che non ci chiamino per qualche servizio.””Sguardo perplesso delle baby.”La mia era una proposta senza secondi fini…” “Dalla a bere ad un’altra, conosco il tuo tipo, d’accordo ma non aspettarti…” “Io non aspetto ma spero come diceva una certa canzone..” Posteggiata la Giulietta in garage aspettavano che l’ascensore, occupato, arrivasse in garage e…sorpresa sorpresa scesero Arianna e Susanna: un gelo improvviso sin quando Susanna: “Auguri maresciallo, a quando le nozze?” Nel sottofondo una nota di sarcasmo. “Non dipende da me, le manderò l’invito.” A casa Giada: “Mi puoi dare una spiegazione?” “Senti ancora non ci conosciamo a fondo, io preferisco avere rapporti improntati alla massima sincerità anche se spiacevole…”Anch’io e quindi?” “Dopo la morte di mia moglie le due signore mi hanno, come dire, consolato ma tutto è finito, sono sposate ed io non voglio grane.” Un cenno di assenso da parte di Giada. La loro storia naturalmente venne a conoscenza di tutta la caserma, Al maggiore Fava non parve vero inchiap…si il buon Albertone, riferì la questione al Colonnello Comandante il quale decise, d’accordo con Comando Generale di trasferire il Tenente Rossi alla Compagnia di Milazzo il cui capitano era in convalescenza. Alberto e Giada non se la presero più di tanto, fra di loro era ‘scoppiato’ il classico amore, un sentimento profondo che riesce a farti superare tutte le difficoltà. I due si vedevano regolarmente a Messina o a Milazzo. Dopo due anni Alberto e Giada misero su uno studio di consulenza tributaria a Milazzo, mandarono le partecipazione di nozze oltre che agli amici anche, per sfottò, al maggiore Fava per fargli mangiare un po’ il fegato!