Fronte del porto
Alcuni giorni fa ho visto un ragazzo di colore che discuteva animatamente con due poliziotti (‐ sarà del Gabon? ‐ mi sono chiesto dentro di me. ‐ O forse, chissà, è nigeriano? Ma no, dai, sarà di San Fernando de Monte Cristi oppure di Fort‐de‐France...ma che importa, in fondo, di dov'é!). Ho assistito alla scena, dall'altro capo della strada. Non sapevo perché i tre discutessero; quando tutto è finito e i due poliziotti si sono allontanati a bordo della loro auto, ho fatto un fischio al ragazzo e li ho fatto cenno di fermarsi. Mi sono avvicinato a lui (come me, non indossava la mascherina: ma che importa, mi son detto ancora, ‐ forse, è un pazzo, un lucido pazzo come me, o magari soltanto uno di quelli che ha capito tutto, chissà: che ha capito come stanno realmente le cose...chi ti vuol fregare e pensa solo a far rispettare i decreti e chi, invece, ti vuole realmente bene!) e senza neanche chiederli come si chiamasse (forse si chiamava Charles, o forse, chissà, Manuel oppure semplicemente Johnny...ma che importa, in fondo, come si chiamava!) ho battuto un "cinque" sulla sua mano (‐ chi se ne fotte del virus, chi se ne fotte del decreto! ‐ ho pensato dentro di me.) e gli ho detto: ‐ Ehi, man, va per la tua strada!
Taranto, 17 aprile 2020.