Eredità di Silenzi e Carezze Mancate

Mio nonno perse il padre a soli nove anni. Lo ricordava spesso, raccontando di quel viaggio in Puglia per prendere il vino con il carretto, un frammento di memoria che sembrava contenere tutto ciò che gli era stato strappato via. Anche sua madre se n'era andata troppo presto, lasciandolo senza una famiglia vera, se non un fratello con cui non vi era mai stato amore.

Anche mio padre ha vissuto la vita immerso tra la gente, ma in una solitudine profonda, quasi impenetrabile. E ora, guardando indietro, mi accorgo che forse né mia madre, né io, né mio fratello siamo mai riusciti a colmare quel vuoto. Succede ad alcune vite di avanzare senza mai incontrare davvero nessuno, né una carezza, né un rifugio.

Eppure, proprio in quella mancanza, ho trovato una strada nuova. Le carezze che mio padre non mi ha dato non devo cercarle altrove. Devo darle io a lui, e poi agli altri, come un’eredità ribaltata, trasformata in amore e presenza.

Credo di aver già intrapreso quel cammino, passo dopo passo, imparando a vedere con occhi nuovi. Ho costruito un mondo mio, solido, anche se a volte cerco di minarlo con paure antiche, quasi per nostalgia di un’infanzia che mi ha segnato ma non mi appartiene più.

La vita è strana: ti mendica affetto, ti regala carezze mancanti sotto forma di gesti che puoi scegliere di dare. In un certo senso, il viaggio iniziato dal mio bisnonno non si è mai fermato, e io ne porto il carico – non di vino, ma di tenerezza da donare a chi incrocia il mio cammino.