Fiorelin Delprato

Agapito Mazzarini si era recato a Porta Portese a Roma per cercare un vecchio giradischi con cui  poter ascoltare i settantotto giri rinvenuti a casa della zia Armida recentemente deceduta, deluso stava per abbandonare il mercatino quando proprio all’ultima bancarella un vecchio: “Dottò che te serve?” Rispondendo nel suo dialetto Aga: “Me serveria ‘n grammofono c’iò  vecchi dischi ma vedo che nun ce l’hai.” “Nonno Romolo c’iha tutto.” Il vecchio si recò in una Balilla da dove trasse un giradischi non tanto datato, non era  a manovella, si poteva attaccare all’energia elettrica. “ ‘A sor coso, questa è ‘na reliquia, la do via malvolentieri, trattamela bene, era dè mi padre, damme cento Euro.” Agapito tornò a casa in via Bobbio, con la cospicua eredità della zia si era permesso il lusso di acquistare una Jaguar X Type ma non liquidò la vecchia 500 Fiat, era troppo affezionato a quello che era stato il primo amore automobilistico. La sua era una vecchia casa a due piani rimodernata, al piano terra un locale dove potevano essere posteggiate ambedue le auto, per Roma una rarità. Entrato dentro l’abitazione con  sottobraccio orgogliosamente il grammofono incontrò la moglie Consuelo che…lo smontò: “Dove vai con stò vecchiume, avrà più anni di te!” Forse era vero, Aga aveva passato la soglia degli settanta, la consorte…ventisei di meno. Non replicò, andò nel salone, lo poggiò sopra una etagère, lo spolverò ed attaccò con una certo apprensione la spina ad una presa elettrica, il vecchio strumento si accese. Agapito lesse nelle singole etichette ‘Voce del Padrone’ i nomi dei cantanti tutti a lui sconosciuti: Amelia Galli, Beniamino Gigli, Sergio Bruni, Alberto Camerini, Umberto Balsamo sino a quando giunse a Luciano Tajoli, forse l’aveva sentito, la canzone: ‘Fiorellin del prato…’  il cantante seguitava: ‘messagger d’amore, bello è baciar la bocca che mi piace e donando un fiore quante ne ho baciate…’ Consuelo entrando nel salone sentì le parole della canzone: “Che è stà cosa melensa, oggi quanto a canzoni ci sono delle parole da veri maschi, anche se in giro ne vedo pochi. La poco gentile consorte si riferiva proprio a lui che, causa l’età  aveva ammainato  bandiera, pensando di accontentarla in altro modo. Un giorno era entrato nel sexy shop ‘Blu Moon’ in piazza Barberini, chiese al commesso molto gentile, diciamo troppo gentile, un vibratore. “Signore lo vuole in plastica o in caucciù che lunghezza, è per lei?” “Senti coso tu sicuramente lo usi…va bene questo che vedo, quanto ti devo?” “Signore per lei che è simpatico trentaquattro Euro.” “Se non ti fossi stato simpatico?” “Il doppio, se me lo permette un consiglio, qui  ce n’è uno più piccolo è per il popò… un mio omaggio.”” Stavolta la simpatia aveva fatto risparmiare Agabito, sperava che fosse gradito a Consuelo, due sostituti del pisello che avrebbe accontentato la signora sia nel fiorello che nei buchino posteriore. Aga aveva  sistemati gli acquisti in una scatola rivestita con carta regalo e fiocchetti multicolori, si aspettava…”Cara un pensierino anzi due pensierini .” Consuelo chissà cosa immaginava, scartato il pacco si mise ridere fragorosamente: “Non mi conosci ancora dopo tanto tempo, a me piacciono quelli veri…un giorno penso di farti io una sorpresa!”Dopo una settimana sorpresa fu. Al telefonino: “Caro sto venendo a casa con due etiopi, sono stato in Chiesa da don Felice, a voce ti spiegherò.” Aga: “Due etiopi? Forse quelli che giungono in Italia a bordo di barconi, malandati e con tante malattie, Consuelo era impazzita! La consorte entrò per prima a casa, dietro di lei un uomo ed una donna mulatti che si inchinarono al suo cospetto, almeno erano educati ed anche bellocci, soprattutto l’uomo di statura superiore alla media, parlavano l’italiano, molto probabilmente l’idioma italico era stato da loro appreso da qualche italiano  distaccato  nella loro terra. Aga squadrò meglio la ragazza, grandi occhi neri, capelli ricci che incorniciavano il viso, denti bianchissimi, bel fisico, veramente piacevole, forse nelle loro vene scorreva anche del sangue italiano. Al tempo di fascismo gli italici guerrieri  erano sbarcati in quella terra per conquistare un impero come le altre potenze mondiali, le femminucce non erano male per dei guerrieri giovani ed eternamente arrapati, conclusione dopo qualche mese si videro in giro delle somale con sulle spalle tanti piccoli mezzo sangue. “Questi sono Nisba ed Ayscha, lui in Etiopia esercitava il mestiere di meccanico, potrai sistemarlo presso  l’officina che hai ceduto ad un tuo amico, lei mi aiuterà in casa. Consuelo aveva posto troppa attenzione sul maschietto, ad Agapito era piaciuta Ayscha ma con ciccio in pensione… i due furono sistemati nella camera degli ospiti. Consuelo aveva preso l’abitudine di accompagnare con la 500  Nisba  al lavoro in via Illiria. “Poverino non è pratico di Roma, gli faccio un favore.” Aga pose una domanda trabocchetto alla consorte: “Che ne dice Nisba della 500?” “Gli da fastidio il freno a mano…” Consuelo c’era caduta in pieno, l’etiope sicuramente durante il,viaggio aveva usufruito delle grazie della signora la quale aveva un viso sempre allegro come non mai prima, la cura di Nisba faceva effetto. Una mattina appena svegli: “Caro potresti…dovresti…” “Non ho capito se potrei o dovrei…” “Insomma ti chiedo in nome del nostro vecchio amore di permettermi di dormire la notte insieme a Nisba, sono stanca di pompini e di sveltine in macchina!” “Aggiudicata, allora io dormirò con Ayscha nel letto matrimoniale.” “A dir la verità pensavo…va bene accordato non so cosa combinerai con lei ma…fatti tuoi!” Aga pensò ai fatti suoi, come uscire dall’impasse? Cavolo non ci aveva pensato prima, il Viagra!” Si recò  dal farmacista Roberto a Piazza di Spagna. “Chi si rivede, se tutti fossero sani come te chiuderei bottega, dimmi tutto.” “Andiamo nel retro, una storia riservata. Ho trovato una mulatta favolosa ma ciccio non si vuole o meglio non può più alzarsi, mi occorre una scatola di Viagra.” Niente Viagra, ti darò lo Spedra, ha meno effetti collaterali, devi assumerlo mezz’ora prima del… possibilmente a stomaco vuoto, per funzionare devi essere eccitato, è un mio omaggio, fammi sapere.” A cena Aga era  nervoso, mangiò poco ed a fine pasto: “M’è venuto un sonno improvviso, vado a letto, voi seguitate a mangiare, Ayscha mi fai compagnia?” Nella camera matrimoniale il letto era addobbato con lenzuola ricamate ereditate dal corredo della zia Armida. “Cara andiamo in bagno, un bel bidet caldo…” Detto fatto i due si ritrovarono nel letto, la etiope: “ Mio marito mi ha riferito che hai problemi in campo sessuale…” “Sbagliato, prendilo in bocca e vedrai!” Ciccio si era ringalluzzito, con la Spedra dopo molto tempo diede il meglio di sé ma prima Aga si era  impadronito del clitoride di Ayscha portando l’interessata ad un doppia orgasmo, entrata trionfale nel fiorellino lubrificato, nessun problema, Aga rimase dentro quel caldo antro sino a che ciccio ammainò la bandiera poi un sonno ristoratore col sorriso sulle labbra, si svegliarono a mattino inoltrato. Passaggio in cucina per una robusta colazione, incontrarono Consuelo che con un sorrisetto beffardo sulle labbra: “Com’è andata?” Rispose Ayscha: “Meglio del previsto.” Non era la risposta che la padrona di casa si aspettava, pensò che la etiope avesse voluto coprire la defaillance di suo marito, se ne andò via ridendo. Man mano che passavano i giorni Aga e Ayscha si ritrovavano quotidianamente  nel letto matrimoniale, gli altri due inquilini pensarono ad un bluff sin quando Aga durante una cena facendo sfoggio della sua cultura poliglotta: ”It is pleasure that i announce to you will become uncles, i do not know whet her of a boy or girl.”  Nisba e Consuelo non  cedettero ad una gravidanza della etiope, seguitarono la loro relazione intima anche se la padrona di casa cominciava ad avere della stanchezza sessuale, dal niente assoluto era passata al troppo. Dopo un mese, a cena Aga toccò il pancino di Aysha che stava diventando un pancione: “Sarà una bambina bellissima, appena appena abbronzata!” Stavolta Consuelo dovette mandar giù la notizia, come cavolo aveva fatto suo marito…pensò ad un’ultima difesa: “Caro ricordi il detto latino: ‘mater certa est, pater nunquam’sei sicuro che sia tuo?” “Manca poco tempo alla nascita, alla nascita farò fare alla bimba  l’esame del DNA. e così finalmente chiuderai quella boccaccia! Te lo puoi scordare che porterà il tuo nome! Da domani ingaggerò una cameriera per i servizi di casa.” Consuelo uscì di casa sbattendo la porta, prese la Jaguar ed uscì per Roma, con quel gesto voleva dimostrare che anche lei era la padrona di casa non ricordando che i cordoni della borsa li teneva suo marito. I suoi erano sentimenti diversi tra il dolore, la rabbia, la tristezza, aveva perso il marito e con lui tutto. Durante il peregrinare per la città riprese la calma, cercò di pensare quale fosse la migliore via per ricucire i rapporti col consorte e forse avere una famiglia allargata come era molto di moda ultimamente in Italia, prevalse quest’ultima soluzione. Entrò in casa sorridente: “Ragazzi chiedo scusa, non era preparata a quanto accaduto,da ora in poi saremo, se vorrete una sola famiglia, in quanto al nome alla piccola…fate voi!” Naque Consuelo.