Giovedì 26/09/2013 Taccuini di Cambridge - 2° Parte
E’ passata ormai poco più di una settimana da quando arrivai, timida e titubante, qui a Cambridge: è tempo di fare un bilancio di quanto vissuto finora.
L’ansia e la preoccupazione di annoiarmi e di dover passare tutto il giorno sola in una polverosa, vecchia biblioteca, ormai, non sono che vecchi e sbiaditi ricordi: era questo martellante e tetro pensiero a farmi partire con così tante riserve e così tanti dubbi.
Ora, invece, che i fatti mi hanno largamente smentito, mi ritrovo a chiedermi spesso come posso aver anche solo ipotizzato uno scenario tanto apocalittico: forse solo
l’esperienza personale e diretta mi avrebbe potuto indurre a più miti e riflessioni giudizi.
A volte, percorrendo le vie di Cambridge o sfogliando le pagine di un qualche libro della biblioteca, mi domando cosa posso aver fatto di tanto speciale per meritarmi un’opportunità unica ed irripetibile come questa: la mia, mi dico, è una fortuna e un’occasione che non posso permettermi di rovinare o sciupare, non con tutto quello che mi ha offerto e che ancora ha da offrirmi.
E’ proprio per questo che si fa sempre più impellente e categorico l’imperativo di non sprecare, di non lasciarsi sfuggire nemmeno un secondo, nemmeno un istante di vita qui a Cambridge: è come se mi sentissi invasa da una continua e crescente voglia di sperimentare, provare, esplorare e la mia innata curiosità non fa altro che aumentare la mia irrequietezza , la mia euforia.
Così si pianifica, si organizza e si parte, con l’unico scopo di vivere l’avventura e godersi il momento: da questo spirito sono nate la mia visita a Londra, lo scorso sabato, e al centro storico di Cambridge.
Londra è stato l’inatteso, ma splendido regalo che mi sono voluta concedere per festeggiare degnamente la mia prima settimana in terra inglese: a distanza di una sola ora di comodo treno da Cambridge, era troppo invitante per lasciarsela sfuggire!
La giornata è trascorsa fra intense camminate negli imponenti e maestosi streets del centro, intervallate di tanto in tanto da qualche salita in metropolitana, questa grande sconosciuta per me: Buckingham Palace, il Big Ben, Piccadilly Circus, Carnaby street, Oxford Street, Covent garden e la National Gallery sono tutti scorsi sotto i miei occhi incantati e rapiti nel giro di poche, vorticose ore.
Il tutto fu impreziosito dall’assaggio di una specialità inglese per me nuova, ma qui molto comune ed assolutamente deliziosa: jacket potato, un degno ristoro per il mio esigente palato italiano.
E’ stata proprio la mia amica teramana Laura a consigliarmela: le ore trascorse in compagnia, fra risate e passeggiate, a Londra ci hanno unito e legato, spronandoci a ricercare, insieme, sempre nuove occasioni di svago e di divertimento.
Non abbiamo tardato molto a realizzare quanto ci eravamo ripromesse nel treno di ritorno a Cambridge: martedì pomeriggio abbiamo salutato la biblioteca più presto del solito e ci siamo dirette alla volta del famoso Fitzwilliam Museum, a pochi passi dalla nostra università.
Le nostre espressioni diventavano sempre più sbalordite e ammirate, man mano che continuavamo a percorrere le numerose sale, una di seguito all’altra: passavamo dalle bellissime ceramiche orientali alle armi medievali, non facendoci mancare neppure statue e monili greci, sarcofagi egiziani e quadri del Rinascimento Italiano e dell’Impressionismo Francese.
Già solo con questa visita, il pomeriggio sarebbe stato sufficientemente appagante, ma noi non potevamo fermarci e, in realtà, neppure lo volevamo: uscendo dal museo ci siamo volte all’esplorazione di due dei numerosi colleges che Cambridge offre ai suoi studenti, Petershouse e Pembroke College.
E’ impossibile, una volta averne visto gli interni, non desiderare di esserne uno dei suoi fortunati coinquilini: questi giardini ben curati pieni di fiori, le grandi distese erbose, di questo verde brillante ed intenso, le stanze ampie e sontuose, le architetture così vagamente medievali, tutto contribuisce a creare un angolo di mondo pieno di pace ed armonia dove studiare, alla fine, diventa quasi un piacere, più che un dovere.
Per concludere in bellezza il nostro stravagante pomeriggio, nulla di meglio che una tipica merenda inglese ( a base di muffin al cioccolato) in uno dei numerosi parchi di Cambridge, disseminati qua e là nel centro cittadino: mentre stavamo assecondando il nostro crescente appetito, già nuove idee per i prossimi giorni venivano raccolte ed attentamente vagliate, desiderose di replicare il successo di quella giornata.
Ecco cosa bolle in pentola: domani ci avventureremo in un tipico pub inglese in centro, mentre sabato pomeriggio ci ritaglieremo del tempo per una passeggiata, fra negozi e monumenti..direi che non c’è male, no?
Inaspettatamente, anche il tempo sembra darci il suo assenso e dimostrarsi particolarmente favorevole a noi povere italiane poco abituate al freddo: la scorsa domenica si sono registrati ben 22 gradi e stamane c’è un cielo limpido e terso come non l’avevo mai visto.
Quando è così, non si può chiedere di meglio per cominciare la giornata: seduta nel grazioso bar della facoltà, sorseggiando il mio American Coffee (che trovo delizioso, forse per osmosi culturale, al contrario di molti miei connazionali, fedelissimi all’espresso), ho davvero l’impressione che il mondo mi sorrida!
Con il proseguire dei giorni, aggiungi accorgimenti su accorgimenti al tuo bagaglio di esperienza e, senza che tu te ne renda conto, arrivi ad un livello di padronanza della situazione sempre più alto, con l’effetto di ampliare ancor di più il ventaglio di possibilità che ti si offrono.
Basta pensare al mio viaggio quotidiano in autobus da Bottisham a Cambridge: una volta sperimentata la bellezza dalla vista del suo secondo piano, non vi rinuncio più e ormai posso considerare come mio a tutti gli effetti il primo posto, davanti al grande vetro centrale, dal quale godo di un panorama spettacolare, soprattutto quando accarezzato dai primi raggi mattutini del sole, come oggi.
Mi aspetta un nuovo, intenso giorno di consultazione di libri in biblioteca: ormai non noto nemmeno più in che lingua siano scritti e leggere inglese mi diventa naturale quanto l’italiano.
Ma non disperate, le ore trascorse in biblioteca non sono affatto così tetre e silenziose: con Giulia e Laura, mentre stiamo tutti insieme con le nostre ricerche, scappa sempre una battuta, un sorriso, uno sguardo di intesa ed il tempo sembra scivolarmi via fra le mani come se stringessi troppo forte un pungo di sabbia.
Quando sei fuori, all’estero, da solo, all’inizio di una esperienza come questa, il legame che si crea con le persone nella tua stessa condizione è ancora più stretto e profondo: provando le tue stesse emozioni, sono proprio loro a saperti comprendere più di ogni altro e ad infonderti fiducia nei (pochi, ma immancabili) momenti di sconforto, che può essere sconfitto solo con una buona dose di solidarietà femminile e spirito di condivisione fra compatrioti.
Anche il rapporto con i miei padroni di casa, Daniela e Lawrence, si sta approfondendo sempre di più: a cena le occasioni per ridere insieme non mancano mai ed è bello sentire qualcuno preoccuparsi per il tuo benessere e chiederti anche solo come sia andata la tua giornata.
Le loro due bambine, Elena e Juliet, hanno eletto la domenica, mio unico giorno di riposo, come occasione perfetta per giocare insieme a mamma e figlie e vorrebbero che io prolungassi la mia permanenza qui a Cambridge in casa loro: non essendo possibile, ho proposto loro di venire in estate a casa mia per qualche giorno ed hanno prontamente accettato!
Quella stessa domenica ho avuto anche il piacere di conoscere la mia room‐mate: si chiama Chini, è di origini nigeriane e vive nel Kent e la prossima settimana comincerà a frequentare le lezioni di psicologia all’università Anglia Ruskin qui a Cambridge.
Ci stiamo pian piano conoscendo ed ogni giorno scopriamo cose diverse l’una dell’altra: il divertimento e le battute sono assicurate ed è bello, la sera, farsi compagnia mentre si cena o si guarda la televisione, senza contare che questa nuova amicizia, per il mio inglese, è decisamente un toccasana.
Ma Chinì non è solamente un’astratta esercitazione di english speaking quotidiana: rivedo in lei, all’inizio del suo percorso universitario, molti dei dubbi e delle aspettative che ho vissuto anche io, due anni fa, venendo a Trento.
Da allora, sono molto cambiata, cresciuta, maturata e credo che la mia permanenza qua a Cambridge non farà altro che catalizzare ed accelerare questo processo: sono queste le esperienze che lasciano un segno indelebile dentro di te e ti rendono la persona che sei.
Cambridge, ancor di più, Londra sono città dai variegati e multiformi stimoli culturali, caratterizzate da un’effervescenza e vivacità intellettuale così coinvolgente che non te ne puoi non sentire ispirato e rinvigorito: è proprio così che mi sento ora e la mia quotidiana dedizione allo studio e alla consultazione ne ha piacevolmente risentito.
Non mi importa di non poter fare le cinque di mattina ballando selvaggiamente in discoteca o sorseggiando drink in un pub con altri ragazzi stranieri: non è per questo che sono venuta qua e, francamente, non è la mia massima aspirazione.
Ritengo molto più appassionante e coinvolgente lasciarmi tentare dall’entrata, quasi sempre gratuita, di mostre e musei: qui investono molto e bene sulla cultura ed è porprio quello che voglio fare io con me stessa.
L’entusiasmo per i miei studi ha trovato qui un humus molto fertile e ricettivo per svilupparsi e crescere sempre di più: spero non corra il rischio di subire la fine opposta, al mio rientro in Italia, che sta imboccando tutt’altra direzione in merito.
Ma il mio ritorno in Italia è ancora molto lontano, anche se siamo arrivati all’inizio di Ottobre, senza nemmeno accorgermi: il tempo davvero vola, quando ci si trova così bene!
Per ora, la mia affinità con Cambridge e la sua stupenda università sta crescendo sempre di più, staremo a vedere cosa ci riserva il futuro. Naturalmente, voi sarete i primi a saperlo!
Cecilia Cozzi
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