Giovani Donne? Meglio Avanti Di Età
GIOVANI DONNE? MEGLIO AVANTI IN ETÀ
Dal titolo di questo racconto si può pensare ad un signore che preferisce una ‘navigata’ rispetto ad una giovanetta cui insegnare l’ars amatoria. Le ipotesi potrebbero essere molteplici ma quella che prevale è il lato penale, se per giovanissime s’intendono delle minorenni è ovvio che si potrebbe andare incontro a guai seri sotto tutti i punti di vista. Recentemente è scoppiato uno scandalo, soggetto il marito di una parlamentare che, dietro compenso ad una ‘maitresse’ si era ‘intrattenuto’ sessualmente con una giovanetta minorenne. Il seguito di questo racconto riguarda all’inizio qualcosa di estremamente spiacevole: Aurelio Freddi, quarantacinquenne, insegnante di lettere e di lingue al Torquato Tasso di Roma stava per uscire di casa per andare a scuola quando sentì suonare il citofono: “Chi è?” “Sono il maresciallo dei Carabinieri Molfetta, è lei il marito della signora Pulvirenti?” “Si mi dica.” “Finalmente l’ho trovata, dovrei palarle a quattrocchi.” “Veramente io dovrei andare a scuola ma che c’entra mia moglie, sta dormendo nella sua stanza.” “Salgo a casa sua.” “Quinto piano.” “Questo è il Carabiniere Iovinelli, vengo al dunque. Sua moglie ha avuto un incidente stradale…” “Mia moglie non ha nemmeno la patente!” “Non era lei che guidava ma un certo Eros Pintimalli.” “Mai conosciuto.” “Signor Freddi sua moglie…è deceduta.” “Come deceduta…si spieghi meglio.” L’auto dove si trovava è andata a sbattere contro un camion.” Aurelio si rese finalmente conto della situazione, andò nel salone e si sedette nel divano, i due Carabinieri in piedi. Dopo un po’ di tempo: “Questa è la carta di identità della signora, dal documento abbiamo ricavato il suo domicilio.” Nel frattempo suonò il telefono, rispose il maresciallo: “Casa del signor Freddi.” “Che fine ha fatto Aurelio?” “È deceduta la moglie.” “…Sono il preside della scuola dove Aurelio insegna, gli presenti le mie condoglianze.” Nel frattempo era entrata in casa Lorella la cameriera che, compresa la situazione, pensò bene di non disturbare il padrone di casa. Usciti i Carabinieri l’appartamento si era riempito di vicini curiosi pronti a dare una mano ad Aurelio, il professore era stimato e benvoluto dagli altri condomini e inquilini. Aurelio aveva provveduto ad avvisare i parenti siciliani della moglie che se ne fregarono della notizia, erano in rotta con Ausilia che aveva voluto maritarsi con un romano. Dopo il funerale ed il trasporto della bara al Verano solite scene di condoglianze cui Aurelio di sottopose malvolentieri. Confuso Aurelio si rinchiuse in casa, aspettativa dalla scuola, unico contatto col mondo la fida Lorella che provvedeva a tutte le sue esigenze. Il preside Gioacchino Ginesi dopo qualche tempo si preoccupò per il comportamento di Aurelio, ne andava di mezzo la sua salute fisica e mentale, pensò di aiutare l’amico professore proponendogli almeno di dare delle lezioni private per svagarsi, malvolentieri Aurelio accettò. Il giorno dopo una citofonata: “Sono Greta Mariani, il preside Ginesi mi ha indirizzato a lei per delle lezioni private, sono in compagnia di mia figlia e di una sua amica.” “Quinto piano.” “Come le dicevo sono Greta Mariani, in compagnia di mia figlia Sharon (non le dico il cognome che è quello del mio ex marito) e della sua amica Amaranta D’Angelo. ”Accomodatevi nello studio.” “Sharon ed Amaranta frequentano la terza classe del liceo scientifico ‘Righi’, al contrario della vox populi che dice che a scuola nelle materie scientifiche sono più bravi i maschi per mia figlia e l’amica è tutto il contrario, ‘zoppicano’ nelle materie letterarie.” Aurelio fu attratto dalla signora, una bruna, piacevole che dimostrava personalità. “Vediamo a che punto siete con gli studi.” Amaranta: “Ci è capitata una poesia in francese che parla di corna…non ci abbiamo capito gran che!” “Ma quali corna, si tratta di un elaborato del poeta francese Alfred de Vigny, un corno da caccia, ‘Le Cor’: J’aime le son du cor, le soir, au fond des bois, soit que chante les pleurs de la biche aux abois, ou l’adieu du chasser que lécho faible et que le vent du nord porte de feuille ed feuille.” Ve lo traduco: ’Amo il suono del corno, la sera, in fondo al bosco, sia che canti il pianto della cerva ai boschi o l’addio del cacciatore che un eco flebile accoglie e che il vento del nord porta di foglia in foglia.’ È triste ma romantico, con l’aiuto del vocabolario o tramite internet…” Amaranta: “Professore recitata da lei è una poesia bellissima, purtroppo Sharon conosce solo l’inglese… ma lei quanti anni ha, se si facesse la barba e si tagliasse i capelli…” Aurelio era rimasto basito, quell’attacco diretto era inspiegabile, andò in bagno, vi rimase il tempo per riprendersi, con le ciabatte ai piedi non fece rumore per rientrare nello studio, uno spettacolo inaspettato, le due ragazze si stavano baciando. Tornò indietro prima di rientrare nello studio fece del rumore, le due si erano ricomposte. Tutta la faccenda non era sfuggita a Lorena ormai diventata la ‘Serva padrona’ di casa Freddi come da opera del Pergolesi. “Professore forse quella ragazza ha ragione, se lei si riassettasse e cambiasse vestiario…Un nuovo spirito aveva invaso la mente del professore soprattutto dal punto di vista sessuale. All’ora di pranzo si presentò sistemato sia per barba e capelli che nel vestito, un figurino. “Complimenti professore, dimostra dieci anni in meno.” Ma quel rapporto intimo fra le due ragazze l’aveva lasciato perplesso, decise di parlarne a Greta. “Gentile signora che ne dice di farmi visita, vorrei farle presente una situazione che mi lascia perplesso.” “ Vengo domattina quando le ragazze sono a scuola.” “D’accordo.” Il giorno successivo:“Professore non la riconoscevo più, un cambiamento epocale!” “Grazie, quello che le volevo dire riguarda Amaranta e Sharon, sono rimasto sorpreso…” “Le chiedo scusa, molto probabilmente riguarda il comportamento delle due ragazze, so che hanno una relazione omo, me l’hanno confessato, è la loro reazione a rapporti spiacevoli avuti con ragazzi, pian piano e con l’esperienza penso che cambieranno atteggiamento, vorrei confidarmi con lei circa il mio passato. Come avrà notato ho un astio profondo nei confronti del mio ex marito, non mi va di pronunziare nemmeno il suo nome…va bene è Philip. La storia risale ad anni addietro. Sono venuta al mondo quando i miei genitori erano aventi con l’età. Ero iscritta alla facoltà di medicina quando ad una festa presso l’Ambasciata inglese a Roma conobbi quello che sarebbe divenuto mio marito. Corte asfissiante da parte sua, mia madre mi consigliò di accettare di sposarmi, ‘noi siamo vecchi e malati’, aderii alla richiesta, cerimonia in Campidoglio con i più intimi poi partenza per Londra. Rimasi incinta anche se le prestazioni sessuali di mio marito lasciavano a desiderare, dopo dieci mesi nacque Sharon, assomigliava molto a suo padre, i miei nel frattempo erano deceduti. Mio marito si recava saltuariamente a lavorare in ufficio al Foreign Office. Baby sitter sino a notte inoltrata, destinazione asl locale ‘The Glory’ di cui Philip era socio. Gente simpatica, caciarona e vestita con abiti sgargianti. Philip mia spiegò le varie categorie di personaggi: wife swapping quelli che praticavano lo scambio di mogli, husband swapping scambio di mariti, drag queen omo o trans vestiti da donna, cross dresser coloro che vestivano in maniera opposta al loro sesso. Obiettivamente all’inizio mi sentivo confusa, non immaginavo vher esistesse quella ‘fauna ma tant’è, in fondo la situazione non mi interessava sino a quando mio marito mi chiese di mettere in atto il wife swapping e lo husband swapping…lasciai il locale in taxi e mi rifugiai nell’ albergo ‘Luna & Simone’. La mattina successiva interpellai l’avvocato italo‐inglese John Giambrone per assistermi in tribunale nella causa di separazione e poi di divorzio. All’inizio mio marito fece opposizione ma alla minaccia di uno scandalo relativo ai suoi gusti sessuali (in fondo gli inglesi sono puritani), cedette in toto. Ritornai in Italia con Sharon ed il portafoglio ben fornito.” “Madam, potremmo scrivere un romanzo a quattro mani…” “Io con le mani farei qualcun altra cosa…”