Gilda la nave scuola
Ludovico Famiglini ed Ermenegilda Zecca (nome e cognome impossibili) erano due coniugi residenti a Roma a Piazza Ragusa, era il 1941 in piena era fascista. Perché quella piazza fosse intestata ad un borgo siciliano, ben lontano dalla città eterna, era un mistero cosa che non caleva ai due che avevano la fortuna di abitare in una palazzina singola che Alfredo il padre di Ludovico, Commissario di P.S., a quel tempo molto importante autorità, era riuscito a non far espropriare, come quelle dei vicini per costruire brutte e tristi case popolari di cinque piani. A piano terra una cantina, ben arieggiata, adibita a dispensa ed a garage per la Fiat Balilla a quattro marce, per allora un a rarità, intestata a Ludovico che riusciva a trovare la benzina, non si sa come, allora era un bene di difficile reperimento. Come Ludovico avesse potuto ottenere l’esonero dall’arruolamento nell’Esercito, al contrario di tutti i suoi colleghi di scuola (frequentava il terzo liceo classico) era un mistero per gli abitanti del quartiere che si guardavano bene dal manifestare i propri interrogativi, sui muri c’era la scritta ‘Il nemico ti ascolta’ ma non si sapeva di preciso chi fosse il nemico. Mistero presto svelato: il commissario di Polizia Alfredo, suo padre, ufficialmente fervente fascista (ma dentro di sè niente affatto convinto anzi…) era ben ammanigliato con dei dottori dell’Ospedale Militare ‘Celio’ che, ad ogni visita medica, riscontravano a Ludovico malattie invalidanti tale da non permettergli di indossare le mostrine di soldato. La famiglia Famiglini (scusate l’assonanza) era benestante come si diceva allora, possedeva vari terreni e molte case da cui ricavavano bei soldoni di affitto inoltre il Commissario, prima dello scoppio della guerra, era stato lungimirante ed aveva acquistato lingotti d’oro e diamanti che aveva riposto a casa sua dentro una cassaforte nascosta dietro un armadio. Mentre i comuni cittadini acquistavano i beni indispensabili con la tessera, in casa Famiglini non mancavano mai cibi di prima necessità come pane, salumi, formaggi, olio provenienti dalle loro campagne. Le signore contadine, anche per loro convenienza, sfornavano del buon pane e confezionavano pasta col grano integrale molto più salubre di quello bianco odierno. Un po’ per generosità ed un po’ per non essere denunziati ai Fascisti, Ludovico e Gilda (questo il nome con cui era conosciuta) foraggiavano gli abitanti della piazza più poveri e con molti figli con i loro beni personali di consumo e per questo erano molto ben voluti da tutti. I due coniugi non avevano figli da ‘dare alla Patria’, lei era stata operata per una policisti ovarica, tutto sommato ne erano contenti pensando che i giovani non avrebbero avuto un buon avvenire. Gilda passava il suo tempo in casa perché, malgrado fosse laureata in lettere, Ludovico aveva preteso, per egoismo, una consorte casalinga mentre lui se la spassava bellamente con tante ‘donnine’ ma non quelle professioniste che disprezzava, preferiva cornificare tanti mariti: scelte erano le giovani contadine che avevano volentieri ‘contatti’ col figlio del padrone sempre generoso con loro che lasciava sul letto lire di carta che le giovani vedevano solo in quella occasione. Talvolta si era ‘fatto’ sia le madri giovani che le figlie giovanissime ed i mariti e padri? Non andavano tanto per il sottile, dentro le loro tasche di soldi ne giravano ben pochi…Ludovico pur conoscendo la storia di Andronico, re della Tessaglia che attaccava sulla porta dei mariti cornuti delle teste di cervo, si guardava ben dal farlo anzi talvolta portava dei pacchetti di sigarette per i più giovani e di sigari per gli anziani conquistandosi così la loro benevolenza. Gilda pur conoscendo il comportamento di suo marito se ne fece una ragione e passava il tempo dando lezioni gratis ai giovani abitanti in piazza Ragusa. Un avvenimento importante cambiò la vita della signora: suo marito durante una partita di caccia si imbatté in un temporale con tanti lampi e tuoni, essendo in pianura un fulmine fu attirato dalle canne del suo fucile ed il povero Ludovico finì carbonizzato. Ai funerali tutti gli abitanti della piazza, Gilda aveva dentro di sé sentimenti contrastanti: la morte di suo marito era un evento tragico ma anche la fine di una schiavitù. Finalmente era padrona della Balilla (per prima cosa prese la patente di guida) e si mise a scorrazzare per Roma facendo acquisti in negozi di lusso. I suoi armadi si riempirono di vestiti di ogni genere e scarpe di ogni forma allora di patrimonio solo delle signore di alto livello, cambiò parrucchiere e si fece i capelli come allora di moda ‘all’Impero’. Naturalmente attirò l’attenzione dei maschi che conosceva e che in passato non si erano permessi di avvicinarla ma, causa la guerra non vi erano in giro dei giovani, i meno anziani avevano sessant’anni e Gilda non aveva nessuna voglia di far loro da badante. Accade qualcosa di imprevisto: un giorno a casa mentre dava lezione di latino ad un ragazzo di nome Angelo di sedici anni, il ‘pischello’ le chiese di andare in bagno. Siccome il ragazzo tardava a ritornare andò a controllare cosa fosse successo e nell’aprire la porta del bagno…il ragazzo si stava masturbando. Angelo cercò di rimediare tirandosi su i pantaloni ma il coso non ne voleva di ‘ritirarsi’ e così venne fuori una comica che portò Gilda a ridere sonoramente. “Quando sarai riuscito a rivestirti torna nel salotto.” Il ragazzo rosso in faccia non accettò l’invito e stava per aprire la porta d’ingresso ma Gilda: “Aspetta, hai una faccia stralunata, siediti sul divano e, se ti va, raccontami qualcosa di te.” “Mia madre non vuole che io…mi dice che diventerò tubercoloso, i preti cieco ma io ho sempre voglia, non so che fare…” e si mise a piangere. A Gilda si appalesò l’istinto materno ed abbracciò Angelo ma quell’abbraccio fece un’effetto…ma un’effetto…insomma il coso del ragazzo, peraltro piuttosto grosso per la sua età, uscì’ dai pantaloni corti. Gilda volle sdrammatizzare: “Non ti preoccupare, è la natura dell’uomo avere… vieni qui che ti faccio provare cosa voglia dire fare l’amore e, abbassandosi gli slip fece entrare con un po’ di resistenza il coso del ragazzo nella sua ‘gatta’ che, dato il lungo digiuno, si era ristretta. Angelo dopo aver eiaculato non si ritirò dalla ‘cuccia’, aveva provato una sensazione per lui nuova e meravigliosa ed il suo ‘ciccio’ seguitò ad essere duro a lungo portando Gilda ad un orgasmo. Passata la buriana sessuale, la signora si rese conto che quanto era successo poteva portarla a serie conseguenze penali e ad Angelo: “Caro promettimi di non dirlo a nessuno, dico nessuno nemmeno ai tuoi, quando vorrai sarò qui ma mi raccomando…” Gli avvenimenti seguenti furono per Gilda imprevisti e soprattutto imprevedibili, imprevedibili perché Angelo un giorno si presentò a casa sua insieme ad un compagno di classe tale Leonardo Santoro. “Signora io e Leo siamo scarsi in latino e abbiamo bisogno di…una lezione!” I due si erano messi a ridere e contemporaneamente si erano abbassati i pantaloni mostrando due cosi ben messi in quanto a grandezza ed a erezione. Gilda si sentì gelare dentro, cercò di prendere tempo: “Non vi rendete conto della situazione, questa è una violenza nei miei confronti, a parte che potrei essere vostra madre ma…” “Non lo è stata con Angelo, la prego, staremo zitti, lo sappiamo solo noi due ma ci faccia…” e si avvicinarono a Gilda che nel frattempo si era seduta sul divano e si trovò all’altezza del viso e poi i bocca un pisellone arrapato e… relativa conseguenza. Angelo fece posto a Leo il quale più furbamente fece capire alla signora che preferiva…e fu accontentato: entrò in vagina eiaculò subito, ci rimase sin quando Gilda ebbe un orgasmo. Con la faccia istupidita Gilda dalla finestra vide i due ragazzi entrare nel caseggiato popolare di fronte a casa sua e, in un momento di lucidità pensò che l’unica cosa per evitare guai e per non fare da nave scuola a tutti i giovani del quartiere era quella di cambiare città a meno che i due ragazzi evitassero di spargere la notizia in giro, in fondo l’orgasmo le era piaciuto, un guaio! Un giorno in strada Gilda fu fermata da una signora di circa la sua età che: “Sono Barbara Santoro la madre di Angelo, la ammiro, la vedo passare dinanzi casa mia sempre elegante e sorridente e poi mi risulta che sia generosa con i poveri del quartiere, ha la mia ammirazione, posso offrile un caffè a casa mia?” “Ora ho da fare, può venire da me al mio ritorno.” Salì in macchina, come interpretare il comportamento di quella tale circa della sua età? Sembrava una signora per bene ma perché si era presentata come mamma di Angelo, forse sapeva e voleva ricattarla, non ci mancava altro. Al ritorno trovò la Barbara dinanzi casa sua: “Da lontano ho riconosciuto la sua Balilla e son qua.” “Ormai è l’ora di pranzo, mi faccia compagnia a meno che non aspetti suo figlio.” “Mio figlio va a scuola in un collegio di preti, la retta è pagata dallo Stato perché mio marito è morto in Russia, a me danno anche una pensione in quanto vedova di guerra ma sono sola, ho provato a fare amicizia con altre signore ma sono rimasta delusa, ha conosciuto gente volgare e sciocca, lei è tutt’altra cosa.” “Grazie del complimento, diamoci del tu ed ora a tavola. “Dimmi la verità tuo figlio…” “Si ma è un ragazzo serio ed ha un solo amico che mi sembra tu abbia…” “Non sono riuscita a capire quello che mi è successo psicologicamente, poi ho avuto paura delle conseguenze ed ho pensato addirittura di cambiare città, con mio marito praticamente non avevo rapporti, lui se la faceva perlopiù con giovani contadine, mi vergogno di dirlo ma la sua morte è stato per me un sollievo, è cambiata la mia vita ma pare che ora…” “Posso dirti che ti sarò vicino, non aver paura, anch’io ho avuto un marito che mi trattava come una donna di strada, nessun piacere da parte mia nei nostri rari rapporti e questo mi ha portato a…” Barbara prese a baciare Gilda in bocca, un bacio prolungato, appassionato. “Scusa ma è stato più forte di me, se ti ha dato fastidio non mi vedrai più ma qualora…” Quel qualora voleva dire una sola cosa, vorrei avere con te una relazione omosessuale. Gilda a braccia conserte guardava Barbara che sembrava trepidante in attesa di una risposta che ovviamente sperava positiva. Gilda prese la situazione con humor: “Vuol dire che sarà una questione di famiglia, dovrei scrivere un romanzo: ‘Due ragazzi, una mamma ed una nave scuola!’” Barbara abbracciò Gilda che con le lacrime agli occhi pensava ad un suo futuro con una grande amica fidata, per aiutare i ragazzi avrebbe potuto fare sesso con ambedue, una situazione fuori del comune ma sicuramente piacevole. Un pomeriggio di un sabato Barbara, Angelo e Leonardo si presentarono in casa di Gilda, All’inizio dell’imbarazzo soprattutto da parte delle signore che ben presto…”Angelo sai che tua madre scopa proprio bene!” “Stronzo non trattare mia madre da mignotta, pensa a madame Gilda che mi pare stia…