Flammeum violato
Hai calpestato il mio sogno. Adesso è spiaccicato sull’asfalto, come un cane intrepido e impaurito. S’è sciolto l’intreccio di maggiorana per cingere il capo sopra il velo. Volevo darti la notte. Cercare rifugio nell’ombra, insieme a te. Per te era la danza e il mio sonno di sole. Per te l’aratro spinto a fondo, fin dentro le radici. La tua carne un innesto. E tu hai spento ogni slancio. Ora, anche se non guardo, lo squarcio m’annienta. Ma non voglio sottrarmi: ricevere pianto per lavare il sangue che cola su lenzuola di lavanda. Non è mia questa notte. E’ il buio in cui tu brancoli, lontano dal respiro. Le ossa nella nebbia. Questo morso che senti è il rantolo del mondo.