Felice, Franco e l'origine delle cose
Dopo aver rifiutato educatamente un'ulteriore razione di cibo, Franco si sistemò sulla poltrona che troneggiava al centro della sua stanza; era una strana prigionia la sua e più passava il tempo e più veniva assalito dai dubbi. In quel periodo, isolato dal resto del mondo, aveva avuto modo di conoscere ed apprezzare una razza simile a quella umana ma per certi versi completamente diversa: gli Scuri. Il terrore che lo aveva assalito nei primi istanti dal rapimento, subito da parte di un gruppo di facinorosi, si trasformò in rassegnazione quando fu scambiato dagli scuri come merce di baratto, successivamente però ebbe la consapevolezza che quegli esseri non volevano fargli del male anzi, si stavano mostrando molto più sensibili degli umani stessi.
Beatrice si era ripresa dallo stupore iniziale e nonostante avesse realizzato di aver miseramente fallito la sua missione, si sentiva in pace con se stessa. Se ne rese conto Aurora che la affiancò bonariamente e la invitò ad avvicinarsi al resto del gruppo "Tutto bene?" Chiese infatti la ragazza "Si, tutto bene" Rispose Beatrice quasi sorridendo "Voi come state?" Chiese rivolta ai suoi uomini "Un po' ammaccati ma nel complesso pronti e operativi" Rispose il più anziano che con quelle parole confermò la loro disponibilità a seguirla qualsiasi fossero state le conseguenze, parole che fecero arrossire Beatrice fiera e contenta dei suoi uomini; ma adesso voleva capire meglio cosa stesse accadendo e quindi cercò di rassicurarli "Tranquilli ragazzi, sentiamo cosa hanno da dirci i nostri carcerieri" Pronunciò l'ultima parola con enfasi, voleva davvero capire a cosa sarebbero andati incontro. Sunday fece un cenno verso Felice che comprese immediatamente le intenzioni dell'amico pur faticando a riconoscere l'uomo nervoso e poco razionale conosciuto tempo prima in quel centro commerciale; ma in fondo qui era a casa sua e ciò gli conferiva una grande tranquillità e forza d'animo. Bocassa non si intromise defilandosi fino a giungere vicino ad Aurora che, con il fiato sospeso, attendeva lo sviluppo degli eventi. Felice fece qualche passo verso il gruppo di Beatrice e quando fu sicuro di avere la loro attenzione parlò scandendo bene le parole, li aveva avvisati, non erano ancora fuori pericolo "Allora, cosa avete intenzione di fare? Volete crearci problemi o volete darci una mano? Sapete bene che non siamo noi il male da combattere quindi vi lasciamo la possibilità di scegliere: con noi da liberi cittadini o contro di noi da agenti speciali in stato di fermo" Aveva parlato con voce ferma, le sue parole avevano lo scopo di fare effetto sui prigionieri, in realtà Beatrice ebbe un sussulto e si mise a sorridere, conosceva quell'uomo e sapeva che era un tipo tranquillo e non abituato a stare al centro dell'attenzione, quindi rispose senza troppi fronzoli, consapevole della fedeltà dei suoi e convinta di fare la scelta giusta "Sto con voi. Per quanto riguarda i miei uomini" proseguì "Da questo momento sono liberi di fare le scelte che meglio credono, quindi dovrete rivolgervi a loro" Felice fu contento di quella risposta e stava per parlare agli agenti quando il più anziano di loro lo anticipò "Penso di parlare a nome di tutti; dove va il comandante andiamo noi, la sua scelta è la nostra scelta" Gli altri uomini fecero ampi gesti di approvazione, anche loro la pensavano così e Beatrice si emozionò fino alle lacrime; quelli erano i suoi uomini. La tensione svanì di colpo e Felice, chiaramente sollevato, si schiarì la voce e prese a dire "Ottimo, sono contento della vostra decisione. Non c'è bisogno che mi giuriate fedeltà, mi basta la vostra parola, non deludetemi" L'uomo stava per riunirsi agli altri quando la voce di Beatrice salì di tono, dovevano sentirla tutti "Aspettate un attimo. Prima di buttarci nelle fauci della belva vogliamo saperne di più su questa storia, altrimenti non se ne farà nulla" Per un attimo si ricreò la tensione iniziale e nel silenzio totale si udivano in sottofondo i rumori della natura che più nessuno ascolta; fu quindi Bocassa a prendersi carico di riportare la calma. Si avvicinò a Beatrice, la fissò negli occhi e la invitò a prenderle le mani, la donna parve ipnotizzata e senza rendersene conto afferrò le mani dell'altra, fu l'inizio del viaggio.
La sorpresa iniziale non durò a lungo, i genitori di Felice erano pronti a qualcosa di strano ed eccezionale, ma la signora Maria volle subito chiarire la loro posizione "Sentite, noi vogliamo rivedere nostro figlio sano e salvo, quindi mettiamo subito le carte in tavola; voi da che parte state?" I due anziani nonni sorrisero, infatti erano pronti ad una simile reazione e la donna specificò immediatamente "Siamo con Felice e con voi, ma dovete essere pronti, perché ciò a cui andrete incontro trascende dalla vostra comprensione"
Beatrice sembrava essersi appena risvegliata da un lungo e piacevole sonno, i tratti del suo volto erano rilassati, infatti sorrise, adesso che lei e i suoi si erano schierati Aurora pose candidamente la domanda che tutti avevano in testa "Bene Felice, e adesso che si fa?" In quei giorni le facoltà mentali dell'uomo si erano sviluppate in modo esponenziale e ora percepiva parecchie emozioni di chi gli stava vicino; Bocassa l'aveva avvisato, all'inizio sarebbe stata dura gestire le proprie azioni. In quel preciso istante da una parte percepiva l'euforia per il successo ottenuto da Sunday e la sua gente, dall'altra la perplessità perché nessuno capiva cosa stesse realmente accadendo, ma le percezione più forti, che gli davano forza e coraggio, erano l'amore e la fiducia incondizionata di Aurora. Si avvicinò a lei, la baciò su una guancia e poi si rivolse a tutti "Grazie. Grazie a tutti voi per il rischio che state correndo per me, ma non voglio approfittare ulteriormente della vostra disponibilità. Beatrice e i suoi hanno dato la loro parola e tanto mi basta, faremo squadra con loro mentre voi tornerete dalle vostre famiglie e alle vostre faccende. Grazie ancora" Ci fu un attimo di silenzio, poi Sunday fece per intervenire ma Felice lo anticipò "Vale anche per te amico, torna da tua moglie, torna ad occuparti delle tue cose, ti devo molto e non voglio coinvolgerti in questo pasticcio" Sunday sorrise "Sei proprio un italiano. Mi fermerò ancora un po' di tempo a Sokoto, non esitare a cercarmi in caso di necessità, ok amico?" "Ok amico" Si abbracciarono consapevoli del loro destino ma in cuor loro si fece largo la speranza di potersi rivedere prima o poi. Dopo aver preso commiato dal gruppo di Sunday, Felice si rivolse a Bocassa "Noi torniamo a Sokoto, vero?" "Si, il nostro uomo si trova lì"
Franco stava studiando l'ennesimo testo antico degli scuri, la lingua, in principio per lui incomprensibile, veniva tradotta da un incaricato che aveva il compito di erudirlo, infatti, dopo l'iniziale scetticismo, adesso Franco cominciava a fidarsi di lui e con il passare del tempo era nata tra loro una sincera amicizia " ma è possibile che tu non abbia un nome?" Chiese Franco per l'ennesima volta "Per me è difficile parlarti senza identificarti con un nome, è contro la mia logica di pensiero" "Abbiamo già discusso questo aspetto Franco, il mio popolo non ha bisogno di nomi. Ma dimmi, di cosa vogliamo parlare oggi? Quale argomento ha sollevato la tua curiosità?" Franco teneva tra le mani un volume corposo scritto in lingua antica che persino il suo nuovo amico aveva difficoltà a tradurre "Ascolta Antonio, da oggi ti chiamerò così se a te sta bene" L'altro assentì "Se per te è più facile a me sta bene" "Ok. Allora, in questo periodo ho avuto accesso ad informazioni che farebbero la fortuna degli enti militari e delle agenzie governative di tutto il mondo. Ho cercato di essere razionale senza farmi condizionare ma più leggo, più scavo in profondità e più dentro di me si fa largo un'idea assurda, tanto da farmi pensare che io stia sognando, o forse, più semplicemente, lo spero ardentemente. Aiutami a capire, ti prego" Antonio non fece una piega e con voce impassibile rispose "A volte i sogni sono la proiezione della realtà e viceversa. Impara ad aprire la mente anche alle eventualità più assurde ed impensabili, allora potrai capire" E detto ciò si congedò da Franco lasciandolo in preda ai suoi dubbi.
Maria e Aldo decisero di correre il pericolo e si dissero pronti ad affrontare qualsiasi rischio pur di aiutare loro figlio "Oh, ma non si tratta solo di vostro figlio, si tratta del destino di questo pianeta. Ora prepariamoci, si parte per l'Africa, dove tutto ha avuto inizio" L'euforia diede nuova forza e slancio a Maria che sentiva di poter spaccare il mondo, mentre suo marito Aldo cominciava ad accusare lo stress.
L'aereo privato su cui erano imbarcati offriva tutte le comodità del caso e il viaggio sarebbe stato piacevole se non fosse che lui sentiva avvicinarsi la fine, una tragica fine. Il nonno si rivolse a lui "Cosa ti tormenta Aldo? Non ti fidi di noi?" "Conoscete già la risposta" Rispose bruscamente e sua moglie lo riprese immediatamente "Aldo!" "Scusa tesoro, ma ho la netta sensazione che tutta questa messinscena abbia uno scopo a noi oscuro e non finirà bene, me lo sento" Quelle parole segnarono il confine tra loro, Aldo non si fidava dei nonni e Maria si ritrovò a dover tenere integri gli equilibri tra le due parti "E tu Maria, cosa pensi di questa faccenda, hai anche tu dei dubbi? Non ti fidi di noi?" Chiese la nonna. Maria si costrinse ad essere diplomatica ma la sua risposta fu perentoria "Io vi seguo, ma lui è mio marito ed ho imparato a fidarmi di lui, sempre"
Franco ebbe il tempo di ripensare all'ultima conversazione, Antonio si era congedato per assolvere a dei compiti urgenti. Sogno e realtà facevano parte di argomenti spesso dibattuti da filosofi e scienziati di varia estrazione, i grandi pensatori fin dall'alba dei tempi della ragione avevano dato grande importanza ai sogni cercando di interpretarli e metterli in correlazione con la vita reale, senza però mai riuscire a dare delle spiegazioni logiche accompagnate da fatti concreti e pensandoci bene ora rammentava come spesso lui e Felice si fossero trovati a discutere sull'argomento. Riprese in mano i testi antichi con le relative traduzioni e cercò di comprendere alcune parti poco chiare, infatti adesso, grazie al contributo di Antonio e alla sua voglia di comprendere quei misteri, era in grado di tradurre molti tratti in piena autonomia. Un piccolo volume aveva rapito la sua attenzione, tra le righe gli era parso di trovare delle similitudini con i testi antichi delle grandi religioni del nostro mondo. Si immerse nella lettura e nel frattempo Antonio tornò da lui trovandolo accigliato a rimuginare con se stesso "Qualcosa non va Franco?" "Non va niente, adesso cominciò a capire ed è giunto il momento che tu e i tuoi simili mi raccontiate la verità"
Sokoto iniziava a piacergli, la sua gente, i suoi rumori, gli odori e i nuovi amici che lo avevano preso a cuore lo rendevano sereno. Ora sapeva che li si sarebbe deciso il destino della sua vita, l'amore con Aurora, i segreti degli scuri, tutto avrebbe preso forma a Sokoto "Devi darmi un piano" Beatrice lo sorprese assorto nei suoi pensieri "Felice! Dobbiamo agire alla svelta, tra poco sarò fuori tempo massimo e i miei superiori capiranno che li ho traditi" Anche Aurora si era avvicinata a lui e dopo aver ascoltato la donna aspettava la risposta del suo uomo che però sembrava assente "Felice!?" Provò a chiamarlo "Amore! Ci sei?" Lui la afferrò per le spalle e la tirò a se con delicatezza e allo stesso tempo la baciò sulla testa "Ho paura" Le sussurrò in un orecchio "Tranquillo tesoro, siamo tutti con te, andrà tutto bene" Felice volse lo sguardo verso Bocassa, era giunto il momento e senza aggiungere altro si allontanò con lei in direzione della sua abitazione e la reazione di Beatrice non si fece attendere "Ma dove andate? Dove stanno andando?" Chiese perplessa rivolta ad Aurora "Calma Beatrice" Cercò di tranquillizzarla Aurora "Adesso il nostro compito e quello di assicurarsi che nessuno li disturbi".
L'aereo era atterrato senza problemi e Aldo tirò un sospiro di sollievo, non gradiva volare mentre Maria si rivolse ai nonni chiedendo dove fossero giunti "Siamo in Nigeria, ma non è qui che ci fermeremo, questa è una tappa obbligatoria, dopodiché ci trasferiremo a Sokoto, nostra meta finale" "Sokoto?!" Esclamo Aldo che al solo pensiero di riprendere il volo si sentì mancare "Sì, Sokoto, nel nord della Nigeria. E' lì che siamo diretti ed è lì che incontreremo vostro figlio" Il volo fu breve e Aldo riuscì a sopportare quell'ennesima prova spinto dalla speranza di poter riabbracciare il figlio. Maria dal canto suo aveva cercato di strappare alcune notizie in più agli anziani nonni che però si limitarono a rispondere che avrebbero trovato tutte le risposte a Sokoto, dove, una volta atterrati, furono trasferiti con un pulmino nella residenza che li avrebbe ospitati durante la loro permanenza in città. Al loro arrivo furono accolti da una donna che si inchinò servilmente davanti a loro "Bentornati signori, sono contenta di rivedervi. Loro sono i genitori?" "Si, sono i genitori di Felice, la signora Maria e il signor Aldo" La donna si rivolse a loro "E' un onore avervi nostri ospiti. Io sono Nabilah" Gli ospiti furono accompagnati nelle rispettive camere, alloggi senza troppe pretese ma puliti ed ordinati e quando più tardi i quattro si ritrovarono nella grande sala per pranzare Maria chiese alla nonna "Dov'è mio figlio?" "sta arrivando" "Ma allora Lorenza ci ha mentito, perché? "Per la sicurezza di tutti. A breve ci raggiungerà con i suoi uomini, saranno le nostre guardie del corpo; adesso siamo in territorio nemico!"
Antonio versò nei capienti bicchieri la bevanda preparata con erbe e radici, Franco pensò che si trattasse di una specie di droga, un allucinogeno che lo tenesse sotto controllo ma Antonio lo rassicurò" Beviamo, ti aiuterà ad aprire la mente per comprendere ciò che vuoi sapere" "E tu? Perché bevi, di cosa hai bisogno, che proprietà ha questa bevanda?" Franco era di nuovo sulla difensiva, non aveva ancora digerito la questione del rapimento anche se lo avevano rassicurato; i suoi rapitori erano dei sovversivi che agivano fuori dalle regole e ancora una volta il suo nuovo amico lo stupì "Io bevo perché mi piace" Gli scuri raramente parlavano senza uno scopo ben preciso, a volte gli ricordavano gli alieni di un pianeta lontano presenti in una serie televisiva che tanto lo aveva appassionato da bambino, esseri completamente privi di sentimenti che ragionavano razionalmente guidati esclusivamente dalla logica "Ti piace, tutto qui?" "Sì" Confermò Antonio "Tutto qui" La bevanda era buona e Franco se ne servì un'altra dose che bevve in un attimo "Buona, grazie Antonio, sei un amico" L'altro sorrise "Cosa ti assilla Franco? Cosa non capisci, cosa vuoi sapere? Sono qui per aiutarti, se possibile, parla liberamente" Franco volse lo sguardo verso l'alto per non guardare in faccia il suo interlocutore, ciò che lo assillava non andava d'accordo con i suoi pensieri, con l'idea che aveva del mondo e dell'universo, la sola idea di avere dei dubbi gli faceva paura. E se qui dubbi avessero avuto conferma dalle risposte di Antonio? Quanto era cambiato il suo modo di pensare, la consapevolezza di essere stato scelto tra miliardi di persone per un compito tanto complicato; lo avevano avvertito, in quel momento alcuni individui stavano affrontando le sue stesse prove, era in corso un cambiamento radicale che coinvolgeva il mondo intero. Deglutì a fatica, aveva lo stomaco chiuso e la gola secca, poi rivolse lo sguardo verso Antonio e chiese "Dio esiste?" Antonio ondeggiò il bicchiere facendo schizzare in giro alcune gocce di bevanda scura, poi ne finì il contenuto in un unico sorso "E chi lo sa?" Rispose all'amico "Tu mi sopravvaluti. Io e la mia razza non lo sappiamo, i testi che stiamo studiando insieme non lo dicono e noi, come voi, non conosciamo tutte le risposte o una verità unica e suprema" Franco non accettò quella risposta, per lui Antonio mentiva e reagì duramente "Tu menti, mi prendi in giro. La tua razza tiene in pugno tutta l'umanità e da sempre professa l'esistenza di dei e semidei per farla sottostare al proprio volere sfruttandola per i suoi scopi" Era rosso in viso e si rese conto che l'ira l'aveva spinto a pochi centimetri dal suo amico che però non si scompose. La preparazione e l'indole pacifica dello scuro lo rendevano l'elemento ideale per sostenere una discussione con gli umani più inclini a sbalzi di umore e ad eccessi d'ira "Quali scopi Franco? Tutto ciò che fate, bello o brutto che sia è frutto delle vostre capacità, non ci sono interferenze da parte nostra e tu adesso sei pronto per sapere una prima verità" Prima di continuare si servì dell'altra bevanda e ne verso anche a Franco "La Terra era il nostro pianeta, voi non esistevate ancora e la nostra razza viveva in armonia con la natura. I nostri antichi testi narrano che un giorno, giunta dal cielo, fece la sua comparsa una nuova razza sul nostro pianeta, la razza dei chiari. Le due razze, simili ma comunque diverse, riuscirono a mantenere buoni rapporti nonostante la loro indole aggressiva li spingesse a voler dominare il pianeta. L'equilibrio si ruppe quando l'incontrollata mescolanza di sangue tra le due razze diede vita a quella che oggi conosciamo come razza umana e qualcuno, tra la mia gente, pensò di servirsi di questa razza per riprendere il dominio della Terra. Purtroppo la situazione sfuggì loro di mano, il numero degli umani crebbe senza controllo, costringendo noi a nasconderci come ratti nelle fogne e i chiari a trovare rifugio nello spazio. Stavate soppiantando la nostra civiltà prendendo il controllo totale del pianeta e la mia gente ebbe la sciagurata idea di chiedere aiuto a degli emissari della razza dei chiari che con una mossa inaspettata provò a sterminarvi, ma il risultato fu disastroso. I sopravvissuti a quella carneficina ne uscirono temprati e più forti di prima e con il tempo presero il controllo del pianeta e ciò che era, non è più; da lì nasce la storia della vostra razza che tutti conoscete mentre la mia, nel corso dei secoli e con grandi sforzi è riuscita ad instaurare buoni rapporti con parte di voi permettendoci di tornare gradualmente a vivere la nostra vita" Franco era restato ad ascoltare cercando di aprire la mente pronto ad accettare anche l'impossibile e quando il suo cervello mandò un segnale di approvazione ebbe solo la forza di chiedere "E adesso cosa sta cambiando?" "I chiari stanno tornando a fare ciò per cui erano venuti allora, sterminarci tutti e prendere possesso della Terra"
Felice si lasciò abbracciare e baciare dai due genitori che con le lacrime agli occhi lo fissavano amorevolmente "Mamma, papà, vi voglio bene" Furono le prime parole che riuscì a dire "Anche noi Felice". "Eccoci qui , tutti riuniti" Intervenne la nonna per riportare ordine "Hai fatto un ottimo lavoro Bocassa, il nostro Felice mi sembra pronto, confermi?" "Si signora, ma ci sono ancora alcuni particolari da perfezionare" L'anziana fece cenno di aver capito, bisognava provvedere con urgenza. Si sistemarono tutti nella grande sala da pranzo, Felice stava raccontando gli ultimi avvenimenti quando a un tratto si rivolse direttamente ai nonni "Voi siete scuri, mia madre è una scura, ma mio padre è umano, cosa sono io?" Il rumore della forchetta che infilzava delle crocchette dal vassoio d'acciaio riempiva il silenzio della stanza, la nonna assaporò l'ennesima pallina dorata e dopo aver riposto le posate fissò Felice e rispose in modo glaciale "Tu sei un bastardo"
Beatrice sembrava un leone in gabbia, lei era abituata all'azione e quell'attesa la stava snervando, avrebbe preferito essere sotto il fuoco incrociato dei guerriglieri piuttosto che starsene lì con le mani in mano. Gli altri avvertivano la sua agitazione ma nessuno osava avvicinarsi a lei rischiando di subire la sua ira, Aurora però era entrata in sintonia con Beatrice che sapeva di poter contare sulla ragazza "Senti Aurora" L'altra la anticipò "Si Beatrice, ti capisco, sei frustrata ma devi avere pazienza, stai calma" La tranquillità della ragazza era disarmante, qualcosa non quadrava "Spiegami come fai ad essere così calma e serena. Il tuo uomo è sparito da qualche ora e tu mi dici di stare tranquilla?" Beatrice era rossa in viso, la sua carnagione chiara si accendeva subito quando si inalberava, cosa tra l'altro abbastanza frequente "Non è sparito, è a casa di Bocassa, tra amici" "Ne sei convinta?" Insisté Beatrice che aveva un brutto presentimento, Aurora socchiuse gli occhi. Accompagnate dagli uomini di Beatrice, le due donne raggiunsero la casa di Bocassa e suonarono il campanello. Si presentò all'entrata Nabilah e subito Aurora si illuminò in volto "Nabilah, carissima. Ci fai entrare?" "E' l'ora della preghiera e nessuno può entrare a disturbare" Rispose senza tentennamenti l'altra "Ma io devo vedere Felice, adesso. E' venuto qui con Bocassa già da qualche ora e sicuramente ci sta aspettando" "Non vedo la signora da qualche tempo e di solito dopo le sue assenze prolungate mi avvisa per tempo prima del rientro" La ragazza diede ad intendere che aveva finito e loro dovevano togliere il disturbo. Aurora fece per replicare ma questa volta fu la compagna a trattenerla facendole cenno di non insistere mentre Nabilah la fissava; Beatrice tenne testa a quello sguardo e di rimando fece capire alla giovane che la cosa non era finita lì, si sarebbero riviste. Con il cuore gonfio di rabbia e frustrazione Aurora si convinse a seguire Beatrice e i suoi uomini, pur non avendo capito il motivo di quella ritirata in sordina.
"Se ne sono andati?" "SI signora, ma ho avuto la netta impressione che la donna agente non abbia creduto alla mia versione" "Già. Beatrice è un avversario da non sottovalutare, il destino e gli eventi hanno voluto che si schierasse con Felice, ma noi possiamo modificare il destino a nostro piacimento, siamo vicini all'alba di una rinascita e Sokoto sarà il teatro di questo evento che cambierà definitivamente l'aspetto di questo mondo pieno di bruttezze e corruzione. Va Nabilah, assicurati che tutti ii nostri ospiti siano a loro agio ma soprattutto che non possano tentare in nessun modo di fuggire, domani arriveranno gli emissari e deve essere tutto a posto ed in perfetto ordine" La ragazza chinò il capo e si congedò dalla sua signora.
Aurora stava urlando "Mi spieghi cosa ti è preso? Non eri tu quella che voleva prendere d'assalto quella casa? Come mai ti sei tirata indietro?" Beatrice attese un momento e rispose con calma, cercando di essere chiara "Quella non è una normale abitazione, sta per succedere qualcosa di grosso e ho la netta sensazione che in questi giorni si decideranno le sorti del mondo, dobbiamo avere pazienza e stare in guardia" "Pazienza? Tu che chiedi di avere pazienza? Sei tu che vuoi far succedere qualcosa e tanto per cominciare, che si fa adesso?" "Adesso filiamo tutti a cercare Sunday, tu pensi di sapere dove trovarlo?" "No, ma conosco chi può darci una mano, seguitemi veloci" Adesso anche Aurora aveva ripreso a pensare razionalmente e la prima cosa che le venne in mente di fare fu quella di recarsi dalle uniche persone di cui poteva fidarsi in quella città.
"Dunque siete stati gabbati anche voi, se non fosse per la situazione in cui ci troviamo mi verrebbe da ridere" Mentre parlava Aldo sembrava quasi contento della piega che aveva preso quella faccenda, i nonni che sembravano saperla tanto lunga in realtà erano stati usati come pedine e adesso si stavano leccando le ferite in silenzio. Felice stava parlando con sua madre, la donna era raggiante, per lei l'importante era aver ritrovato il figlio e adesso lo ascoltava quasi in contemplazione "Mamma, ti rendi conto che siamo in una brutta situazione?" "Si, ma l'importante è averti ritrovato sano e salvo" "Ok, ma adesso pensiamo a come toglierci dai guai, di fatto siamo prigionieri" Concluse lui che poi volse lo sguardo verso i nonni "Adesso basta con i misteri, sono anni che vivo tra incubi e realtà, non distinguo più ciò che è vero dalle allucinazioni e adesso, cari i miei nonni, mi raccontate tutto dall'inizio per filo e per segno" I due anziani si guardarono e dopo un cenno d'intesa lei disse "Hai ragione, dovete sapere, armatevi di pazienza e state attenti perché e una storia complicata"
Franco non riusciva a capire l'ultimo testo che gli aveva lasciato Antonio "Leggilo attentamente" Aveva detto lo scuro "Ti aiuterà ad aprire la mente" Ma più leggeva e più andava in confusione. Era stanco e nonostante la curiosità e l'adrenalina ancora in circolo causata dalle ultime rivelazioni, si impose di riposare; doveva dormire o il suo cervello sarebbe andato in tilt. Antonio lo stava osservando mentre dormiva "Bravo Franco, riposa, domani sarà un giorno speciale, per tutti".