Ero il cancro.
Uccidere è stato più facile di quanto pensassi.
E stato così naturale.
Mentre sentivo l'odore del suo sangue pensavo ai documentari sugli
animali,
quelli che fanno la domenica dopo pranzo, dove c'è il leone che afferra
la gazzella per la gola,
la scuote cercando di spezzarle il collo. Il sangue non mi impressionò
affatto. Mi guardai le mani
piene di grumi, cervella, piccoli frammenti di ossa. Per un attimo ebbi
la tentazione di assaggiare
ciò che fuoriusciva dal corpo esanime della mia vittima, un
irrefrenabile tentazione, una fame
interiore , primitiva, essenziale.
Non giudicatemi.
Non condannatemi.
Così come non condannate il leone che sbrana la sua preda e i suoi
piccoli.
E' solo fame. E' solo istinto. Amore per la vita, sopravvivenza.
Non dovetti fare nessuno sforzo per squartare la carne con il coltello da
cucina. Quello del set di mia suocera, che ci regalò al matrimonio.
L'odore di morte, misto al suo profumo mi ricordò le notti di passione,
sesso e alcool. Quando le emozioni si uniscono alle sensazioni, dove la
razionalità si lascia soffocare dalla bellezza dell' istinto.
Infilai le mani nella profonda ferita, proprio al centro del ventre, alla
ricerca della risposta, il motivo del mio atto violento. Spostai le
interiora, ero convinto di trovare la sua anima cariata, la malattia
che la cambiò, che la trasformò in quel essere odioso. Cosa aveva
trasformato in orribili e acidi borbottii la sua voce melodiosa, piena
d'amore per me? Chi aveva oscurato il suo sguardo pieno di
compassione, trasformando le due perle di cielo dei suoi occhi in lampi
di odio?
Cercai strappando la carne, i tessuti , le ossa. Mi ferii le mani
grattando dentro di lei.
Poi la verità mi raggiunse, arrivò alle mie spalle. Il suo alito gelido,
fetido mi stordì. La mia risposta era uno spettro senza occhi, la bocca
orribilmente spalancata, il corpo privo di vita, ossa avvolte da pelle
verdastra e rinsecchita.
Come? I ricordi mi travolsero.
Ero io.
Il cancro nella sua anima ero io.
Guardai nella bocca dello spettro, nel suo pozzo nero infinito.
Ricordai tutto.
Quella notte, alcool rabbia, frustrazione.
La notte in cui stuprai mia moglie.
In quella notte gettai al vento la mia vita e rovinai per sempre la sua.
I suoi occhi si spensero per sempre.
La uccisi già tempo fa.
Il fantasma mi prese le mani. Nelle sue cavità oculari vidi il suo
disgusto. Un mostro che prova disgusto per me!
Io anima dannata!
Prese il coltello da terra e me lo diede.
‐ Fa quello che devi, disse rantolando. ‐ Pregherò per la tua anima.
Sussurrò prima di sparire.
Rivolsi il coltello verso il pio petto e mi trafissi il cuore. Sentii la lama
gelida entrare nella carne e portarmi via la
vita. Lentamente.
Lentamente.
Chiusi gli occhi e si spalancarono le porte dell'inferno.
La mia nuova lugubre , terrificante, casa.
Che divido con demoni feroci e anime dannate come la mia.
Fine.