Exede aut exederis
Quella sera la città era avvolta da un fitto, quasi palpabile, manto di nebbia che rendeva incerti i contorni di ogni cosa, donando al monotono e stanco paesaggio urbano un’atmosfera quasi surreale, a tratti aliena.
L’uomo stava tornando da una lunga e deludente giornata di lavoro, in cui aveva inutilmente cercato di vendere aspirapolveri e vaporelle a casalinghe annoiate; la crisi economica stava mettendo in difficoltà perfino un rappresentante abile e persuasivo quale lui si era sempre ritenuto.
Oppure stava perdendo il suo fascino sulle attempate massaie, dato che il suo sorriso e il tono mellifluo della sua voce sembravano non avere più lo stesso effetto di una volta.
Ora si stava recando da un'altra stagionata amante delle pulizie della casa: sua moglie.
Sedurre lei non era certo stato un grande affare, soprattutto quando, al secondo figlio, aveva preso le dimensioni di un canotto gonfiabile; ma lui non aveva certo le risorse per potersi permettere di pagare gli alimenti a ben cinque persone (tra cui figlio maggiorenne e perditempo, che aveva scambiato la sua permanenza universitaria a Bologna per una perenne villeggiatura).
Per cui non poteva far altro che contare i giorni che passavano, sperando che un giorno il colesterolo della moglie le avrebbe fatto finalmente stendere i piedi.
Si stava ormai rassegnando a un'ennesima serata a base di cotolette scongelate e quiz televisivo, quando un'indistinta macchiolina rossa si delineò a poca distanza dall'automobile; l'uomo rallentò per poter vedere meglio di chi si trattasse: dalla nebbia emersa un'esile figura avvolta in un mantello rosso che procedeva a passi veloci, tutta rattrappita per il freddo e la pioggia, su gambette coperte da un paio di collant variopinti.
L'uomo comprese che forse si sarebbero potuto aprire impreviste e piacevoli prospettive per la fine di quella giornata; fermò la macchina su quel lato del marciapiede e si sporse per rivolgersi a questa improvvisa apparizione.
‐ Hai bisogno di un passaggio? ‐ Le chiese col tono più rassicurante che gli era utile per convincere le padrone di casa a prestargli qualche minuto della loro preziosa attenzione.
Dal cappuccio emerse un grazioso visino da bambina che cercava in ogni modo di apparire donna: non avrà avuto più di dodici anni, e il maldestro tentativo di trucco le colava sul viso a causa della pioggia, creandole cerchi neri sotto gli occhi.
Era proprio quello che ci voleva per risollevare la serata.
La ragazzina sorrise cercando di ostentare una sicurezza femminile che non aveva, il biancore dei suoi denti luccicò nella nebbia.
‐ Devo andare da mia nonna che non sta bene. Ho fatto la spesa per lei ‐ disse mostrandogli una busta di plastica di considerevole mole.
‐ Povera ragazza. Ti verrà un malanno trascinando tutta quella roba sotto la pioggia. Ti accompagno io da tua nonna.
Lei lo scrutò mentre pareva riflettere sulla sua proposta, l'uomo cercò di assumere un'espressione più affidabile possibile; finalmente la bambina annuì, aprì lo sportello posteriore per sistemare la sua spesa e si accomodò nel sedile anteriore, con grande compiacimento dell'autista.
Si fece dare l'indirizzo della nonna e proseguì lentamente in quella direzione.
Cercava di analizzarla con discrezione, notando le sue scarpe logore e con i lacci rotti, i riccioli neri che spuntavano dal cappuccio, il viso arrossato dall'improvviso calore dell'aria condizionata.
Una fanciulla molto carina, ma altrettanto povera, che cercava d'assumere pose d'adulta come tante sue coetanee.
Misera e preadolescente: proprio il suo tipo.
A pochi metri dall'indirizzo che gli aveva indicato, l'uomo svoltò verso un sentiero che si perdeva in un parco squallido e abbandonato, frequentato solo da coppie clandestine e tossicodipendenti.
Spense il motore e si voltò a guardarla in attesa di una sua reazione.
La ragazzina giocava con uno dei suoi riccioli, tirando e allentando la presa, si morse il labbro sbavato mentre ricambiava quello sguardo, nei suoi occhi non c'era né quella preoccupazione né quell'infantile seduzione che l’uomo era abituato a vedere nelle sue coetanee, sembravano piuttosto non appartenerle, occhi da donna matura e riflessiva, quasi venati di compassione.
‐ Non ti piacerebbe comprarti un paio di scarpe nuove, alla moda? Chissà come ti prendono in giro le tue amiche per quelle che porti, così consumate e vecchie…
Allungò la mano verso la sua coscia per farle capire meglio cosa si aspettasse da lei.
In genere un'offerta simile funzionava con fanciulle del genere, sicuramente era molto più allettante del suo aspetto che non rientrava proprio nelle fantasie preadolescenziali, un uomo di mezza età con la pancetta e sopracciglia nere e cespugliose che si univano alla radice del naso.
Lei continuava a fissarlo senza parlare, strinse la morsa sulla sua gamba per incoraggiare una sua reazione.
‐ Mia nonna mi ha parlato degli uomini come te… Non sei il primo che incontro… ‐, gli rispose con voce che pareva giungergli da un luogo remoto.
Lui sorrise, ci avrebbe scommesso che era una ormai avvezza agli adescamenti.
‐ Allora saprai come ci si deve comportare… ‐, le disse protendendosi ad abbassarle il sedile.
‐ Exede aut exederis… ‐, mormorò la bambina.
‐ Come? ‐ le chiese l'uomo, ma si dimenticò di quelle parole, quando lei cominciò ad armeggiare con la patta dei suoi pantaloni.
La vide chinarsi verso il suo basso ventre e stava già esultando per tanta fortuna, quando un violento strappo tinse di rosso l'aria, non riuscì nemmeno a urlare per la sorpresa e il dolore che lo accompagnò.
Lei alzò il viso e solo allora si accorse di come fossero insolitamente lunghi e traslucidi i suoi denti, in cui ora stringeva il suo membro che buttò sul sedile scuotendo il capo.
‐ Exede aut exederis!
Finalmente l'uomo gridò, poco prima che quella creatura gli squarciasse il ventre.
‐ Nonnina… ho portato la spesa .
La bambina corse dalla nonna che si dondolava su un'antica sedia a dondolo, porgendole l'enorme busta che aveva portato con sé.
La donna gettò un'occhiata al suo contenuto e sorrise con denti che luccicarono nella penombra, accarezzando dolcemente la testa ricciuta della nipotina.
‐ Sei stata brava… ogni giorno ne porti di più…
Appoggiò la sporta di plastica da cui fuoriuscì una mano maschile insanguinata.
‐ E ricorda sempre il consiglio di chi ha vissuto più di te… Exede aut exederis.