Forse è meglio tornare a dormire
Scivolo nel buio della notte per appena un'ora, il tempo di chiudere e riaprire gli occhi e ritrovarmi catapultata direttamente nella fase REM. Il giorno mi saluta alle prime luci dell'alba, senza chiedere nulla; sono una mendicante di ore di sonno. Dormo poco, anzi pochissimo. Raccolgo frammenti di ricordi attraverso flash che affiorano alla memoria, a volte accecanti, altre volte completamente avvolti dalla nebbia. Nonostante tutto, vado al mare per non lasciare alla stanchezza la possibilità di trascinarmi nella sua rete. Il cielo è dipinto di colori cangianti, dall'azzurro a tutte le sfumature del grigio. Sembra piombo poggiato sull'acqua, creando uno scenario apocalittico. Le piccole imbarcazioni del circolo velico appaiono come oggetti risucchiati nello specchio riflesso. L'afa domina, consumando anche quella piccola dose di energia rimasta. Goccioloni di pioggia cadono sul giorno, non resta altro che tornare a casa e forse tornare a dormire. È tutto così difficile, il giorno scivola fino a incastrarsi nel tramonto con un inchino.
Il vento caldo fa muovere i rami, creando una sinfonia di elementi che si piegano al suo passaggio. Voglio camminare, fare pace con i pensieri, sentirmi parte di questa orchestra, un tutt'uno con l'ambiente. Madre Terra sa come richiamare i suoi figli all'ordine, all'appartenenza. I profumi e i suoni sono semplicemente segnali di un nucleo complesso. Riascoltare le parole di alcuni testi nelle cuffie mi dona quella felicità che si spegne nella quotidiana routine.