Felice, tra sogno e realtà
Aveva lavorato tutta la settimana a ritmi serrati per portare avanti un progetto importante. Il suo capo gli aveva dato carta bianca, conosceva Felice e sapeva di potersi fidare ed infatti fu contento dei risultati ottenuti; l'ultima fase del progetto gli avrebbe consegnato un articolo che avrebbe reso parecchi soldi e Felice sapeva quando lui era soddisfatto diventava più malleabile e disponibile.
Adesso Felice era seduto a tavola e si stava apprestando a cenare con i suoi genitori. Sua madre aveva preparato uno sformato di verdure e formaggio che gradivano tutti e suo padre dopo la prima forchettata confermò soddisfatto:
"Squisito cara, il tuo sformato è eccezionale, come sempre"
"Grazie tesoro. Felice, è buono?" Chiese la donna al figlio.
"Si mamma, veramente buono. A volte penso che tu abbia rubato i segreti a qualche grande chef" Disse sorridendo, ma la madre non si fece distrarre da quelle lusinghe e chiese con calma:
"Sei di nuovo strano ultimamente, qualcosa non va?" Il marito guardò la moglie con aria interrogativa, perché lui era sempre all'oscuro di tutto? Felice sospirò ma lo sguardo dei genitori lo invitava a dare una risposta. Allora prese coraggio e cominciò a spiegare ciò che ultimamente gli era capitato; il viaggio in sud America, le visioni mistiche, il contatto con esseri extraterrestri e tutta una serie di fatti che lo avevano coinvolto in varie circostanze. Parlò senza enfasi, cercando di farsi capire, soprattutto dal padre che nonostante fosse un brav'uomo era di vedute ristrette; al contrario la mamma si era sempre rivelata disponibile ad ascoltarlo. Finì di raccontare convinto di aver combinato un bel casino, adesso le uniche persone su cui poteva fare veramente affidamento lo avrebbero preso per pazzo e addio serenità. Si aspettava dei commenti sarcastici, delle accuse addirittura, invece fu sorpreso dal silenzio; i due anziani non fiatarono e continuarono a mangiare come se non l'avessero sentito. Poi alcuni piccoli dettagli gli fecero comprendere che loro avevano ben capito le sue parole e con un atto di grande amore stavano in silenzio cercando di elaborare ciò che avevano appena udito per poter rispondere al figlio senza urtarne la sensibilità. Suo padre stringeva le posate in modo innaturale e il suo sguardo era fisso sulla moglie che invece tranquillamente continuava a mangiare. Dopo alcuni momenti, che ai due uomini parvero ore, lei sollevò lo sguardo verso il marito e con un'occhiata chiarì subito un particolare, lui non doveva intervenire prima di aver fatto finire lei; l'uomo abbassò lo sguardo in segno di assenso e la donna cominciò a parlare.
"Felice, se ho ben capito stai dicendo che hai avuto dei contatti con gli alieni. Mi piacerebbe capire come sei arrivato a questa conclusione, quali fatti ti hanno convinto di essere stato veramente in situazioni fuori dal comune senza pensare che potrebbe essersi trattato di sogni o allucinazioni. Mi hai detto che spesso ultimamente fatichi a distinguere i sogni dalla realtà, quindi tutto quello che ci hai raccontato potrebbe essere frutto della fantasia. Fai uso di droghe? Bevi roba forte? Esageri con i medicinali?" Felice non rispose e si limitò a guardare la madre che capì dal suo sguardo come fosse impossibile collegare quei fatti con l'eventuale uso di stupefacenti da parte sua, cosa che peraltro non era vera. Sua madre lo sapeva, ma voleva avere conferma di ciò per continuare il discorso "Ne ero convinta, per fortuna da quel punto di vista non ci hai mai dato problemi. Adesso, visto che hai avuto il coraggio di aprirti con noi e visto che l'argomento e piuttosto complicato, io e tuo padre dobbiamo farti una confessione" E con un cenno la signora Maria invitò il marito a parlare, trovandolo pronto.
"Vedi Felice, quello che ci hai raccontato non ci meraviglia minimamente, anzi, conferma tutto quello che ci è successo tanti anni fa e che ci aveva fatto vivere nel terrore di essere impazziti. Con il passare del tempo ci siamo abituati a convivere con alcune situazioni che potremmo definire bizzarre, i tuoi fratelli sono all'oscuro di tutto e sarebbe meglio non raccontare nulla di quello che ci stiamo dicendo, è giusto che loro vivano la loro esistenza normalmente" L'anziano prese il bicchiere vicino a sé, lo riempì di vino e ne bevve una gran sorsata per poi riprendere a parlare "Anche io e tua madre abbiamo avuto esperienze simili. La prima volta che vennero a farci visita ancora non eri nato, furono loro ad avvisarci che tua madre era incinta e che tu saresti nato sotto una buona stella, eri uno dei prescelti ci dissero. Io e la mamma ci convincemmo di aver sognato, non potevamo e non volevamo credere a ciò che avevamo visto e sentito; ma dopo nove mesi stavi per nascere tu e loro si ripresentarono mostrandosi felici per tale evento. La felicità che riuscirono a trasmetterci ci tranquillizzò a tal punto da convincerci di essere protagonisti di un mistero atto a far nascere bambini con capacità superiori da mettere al servizio dell'umanità intera, da qui il tuo nome: Felice" L'uomo aveva parlato velocemente e adesso mostrava i segni di stanchezza tipici di chi si è tolto un grosso peso dallo stomaco; Felice aveva ascoltato a bocca aperta. Quelle rivelazioni l'avevano sconvolto quanto tutte le apparizioni e i sogni a cui era soggetto ultimamente. Fu sua madre a concludere il discorso "Negli anni si ripresentarono alcune volte, volevano assicurarsi che tu stessi bene e con il tempo ci abituammo a quelle visite, non eravamo pazzi, vivevamo tra sogno e realtà e tu facevi parte di un loro programma ben preciso. Il nostro compito era quello di proteggerti in attesa che giungesse il momento giusto" La madre disse le ultime parole senza avere il coraggio di guardare il figlio negli occhi. Felice restò lì per qualche attimo a fissare il pavimento, incapace di dire una sola parola. Adesso capiva tante cose, tanti loro atteggiamenti, a volte al limite del ridicolo e capiva anche perché, pur avendo incontrato molte donne, non aveva mai resistito a lunghi legami ma si era dedicato solo a degli incontri occasionali. Qualcosa o qualcuno facevano si che lui restasse sempre solo, accudito dai suoi genitori che in realtà erano anche i suoi tutori. Eppure sentiva il loro amore e anche lui, nonostante tutto, voleva molto bene ad entrambi, del resto non erano sempre stati al suo fianco? Cominciò a dubitare anche del suo lavoro, tutta quella libertà, la possibilità di gestirsi a suo piacimento e comunque di essere abbondantemente retribuito, che ci fosse anche lì lo zampino degli alieni? Si alzò dalla sedia senza parlare, avrebbe rischiato di dire cose in modo avventato e non gli sembrava il caso, non voleva litigare. Ma la madre non riuscì a trattenere la lingua e chiese speranzosa "E adesso che farai? Hai deciso di eliminarci dalla tua vita? Noi ti vogliamo bene, puoi contare su di noi, come sempre" Felice si era fermato ad ascoltare le parole della madre e rispose delicatamente "Lo so, anche io ve ne voglio. Forse siamo vittime o protagonisti di qualcosa più grande di noi e non ve ne faccio una colpa. Tra qualche giorno partirò per il sud America e voi sapete perché. Ma adesso sono stanco, vado a letto. Buona notte mamma, buona notte papà" I due genitori augurarono buona notte al figlio e dopo aver sistemato la cucina si ritirarono nella loro stanza con il cuore pesante ma convinti di aver fatto la cosa giusta.
Felice non riusciva a prender sonno, travolto da un turbine di pensieri. Molte cose avevano assunto un aspetto diverso dopo le rivelazioni dei suoi genitori e la consapevolezza di essere coinvolto in qualcosa di incredibile lo eccitava parecchio. Stava ripercorrendo mentalmente gli avvenimenti dell'ultimo periodo, gli strani sogni, gli incontri con personaggi bizzarri, era nel pieno delle sue fantasie quando la porta della camera si spalancò e si parò davanti a lui suo padre. Accese la lampada sul comodino per vederci meglio e quando mise a fuoco la scena si rese conto che l'uomo stava dormendo; un sonnambulo, pensò Felice. Sapeva che non doveva fare movimenti bruschi e in particolar modo non doveva risvegliare il padre che adesso si stava avvicinando a lui e in un attimo fu lì, seduto sul suo letto. Provò a sfiorarlo per vedere se reagiva in qualche maniera ma in quel momento suo padre cominciò a parlare "Perché te ne stai qui a dormire mentre in giro ci sono persone che hanno bisogno di te? Non è qui il tuo posto, va e aiuta i bisognosi" Felice avrebbe voluto rispondere che era stanco e provato quando un presentimento lo indusse a vestirsi ed uscire in fretta e furia da casa senza preoccuparsi di lasciare il padre solo in quella situazione, ma appena uscito si ritrovò immerso in un parco dove la fitta vegetazione oscurava le luci dei lampioni e il riflesso della luna piena. Non si preoccupò di capire cosa stesse accadendo, qualcosa lo stava guidando in un posto preciso tra quel groviglio di piante e giardinetti e in un attimo giunse in un piccolo spiazzo dove alcune panchine fungevano da giaciglio per dei senza tetto. Uno di loro era stato preso di mira da tre individui e due di loro lo stavano picchiando selvaggiamente con dei bastoni, mentre l'altro sembrava come paralizzato. Il malcapitato era talmente terrorizzato che non riusciva ad emettere il minimo grido nonostante le botte e gli insulti che stava subendo. Felice non ci pensò su un attimo e immediatamente si scagliò come una furia contro gli aggressori. I tre furono sorpresi da quell'intervento ma si riorganizzarono subito e mentre Felice era avvinghiato a uno di loro gli altri due cominciarono a colpirlo incuranti di far male anche al proprio compagno. Quella cattiveria e quel disinteresse totale per la sorte altrui, fecero scattare in Felice delle energie che lo portarono a reagire come una belva. Insensibile ai colpi che lo investivano si scagliò contro i due aggressori e con una forza a lui sconosciuta riuscì a strappare dalle loro mani i bastoni e dopo averli colpiti ripetutamente accecato dalla rabbia, li lasciò scappare via, come due bestie ferite. Nel frattempo il senza tetto si era rialzato e con movimenti guardinghi si era avvicinato al terzo aggressore che era restato a terra, ferito dai colpi dei propri compagni. Felice notò quel movimento e senza spaventarlo ulteriormente si avvicinò all'uomo e gli chiese "Come ti chiami?" L'altro non sembrava aver capito e allora ripeté con più calma "Ho chiesto come ti chiami, non aver paura" "Mi chiamo Felice, di nome ma non di fatto" Felice restò folgorato da quelle parole, poi si accorse che il terzo aggressore sanguinava e si chinò su di lui per aiutarlo. Si girò verso l'altro Felice per chiedere aiuto ma lui era scomparso, svanito nel nulla. Ok, voleva dire che stava meglio; adesso doveva occuparsi del ferito. Come prima cosa Felice tolse il passamontagna nero che nascondeva il volto dell'aggressore e fu una gran sorpresa scoprire che si trattava di una ragazza che poteva avere si e no una ventina d'anni. Non era ferita gravemente ma chiamò lo stesso i soccorsi e una pattuglia di carabinieri. La ragazza fu trasportata al più vicino ospedale per degli accertamenti, mentre Felice fece la sua deposizione alle forze dell'ordine. Venne così a sapere che ultimamente quegli episodi di violenza stavano aumentando a dismisura e le vittime e gli aggressori erano sempre diversi: operai, borghesi, giovani, vecchi, disagiati, studenti e via discorrendo. Non c'era un filo logico che unisse quelle esplosioni di violenza ma qualcosa stava rendendo la vita sempre meno sicura. Si congedò dai carabinieri e, pur non sapendo dove si trovasse di preciso, nel volgere di un attimo si ritrovò in camera sua. Suo padre non era più nella stanza e adesso gli fu chiaro di aver sognato, come sempre più spesso accadeva, ora doveva solo coricarsi, addormentarsi e al suo risveglio avrebbe dimenticato tutto, o no?
"Felice! Felice! Suona la sveglia, alzati o vuoi far tardi al lavoro?" La voce della madre lo strappò da un sonno profondo. Si stropicciò gli occhi e uscì dal letto stanco e provato. Avvertiva dei forti dolori in varie parti del corpo e notò dei lividi su braccia e gambe e un dubbio lo assalì, allora non era stato un sogno. Si diede una rinfrescata e si vestì per affrontare la giornata di lavoro, blue jeans e camicia con mocassini, voleva stare comodo. Dalla cucina arrivava profumo di caffè e di pane tostato, sua madre aveva preparato la colazione e dopo essersi servito si accomodò al suo posto. La donna si sedette accanto a lui e i due cominciarono a fare colazione.
"Dov'è il papà?" Chiese lui.
"E' uscito presto, sono venuti i carabinieri e hanno chiesto di seguirlo in caserma perché il loro comandante aveva alcune domande da rivolgergli" Rispose tranquilla la madre. I carabinieri? Pensò Felice.
"Mamma, stanotte è successo qualcosa di strano? Il papà è uscito di casa?"
"Non che io sappia. Avete ronfato come tromboni e non vi ho svegliato per lasciarvi riposare" In quel momento fece la sua comparsa in cucina il padre e la moglie chiese: "Allora? Come è andata? Cosa volevano?" L'uomo prese una sedia e si accomodò con calma, si servì un bicchiere di succo di frutta e bevve con avidità, si pulì la bocca con un tovagliolo e prese a dire:
"Hanno arrestato due vagabondi, due bastardi che stanotte hanno aggredito un senza tetto" Si versò dell'altro succo ma stavolta non bevve "Un terzo aggressore, una ragazza, è all'ospedale" Attese un attimo per vedere le reazioni dei presenti, ma la moglie e il figlio non fiatarono e allora concluse dicendo "La ragazza si è ripresa, ha detto di essere stata soccorsa da un uomo, un uomo che aveva con se una foto, la mia foto" Un flash squarciò la mente di Felice, quella notte suo padre era entrato in camera portando con se qualcosa e ora ricordava chiaramente, era una foto dell'anziano, la foto che aveva scelto per la tomba. Suo padre lo stava fissando con aria interrogativa, voleva sapere.
"Stanotte papà sei venuto in camera mia, eri sonnambulo e portavi con te una foto, quella che ti ritrae in giardino e che hai deciso di mettere sulla tua tomba quando verrà il momento. Istintivamente l'ho presa io, nel momento in cui mi hai invitato ad uscire per aiutare chi è in difficoltà, poi al parco è successo un gran casino e quando sono tornato a casa tu eri in camera tua a dormire, te lo ricordi?"
"Hai detto tu che non ero sveglio e comunque non ricordo di essermi mai alzato, neanche per andare al bagno" Felice si accontentò di quella spiegazione e tralasciò di menzionare di aver contattato i carabinieri ai quali aveva fatto una deposizione, probabilmente quell'episodio non era reale. Ma adesso era veramente stufo di quella situazione sempre più spesso in bilico tra sogno e realtà, non sapeva se avrebbe retto oltre. Il padre sembrò leggergli nel pensiero e prima che la moglie intervenisse per tranquillizzare il figlio disse: " I carabinieri hanno detto che la ragazza all'ospedale ha chiesto notizie del suo soccorritore, stranamente nessuno dei presenti sul posto ricorda chi fosse ma lei ha detto di ricordarsi chiaramente di lui"
Felice aveva chiesto informazioni nell'area apposita e dopo pochi istanti era al piano indicato da dove non provenivano rumori, segno che nessuno era presente e lui ebbe un'esitazione prima di avviarsi verso la stanza della ragazza. Quando fece per muovere il primo passo capì immediatamente di essere di nuovo fuori dalla realtà e reagì stizzito.
"Ancora, non c'è la faccio più. Sono stanco di questa situazione, dimmi perché devo vivere così, dimmelo?" "Perché sei uno dei prescelti, lo sai" Rispose la femmina davanti a lui "Io non sono un bel niente, sono stanco, non so più quando sono sveglio e quando sto sognando. La mia vita è un inferno, voglio tornare ad essere libero di vivere, altro che prescelto" "Adesso smettila!" Disse decisa lei "Stai zitto un attimo e seguimi" Lei lo prese per mano e lo condusse lungo il corridoio dell'ospedale fino ad arrivare nei pressi di una stanza dove lo obbligò ad entrare senza far storie. Felice si trovò difronte la ragazza del parco, era bellissima. Lei non si accorse subito della sua presenza ma quando alzò il capo e lo vide un sorriso smagliante investì Felice che cominciò ad avere le palpitazioni.
"Tu sei l'uomo del parco, quello che mi ha salvata dal pestaggio di quei due mostri, grazie, grazie di cuore" Felice ebbe un sussulto e si voltò alle spalle per vedere se ci fosse ancora la presenza femminile che lo aveva accompagnato lì, ma ovviamente era sparita. La ragazza lo invitò ad avvicinarsi "Dai, vieni a sederti qui vicino a me, non sono poi così malconcia" Felice si mise seduto in fondo al letto vicino ai suoi piedi e la ragazza allungò un braccio sfiorandogli una gamba con la mano. Lui fece per ritrarsi ma lei lo anticipò "Non sono un mostro, ti devo la vita e voglio raccontarti la mia storia, stanotte mi hai tolto da un bell'impiccio" "Non credo abbia voglia di sentire il racconto delle tue bravate notturne, andare in giro a picchiare dei poveracci è da vigliacchi oltre che da delinquenti" Lei sorrise in modo malizioso e lo riprese simpaticamente "Hai finito il tuo sermone? Hai voglia di sentire la mia storia o hai già tirato le tue conclusioni?" Quella ragazza lo stava travolgendo "Ok, sentiamo la tua storia, tanto ormai sono qua" "Sei qua perché volevi vedermi, dì la verità" Felice abbasso lo sguardo e lei riprese facendosi seria "Alcune notti vado in giro con dei compagni, amici e amiche di tutte le età e di vario ceto sociale. Non siamo idealisti e non chiediamo niente a nessuno, siamo solo spinti dalla voglia di aiutare la gente che se la passa peggio di noi. L'altro giorno eravamo nel pub dove ci ritroviamo per fare il punto della situazione e due ragazzi si sono avvicinati a noi chiedendoci di poter entrare a far parte del gruppo. Ok, gli diciamo, sono sempre bene accetti nuovi volontari. Il sabato pomeriggio io e un altro ragazzo del gruppo andiamo al centro anziani dove abbiamo organizzato un torneo di briscola per far divertire un po' gli ospiti della struttura. I due nuovi si offrono volontari per aiutarci e noi accettiamo di buon grado e così i due si uniscono a noi nelle varie uscite e sembra che tutto proceda per il meglio, fino a ieri sera. Io e altre due ragazze abbiamo in programma di portare qualcosa ai senza tetto che passano la notte al parco, ma una chiamata urgente le costringe ad andare in soccorso di una donna che viene maltrattata dal marito, ma questa è un'altra storia. I due nuovi si offrono di sostituirle e dopo le dieci di sera ci rechiamo al parco. Avevano con loro delle sacche lunghe e capienti, ma eravamo d'accordo di portare vari oggetti e non ho dubitato del loro contenuto. Giunti al parco abbiamo trovato il primo disgraziato che riposava su una panchina, io mi sono avvicinata a lui per svegliarlo e per rassicurarlo sulla nostre intenzioni, ma all'improvviso i miei due compagni mi hanno spostata di lato e con furia selvaggia hanno cominciato a picchiare quell'uomo. Io sono restata pietrificata dall'orrore, stavo per fare qualcosa quando sei arrivato tu. Il resto della storia la conosci meglio di me" Lei si prese le gambe tra le braccia e assunse l'espressione di chi ha vuotato il sacco e adesso aspetta il giudizio del suo interlocutore. Felice rimase un attimo in silenzio, stava ripensando a molte cose. Poi un sorriso apparve sul suo volto e chiese:
"Come ti chiami?" La ragazza rispose automaticamente "Aurora" "Bene Aurora, io sono Felice è ho 43 anni. Tu quanti ne hai?" "24" rispose lei "Sei giovane ma hai già le idee chiare, mi piaci. Stanotte è successo qualcosa fuori dalla logica, io non avrei dovuto trovarmi lì, ma è andata così e sono contento. Infatti ho conosciuto te ed ho scoperto che non c'entri nulla con quella vergognosa aggressione che per fortuna non ha causato danni eccessivi. Ma dimmi, perché indossavi il passamontagna?" "Perché vogliamo restare anonimi, il nostro aiuto, quando è possibile, deve giungere ai bisognosi in forma anonima" Felice si accontentò di quella risposta e concluse "Ok, adesso però devo andare, ti auguro una pronta guarigione e spero di rivederti in un'altra occasione" Quindi si alzò dal letto e si avviò verso l'uscita della camera ma Aurora lo chiamò "Felice!" Lui si voltò verso di lei "Grazie Felice, sono sicura che ci incontreremo di nuovo" Felice fece un cenno d'assenso con la testa e poi uscì dalla stanza. C'era la femmina di prima ad aspettarlo e lui sapeva già cosa avrebbe detto quindi la anticipò "Si, lo so. Sono il prescelto e lei è una di quelle che andava aiutata. E' una bella ragazza, ma troppo giovane, avete fatto in modo che la incontrassi e adesso sto male" "Cosa farai adesso Felice?" Chiese lei "Torno a casa dai miei genitori, non ho intenzione di andare a lavorare" "Non fare finta di niente, sai a cosa mi riferisco" Lui si arrestò di colpo e si girò verso di lei "Sto cercando di capire se sono sveglio o se sto sognando!" Disse a muso duro "Sei sveglio" Rispose lei "Merda!" Esclamò lui "Qualcosa non va?" "La ragazza, Aurora!" "Cos'ha che non va?" "Niente" "E allora?" Felice gonfiò il petto ma non riuscì a trattenersi "Mi sono innamorato di lei!" Stava urlando. L'altra non si scompose e come un computer sillabò "Non hai risposto alla mia domanda però, cosa farai adesso?" Ora lo sguardo di Felice era deciso "Ma è ovvio, parto per il sud America"