Enri Monroe part 1
Che quanto una persona lasci trasparire sia la parte normale è una considerazione abbastanza riconosciuta, giacché viviamo in compagnia di mostri e bestie feroci che albergano in noi e teniamo a freno sin dall’adolescenza.
In merito a quanto sia realmente apprezzato il punto e alla capacità di calmare queste fiere ho però dei dubbi, perché la maggior parte delle persone che conosco sceglie di indagare quasi mai e crede unicamente a ciò che fa comodo.
In ultimo, sono convinto che se avesse a osservare troverebbe malvagità e strani esseri che per natura sono licantropi e pure che se in questo mondo tanto serve il bene, molte più risorse abbia al proprio servizio il male…
Erni Monroe
Lupo mannaro seriale
*
Erni Monroe si avvertiva strano in quel freddo pomeriggio di fine inverno.
Mancava qualche minuto a segnare sull’orologio da polso, le sei meno quindici.
La testa gli doleva.
Attribuii l’emicrania a un raffreddore.
Tuttavia non poteva esser quello a cagionare lo strano stato di sofferenza che subiva, perché in concomitanza dei picchi più lancinanti si formavano pensieri violenti di cui abitualmente era privo.
Neppure si è mai sentito affermare in giro che una malattia da raffreddamento possa far tanto.
Per sfuggire a quelle ridondanze, al termine del lavoro, aveva deciso di non rientrare in abitazione e fare un giro per il quartiere, fidando di incontrare volti nuovi.
C’era stato un tempo, in età giovanile, per gli amanti dei particolari, in cui per sfuggire ai pensieri cupi che di tanto in tanto lo attanagliavano, si recava in centro città.
In quelle vie riservate dal traffico trascorreva le ore a osservare, di vetrina in vetrina, le nuove tendenze e le persone.
Questo per un poco di tempo l’aveva distratto.
Poi era nato il desiderio di andare oltre e di conoscere.
Di sapere di più su quei volti in strada.
Così, quando camminando finiva a incrociare lo sguardo di qualche passante gli si metteva cautamente attorno e attesa l’occasione scambiava qualche parola.
A volte la cosa diveniva emozionante.
Capitava di finire a casa di sconosciuti, o di rimanere coinvolto in feste a sorpresa o altre cose che non si attendeva.
Per lo più finiva a letto.
Alcune volte erano stati amplessi amorosi, in altri casi rapporti di gruppo, cose feticiste, altre con qualche punta di sadismo e anche maso quando desiderava raggiungere il piacere tramite il dolore.
Bade nulla di sconvolgente se vuole, o meglio nulla che non accada ogni giorno migliaia di volte tra persone consenzienti e di storie Erni Monroe avrebbe potuto raccontarne tante.
Male che andasse l’incontro si concludeva con una chiacchierata e un caffè.
Un fatto del genere, oggi, lo avrebbe aiutato a superare il momento.
Neppure di questo, invero, Erni Monroe aveva esattamente bisogno.
Quanto si proponeva nel pomeriggio, non era davvero cosa normale.
C’è da affermare che non fosse totalmente conscio.
Poteva dirsi di Erni Monroe che fosse un uomo comune.
Almeno a giudicare da alcuni aspetti esteriori, giacché del privato si conoscesse unicamente che mai si era sposato.
Quanti non lo sono però, e in ogni caso rimangono delle bravissime persone?
Il matrimonio è questione legata alla fortuna.
Alla capacità di rinnovare l’amore.
Al tempo che si può dedicare alla famiglia.
Per cui la cosa non avrebbe destato in nessuno il benché minimo allarme.
Così, Erni Monroe svolgeva con regolarità un lavoro da impiegato e per quest’attività riceveva un puntuale ed equo stipendio.
Il che gli aveva permesso di avere una casa tutta sua.
Una buona auto e di concedersi qualche normalissimo svago di tanto in tanto.
Oltre a tutto, a parte per quelle emicranie che lo afferravano all’improvviso, era provvisto di ottima salute e un fisico che manteneva sufficientemente in forma.
A dire il vero, i capelli canuti lo invecchiavano.
Nulla da eccepire se non perché riducevano in maniera considerevole le possibilità d’incontro con persone giovani e per questo, quell’emozione che Erni Monroe istintivamente andava cercando era difficile da soddisfare.
Diciamo che era plausibile pensare, di doverla ricercare almeno con attenzione.
Si aggiunga che Erni Monroe aveva scelto in modo pessimo il quartiere, il quale, essendo non distante dal proprio e del tipo residenziale, rimaneva alquanto privo di passerelle e individui che le riempissero.
Attorno a lui, palazzine da un paio di portoni al massimo si alternavano ai lati della via protette da cancelli ferrati.
Larghi marciapiedi e cani signorili accompagnati a spasso dai proprietari costituivano il panorama prossimo.
Piuttosto bassa la presenza femminile; indubbiamente: un guaio!
Senza riflettere voltò in direzione di una zona più popolare.
Là i caseggiati erano continui e gli accessi continui.
Imboccò il sentiero in ghiaia che conduceva al centro del comprensorio quando scorse una figura femminile sul terrazzo di una di queste abitazioni.
Era impegnata a stendere dei panni.
Immaginò potesse trattarsi di pantaloni aderenti, magliettine e persino sensuali mutandine ordinatamente poste sul retino fermo alla balaustra.
Oltre a questo, la donna gli sembrava abbastanza attraente.
“Perché no?” disse, ritenendo che potesse essere anche lei in cerca di emozioni.
Si avvicino e quando giunse nei pressi di quel terrazzo, badò a farsi notare dalla strada camminando avanti e indietro come stesse attendendo qualcuno ma puntando nelle sua direzione.
Confidava di incuriosirla con una punta di mistero.
Un modo di fare comprendere a cosa fosse interessato.
“Chi è quello?”
“Perché mi osserva con interesse?”.
Avrebbe detto la donna non appena si fosse accorta di lui.
Poi avrebbe riflettuto sull’opportunità di condurlo in casa e non far sfuggire l’occasione di svagarsi, facendogli comprendere, magari con un gesto, un sorriso, l’effettiva disponibilità o la presenza di un marito.
In questo caso avrebbe atteso il momento, tornando nei gironi.
Era là, sotto a quella casa a pendere da quelle labbra.
“Non stupiamoci più di tanto.”, affermava con i colleghi e gli amici al bar Erni Monroe:
“Perché piace tanto a noi, quanto loro… “.
E la frase era sufficientemente eloquente…
Se vogliamo, potremmo affermare che quella che Erni Monroe metteva in scena sotto a quella finestra era una forma di comunicazione base, posturale, intesa ad avviare stimoli istintivi, compreso la paura, presente in tutti noi, al fine di eccitare.
Null’altro che un gioco inteso a rapporti fuggevoli.
Qualcosa che non lasciasse strascichi e memoria.
Erni Monroe non era mai andato oltre a qualche falso inseguimento.
È vero pure che una volta a suo agio si rivelava un amante dolce e attento al contempo al piacere dell’altro e che il rapporto sessuale spiccio che si augurava di avere, grazie alle endorfine liberate, gli avrebbe attenuato il dolore alle tempie.
Se si vuole, entro certi limiti: una cura naturale.
Per questo evitò di osservare il vecchio che gli veniva incontro lungo il viottolo, voltando, al passaggio, la testa sul lato opposto.
Del resto nessuna donna desidera far conoscere ai vicini di avere ricevuto visita da uno sconosciuto e meno che mai che il marito, un figlio, apprenda la storia.
Quando fu vicino all’ottuagenario, passò la mano sul volto, così da coprire persino lo zigomo e udì dire:
“Buona sera” a mezzo tono.
Bofonchiò qualcosa di conveniente, sicuro che quel rincitrullito non avrebbe saputo riconoscerlo un quarto d’ora più tardi.
Erni Monroe quel giorno indossava panni scuri e comuni.
Jeans e giubbotto urbano come tanti.
Un paio di dozzinali scarponi da città.
E tanta preoccupazione, ad ogni modo non aveva senso, pensò Erni Monroe, perché non stava facendo nulla di male.
La donna tardò a far caso al lui.
Alla fine però se ne accorse e il volto si scurì.
Portò con fare incerto i capelli biondastri dietro le orecchie, poi prese la decisone di rientrare in casa e calare le serrande.
“Ci stava…” disse Erni Monroe rammaricato.
“Era prevedibile. Non tutte hanno voglia di divertirsi!”.
Sbuffò
Poi considerò che:
‐La donna non fosse sola in casa.
‐ Qualche impedimento biologico.
Pure ipotizzò di essere assai meno attraente di un tempo.
La considerazione non gli piacque, ma della circostanza doveva farsene una ragione.
La sessualità, la comunicazione sono elementi che cambiano con la società.
Un tempo basta provare con le tante ragazze e se non era il caso, rimaneva cosa evidente.
Oggi, dove si barattano effusioni per una ricarica di telefonino, dovresti cercare di comprendere anche in gusti prima di avviare una relazione.
Non tutto è scontato e Erni Monroe si avvertiva inadeguato.
Il suo mondo e il fare, era medesimo di allora.
Si diede da fare per dissimulare.
Stiracchiò la schiena per affermare che era in quella corte, unicamente con l’intenzione di svolgere quattro passi e che la donna aveva confuso l’interesse.
Perciò tornò a osservare il cielo con l’occasione di un gruppo di rondoni protesi a volteggiare sugli ultimi raggi di sole ma in realtà attento a scrutare l’intorno per comprendere se altri si fossero accorti di lui.
Sai mai che ci fosse stato qualche bastardo in finestra pronto ad accusarlo di essere un molestatore?
Poi se ne andò.
Qualcosa tuttavia era saltato nella testa e provocava un corto circuito.
Erni Monroe in quei momenti aveva chiaro solamente un fatto e cioè che desiderava in tutti i modi fare sesso con una sconosciuta.
Le orecchie tornarono a far male all'interno.
Le narici si allargarono per espellere aria
Sotto i passi veloci, il brecciolino scricchiolava schizzando al lato.
Se ne rese conto e rallentò l’andatura.
Cercò di rilassarsi.
Era abbastanza lontano dal punto in cui, qualche minuto prima, aveva avvistato la donna.
Non aveva mai faticato tanto a procacciarsi un’occasione e nemmeno era giunto in questa zona del quartiere in cui le palazzine erano moderne e di colore grigio.
Qui dovevano avere costruito da poco.
“Non più di dieci anni. “, disse. E “Doveva essere un luogo silenzioso!” a giudicare dagli ampi giardini con pini e salici piangenti.
Nascose nuovamente la faccia, quando ebbe l’impressione di avvicinarsi a una telecamera di forma circolare posta in prossimità delle entrate principali.
Voltò per andare sul retro del palazzo con tale scioltezza che chiunque avesse osservato in quella direzione, avrebbe pensato che fosse uno del posto pure che non lo era.
Imboccò la prima rampa di scale di marmo peperino che trovò con l’uscio stradale aperto.
Erni Monroe aveva svolto per anni un’attività di vendita a porta a porta e imparato a eludere la guardiania e come fare per accedere alle palazzine.
Sapeva riconoscere gli occupanti e la situazione economica dai rumori che provenivano dall’interno dell’appartamento oltre che dagli odori del pranzo.
Persino la quantità di aroma al caffè l’aiutava ad azzeccare quanti abitavano la casa.
Poi c’erano quegli strani scarabocchi ai lati del campanello o della porta:
il quadrato indicava che l’abitazione era disabitata.
Una “X” l’avrebbe definita un buon obbiettivo, ma ciò non lo era per le sue intenzioni.
Una famiglia tipo, dove vendere di tutto, senz’altro è piena di marmocchi.
Non sarebbe andata bene.
Erni Monroe era giunto al secondo piano.
Suonò il campanello di un appartamento senza note o segni strani.
Lo scelse apposta chiamando in aiuto la dea bendata.
La melodia che scaturì ebbe l’effetto di risvegliarlo.
La porta si aprì qualche istante più tardi senza rumore sui cardini preceduta dal timbro ovattato di un paletto ritirato.
Nella luce fioca delle scale, faticò a mettere a fuoco il volto di un uomo dalla testa pelata.
Era più basso di lui di una ventina di centimetri e notevolmente panciuto.
Ebbe un fremito di paura.
Una donna non lo avrebbe spaventato.
Ce ne sono tante di donne in casa. Perché a quella porta si presentava un uomo?