Femme Qui Rit Deja' Dans Ton Lit
‘Spondilodiscite’ non è solo una brutta parola e purtroppo, per me e per tutti noi, è una malattia fastidiosissima e di lunga durata. Ma non voglio tediarvi con i problemi personali di Alberto M.che a lui rompono i coglioni ed a voi non vi fregano un c.. Vorrei piuttosto mettervi al corrente delle conseguenze diciamo erotiche del suo soggiorno in una stanza di un ospedale della città di Messina dove, ricoverato per errore marchiano di quattro medici ‘guru’, si era trovato dinanzi ad una situazione sessuale piacevole che, per un po’ di tempo, gli avevano fatto dimenticare le sue traversie.
Suo compagno di stanza un giovane di circa trenta anni, ricoverato per una colonscopia per evitare di pagare un medico privato. A fargli visita la sera una giovin signora estremamente piacevole che dava subito all’occhio per la sua semplicita’, un controsenso direte voi ma non nel suo caso: ‘semplicitas prima virtus’. 1,75 circa di statura , corpo statuario, (un giunco si sarebbe detto nell’ottocento), caschetto castano, viso stranamente triste, nasino all’insù, occhi espressivi color nocciola, il resto a più tardi quando…
Data la estrema schifezza del cibo fornito dall’ospedale, Alberto M. telefonò ad un ristorante di Ganzirri per ordinare una cena degna di questo nome (il tale era agiato e se lo poteva permettere). Ovviamente il suo compagno di stanza Salvatore stava a guardare e lui, sempre generoso, pensava anche al compagno di stanza. Una sera la consorte, venuta a fargli visita, fu anche lei invitata al desco serotino.
Dopo le solite chiacchiere inconcludenti e anonime Carmen, (questo il suo nome) prese in mano la situazione:
“Salvo vai nella saletta del televisore, vai sul canale locale, deve essere riportato l’episodio di quel tuo cugino gioielliere rapinato di recente.”
Sparito il consorte Carmen: “Non so da dove cominciare…intanto mio marito non ha un fratello gioielliere anzi non ha proprio fratelli e quindi Salvatore…”
“Provi dall’inizio.”
Storia piuttosto triste e piuttosto comune di questi tempi: il marito, titolare di una concessionaria di auto tedesche, era stato licenziato per poche vendite di auto, i due coniugi avevano dovuto lasciare la casa in affitto in città e ‘rifugiarsi’ in una frazione ospite dei parenti di lei, ex contadini con piccola abitazione e piccola pensione. La bimba di due anni, con la sue esigenze, era altro motivo di preoccupazione. Carmen, brillante a scuola, si era iscritta in psicologia all’università, aveva dovuto abbandonare gli studi. Questo il racconto, Alberto ne trasse la logica conclusione...
Il silenzio era sceso fra i due, Alberto doveva fare una scelta ben precisa che avrebbe comportato cosa?
“Di natura sono piuttosto timida ma…”
“Si fa di necessità virtù, sono sull’ovvio ma…”
Carmen aveva preso a piangere silenziosamente, lacrime di vergogna? di rabbia? di tristezza… Stava per andarsene quando Alberto:
“Sono a disposizione per quello che posso, ho capito bene?”
“Si signor Alberto, ha proprio capito…”
“Senti buttiamola sull’umorismo, mi chiamano tutti ‘zio Alberto’ per la mia non più giovane età, fallo anche tu, per empatia…Un’idea: domani sera cena speciale a base di brodetto di pesce come si usa in Adriatico pietanza non comune da queste parti, vedrai una sciccheria, darò disposizione al ristorante…vorrei vederti sorridere…”
“Vorresti anche altro?
Preso in contropiede lo zio Alberto rimase imbambolato senza parole.
“Ho capito… la merce, prima di fare acquisti è buona norma…” ed aveva provveduto a sbottonarsi la camicetta, tolto il reggiseno erano spuntate due tette forza tre con aureola pronunziata e piccolo capezzolo in piena sintonia con i gusti dello ‘zio Alberto’. Il passaggio successivo gli slip che rivelarono un pube molto folto di peli, quasi sino all’ombelico per non parlare del popò anzi parliamone data la sua scultorea bellezza oltre a caviglie sottili, uno splendore.
Affascinato, il cervello dell’Albertone divenne un vulcano: immaginò situazioni decisamente ‘arrapanti” sin quando rientrò Salvatore.
“Caro il mio compagno di stanza, che ne diresti di una cena domani sera ho in testa un menù innaffiato da un premiato Verdicchio dei Castelli di Jesi sarebbe l’ideale…”
“L’ideale per scopare mia moglie” pensò bene Salvatore ma si guardò bene dall’esprimersi in merito.
Alò telefono: “Salvatore per domani sera dì allo chef di preparare quel brodetto che ti ho insegnato, ho in testa…”
“Cavaliere immagino quello che ha in testa…”
“Sei maligno, nulla di quello che pensi…”
“Si ricorda le parole di quel suo paesano politico?”
“Mi raccomando il vino in contenitori freddi…tre bottiglie.”
Quella fu la giornata più lunga dello ‘zio Alberto’, la mattina piena di aghi sulle sue braccia per trasfusioni varie, pranzo quello che rimaneva della sera precedente, lungo pomeriggio ed infine un cameriere che, allettato dalla solita mancia generosa, si era presentato sorridente con un vassoio pieno di prelibatezze.
Un pò imbarazzati fra i tre la conversazione languiva nè non era migliorata con la musica del televisore in sottofondo.
“Quando ero giovanissimo ero costretto a sorbirmi le barzellette, secondo loro spiritose, di colleghi di mio nonno ex commissario di P.S.
Alcune era letali come quella del bambino che dice al papà:
Papà il tuo amico Massimo ti frega tutte le lampadine.”
“Cha vai dicendo, il mio amico non lo farebbe mai e poi che ci farebbe?”
“Questo non lo so ma l’altra sera quando tu eri al bar con gli amici la mamma era in camera da letto con lui e sentivo che gli diceva: gira la lampadina e dammela!!! Lo so non fa ridere ma peggiore era quella di Perseo: campo di battaglia di Canne fra Cartaginesi e Romani, una strage, corpi di morti e feriti tutto intorno, il centurione Caio Duilio va in cerca del suo amico Perséo, cerca fra quelli con la sua divisa ma erano quasi tutti irriconoscibili in viso; gira il corpo di un soldato ma era già morto, altro centurione …orrore ed infine uno con gli occhi aperti, sembrava proprio Perseo ma non ne era sicuro. Sei Perseo? Il tale emise un gemito e chiuse gli occhi. Maledizione, Caio Duilio lo scosse: sei Perseo? Sei Perseo? e quello con un vocione inaspettato: T R E N T A S E O O O’! “
Un gelo era sceso fra i tre…
Lo zio Alberto si era messo in un cul de sac, era partito dal presupposto che quel detto francese secondo cui…
“Signor Alberto, non vedo mia figlia Teresa da vari giorni, non la fanno entrare in ospedale per l’età, vado a casa vederla, le farà compagnia Carmen.”
La frase detta con semplicità aveva colpito lo ‘zio Alberto’, quella rassegnazione da parte di Salvatore lo aveva messo in crisi, stava per richiamarlo indietro ma era sparito dalla stanza. Guardando dalla finestra vide entrare un una Volkswagen.
Infermiera di notte era una certa Maria Rosa la quale,ampiamente foraggiata, non avrebbe creato problemi, fin qui tutto bene poi…
“Carmen io sono un fantasioso, ho scritto un romanzo e tanti racconti tutti inventati ma quello che ho in mente rispecchia la realtà. Durante la notte ho immaginato noi due abitare da soli in un piccolo appartamento, io sempre in panciolle a leggere il giornale o a poltrire a letto, tu girare per casa a sbrigare le faccende domestiche, un classico quadro di una coppia felice; pomeriggio riposino e la sera, dopo cena, passeggiata in centro in mezzo alla gente con la peculiarità di non udire alcun suono del circondario tutto preso dalla tua persona vicino a me, nuda, nuda ma solo per me non per il comune volgo: tette rimbalzanti ad ogni passo, sedere in sincronia ed i piedi deliziosi o meglio le estremità (fa più fine) che, senza scarpe, battevano i marciapiede a lunghe falcate. Rientro a casa con conseguenze…Ti vedo perplessa, è solo una fantasia…”
“Che vorresti diventasse realtà…È risaputo che le femminucce hanno più il senso del pratico più sviluppato dei signori maschietti: ti spiego il finale:
la ‘zio Alberto’ e Carmen innamoratissimi (mi sei piaciuto dal primo istante) convivono: tu lasci la gentile consorte con conseguenze…io mio marito ma…ricorda che le dee dell’Olimpo, sempre in lotta fra di loro,invidiose,riescono sempre a far naufragare i piani dei mortali: Venere, Minerva e Giunone non erano delle santarelle e tuttora ci sovrastano, arrivaci da solo sul punto debole della nostra eventuale storia: non ti offendere ma ti vedo piuttosto egoista…non accetteresti mia figlia e per una madre…”
Carmen aveva colto nel segno.
Lo zio Alberto: "Il tuo sorriso è penetrato nel mio cuore e vi rimarrà per sempre!“ Carmen:: "Che ne diresti di goderci questa nottata come dolce ricordo, non sarò una prostituta profumatamente pagata ma una dolcissima amante…” E così fu, goderecciate a ripetizione da parte di entrambi e verso le sei del mattino:
“Cavaliere l’iniezione…” era Rosa Maria piuttosto allarmata.
Fine della storia o meglio:
“Mio caro accetto per una volta il tuo denaro (apprezzate il termine al posto della parola soldi) ma sarà l’ultima volta, mi puoi aiutare trovandomi un impiego presso un tuo amico…
E così fu: la ‘zio Alberto’ ogni tanto andava a trovare quel ‘suo amico’ dell’impiego e attraverso i vetri rimirava con tristezza le fattezze della dolce e mai dimenticata Carmen.
Resta stabilire se rispondeva a verità il detto francese secondo cui: ‘femme qui rit dèjà dans ton lit.’, non l’avete capito perché avete studiato inglese…fatti vostri!