Giacomo e il grande amore
Giacomo Pellizzeri era un giovane fortunato nel senso dell’intelligenza che aveva superiore alla media e del fisco prestante sin da giovane, tutto suo padre Armando direttore di una filiale di banca a Falconara in quel di Ancona vedovo da tempo. Giacomo non aveva sentito la mancanza della madre sollazzato amorevolmente dall’amante di turno del padre, ma anche lui giunto all’età di quattordici anni cominciò ad avvisare stimoli sessuali che teneva sotto controllo facendo il…falegname. Erano la fine degli anni cinquanta, le case chiuse erano ancora aperte ma per lui, minorenne, era off limits. Quell’anno era di esami di terza media, nessun problema per lui era fra i migliori della classe infatti superò la prova brillantemente. Le vacanze per Giacomo volevano dire mare che aveva a due passi, era un buon nuotatore, in spiaggia incontrava qualche sua compagna di classe dai costumi ridicolmente interi ma era il tempo del puritanesimo e del perbenismo spesso solo formale, valevano i versi del poemetto goliardico ‘Ifigonia in culide’ ‘noi siamo le vergini dai candidi manti rotte di dietro ma sane davanti’’. La verginità era requisito indispensabile per maritarsi e così le ragazze più furbacchione si arrangiavano usando il popò solo che a Giacomo non erano mai capitate. Di recente nella sua stessa scala era venuta ad abitare una famiglia composta dal marito uomo dal fisico possente alto un metro e novanta e dalla consorte anche lei alta. La signora aveva lo stile di una classica Valchiria: corpo statuario, alta, viso volitivo, capelli biondi ramati, gambe chilometriche, insomma una gran pezzo di… Giacomo l’aveva incontrata la prima volta ai piedi delle scale, lei doveva prendere l’ascensore da cui lui era appena uscito, un formale buon giorno al quale la dama ripose con altro buon giorno in italiano. Da quel momento la figura della dama era rimasta impressa nella mente del giovane, avrebbe dato qualsiasi cosa per un incontro ‘ravvicinato’ con lei. Giacomo si rivolse a Gigetto Primavera portiere e custode del condominio. Da Gigi ebbe tutte le informazioni relative alla signora: era tedesca, nome Greta Weber. Il marito. si chiamava Camillo Massaccesi, era dipendente delle FF.SS., capo treno di convogli a lunga percorrenza, grezzo di personalità e di fisico. “Gigi fumi ancora?” “Si ma dovrei smettere, le sigarette costano sempre di più…” “Ho capito, eccoti dieci Euro.” “Io di solito ne compro una stecca per volta.” Giacomo pensò: ‘Che faccia di culo’, gli mollò cinquanta Euro ricevendo come ringraziamento un sorriso e la promessa di far sapere a Giacomo eventuali notizie che gli avrebbero fatto comodo per avvicinare la dama. Una mattina Giacomo era appena uscito dal bagno sbarbato e ‘allicchittato’ per andare a giocar biliardo con gli amici quando gli giunse sul telefonino una comunicazione da parte di Gigetto: “La signora è appena uscita in costume da bagno, sicuramente sta andando al mare.” Giacomo cambiò abbigliamento e di corsa raggiunse la spiaggia dove scorse Greta in bichini sdraiata sotto un ombrellone con vicino un cane volpino che alla vista di Giacomo prese a latrare. “Non ci faccia caso, Attila non la conosce, è molto geloso di me, cerca di non farmi avvicinare da persone che non conosce.” Rabbonito Attilia: “Signora volevo prepararmi una frase in tedesco per far bella figura ma la sua lingua per me è arabo, ho studiato francese ed inglese, col suo aiuto potrei cercare di imparare e conversare o almeno ad imparare le frasi di rito.. mi scusi non le sembra perlomeno strano affibbiare ad un cane il nome di un barbaro?” “Ho preso Attila in un canile, lo chiamavano così, per quanto riguarda la mia lingua non mi ci vedo come insegnante, l’ultimo mio impiego era di barista al bar della stazione ferroviaria di Berlino dove ho incontrato mio marito, vengo dalla parte Est di quella città, sono riuscita a fuggire prima che i russi innalzassero il famoso muro. Mi dica qualcosa di lei…” “Sono iscritto alla quinta classe ginnasiale, ho diciotto anni e da poco ho scoperto una mia inclinazione per la femminucce tedesche!” Un lungo silenzio, anche Attila era ammutolito poi: “Leggendo nei tuoi pensieri credo che tu ti stia domandando il motivo per cui ho sposato mio marito, niente romanticismo, solo convenienza, a Berlino arrivavo appena a fine mese, ricevevo solo proposte sessuali,non sono quella di una notte e via, a Berlino Est ho avuto un flirt con un mio coetaneo, avevo sedici anni MA da allora…” Greta si era fatta seria in viso, anche Attila la guardava in modo strano, il cane forse aveva compreso lo stato d’animo della padrona. All’ingresso del palazzo Gigetto salutò la coppia togliendosi il cappello, si stava guadagnando i cinquanta Euro. “Mio marito tornerà fra tre giorni, viaggia per mezza Europa, ti va di provare la cucina tedesca?” A dir la verità di tedesco vorrei provare un’altra cosa!” “Ti si legge in viso, mi sei piaciuto sin dal primo momento che ti ho visto ma non vorrei che succedessero dei casini.” “Ho mollato un sostanziosa mancia al portiere, ci avviserà di un eventuale ritorno di tuo marito e cercherà di fermarlo per un po’ di tempo con qualche scusa!” Della cucina tedesca a Giacomo importò ben poco, assaggiò appena i knieper, i weibwurst, i primi sapevano di pesce, i secondi sembravano wurstel. Greta comprese la situazione, fece sparire i piatti da tavola: “Devo portare fuori Attila per i suoi bisogni, è meglio che ci vada io, se ci andassi tu qualcuno del palazzo potrebbe porsi delle domande.” Sistemato il cane, i due si guardarono in viso e senza parlare passarono in bagno e poi sul lettone dove per la prima volta in vita sua Giacomo provò le sue ‘grazie’ femminili. Fu Greta che guidò la ‘danza’, capì che Giacomo era ancora un po’ digiuno in campo sessuale. Dopo un’ora di intensa ‘attività’ Greta ritenne opportuno fare una sosta, si era girata di spalle per nascondere le lacrime. Attila ai piedi del letto aveva preso a dormire, Giacomo o meglio il suo ciccio andò ancora all’assalto della passera tedesca ed anche del suo popò, un’altra ora e poi riposo, Morfeo aveva preso sotto la sua ala potettrice i due neo amanti. La mattina fu Attila che spinto dalla fame e dalla necessità di fare i suoi bisogni cominciò ad abbaiare. Greta lo fece smettere, si vestì alla meno peggio e portò fuori quel rompiscatole. Al suo rientro Giacomo aveva scovato quanto serviva per preparare una colazione energetica, ne avevano bisogno ambedue poi: ”Cara non abbiamo preso alcuna precauzione…” “Prendo la pillola anticoncettiva, ti pare che mi faccio mettere incinta da quel bestione, magari mio figlio potrebbe assomigliargli.” La prima notte Armando non fece caso alla mancanza in casa di suo figlio, anche lui era andato a sollazzarsi con una collega d’ufficio. Greta e Giacomo ormai erano entrati nel gorgo dell’innamoramento, si sa che gli innamorati posso perdere di vista la quotidianità infatti la sera dopo mangiato Greta ricevette una telefonata da parte di Gigetto: “Sta arrivando il signor Massaccesi!” “Entra subito nel mio armadio con tutti i tuoi vestiti, fra poco sarà qui mio marito!” Giacomo frastornato ubbidì e si trovò nella classica posizione di un amante all’arrivo del marito della donna. Greta sistemò alla meno peggio il letto per nascondere la presenza di Giacomo che poco dopo sentì la voce di Camillo: “Cara ti h fatto una sorpresa, il mio treno è stato soppresso, posso rimanere sino domani mattina, ho fame e non solo di cibo…” In cucina Camillo si abbuffò con i resti della cena dei due, passò in bagno e nudo come un verme si presentò a Greta che ebbe un conato di vomito…”Caro non sto bene di pancia, scusami.” “Ho tempo sino a domani, intanto riposati.” Circa alle due di notte Giacomo era ovviamente ancora dentro l’armadio e cercava di riposare in qualche modo con dolori vari alle spalle ed al coccige, non però Camillo che partì lancia in resta e penetrò con violenza nella gatta della consorte la quale ebbe uno scatto di rabbia subito represso. La mattina il capo di casa se la prese con calma, si rase, si fece la doccia e contento e felice baciò la consorte prima di uscire. “Vieni fuori, il cornuto se né andato, ho messo il passetto alla porta nel caso tornasse indietro.” “Cara torno a casa mia, sinceramente ho avuto strizza tremenda, poteva finirmi male!” Armando vista l’assenza del figlio era rimasto in casa per avere spiegazioni da parte del giovane. All’arrivo del figlio barò: Gigetto mi ha riferito tutto, sento aria di grossi guai.” Giacomo non replicò, suo padre ormai conosceva la verità, inutile mentire.” “Da quando è morta tua madre il mio solo affetto al mondo sei tu, non pensare di poter cambiare la tua vita e metterti con Greta, a parte il fatto che dovrei mantenervi entrambi non saresti al sicuro nell’uscire di casa, bel bestione non ragiona e sarebbe capace d fartela passare male, molto male!” “Papà sono confuso…” “Io no, per te c’è una sola soluzione, cambiare aria, la tua è stata una esperienza giovanile, un’esperienza che un po’ tutti abbiamo fatto, l’unica maniera di uscirne fuori è quella di andare a Bologna a casa della zia Iolanda e seguitare gli studi, te lo dico affettuosamente, devi capire che è l’unica soluzione!” Il destino crudele, Camillo era in servizio su quel treno, fece tante feste a Giacomo: “Dove è diretto?” “Vado a Bologna presso miei zii a studiare.” “Farà strage di femmine, alla sua età e col suo fisico…ci vedremo per un saluto alla stazione felsinea.” Il cocu aveva voluto fare sfoggio di cultura, patetico. Padre e figlio si sentivano per telefono, Armando aveva promesso di recarsi a Bologna appena possibile. Giacomo scrisse un biglietto a Gigetto chiedendogli di fargli avere notizie di quella persona, aveva allegato per l’incomodo un biglietto da cinquanta Euro. Purtroppo per Giacomo gli giunse una lettera da parte del portiere, lettera con un segno nero obliquo che si usa per comunicare notizie funeree. Giacomo non l’aprì subito, si appoggiò sul divano, dopo un po’ di tempo lesse la lettera del portiere… La sera si rifugiò in camera sua, la cugina Pina lo raggiunse: “Ho visto che ti è arrivata una lettera da Falconara, brutte notizie?” “È morta una mia cara amica, non avevo fame, ho saltato la cena.” Giacomo rimase a letto dormendo a sprazzi sino alla mattina seguente. In aula era distratto e fu ripreso dalla professoressa di latino sua materia preferita. “Mi meraviglio di lei Pellizzeri, non mi segue nella spiegazione!” “Stanotte non ho dormito molto, col suo permesso torno a casa.” Lo zio Antonio e la moglie Iolanda furono premurosi con Giacomo che ringraziò ma si richiuse in camera, nei giorni seguenti usciva solo per mangiar qualcosa e per andare in bagno. Papà Armando fu informato del suo comportamento, prese il primo treno e giunse a Bologna di notte aspettato da Antonio che gli domandò se sapesse il motivo del comportamento di suo figlio. Armando fu vago, un lutto per la morte di un amico. Fu la cugina che frequentava il suo stesso istituto scolastico a convincerlo che doveva cambiare vita: ”Non voglio propinarti le solite frasi insulse ma devi guardare al futuro a meno che non voglia prendere i voti.” Quest’ultima frase era stata una provocazione da parte di Pina, sapeva che Giacomo era non credente e corrispondente del giornale ‘L’ATEO’su cui aveva scritto dei trafiletti con cui aveva dileggiato tanti passaggi decisamente incredibili delle sacre scritture. Quella sera nella mente di Giacomo ci fu un repentino cambiamento di vedere e vivere la realtà, decise di ritornare con suo padre a Falconara, avrebbe riprese lì i suoi studi. Arrivò al portone di casa in tassì, fu accolto da Gigetto stavolta veramente sincero nel porgli le condoglianze tanto da rifiutare i cinquanta Euro di mancia. Si risistemò nella sua stanza con l’aiuto di una cameriera che suo padre aveva assunto. Papà Armando gli aveva fatto trovare sotto casa una Cinquecento Fiat che Giacomo poté iniziare a condurre allorché prese la patente. Una forza interna lo spinse ad andare a vedere la tomba di Greta, aveva dieci anni di età più di lui, non li avrebbe considerati in alcun modo nel caso che…in foto era ancora più bella, si sentì un vigliacco, aveva distrutto il suo più grande sogno. Una mattina di domenica incontrò nel viale dinanzi casa Camillo che portava a spasso Attila che riconobbe Giacomo e gli fece tante feste, forse anche a lui mancava la padrona. “Stó cane è strano, abbaia sempre agli estranei mentre con lei…” “Qualche volta lo ha incontrato mentre andava a spasso con la sua padrona…mancherà anche ad Attila…” Giacomo superò gli esami di diploma di liceo classico, si iscrisse a medicina, diventò medico chirurgo, non volle iscriversi a nessuna specializzazione, visitava nel suo studio ed anche in casa gli ammalati, nessun compenso extra, era a contatto con le miserie della vita, quella misera che lui portava dentro di sé.