Fedeltà eterna
Bang! Un colpo in fronte e il serial killer si era afflosciato come un fico sfatto. Il suo lavoro era terminato, lo avevano incaricato di fermare quella belva e lui, con la sua squadra, si era messo sulle tracce di quell'inaffarrabile assassino. Ripose la pistola, una Beretta che lo accompagnava da anni, nel fodero della giacca. Lei si avvicinò: uno sguardo, nessuna parola; negli occhi dell'uomo vide il baratro dell'inferno.
Un mese prima.
"Possibile che tutte le volte che si organizza qualcosa arriva una chiamata urgente e ci pianti in asso?"
"E' il mio lavoro tesoro"
"Ma io ho sposato te, non il tuo lavoro!"
"Vedrò di sbrigarmi alla svelta, salutami i tuoi e se avanza qualcosa dalla grigliata, tienimelo per quando torno" E veloce si fiondò verso l'uscita di casa.
"Bruce!!" Lo inchiodò la moglie sulla porta.
"Si amore?"
"Stai attento, ti voglio bene"
"Anche io, a dopo"
Era in macchina e immediatamente si mise in contatto con la collega.
"Jewa, cosa c'è stavolta di così urgante?"
"Siamo alla base, ti spieghrà tutto il boss"
Il boss era una donna corpulenta che si era fatta le ossa nei reparti speciali dell'esercito. Congedata con merito dopo aver subito l'amputazione di una gamba a causa di un proiettile che l'aveva fracassata, la donna dal carattere d'acciaio aveva fondato un'agenzia privata reclutando ex militari e agenti speciali che avevano spiccate doti investigative e d'azione. Il suo scopo era quello di creare un corpo elitario in grado di appoggiare le varie agenzie governative nel risolvere casi spinosi e fuori dagli schemi. In realtà l'ordine di creare questo corpo era partito dall'alto e il boss avev realizzato un gioiellino d'efficenza.
"Bene Bruce, mancavi solo tu" Lo accolse ironicamente il capo, che lo considerava il miglior agente in campo.
"Scusa Merry, ero nel mezzo di una grigliata in famiglia" Si scusò lui altrettanto ironicamente.
"Si, e scommetto che hai pianto nel venir via di casa. Ok, siamo qui per richiesta dell'FBI"
"Che novità!"
"Lance, niente battute! Ascoltatemi bene, perchè questo caso richiederà la partecipazione di tutti i membri qui presenti" Oltre a Merry, il boss, c'erano Bruce, il veterano; Jewa, l'informatica del gruppo; Lance, l'esperto d'armi; Frank, il tuttofare e Serena, la ragioniera: la squadra 7.
"Dobbiamo dare la caccia al classico serial killer, niente di nuovo. Sapete che in alcune circostanze per catturare questi pazzoidi bisogna percorrere delle vie non del tutto ufficiali, L'FBI ci invita a darci una mossa. Adesso vi distribuirò dei dossier dettagliati, prendetene una copia ciascuno, studiatevelo e tra un'ora ci riaggiorniamo per predisporre un piano d'azione"
"Merry, non ho notizie di serial killer in azione fuori controllo. I tre casi in essere sono seguiti dai vari enti locali, non dai federali. Che caso è questo?" Chiese Serena.
"Leggete! Fra 59 minuti ci riaggiorniamo" Rispose secca il boss.
Bruce odiava quel momento, quando all'inizio di un indagine doveva sorbirsi pagine di rapporti inconcludenti redatti da poliziotti incapaci o funzionari svogliati. Sapeva per esperienza che il 90% dei casi che arrivavano a loro erano risolvibili da una qualsiasi squadra di polizia che avesse messo un po' più d'impegno nel proprio mestiere, ma ciò avrebbe tolto il lavoro a miriadi di agenzie private spuntate come margherite a primavera.
Era il solito dossier: sadico e lucido assassino con un alto quoziente intellettivo. Torturava e ammazzava le sue vittime, senza distinzioni di sesso, età, razza. Particolare insolito invece, era che ogni vittima aveva legato a se il proprio cane, vivo. Dopo tanti anni Bruce ne aveva viste e sentite tante e non si meravigliò di questa nuova stravaganza. Poi notò un dettaglio che lo fece riflettere, accanto ai cadaveri c'era sempre un comodo giaciglio per cani e dell'acqua in una ciotola, ma niente cibo. Il resto era la solita descrizione di torture e sevizie subite dalle vittime.
Il boss rientrò puntuale, dopo 59 minuti.
"Allora, che mi dite?" Chiese Merry. Bruce e gli altri avevano discusso di quel caso soffermandosi sul particolare dei cani. Frank osservò:
"Il maniaco potrebbe essere una persona che ama i cani, o gli animali in generale. Ha sempre lasciato acqua per giorni"
"No!" S'intromise Serena "Chi ama gli animali non li lascerebbe senza cibo a vegliare i propri padroni ridotti in quello stato"
"Io invece credo che sia proprio questo il particolae interessante" Merry prese parte alla discussione "Lui vuol farci capire quanto i cani restino fedeli e vicini ai propri cari in qualsiasi situazione. Gli ha lasciato l'acqua, ma niente cibo e i cani, nonostante ci fosse l'ambiente impregnato di sangue e carne macellata, non hanno toccato mai i loro compagni"
"Quanto la facciamo lunga" Lance odiava la psicologia "E' un bastardo assassino e se me lo trovo a tiro.."
"Lo arresti, chiaro?! E adesso mettetevi al lavoro, fermate a tutti i costi questa belva" Concluse Merry.
Bruce rientrò fiaccato da quella giornata. Anche lui amava i cani, ne aveva avuti parecchi. Ma un giorno, tanti anni prima, il molosso che aveva regalato a suo figlio aveva aggredito una sua amica facendole perdere la vista. Nonostante tutta la buona volontà, fu costretto a portarlo in un centro apposito dove dopo qualche giorno fu abbattuto. Suo figlio non lo aveva mai perdonato.
"Tutto bene tesoro?" Sua moglie lo amava.
"No cara, no"
Quella sera, a letto, lui le spiegò sommariamente il nuovo incarico. Non poteva rivelare informazioni a nessuno, ma senza scendere nei particolari condivideva spesso con sua moglie il peso di alcune indagini. Quella sera faticarono entrambi a prendere sonno.
Il giorno seguente stavano cominciando a fissare dei punti per l'inizio dell'indagine.
"Partiamo dall'idea che Merry sia sulla buona strada e che quindi questo pazzoide tenga ai cani. Perchè dovrebbe ammazzarne i padroni? Così fa del male anche a loro"
"Il punto è un altro Jewa. Perchè ammazza solo persone che possiedono cani?" Chiese Bruce.
"Già, perchè?" Bofonchiò Serena.
"Lance, prendi il tuo arsenale. Andiamo sul posto del penultimo delitto" Disse Bruce.
"Del penultimo?"
"Si. Ho la sensazione che si aspettasse una nostra visita sul luogo dell'ultimo delitto e avrà curato ogni dettaglio per depistarci. Invece dove andremo noi ci saranno più possibilità di trovare tracce importanti"
"Sei sicuro?" Insistette il collega.
"No, ma ho l'impressione di aver ragione"
Giunserò ai margini della città, in una zona povera ma comunque ordinata e pulita. Il palazzo di dodici piani era vecchio e rabberciato qua e là. Gli inquilini, delle più svariate etnie ed età, li osservavano salire dalle scale anguste: la vittima abitava al nono piano e l'ascensore era fuori uso. Entrarono nel piccolo appartamento dopo aver asportato i sigilli della polizia.
"Non mi avevi parlato di dover fare una scalata" Grugnì Lance. Bruce non lo stava ascoltando, i suoi sensi erano già tutti in allarme. La piccola abitazione consisteva in un unico locale che faceva da cucina, salotto e camera da letto. In un angolo, un piccolo gabinetto, era diviso dal resto della stanza da un grosso telone cerato appeso al soffitto con degli anelli scorrevoli. L'ambiente rispecchiava l'impressione che si era fatto del quartiere; povero ma in qualche modo ordinato e pulito. Aveva letto il rapporto; la vittima era una donna lesbica di 51 anni che viveva con il suo cane, uno splendido esemplare di boxer femmina.Lavorava presso un magazzino di articoli per casa, non aveva una relazione stabile ed era benvoluta dai colleghi e dagli inquilini dl palazzo. La classica vittima anonima di alcuni tipi di serial killer. Eppure lui sentiva che qualcosa non quadrava.
"Mi hai fatto prendere le armi, ma qui il rischio maggiore che corriamo è di prenderci un'infezione"
"Come al solito Lance ti fermi alle apparenze. Questa casa, nella sua modestia, è pulita, ordinata e soprattutto a misura di cane"
"Cosa vuoi dire?"
"Che una persona sola, senza relazioni stabili, con poche possibilatà economiche e con un cane, potrebbe desiderare un ambiente simile per condividere con il proprio fedele compagno ogni momento possibile"
"A me fa un po' schifo tutta questa situazione"
"Chiediti invece come può aver fatto il nostro assassino a venir fin quassù, fare quello che ha fatto e andarsene senza che nessuno se ne accorgesse"
Il collega restò in silenzio. Dopo 20 minuti a cercare qualche dettaglio importante e aver fatto qualche domanda agli inquilini, rientrarono alla base, ognuno con dei punti interrogativi.
"Quindi non hai scoperto nulla! E perchè ti sei portato Lance e non me, o Frank?" Jewa stava urlando.
"Perchè vi lasciate condizionare emotivamente e tendete ad assecondare i miei ragionamenti mentre a me serviva un osservatore distaccato" Rispose Bruce con calma.
"E ti è andata bene?"
"Più o meno"
Dopo quasi un mese di lavoro l'indagine sembrava ad un punto morto. Il maniaco continuava a mietere vittime; quattro da quando avevano preso in mano il caso. I vari elementi raccolti, incrociati e confrontati tra loro, non davano sufficienti risposte e in definitiva la squadra 7 brancolava nel buio.
"Non va bene un cazzo! Diamoci una mossa o dovremo chiudere la baracca" Merry aveva un diavolo per capello; la squadra intera, convocata d'urgenza, era sfiancata quanto lei.
"Sembra che conosca in anticipo le nostre mosse e ci stia bellamente prendendo in giro" Serena stava pensando ad alta voce. "E più ci facciamo coinvolgere emotivamente e meno verremo a capo del problema" Bruce ebbe un fremito e chiese quasi in apnea:
"Chi di voi si sente coinvolto emotivamente da questo caso? A chi veramente preme per la sorte delle vittime? Ma soprattutto, chi ha veramente a cuore il destino dei cani privati dei loro padroni?"
I suoi colleghi lo fissarono in attesa di una risposta; chiaramente lui la conosceva ma Bruce scattò in piedi ansimando "Maledizione! Maledizione! Devo correre a casa"
"Bruce, dove corri? Fermati" Jewa cercò di trattenerlo ma Lance la bloccò. "Lascialo andare, deve aver fiutato una pista" "Ha ragione Lance. Preparatevi e seguitelo con cautela, ho un brutto presentimento" Concluse Merry.
Entrò in casa trafelato, aveva corso e il battito cardiaco accelerato gli faceva mancare il fiato. Si riprometteva spesso di tenersi allenato, ma la sua proverbiale pigrizia aveva sempre la meglio. Chiamò la moglie più volte, nessuna risposta. Estrasse la pistola dal fodero e ispezionò con cura l'abitazione. Nessuno, nessun segno di scasso, nessuna anomalia. In una situazione normale avrebbe pensato che sua moglie fosse fuori per una qualsiasi ragione, senza allarmarsi, ma quella mattina aveva trovato sul cruscotto dell'auto di servizio un volantino dell'associazione amici dei cani. Per anni era stato socio finanziatore di quell'associazione; ritirò la sua iscrizione dopo il fattaccio avvenuto anni prima con il cane regalato al figlio.
Aveva dato un'occhiata veloce al foglietto, senza dar peso a ciò che riportava, aveva impresso delle immagini senza elaborarle. Ma una parte del suo cervello cominciò a rivisitare quelle informazioni, giungendo ad una conclusione che gli era esplosa all'improvviso in testa:
<Mese di maggio con i nostri amici> Riportava il volantino e poi <Il giorno 4 incoronazione del cane più anziano della contea. Il giorno 9 premiazione del cane più alto della città. Il giorno 15 grande festa per il cane più efficiente in dotazione alle forze dell'ordine cittadine. Il giorno 20 premiazione per il cane più ubbidiente e per finire il giorno 28 grande premio fedeltà per il cane con il padrone migliore. Ogni cane di quella lista, ogni vincitore, era della stessa razza trovata a fianco dei propri padroni orribilmente mutilati e le date coincidevano con il giorno precedente la loro morte.
Oggi era il 29 maggio e l'ultimo premio l'aveva vinto un labrador.
In casa non trovò niente, nessuna traccia, ma quel volantino era una firma e sapeva con precisione dove dirigersi. Prese l'auto e si avviò verso la parte ovest della città, nella zona collinare.
"Lo teniamo sotto controllo, si sta dirigendo ad ovest, come pensavi tu" "Ok Frank, non perdetelo d'occhio e tenetemi costantemente aggiornata" "D'accordo Merry"
"Cosa ne pensi Frank?" "Niente di buono Jewa, quando Bruce parte così bisogna sempre aspettarsi il peggio"
Aveva preso con se le chiavi che tenevano a casa e aprì il cancello elettrico. Non era una zona residenziale e non c'era un guardiano fisso, i tre addetti alla manutenzione del parco si dividevano il lavoro a loro discrezione come concordato con i proprietari.
Raggiunse la sua proprietà, un grosso capanno con annessi vari recinti al cui interno c'erano svariati tipi di animali da fattoria. Una rapida occhiata e il sangue si gelò nelle vene, non c'era il cane, un grosso esemplare di labrador.
"Siamo entrati" Disse sorridendo Frank "Come?" Chiese Merry già sapendo la risposta "Non sarà un cancello elettrico che potrà fermare l'allegra brigata" Disse di rimando Lance dall'altra automobile. "State attenti, stiamo violando un po' di regole, non voglio guai" "Dai Merry, taglia corto, ci aggiorniamo più tardi" Il boss non rispose, sapeva quanto Jewa tenesse a Bruce e capiva il suo stato d'animo. A comunicazioni interrotte sussurrò "Buona fortuna ragazzi"
La porta principale del capanno era socchiusa, dall'interno non proveniva nessun rumore ed era buio. Entrò con circospezione, per la prima volta nella sua vita era in difficoltà, stava probabilmente per risolvere quel caso spinoso ma era terrorizzato dalla prospettiva di trovare ciò che la sua mente analitica aveva concluso; prese coraggio e accese la luce; il suo lato umano ebbe un sussulto ma il detective prese il sopravvento.
"Ciao, ti aspettavo. Sapevo che avresti capito il messaggio, sei troppo intelligente"
"Non abbastanza purtroppo. Troppe vittime, troppo dolore, perchè?" Il tono di Bruce, a dispetto della situazione, era glaciale.
"Oh dai, lo sai perchè. E' colpa tua, ovviamente"
"Colpa mia, certo. Sono stato un cretino a non accorgermi di niente, a non capire che mi stavi usando. Tu non mi ami più, da tanto tempo"
"Da quel giorno per la precisione. Sei tu la causa di tutto questo"
Non era possibile. Per tutti quegli anni lei era sempre stata solare ed amorevole nei suoi confronti, aveva superato il trauma della perdita del figlio meglio di lui, ne era sicuro, ma allora perchè?"
"Ti chiedo ancora, perchè?" Lei non spostava lo sguardo un attimo, la mano ferma, la grossa lama appoggiata sul collo del malcapitato addetto alle manutenzioni e il grosso cane legato alla maniglia della finestra. Poi cominciò a parlare come se la sua voce provenisse dallo spazio.
"Perchè tu hai ucciso nostro figlio. Sei tu che lo hai privato della gioia della sua vita: Blakye era il suo amato cane, non un mostro"
"Aveva assalito una ragazzina di 13 anni"
"Quella sgualdrina ha avuto ciò che si meritava!" Bruce inorridi nel sentire quelle parole. Per anni si era chiesto perchè il docile Blakye avesse aggredito la loro ospite e adesso pensava di aver trovato una risposta, terribilissima.
"Mi stai dicendo che.."
"Che ho aizzato io il cane contro quella maledetta, stava circuendo il mio povero bambino e anche il cane stava cedendo alle sue moine. Non potevo permetterlo e il cane ha fatto per me ciò che andava fatto"
"Nostro figlio aveva 14 anni, era normale che avesse una simpatia.."
"Nooo! Quella era una troia. Il mio bambino voleva bene solo alla mamma e al suo cane, lei non c'entrava e Blakye ha agito per il nostro bene"
"Tu sei pazza" Lei non lo sentì.
"Poi sei intervenuto tu, maledetto impiccione. Ti avevamo detto che il cane era innocente, ma niente. Hai fatto intervenire le autorità che hanno tratto le conclusioni sbagliate e Blakye è stato eliminato. Il mio bambino non sopportava quel dolore, lo capivo, lo sentivo. Io sono sua madre, certe cose le percepisco"
Un altro tassello era entrato al suo posto, Bruce stava per perdere il controllo tante erano la rabbia e l'emozione ma si sforzò di continuare a sostenere quella discussione.
"Cosa hai fatto al ragazzo, cosa hai fatto a nostro figlio?" Adesso stava andando fuori controllo.
"In effetti non si è suicidato, l'ho ammazzato io. Non potevo sopportare di vederlo soffrire così. Prima di ucciderlo gli ho spiegato che avrebbe raggiunto Blakye e lui ha capito, mi ha persino ringraziata" I due si fissaronio intensamente, lui con odio e disperazione, lei completamente folle. Poi lei continuò adagio:
"Senti Bruce, non ti amo più ma ti rispetto e so che sei un uomo tutto d'un pezzo e ligio al dovere. Adesso io scannerò questo poveraccio e tu starai buono e tranquillo, non puoi farmi niente. Quest'uomo morirà dissanguato come un porco e tu sarai testimone di questo macello"
"I cani. Perchè i cani?" Chiese ancora Bruce mentre lentamente afferrava la sua pistola. "Ah si, i cani. Non ci sei arrivato?" Bruce non rispose, stava prendendo le misure per un'eventuale intervento armato e lei continuò:
"Mi deludi caro. Il cane è il simbolo della fedeltà pura. I cani amano a tal punto i padroni da morire di fame piuttosto che profanare i loro corpi. Il sangue, le interiora, l'odore di morte servivano per risvegliare in loro l'istinto animale, ma non hanno ceduto, nessuno. Vecchi, malati o trasandati che siano, i cani restano fedeli al proprio amico, sempre, fino alla morte" Lui vedeva la lama del coltello sempre più pressata sul collo dell'ostaggio, doveva agire alla svelta mentre lei continuava nel suo delirio.
"E Blakye era fedele, voleva bene a me e al mio ragazzo e tu maledetto l'hai ammazzato, hai ucciso il nostro Blakye e..." Notò di sfuggita un movimento furtivo alle sue spalle e gli occhi di Bruce che cambiavano espressione, fu un attimo "...bastardo!"
Bang! L'imprecazione della donna restò a mezzaria.
Jewa si avvicinò a lui e lo fissò dritto negli occhi.
Due mesi dopo.
"Potremmo prenderci un paio di giorni liberi e andare a fare una gita a San Francisco, ti piace tanto quella città" Lo disse più per convincere se stessa di avere ancora qualche speranza, una minima possibilità di creare una relazione stabile, ma sapeva di sbattere contro un muro.
"No Jewa, no. In questi due mesi mi sei stata molto d'aiuto e io ho approfittato di te. Ho goduto delle tue attenzioni, della tua compagnia, del tuo amore" Bruce stava parlando con tono distaccato, quasi infastidito. "Ma io non ti amo, lo sai. Posso continuare ad approfittarmi di te, non opporresti obiezioni pur di restare con me, ti sembra normale?" Lei aveva gli occhi gonfi di lacrime e lui infierì:
"Ho amato mia moglie, forse la amo ancora, non so. Avevo lei, mio figlio i miei cani e le mie certezze. Sono restato solo, sto pagando un conto salato per i miei errori e tu non fai parte della mia vita futura. Lascio il lavoro, lascio la città, fattene una ragione"
Ormai lei piangeva singhiozzando e si avvicinò a lui, in preda alla disperazione:
"Dimmi che non è vero, dimmi che mi ami, dimmelo!"
"No Jewa, non ti amo. Ma ti voglio bene, sei giovane bella e brava. Avrai successo nel lavoro e troverai un uomo con cui costruire una famiglia vera" La baciò sulla fronte e la strinse a se, poi la salutò e uscì dalla sua vita.
Due anni dopo.
"Amore! Hanno suonato, vai tu ad aprire? La cena è quasi pronta"
"Ok tesoro, vado io" Con calma si diresse alla porta d'entrata.
"Buonasera. C'è la signorina Jewa?" Chiese una donna con la divisa di una compagnia di consegne.
"Si, è in cucina. Jewa! Cercano te" La donna arrivò in un battibaleno.
"Si? Cosa c'è?" Chiese velocemente.
"Devo consegnarle una cosa, ha due minuti?"
Jewa stava velocemente organizzando la situazione per poi dire al suo uomo:
"Corri in cucina e finisci di preparare, fra cinque minuti sono da te" senza obiettare lui si dileguò all'istante.
"Eccomi, sono tutta sua" Disse rivolta alla donna che senza dar risposta scaricò da un furgoncino una gabbia. Al suo interno una coppia di cuccioli di cane, di razza imprecisata, dormivano uno sopra all'altro.
"Ecco. Mi firma questa ricevuta e siamo a posto" Jewa fissò la donna con aria interrogativa e l'altra rispose in modo sbrigativo:
"Senta, io mi limito a fare le consegne, non ho tempo per altro. Questi sono suoi, se firma le consegno anche una lettera intestata" Jewa conosceva il tipo, firmò e ritirò senza fare commenti.
"Grazie" Concluse, mentre l'altra era già salita sul suo furgone.
I cuccioli parevano in letargo, li sentiva respirare ma continuavano a dormire. Aprì la lettera con foga, era Bruce:
<Cara Jewa. So che stai attraversando un bel periodo, il lavoro va alla grande e la tua relazione con Martin sembra sul punto di diventare una cosa seria; sono contento per voi. Come saprai ho aperto una pensione per cani, dove ospitiamo e accudiamo ogni cane che ci viene affidato. Ti ho mandato questa coppia di bastardini che abbiamo salvato dalle acque di un torrente dove qualche bastardo li aveva gettati all'interno di un sacchetto. Tienili, crescili, amali come fossero umani e vedrai quante soddisfazioni avrete insieme e ricordati, i cani sono fedeli, per sempre! Un abbraccio dal vecchio Bruce"
Ripiegò il foglio mentre le lacrime le rigavano il viso. Martin arrivò in quel momento e capì subito. "Bruce?!" Lei le aveva parlato di lui.
"Si, guarda cosa ha mandato"Indicò verso la gabbietta. Lui si avvicinò, sollevò la gabbia e dopo aver osservato attentamente la ripose delicatamente in terra.Si avvicinò a lei e le prese le mani tra le sue, lei sentì il calore di quelle mani forti, robuste. Poi lui disse:
"Allora è ufficiale. DA oggi siamo una famiglia, un po' più numerosa, ma una famiglia. Ti amo Jewa" Lei lo abbracciò amorevolmente "Si Martin, siamo una famiglia. Anche io ti amo"