Esuberi
“sei pronto?”
“sì, a breve scendo”
“fatti trovare nel posteggio tra mezz’ora, ora avviso gli altri due”
“va bene!”
avevo già preparato tutto, svuotato i cassetti , liberato la scrivania
ed ero riuscito, persino, a pulirla per il prossimo ospite.
salutai tutti e iniziai prendere la via delle scale.
raggiunsi lo spazio adibito a parcheggio.
guardai all’insù tra le finestre opache.
dopo cinque minuti arrivarono gli altri due.
normalmente il trio sorteggiato era composto da due uomini e una donna.
ci guardammo negli occhi.
“come vi sentite, domandai?”
“bene, mi risposero in coro.”
l’attesa fu breve.
la controparte comparve nelle figure del direttore del personale e di un esterno.
prima di essere bendati strinsi la mano agli altri due
come da consolidato rituale osservato
distrattamente nelle precedenti occasioni.
l’esecuzione ebbe inizio.
si sentirono gli spari, precisi e risolutori.
i nuovi ospiti poterono occupare le scrivanie degli scomparsi.
i licenziamenti avvenivano così, in modo indolore,
nessun sussidio, nessuna preoccupazione aggiuntiva
per i familiari a carico del sorteggiato.
ogni giorno, per ogni azienda, scattavano gli esuberi.
sempre tre, due uomini e una donna.