Era una Storia D'amore
‐ Ventesimo del secondo tempo. Cross da sinistra, evidente fuorigioco del centravanti tedesco.L'arbitro fischia. Il centravanti tira di testa. L'arbitro fischia ancora, alza il cartellino. La palla s'insacca nella rete.
Il radiocronista non riesce a trattenere la gioia e urla con la folla. Un boato che riempie la stanza chiusa e resta aggrappato ai muri come una ragnatela.
‐ Abbassa il volume di quella stramaledetta scatola! Ne ho le palle piene delle domeniche passate così‐ Jessica sbraita dal bagno. E' sull'orlo di una ennesima crisa isterica.
Seduta sulla tavoletta del water, un piede sul bidet, sta stendendo lo smalto blu madreperlato sulle unghie. L'accappatoio di spugna aperto dalla cintola in giù, scopre la coscia sollevata. Pelle levigata senza l'ombra di peluria, soda e morbida come un impasto che non è ancora lievitato.
‐Và a fanculo‐ borbotta Dani e alza ancora di più il volume.
Steso sul divano, la barba tagliata in un pizzo triangolare che si assottiglia sulle guance fin sopra le labbra e traccia una linea che si ricongiunge al lato opposto. Una cornice ben scolpita che non ingentilisce il ghigno della bocca.
Jessica esce dal bagno e si tira dietro la porta con il rumore d'un asse che cade dal soffitto.
Il piede dipinto di fresco poggiato sul tallone, l'altro in perfetta presa sul pavimento, arriva zoppicando di fronte a lui.
‐ Figlio di puttana t'ho chiesto di abbassare il volume e tu lo alzi.‐ Afferra un portacenere dal tavolino del salotto e lo scaglia contro lo schermo del televisore.
Due giocatori in maglietta a righe bianche e blu e tre in maglia bianca stanno correndo e l'oggetto li colpisce in blocco come in un tiro di bowling.
I calciatori sprofondano nel buio e nel silenzio
L'uomo resta paralizzato sul divano. I muscoli del corpo bloccati, sgonfi come palloncini, gli occhi dilatati sullo schermo muto e grigio che pare un soldato ferito al cuore, stramazzato a terra. La corazza spaccata, neppure un alito di vita. Morto.
‐ Così impari figlio di troia. Mi faccio il culo tutta la settimana a lavare teste, mi spacco la schiena a pulire la casa. Mai che ti venga in mente di chiedere se ho voglia di fare il giro dell'isolato. Non fai un cazzo dalla mattina alla sera. Buono solo che ad avere un orgasmo con una partita di calcio.
Lui l'aveva amata quella ragazza minuta con il corpo disegnato come quello d'una bambola. Cos'era successo in quei quattro anni?
Daniel si gratta la testa, insistendo nello stesso punto fino a che l'unghia del dito s'intinge di sangue.
‐ Ha spaccato il televisore. Lo ha spaccato‐ pensa mentre tenta di alzarsi.
Il corpo non risponde ai comandi del cervello, immobilizzato da una rabbia e una paura che s'è mescolata al sangue. Rimane in quella posizione nel silenzio assordante che è piombato all'improvviso in quei cinquanta metri di casa.
Anche Jessica lo aveva amato, fino a quando non ha perso il lavoro in fabbrica.
Il loro mondo s'è capovolto con la faccia dentro ad una pozzanghera. Le porte hanno imparato a sbattere, le stoviglie stazionano giornate intere sul lavandino e lui s'è infilato dentro ad una tuta di felpa della quale pare essersi innamorato. La toglie solo per andare a dormire.
L'unico vezzo rimasto è quella barba a pizzetto.
Gli passano per la mente degli spezzoni d'un film, nei frammenti di un tempo indefinito in cui rimane dentro alll'impronta del proprio corpo insaccato sul divano.
La sera in cui aveva conosciuto Jessica in discoteca. La prima volta che l'aveva vista muoversi sotto luci impazzite, le gambe quasi immobili e le linee definite del busto ondeggiare con la grazia d'una vela sul mare mosso.
La prima volta che aveva fatto l'amore con lei era stato uno sballo totale per i sensi, per il cuore, per il cervello.
Nessuna donna mai lo aveva portato in quel paradiso sconosciuto, nessuna gli aveva mai cavato quel piacere della carne e dello spirito. Dopo averla toccata era stato come se un cortocircuito avesse colpito l'ingranaggio che collega la parte inferiore del corpo a quella superiore.
‐Ha spaccato il televisore. Lo ha spaccato‐
S'infiltra quella virgola di realtà nei ricordi che gli ruotano nella mente. S'infiltra maligna, crudele, spazza le onde di nostalgia, l'odore di tutte le cose che ha amato
Quante volte avevano fatto l'amore in quegli anni con la stessa voracità della prima volta?
Nell'ultimo periodo il loro mondo s'è capovolto con la faccia dentro ad una pozzanghera d'acqua fanghiglia.
A pensare a quei momenti avverte un brivido corrergli lungo la schiena, il desiderio prenderlo come allora, la voglia di stringerla e baciarla lo alza dal divano. Lo rimette in piedi, barcolla un secondo come se avesse avuto un calo violento di pressione.
Dentro alla sua tuta barcolla fino alla porta del bagno e la spalanca.
‐ Cosa cazzo vuoi adesso? ‐ ringhia lei, senza neppure alzare la testa dall'unghia dell'altro piede che stria con meticolosa precisione, attenta alle sbavature.
E' bella la sua Jessica, con quei capelli biondo rossi che scappano dall'elastico e le ricadono sulla nuca.
Il desiderio di lei dentro a quella tuta che non gli rende merito, sformata com'è, capovolge i sensi unici. La voglia di averla tra le braccia è l'unica direzione che gli respira dentro, infila la rabbia in un contenitore senza tappo. (Resta ferma rabbia. Lasciami stare)
‐ Cosa vuoi? Perché stai impalato come un salame?
Alza la testa Jessica a guardarlo con quell'aria di sfida e nello stesso tempo di complicità. La bocca atteggiata ad un sorriso di scherno, come fanno i bambini quando sanno che l'hanno compiuta grossa e nel contempo hanno la garanzia della debolezza di chi li educa.
La prende da sotto le ascelle e se la carica tra le braccia.
Una bambola di porcellana, bella come un sogno.
La stende sul letto e lei continua a guardarlo negli occhi come in un gioco conosciuto da entrambi e collaudato all'infinito.
Sopra di lei, inarca d'un poco la schiena Daniel, fino a sfiorarle le labbra.
‐ Scemo‐ sussurra Jessica passandogli le braccia intorno alla vita.
Con la mano destra Daniel afferra il cuscino che sta di fianco e glielo ficca sulla faccia prima che lei possa solo avvedersene. Lo tiene premuto con entrambe le braccia, con tutta la forza che gli è tornata.
Taci. Stai zitta. Taci amore. Amami
Sente il suo corpo muoversi come la prima volta che l'ha vista. Lei inarca la schiena, muove le gambe appena d'un poco, cerca con le braccia verso l'alto un refolo d'aria che non c'è più. Se l'è presa il cuscino premuto sulla bocca. Se l'è presa la rabbia e l'amore di Daniel. Se la sono giocata entrambi a dadi, varcando quel crinale sottile che esiste tra realtà e la follia. Di suo, Daniel non avrebbe mai fatto del male a nessuno, ma valla a capire la mente, provate a capire cosa può succedere quando esplode il cortocircuito.
Fili elettrici che restano scoperti e ci metti la mano. E allora ci resta qualcuno a non raccontartelo più com'è successo.
‐ Balla Jessica, balla solo per me‐ dice in un soffio.
Poi lei d'un tratto si affloscia tra le sue braccia e lui ha un orgasmo feroce.
(Uguale, uguale, uguale. Come la prima volta. Uguale)
Si stende accanto e le poggia la mano sulla coscia immobile.
E' stupendo fare l'amore con te Jessica, ma non dovevi rompere il televisore a metà della partita.