Fuori dal tempo
Ero in giro da più di un'ora. Mischiato alla gente godevo della mia solitudine, camminando a passo spedito come uno che sa dove andare. A volte mi fermavo, come attratto da qualche cosa di veramente importante, per poi riprendere quasi subito con maggior lena. Mi ritrovai così all'improvviso in una enorme largo, incredulo, come a Venezia in piazza San Marco uscendo da una stradina laterale. C'erano ampi spazi verdi e gente tutt'intorno che passeggiava con aria da pomeriggio domenicale. Dall'altro lato, celato in parte dagli alberi, un tempio senza età richiamò la mia attenzione. Decisi di avvicinarmi, attratto dall'insolita presenza. Presi così a fare un ampio giro, un po' per evitare la zona più affollata e un po' per osservare meglio la mia meta. Avevo quasi raggiunto il misterioso tempio quando incontrai me stesso. Ero seduto su una panchina, con la testa tra le mani, vestito come se fosse estate. Mi sedetti anch'io. ‐ Non hai freddo ? ‐ mi chiesi, premuroso. Ignorando la mia domanda mi dissi ‐ Ascolta. Non senti... ? ‐ Dal tempio una voce, come un canto, vinceva a tratti il rumore della piazza. Percepivo parole e brevi frasi, come frammenti d'un antico scritto scampati alle ingiurie del tempo. ‐ Perché non entriamo ? ‐ mi chiesi. ‐ Non ora. Non è tempo. Non è più tempo. ‐ mi risposi, scuotendo la testa. Pensai che per noi quel tempo non sarebbe mai venuto. Mi conoscevo fin troppo bene: sarei rimasto lì ancora per molto, sospeso tra un passato che non è più e un presente che non è ancora, preso da un mistero volutamente non svelato. ‐ Vado via – dissi alzandomi – Ma tu resta pure se vuoi. Nessuno noterà la tua assenza, almeno fino a quando ci sarò io a fare la tua parte. ‐ Me ne andai senza avere risposta. Neanche un cenno. Ripresi a camminare a passo spedito. Nella testa ancora quella voce, come un canto.