Due Brasiliane Particoari
Luigi Venuti portiere dello stabile in via degli Avignonesi n.21 a Roma stava per ‘lasciare la stecca’ dopo tanti anni di onorato servizio. Era diventato un vecchio un po’ curvo in avanti come tanti suoi coetanei. Con tanti dolori aveva resistito ma ormai non era più in grado di espletare il suo lavoro. Benvoluto da tutti gli abitanti del palazzo stava passando di appartamento in appartamento per un saluto di commiato, stava raccogliendo in denaro la sua simpatia e la sua passata disponibilità verso tutti. Aveva visto nascere tanti bambini ormai adulti e sposati, un triste ritorno alla natia Isola del Liri, posto incantevole ma che non aveva più nessuna attrattiva per il buon Luigi, era rimasto solo al mondo. Dopo un giorno di ‘interregno’ due brasiliane, dichiaratesi madre e figlia si installarono in portineria accompagnate da Andrea Guerrieri amministratore del codominio. Il nome, che si adatta sia ad uomini che donne era indovinato per la sua persona: era un simpaticone, sempre elegante, dal sorriso facile e soprattutto dai modi melliflui tipici degli omosessuali ‘razza’ alla quale apparteneva. Man mano che gli inquilini uscivano di casa e passavano dinanzi alla portineria venivano presentati alle due brasiliane di cui una, quella più avanti di età fece ‘strammare’ (veggasi Camilleri) i maschietti che gli venivano presentati, Larissa Gomez era la madre, Isadora Pereira la figlia. Un femminuccia al marito: “Ti piacerebbe brutto porco…” Un’altra: “Madre e figlia due puttane!” Il buon Andrea se la rideva sotto i baffi. Federico Andreottini, nessuna parentela col quasi omonimo politico, era proprietario dell’attico all’ultimo piano. Alla presentazione delle due brasiliane fu colpito da quella più giovane dal corpo infantile e dal viso da bambola. Nemmeno lui comprese il perché di quella predilezione rispetto alla madre classica brasiliana da sfilata del Carnevale di Rio de Janeiro, incomprensibile soprattutto per un ‘tombeur de femme’ come lui. Discendenti da nonni italiani le due brasileire comprendevano e parlavano l’idioma italico. Federico volle togliersi il dubbio per quella sua preferenza della ragazzina: “Caro Andrea che ne dici di andare a mangiare al ristorante ‘Paper Moon’, un benvenuto per dama e damina, andiamo a prendere la macchina in garage.” Federico era possessore di tre auto: un fuoristrada Jeep per andare a visitare le sue tenute, una Mini Cooper per correre a Vallelunga ed infine una Bentley Mulsanne una berlina lunga quasi sei metri difficile da posteggiare nella capitale. Fortuna volle che il ristorante prevedesse dei posteggi riservati alla clientela (con aumento sul prezzo finale del conto). Pranzo con piatti romani molto graditi dalle due brasiliane. Alla fine del pasto Andrea passò a Federico il conto stratosferico a lui presentato da un cameriere molto gentile, troppo gentile…”Caro come ti chiami?” “Aurelio signore.” “Andiamo al bar ti offro un caffè.” “Sono in servizio signore, nequeo, volevo dire non posso, grazie comunque del suo gentile pensiero.” Perché Andrea aveva invitato al bar il cameriere, facile da comprendere, erano della stessa ‘tribù’. Al ritorno a casa Federico guidava la Bentley con al posto del passeggero Larissa. Andrea. “Mi piacerebbe tanto guidarla stà nave!” “Hai notato che l’auto ha le marce automatiche, niente frizione.” “Io sono un mago del volante!” Pensiero di Federico: “Tu sei un mago del c…!” Fermata l’auto sulla destra, Federico: “Io passo nel sedile posteriore, spero che Zeus ci protegga, sono ancora giovane per andare agli Inferi!” Accomodatosi dietro Federico ebbe a constatare che veramente Andrea sapeva guidare bene l’auto, si rivolse a Isadora: “Da quando ti ho conosciuto non hai spiccicato parola, sei timida oppure…” “La ragazza seguitò col suo silenzio, fece parlare un suo gesto, aveva posto la mano sulla pattuella dei pantaloni di Federico che sentì un movimento che indicava il suo ‘ciccio’ interessato alla pugna. Risposta chiara, fatti non parole! Posteggiata l’auto Larissa: “È ancora presto per andare a dormire, che ne dice signor Federico di farci visitare il suo attico?” “Cara Larissa, per chi ci crede il signore sta lassù, io sono ateo, diamoci del tu.” Già all’ingresso dell’abitazione Larissa sgranò gli occhi: “Mai vista tanta classe in un appartamento, complimenti!” Nel salone Federico pensò bene di omaggiare le due cariocas con musica del loro paese. Un CD con incise musiche del carnevale di Rio de Janeiro fece venire della nostalgia alle due brasileire, Andrea d’impulso prese sottobraccio Larissa e: ”Scusate, ho da riferire qualcosa di privato a questa gentile signora.” Sparirono dalla circolazione nei meandri delle camere dell’attico. Federico rimase perplesso, forse Andrea era bisessuale, boh. “Ed ora cara bambina raccontami tutto di te.” “Ho sedici anni e non diciotto come risulta dai miei documenti, Larissa è un trans, l’ho incontrata ad un Comissariado de Policia Civil a Rio dove io mi ero recata per denunziare il compagno di mia madre per stupro, mi aveva fatto ubriacare e poi…scusa, non sono dalla lacrima facile ma è stato un episodio che ha stravolto la mia vita. Larissa si è avvicinata a me ed abbiamo preso confidenza raccontato i nostri problemi: doveva lasciare Rio perché perseguitata da un ex amante, io gli raccontai quello che mi era accaduto ed allora una proposta di madame: io son qui per avere un passaporto da cui risulti che sono donna e non un…mi costa un sacco di soldi ma devo risultare femmina dato che ho l’intenzione di stabilirmi in Italia, a Roma luogo di provenienza di mio nonno, se tu vuoi posso far avere a te un passaporto con la data di nascita da maggiorenne, a me farebbe comodo risultare che ho una figlia.” “Ho accettato, in Brasile avrei avuto molti problemi, in seguito alla mia denunzia di quel maiale, avrei subito interrogatori da parte della Policia e dei Giudici in Tribunale, mi aspettava una vita d’inferno e poi sarei rimasta sola, mia madre. Sei stato molto gentile con noi, hai una casa da sogno!” “Ti dispiace venire nella mia camera da letto, vorrei vederti nuda.” Isadora seguì Federico, giunti all’interno della stanza matrimoniale Isadora si spogliò nuda, un corpo da bambina, poche tette, pochi peli sul pube, lunghi capelli castani prima raccolti in una crocchia. Federico ebbe una reazione improvvisa o meglio il suo ‘ciccio’ …Anche lui si spogliò nudo, si domandò se fosse diventato un pedofilo, preferì usare la bocca della ragazza, ragionando aveva pensato che se fosse entrato nel fiorellino poteva doversi addossare una eventuale gravidanza della ragazza dovuta invece allo stupro subito. Isadora con la bocca piena di sperma si recò in bagno, usò un colluttorio trovato sulla etagere e rientrò in camera. “Ti va se ti bacio in bocca?” La ragazza non si fermò alla bocca, pian piano scese più in basso, riprese ‘confidenza con ‘ciccio’ ancora in alto, Federico fece il bis. Morfeo involse tra le sue spire i due, alle dieci del giorno dopo il sole colpì in viso Isadora che si rivestì in fretta e ritornò nell’appartamento in portineria. Federico aprì gli occhi a mezzogiorno quando Filippa, la cameriera, bussò alla porta: “Signore è mezzogiorno ho preparato il pranzo per due, c’è qualche invitato?” La sun of bitch ormai era abituata alle avventure del suo datore di lavoro. “Sinceramente non lo so, avevo inviato mamma e figlia da me poi mi sono addormentato.” Federico non gustò molto le leccornie preparate da Filippa, il suo pensiero era altrove, uscì di casa, nessun incontro, la neo portiera e la ‘figlia’ non erano all’ingresso, andò in garage, mise in moto la Mini e partì sgommando, un modo per sciogliere la tensione, ben presto si calmò, dinanzi al traffico romano fu costretto a seguire le auto incolonnate che lo precedevano. Rottosi i ‘zebedei’ decise il rientro fra le mura domestiche. Nemmeno stavolta incontrò le due brasiliane, da lontano vide Larissa a colloquio con i signori del piano sottostante al suo attico, finito il colloquio la brasiliana lo notò affacciato alla ringhiera delle scale, fece un piano a piedi e: “Vorrei parlarti, andiamo nel tuo appartamento.” “Caro il mio signor Federico ho notato la tua preferenza per mia figlia, insomma per Isadora, guarda che non è maggiorenne, datti una regolata, potresti essere suo padre.” Federico non replicò ma comprese il sottofondo della frase, tu sei ricco, molla i soldi! Il signore ripensò al detto romano: ‘parcere subiectis et debellare superbos’, forse poteva adattarsi al suo caso, Larissa stava alzando troppo la cresta. Si incontrarono a cena, finita la pappatoia. “Cara Larissa sinceramente non ho apprezzato le tue parole, io sono magnanimo con chi mi dimostra amicizia ma inflessibile verso chi cerca di ricattarmi, scegli tu senza dimenticare i tuoi problemi e quelli di Isadora, compris?” Larissa comprese e si adeguò, si trovava in terra straniera e con documenti falsi, aveva tutto da perdere a prendere di punta Federico, meglio prenderlo con le pinze. Dopo cena, i tre rilassati sul divano, Larissa in mezzo ai due guardava con occhi languidi il padrone di casa. La ‘figlia’: “Papino non ti accorgi che mia ‘madre’ ti sta facendo la corte, ha un bel popò e da quello che mi risulta…Era la prima volta che la ragazza lo chiamava con quell’appellativo e soprattutto che aveva fatto il tifo per Larissa, gli aveva messo una pulce nell’orecchio…Andò a dormire,ricordò il vecchio detto: ‘I sogni son desideri’, cercò di scacciare tutti i pensieri, non ci riuscì, scese dal letto, doccia e barba, era ancora buio, scese in autorimessa, la Bentley serviva al caso suo, le strade di Roma erano semi deserte, un vigile urbano non lo fermò anzi lo salutò con la mano sul berretto, forse abbagliato da quell’auto importante, probabilmente aveva pensato che appartenesse un’ambasciata estera. Girava per la capitale senza una meta precisa, stava sorgendo il sole, mise in funzione il navigatore satellitare, si trovava a Prima Porta, mai stato, alcuni tuguri lo riportarono alla realtà, che differenza col suo quartiere, pensò alla vita di quei poveracci che abitavano in quella zona, questo gli fu di consolazione alle sue ambasce, riprese ad essere ottimista e con l’aiuto del satellitare riuscì a rientrare a casa. Un sospiro di sollievo, non aveva le chiavi del portone principale, suonò il campanello della portineria…venne ad aprirgli il portone una Larissa scarmigliata e mezzo insonnolita. “Chi cacchio…”si fermò, “Scusami non potevo immaginare…non ti dico buona notte perché ormai è giorno, posso farti un caffè, entra nella mia dimora.” Un letto matrimoniale vuoto, Isadora evidentemente riposava in un’altra stanza. , il caffè era buono, Larissa era in vestaglia piuttosto trasparente, si immaginavano i seni ed anche il pube, Federico andò in tilt, ‘ciccio’ lancia in resta, la portiera comprese la situazione, “Vado un attimo in bagno.” Non fu un attimo ma quel tempo servì a Larissa per diventare più appetibile anche se con una nerchia incredibilmente grossa che fece impressione a Federico, fu rassicurato. “Questo non è per te ma per il tuo amico Andrea, in tuo onore niente pomata nel popò, voglio gustarti in maniera naturale.” La signora cominciò con movimenti circolari, fece impazzire ciccio’ che si prese la soddisfazione di due orgasmi consecutivi, era da tempo che non provava quella sensazione. Era apparsa Isadora in slip senza reggiseno, “Non credo ai miei occhi, hai capito papino, madre e figlia!” Dopo un passaggio in bagno Federico si rivestì, rimase nella casa della portiera, era l’ora che gli inquilini lasciavano la loro abitazione, non aveva alcuna voglia di incontrare qualcuno. Fece una sostanziosa colazione, doveva recuperare le forze, era seduto su un divano. Isadora si presentò e si sedette sulle gambe di Federico. “Papino caro, una promessa quando vorrai anch’io sono disponibile, è passato anche il ‘marchese’ e potrai usufruire dei due buchini, considera che il popò non è stato mai usato da nessuno!” “Chi ti ha detto che le mestruazione in gergo volgare si chiamano marchese?” “Non ci crederai ma Andrea voleva visitare il mio culetto, non mi avevi detto che era gay, forse dinanzi ad un popò femminile …”