Firenze addormentata
Faceva freddo, le sue mani non sentivano più niente, sembrava quasi che avesse perso sensibilità, lucidità, sotto quella coltre di neve bianca, che le aveva fatto dimenticare come lei e Giorgio si fossero lasciati, quella giornata, iniziata bene, ma finita male, vicino alla propria abitazione, “villa stupenda”, con piscina, dove ai bordi della vasca prendevano spesso il sole, vicini vicini, senza staccarsi gli occhi di dosso, per un paio d'ore, finchè il tempo glielo permetteva, e la voglia non smetteva, di conoscere bene, il vero motivo, del perchè volevano stare insieme per sempre, viaggiando su strade che li conducevano sul posto di lavoro, “edificio enorme”, frequentato da colleghi avvocati, due dei quali uomo, e donna, che si davano da fare, per complicargli la vita, cercando di farli dividere, per riavere il controllo, di un processo, che avrebbe dato ad essi maggiore popolarità, maggiore ricchezza. Laura piangeva, ripensando al diverbio avuto con lui, alle parole cattive, che dicevano: vattene, tu non puoi stare con me, stamattina sono stato dal dottore, e mi ha dato la conferma che tanto temevo, dicendo che non potrò avere figli, con nessuna, per una malattia avuta da ragazzo, in un'età un pò avanzata. Essa a quel punto, scappò, e si ritrovò sola, chiamando un taxi, che la portò all'aereoporto, dove prese un aereo, per una destinazione molto lontana, affianco a uno, che la guardava, mentre si sistemava i suoi lunghi capelli e lasciava Firenze, addormentata